Il suspension of disbelief e il fondamento logico

Certo che lo so che potreste andare su Wikipedia, digitare suspension of disbelief e leggere quello che ne esce, per poi dimenticarlo due post di Facebook più tardi.

Ma secondo voi, io, ho scritto Giò Condor in fronte?

Well, maybe I do.

Parliamo della sospensione della creduloneria, ossia, quanto siamo disposti a lasciarci volontariamente pigliare per il culo quando leggiamo qualcosa.

Metto le mani avanti. C'è un limite. C'è un limite a tutto, (ciao, luogo comune, eccoti qui -> informazione di servizio, leggi il capitolo Sterotipi, clichè e luoghi comuni, marketta fatta, grazie, ciao).

Vi risparmio il viaggio su Wikipedia, anzi ve lo riduco all'osso.

Il suspension of disbelief  o sospensione della credulità è una componente (fondamentale) della narrazione per cui il lettore/spettatore è portato a ignorare volontariamente il realismo, al fine di godere di un'opera di fantasia.

Siamo disposti quindi a credere ad animali che parlano, alla magia, a persone che viaggiano nel tempo, che muoiono e risorgono, che vincono sei volte alla lotteria in una settimana, che iniziano a parlare con passanti ignari come se fossero vecchie conoscenze senza mai averli visti e via dicendo. Siamo disposti a credere a tutto e a sospendere il giudizio critico per essere intrattenuti.

'petta un momento. A tutto tutto tutto?

La risposta è no, che non siamo mica scemi. Allora riformulo. Siamo disposti a credere a tutto, purchè questo tutto sia inquadrato in contesto che lo giustifica/spiega logicamente. Possiamo credere all'esistenza della magia, certo che sì, ma devono esistere comunque delle regole intrinseche al mondo che create (parlo soprattutto del fantasy, ma vale la stessa regola anche se l'ambientazione della vostra storia è nel mondo reale), e queste regole vanno sempre rispettate.

Vi faccio qualche esempio:

- mondo fantastico. In molte storie fantasy capita che a un certo punto si perda un po' la bussola. Le regole e le di loro eccezioni si accavallano fino al risultato ultimo che si perde totalmente la credibilità.

Esempio: Qual'è, nella vostra storia, la cosa/evento/circostanza che, qualora accada, non ha rimedio? Mi spiego. In alcuni fantasy la gente può risorgere come se si cambiasse i calzini. A me la cosa fa storcere il naso (puro gusto personale), ma se all'autore va bene e mi giustifica il punto come si deve, buona camicia a tutti. La domanda allora diventa: se la morte non è il punto di non ritorno, qual'è la cosa peggiore che può succedere, quella a cui non c'è rimedio? Perchè qualcosa ci deve essere, altrimenti dove sta il limite? Se a tutto c'è rimedio, viene tolto il motore/la motivazione a gran parte delle azioni che muovono gli eventi. Ribadisco: se la morte, che di solito è un ostacolo/una minaccia abbastanza convincente in quanto senza rimedio, nella vostra storia non lo è più così tanto, ci dovrà essere qualcosa che ne fa le veci. Solo perchè avete creato un mondo fantastico come vi pare e piace, non significa che non ci debbano essere delle regole. Anzi. Le regole ci devono essere e devono essere ferree. E se una regola viene infranta, bisogna spiegare come e perchè. E deve essere un motivo che sta in piedi, anzi deve essere a prova di bomba e deve essere chiaro che un'eccezione ci può stare, ma è talmente un concentrato di elementi non replicabili, da non far crollare tutta l'impalcatura. L'anarchia ha come unica conseguenza il caos. Anche nelle storie.

Vi faccio un esempio, come al solito preso da Harry Potter. In Harry Potter la gente muore. E la minaccia di morte è una leva abbastanza convincente per muovere le cose. Voldemort invece non muore. Non subito. E come mai? Mistero dei misteri che poi viene spiegato in lungo e in largo. E il motivo sta in piedi, ma pur essendo spiegato, anzi proprio perchè viene spiegato, a dire il vero, non ti aspetti che altri n personaggi facciano la stessa trafila per non lasciarci le penne. Che poi comunque alla fine muore lo stesso, e la regola principale viene rispettata. Tiè!

Lo stesso discorso vale con i poteri dei personaggi e l'ho già accennato in un altro capitolo. Se di un personaggio millantate un grande potere, a un certo punto il grande potere, soprattutto quando le cose vanno in vacca, va messo in campo. Altrimenti per prima cosa, il grande potere distrae il lettore che costantemente si aspetta la discesa in campo dell'artiglieria pesante, e per seconda cosa la mancata realizzazione di un'aspettativa creata dall'autore, porta il lettore a sospendere la sospensione dell'incredulità. Come se fosse stato infranto un contratto. Ma come, mi hai detto che avevi tre palle e poi e hai solo due? E allora io non gioco più!

