Quando una storia funziona? - Editoriale

Questa è la premessa. Se non vi interessa saltate alla parte INIZIA A LEGGERE DA QUI.

Lo metto in chiaro. Lo ribadisco. Lo sottolineo. Lo evidenzio.

Non sono una editor professionista. Sono solo una lettrice accanita. Ho letto saggi, romanzi, classici, narrativa, libri per bambini, libri di psicologia, libri sulla scrittura creativa, sul fai da te, etc etc etc. Mi piace leggere. Sono contenta che mi piaccia. E non ho tre teste. Esistono migliaia e migliaia di lettori accaniti. Non sono nemmeno speciale. Grazie al cielo.

Partecipo a vari scambi di lettura perchè mi piace dire il mio parere ed sono un po'  puntigliosa. Perchè secondo me restare sul vago, non aiuta. Vorrei che anche gli altri lo fossero invece di lasciare recensioni di qualche riga striminizita che sono generiche come una taglia unica. Purtoppo essere puntigliosa viene spesso interpretato come un attacco personale, come se distribuissi al vento, etichette di "figlio di buona donna" o altre amenità simili. E quindi mi ritrovo a leggere commenti tra il piccato e l'offeso, che vogliono farmi intendere che il mio giudizio è sbagliato perchè A,B,C, scegliete voi i motivi.

E io sinceramente, boh. Avete presente quei personaggi che si presentano ai talent e poi quando ricevono un sonoro due di picche, giusto o sbagliato che sia, si inalberano e iniziano a insultare i giudici gridando loro le peggio cose? Da una parte sono ridicoli e dall'altra stupidi. Da entrambe fanno una pessima figura.

Nel momento in cui ti sottoponi al giudizio di qualcuno, devi essere disposto ad accettarlo, qualunque esso sia. Anche se è totalmente ingiusto, campato per aria, vizioso, e chi più ne ha più ne metta. Perchè nel momento in cui hai deciso di partecipare al gioco hai accettato più o meno implicitamente le regole. E da nessuna parte c'è scritto che il giudizio ti deve piacere. Quindi lo accetti e te lo porti a casa. Dove puoi farne quello che vuoi. Valutarlo in maniera critica e tirare fuori quello che ti serve per migliorare - perchè si può sempre migliorare - oppure buttarlo nel cestino e dimenticarlo. Sono entrambe opzioni legittime. Il giudizio di qualcosa che hai "prodotto" non ti definisce. Ma se reagisci male e ti metti a questionare a riguardo, quello sì che ti definisce. Non devi cercare scuse. Devi migliorare. E no, è inutile discutere. Questo è un assioma. E non entro nel merito di quelli che, siccome la tua recensione ha evidenziato qualche magagna, applicano la legge del taglione, dimenticandosi però di evidenziare dove sta il problema. Loro "taglionano" e basta. Ok. Grazie della tua opinione sincera. Thank you, next.

Se pretendi di fare qualcosa e ricevere il giudizio che fa piacere a te, allora fai un passo indietro, perchè, forse, non hai capito come funziona il meccansimo del "farsi giudicare dagli altri". Oppure versa dei soldi sul conto dei giudici, anche quello funziona in alcuni casi, o perlomeno così dicono. Altrimenti resta nel tuo angolino, nella tua testa, a pensare che fai tutto in maniera perfetta e sii felice. Non andrai da nessuna parte, così facendo, ma se va bene a te, buona camicia a tutti!

Il giudizio è confronto. E dipende da millemila fattori. Alcuni oggettivi, ma molti di più soggettivi. Ci sono i gusti personali, il modo in cui il giudice si è alzato, le esperienze che ha vissuto e via dicendo. Siamo essere umani. Valutiamo in base al filtro personale che ci definisce in quanto persone. Io, ad esempio, detesto Star Wars. Non è il mio genere, e vedere anche solo mezz'ora di film, equivale come esperienza a farmi strappare con la pinzetta i peli delle braccia. Eppure Star Wars è una delle saghe che ha avuto più successo nella storia del cinema. Chi ha ragione? Chi la adora o chi la detesta?

La risposta è: entrambi. Il mio giudizio non toglie valore oggettivo all'opera e il valore dell'opera non toglie legittimità al mio gusto personale. Che non è la stessa cosa di affermare tronfi, "Non mi piace perchè fa schifo/non ha valore intrinseco!" Ma questo è un altro discorso. O forse no.

INIZIA A LEGGERE DA QUI

 La domanda che mi pongo spesso quando valuto le opere che leggo è, Quando una storia funziona?  Quali sono i criteri che concorrono a farci piacere quello che leggiamo ? Tralasciando le preferenze soggettive possiamo individuare una serie di parametri, che, anche se non ci fanno amare alla follia il testo, possono perlomeno renderlo gradevole.

Usando il termine storia, intendiamo un genere letterario, ovvero la prosa narrativa o narrazione che racchiude generi come il romanzo, il racconto, la novella, che si distinguono principalmente per la loro lunghezza. Narrare significa "raccontare dei fatti", e le storie a cui facciamo riferimento hanno la principale funzione di "esprimere", ovvero comunicare; hanno quindi una funzione emotiva.

Ho messo insieme questi dieci punti senza pretesa alcuna. Non sono requisiti trascendentali, quanto piuttosto il minimo sindacale per avere un testo gradevole. Come dire, la tecnica per una ballerina classica. Ci deve essere. Altrimenti non fai la ballerina classica. L'emozione e il gancio che ti prende lo stomaco, arriva anche grazie, ma non solo, a questi punti. Ah, e vanno considerati tutti, non potete scegliere solo quelli che vi piacciono!

Ricordate che il duro lavoro batte sempre il talento, quando il talento non lavora duramente.

Ergo, iniziamo.

1. La corretta forma grammaticale.

No. Non scherzo. C'è davvero bisogno di specificarlo. La corretta forma grammaticale di un testo è la base su cui si poggia tutto quello che volete dire. E non intendo il modo di parlare sgrammaticato di qualche personaggio, che può concorrere a dargli colore. Con quello siamo già due passi avanti. Parlo della struttura della narrazione. Quindi scegliere un tempo verbale, e mantenerlo, rispettare la consecutio temporum (benedittissima), le coniugazioni del verbi, la concordanza verbo/soggetto, maschile/femminile, singolare/plurale. Scrivere: Soggetto, verbo, complemento. Non mettere un complemento oggetto a un verbo intrensitivo. E via dicendo.

La forma grammaticale è come l'abito della vostra storia. Ogni errore è come una patacca. Non importa se la vostra storia è un Armani della nuova collezione. La patacca di sugo rimane una patacca di sugo. E su un Armani dà anche più fastidio, just sayin'!

Potete aver scritto il capolavoro del secolo, ma se la forma grammaticale non è perfetta... No, scherzo. Se la forma grammaticale fa acqua non avete scritto il capolavoro del secolo. Avete scritto una ciofeca. Migliorabile, sì, ma al momento una ciofeca. Inutile girarci intorno.

2. La trama.

Ebbene, sì. Anche questa sembra l'invenzione dell'acqua calda. Una storia che funziona ha una trama. Un punto di partenza, di solito una situazione di conflitto, poi lo sviluppo, di solito con l'aggravarsi del conflitto iniziale e una risoluzione. La potete girare come vi pare e piace, ma se riducessimo ai minimi termini tutte le storie dai classici ai contemporanei, questo è lo schema che sta sotto ogni singola storia che valga la pena di essere letta. Devono succedere delle cose. Se non succedono delle cose, possibilmente legate da un filo logico, non è una storia, è una perdita di tempo. Guardate la vostra storia. Succedono delle cose? Perchè succedono? Vi lascio con questo quesito.

3. Il ritmo.

Ora iniziamo ad andare sul complicato. Una buona storia ha la giusta dose di fatti e descrizioni. Se si esagera con gli avvenimenti, si rischia di strozzare il lettore, mettendo troppa carne al fuoco (troppa azione e poi sembra un bollettino di guerra); se si esagera con le descrizioni si rischia di annoiarlo a morte (troppa descrizione e sembra la lista della spesa o gli annunci immobiliari). Questo non vuol dire inserire fatti a caso o descrizioni tanto per riempire lo spazio. Non fate la lista dei capi di abbiagliamento; di come un personaggio è vestito non frega nulla a nessuno, a meno che la tunica dai mille colori non abbia un ruolo fondamentale essendo un regalo di vostro padre che scatena l'ira dei vostri fratelli invidiosi che decidono di vendervi come schiavo...scusate, questa è un'altra storia. Comunque avete capito. Tutto sta nell'equilibrio.  Azione e Descrizione. Bilanciatele, usciranno grandi cose.

Una cosa sulle descrizioni dei personaggi: gli occhi verdi (e gli occhi chiari in generale) sono i più rari al mondo, perchè il verde è un carattere recessivo (e i cinesi sono un miliardo, e avete mai visto un cinese con gli occhi chiari???????). Oltretutto sono più comuni nelle donne che negli uomini. Possibile che ogni singolo cristiano maschio che si incontra su Wattpad abbia gli occhi verdi? Chiedo per un'amica. E no, il riferimento non è casuale, ma qui parlavamo del ritmo e ora sto divagando. Il ritmo è il segreto per non morire quando si canta, quando si balla, quando si fanno i mestieri e a quanto pare anche quando si scrive. Pensateci.

4. La coerenza

Se abbiamo un mago con dei supermegapoteri galattici che decantiamo pagina sì e pagina sì, bisogna che a un certo punto questi poteri vengano usati. Bisogna, nel senso che siamo obbligati moralmente a farglieli usare. Se non lo facciamo perdiamo la credibilità con il lettore, che è come dire, "io sono vegano, ma mangio il pesce."

Come diceva Cechov, se compare una pistola nel primo atto, nel terzo atto la pistola deve sparare. O anche prima del terzo. Ma deve sparare. Non è un'opzione. Non inserite elementi pirotecnici, se non intendete dar fuoco alle polveri. Sprecate spazio inutile e il tempo del lettore che si aspetta i fuochi d'artificio di San Silvestro e trova un minicicciolo, sentendosi preso per una parte del corpo che sta dietro. Fate sparare la dannata pistola. Altrimenti non mettetecela. Semplice, no?

5. Le sottotrame

Le sottotrame sono divertenti, esilaranti e stanno sotto. Gerarchicamente, intendo. Tuttavia non è che perchè stanno sotto, a un certo punto potete dimenticarvele e non portarle a conclusione. Sono difficili da gestire. Perchè spostano l'attenzione dal fatto principale, ma non devono farlo troppo. Danno colore, fanno divertire e devono concludersi possibilmente prima del climax finale. In alternativa anche una frase nell'epilogo va bene. Ma non dimenticatevene, please! Sono una costante grattata di capo, e ci vuole un attimo per mandarle a rotoli. Sappiatelo.

6. Il dialogo

Il dialoghi è un propulsore di trama, spesso bistrattato. Serve a dare informazioni importanti al lettore, mentre i personaggi interagiscono tra di loro. Se i personaggi interagiscono c'è qualcosa che si muove. Importantissimo nei dialoghi è il ritmo, di cui abbiamo già parlato a livello generale. Nelle storie che funzionano, il dialogo ha una sua economia. Vale a dire che deve portare a casa il risultato. E' improponibile pensare di trascrivere pari pari le battute come avvengono nella vita reale. Improponibile, vuol dire che leggendole il lettore scapperebbe a gambe levate perchè sono una palla.

Quindi un dialogo che si rispetti non deve perdersi in battute inutili. Ogni battuta deve avere una sua ragione di esistere. Anche se sono monosillabi. Ma devono essere monosillabi che veicolano un'emozione. Se non c'è emozione, di qualsiasi tipo, allora il dialogo è inutile.

"Ciao. Come stai?"

"Ciao. Bene e tu?"

"Bene."

"Ciao."

Questo può sembrare un dialogo inutile. Probabilmente lo è. Ma forse uno dei due personaggi era muto e poi ha ricominciato a parlare. Allora non è inutile. Allora in questo scambio di battute moscio, c'è dentro il mondo. Veicola qualcosa, ed è il contesto a dircelo. Preso così però, fa schifo. Non fateci troppo affidamento. Impegnatevi e fate qualcosa di meglio. Per favore.

7. L'originalità

L'originalità è sopravvalutata. Davvero. Come la coerenza (solo gli stupidi non cambiano mai idea). Non quella del punto 4, però. Quella va rispettata, diamine. Ci sono storie "classiche" che non sono altro che la rivisitazione di miti antichi. Romeo e Giulietta è una copia clamorosa (check out Priamo e Tisbe nelle Metamorfosi di Ovidio - e già lui le aveva riprese da una fonte sconosciuta e precedente), solo che allora non si chiamava ancora plagio. Allora faceva figo rifarsi ai classici. E non c'è nulla di male. Se per essere originali dovete scrivere qualcosa di campato per aria, allora anche no. Riscrivete Romeo e Giulietta. Lui un fungo allucinogeno con forma umana e lei una drogata. Va a finire male, comunque. Ma l'importante è come ci si arriva. Non perdeteci il sonno su questa cosa dell'originalità.

8. I personaggi

Guardatevi attorno. Pensate alla vostra migliore amica/amico. Pensate a quello che le/gli piace. Pensate a quello che non farebbe mai. Riuscite a prevederlo? Probabilmente sì. Dovete fare lo stesso per i vostri personaggi. Esempio, un tirchio difficilmente offrirà da bere a qualcuno. Se avete dato al vostro parco personaggi delle caratteristiche precise, fateli agire secondo quelle stesse caratteristiche, non come vi fa comodo. Se un tirchio offre da bere a qualcuno ci deve essere un motivo a prova di bomba. Tipo che sta per morire. Non può vincere alla lotteria. Se vince, si tiene i soldi e parte per la Giamaica. O forse no. Resta dov'è perchè il biglietto costa - e lui che è tirchio a queste cose ci sta attento. Non date caratteristiche a caso alla gente se poi appena cambia il vento questi subiscono un trapianto di personalità. A meno che non siano bipolari. Ma se sono bipolari, informatevi bene su cosa significhi veramente. Perchè essere bipolare non è che schiacci un pulsante ed esce il Joker da Madre Teresa di Calcutta.

9. I lapsus, ovvero la chiusura di una finestra che non è mai stata aperta.

Succede soprattutto a causa delle revisioni, del copia incolla che fa più vittime del colera, o del fatto che nella vostra testa sta succedendo tutto quanto per filo e per segno, però vi siete dimenticati di scriverlo. Quindi chi legge incontra eventi che succedono in conseguenza a un antefatto mai avvenuto. Quindi rileggete. E dopo aver riletto, ricominciate da capo e rileggete ancora. Perchè siamo fallibili e qualcosa ci sfugge sempre. Mannaggia.

Ps. Mentre rileggete, sistemate i refusi - ovvero gli errori di battitura. Vince chi arriva prima a 100.

10. Il finale.

Fate l'elenco di quello che dovete spiegare e spiegatelo. Spiegatelo bene, però! Non tralasciate nulla. Perchè le cose tralasciate sono come un sassolino nella scarpa del lettore, che vi scaglierà maledizioni per le generazioni a venire. Ve lo dico per esperienza. Se manca anche solo un dettaglio, la storia è monca.

Un'altra cosa, prendetevi il vostro tempo per scrivere il finale. Il lettore ha bisogno di essere accompagnato alla quarta di copertina con calma. Come uno che è svenuto e si deve rialzare lentamente. Non potete metterlo in piedi, lasciarlo sul ciglio della strada e andarvene. Vero Kerstin Gier e la tua trilogia delle gemme che ho adorato e che chiude il sipario mentre ancora si sta mangiando il dolce???? Te possino!

****

Questo elenco non è esaustivo né particolarmente originale e io so che fatico almeno con i tre quarti di questi punti. Quindi benvenuti nel club! Accetto critiche e sono aperta a discussioni a riguardo. Perchè sono fatta così. Anche se so di aver ragione, controllo, che non si sa mai.

Noterete che non ho parlato della punteggiatura. Ne parlo ora.

La punteggiatura è il mio tallone d'Achille, il mio punto debolissimo. Insomma sono una capra con la punteggiatura. Tant'è che il mio professore della tesi (non mi ricordo se la prima o la seconda), mi richiamò sulla mia pessima abitudine, nonchè errore madornale, di mettere l'apostrofo alle parole maschili - ricordo ancora le parole esatte e non è stato piacevole, sigh. Orrore degli orrori! Pessima figura.

Aneddoti vergognosi a parte, usare bene la punteggiatura è come dare i giusti respiri al testo. Non so se avete mai provato a cantare sul serio. Se si prende il respiro nel momento giusto (e la musica lo dice, che lì c'è il momento giusto), cantare è più semplice, quasi facile. Se si respira nel momento sbagliato, sembra di fare una maratona sulle montagne. Bisogna ascoltare il testo e sentirlo, leggendo, magari a voce alta. Te lo dicono le parole dove va messa una pausa.

La punteggiatura non sono solo virgole e punti. C'è anche il bistrattatissimo punto e virgola, questo sconosciuto. I due punti. Gli abusati puntini di sospensione che fanno tanto Smemo delle superiori. Bisogna consultare un buon manuale di grammatica e ci sono articoli su articoli gratuiti sul Web. Nel dubbio, voi controllate. E, piccolo dettaglio, se usate la punteggiatura male, potete anche cambiare significato alla frase:

"Andiamo a mangiare, nonna!"

"Andiamo a mangiare nonna!"

La notate la differenza?

Insomma se l'ambientazione è il Borneo e parliamo di una tribù cannibale, nel secondo caso, fossi la nonna, mi preoccuperei.

Ecco.

Per concludere, direi che scrivere un testo è come dipingere o scolpire. Non si parte in quarta facendo le finiture su un blocco di marmo da sei tonnellate o su una tela bianca. Si sgrossa il blocco o si stende lo sfondo. E nel caso di una storia si scrivono a grandi linee gli eventi principali con un sacco di errori di ogni tipo e poi si rivede, poi si rivede, poi si rivede, poi si rivede elevato all n. Non abbiate l'ansia della perfezione al primo colpo. E' un mito. E la perfezione non esiste. Ogni volta che prenderete in mano quello che avete scritto, vi pruderà la mano per cambiare qualcosa. Garantito.

Allora la prossima volta che qualcuno si prende la briga di farvi notare qualcosa che non va nel vostro testo, respirate. Poi chiedetevi se le osservazioni ricevute hanno un senso. Sono argomentate? Ci sono esempi? Se le risposte a queste domande sono tutte sì, invece di prendervela con l'ambasciatore - che per tradizione non porta pena - forse è il caso di mettersi al lavoro.

Cheers!

e.










Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top