- mondo reale. Anche nelle ambientazioni reali esistono situazioni che sono un po' al limite della fantasia. Tipo gente con traumi che dopo due giorni dal trauma (scegliete voi quale che tanto non fa differenza ai fini del discorso) esce a festeggiare come se non ci fosse domani, ma soprattutto come se non ci fosse stato ieri. Anche no, eh? O persone sconosciute che ti rivolgono la parola come se fossi la di loro sorella e tu (personaggio mio bello), non fai una piega come se fosse una cosa del tutto normale. Non lo è. Insomma dai, un briciolino di buon senso, ecco.

Poi certo, esistono situazioni che mettono a dura prova la sospensione della credulità, tipo Tom Cruise che si tira su con un mignolo quando è appeso a una roccia come un salame. Voglio dire, certo, sei bravo, ma come si dice dalle mie parti (e in dialetto ha un suo certo fascino) "tu pompa che io annaffio." Vorrei mettervi una gif esplicativa, ma non la trovo. Peccato.

Poi, sul fatto che la credulità sia messa a dura prova, ma abbia una spiegazione magari fantasiosa, ma con un minimo di verosimiglianza, si può anche chiudere un occhio una volta, due al massimo, ma ricordate che come dice il proverbio, il troppo stroppia.

Questo è il motivo per cui lo stratagemma del deus-ex-machina è sempre un po' rischioso.

Deus ex machina, ovvero:

"Il dio (che parla o appare) da una macchina": nell'antico teatro greco classico, l'apparizione sulla scena della divinità, che veniva realizzata mediante un apposito meccanismo e che di solito costituiva l'elemento risolutore della tragedia; quindi, fig., circostanza o persona che inaspettatamente interviene a risolvere una situazione difficile o è l'artefice del buon andamento di qualcosa." Cit. Oxford Languages

Cioè voi imbastite una situazione che sembra un'incorcio tra un ginepraio e un alveare e poi era tutto un sogno? Mavaff... Oppure vi infilate nei peggio cunicoli di un labirinto, non sapete più distinguere un piede da una mano e vi viene incontro, che ne so, il custode del labirinto che stava causalemente facendo un giro di controllo. Nel labirinto. Alle tre di notte. Chi cazzo cercava? Arianna col filo? Daiii!

Ecco. Cose del genere, che risultano essere un tantinello tirate per i capelli.

La gestione della logica, riguarda quindi la coerenza del mondo in cui la vostra storia è inserita, reale o immaginario che sia. Riguarda anche la motivazione che giustifica le scelte che vengono fatte dai personaggi.

Se un personaggio a un certo punto è indeciso se girare a destra o sinistra, la cosa può sembrare irrilevante, ma non lo deve essere davvero. Non può. Perchè se scegliere l'una o l'altra opzione è indifferente, allora tutto quello che viene dopo è un teorema di Pitagora sul niente.

Non è che dovete fare delle ipotesi di complotto sugli eventi. Basta chiedersi il perchè. E io rimango basita da quanto poco succeda nelle storie che leggo o da come tanti autori, incalzati sul punto, rispondano in maniera sbrigativa e sommaria, come se fosse cosa di poco conto.

Esempio. Esco e vado a pesca. Incontro un assassino. Mi uccide.

Sì, va beh. E quindi? Perchè cazzo non sei stato a casa, pirla!

Se invece inizio dicendo che ho avuto una settimana di merda e che non vedo l'ora che sia week end e ho in programma di andare a pescare perchè è il mio hobby preferito e stare solo nel silenzio a sentire l'acqua che scorre mi rilassa allora ho una premessa ben più solida per costruire tutto quello che succede poi. Non credete? Peccato.

Il lettore vi da la sua fiducia, è disposto a credere a quello che scrivete, ma non bisogna tirare troppo la corda. A nessuno piace passare per fesso. E se un lettore si sente preso per fesso, vi garantisco che dopo essere stato fregato per la prima volta, col cacchio che ripete l'esperienza. Non importa quanto sia masochista.

Per questo è fondamentale ragionare su ciò che sta dietro a un'azione. Chiedetevi perchè un personaggio fa quello che fa e non fa qualcos altro. E soprattutto tappate tutti i buchi e le scappatoie che vi vengono in mente.

Vi ricordate quando parlavo del tirchio, in un capitolo addietro? Se mi descrivete un personaggio con determinate caratteristiche, allora il personaggio si dovrà comportare secondo le determinate caratteristiche, porco cazzo.

Se uno è tirchio, non presta i soldi.

Se uno è stronzo, non aiuta le vecchiette ad attraversare la strada.

E se uno è fesso, non risolve il terzo teorema di Fermat in due mosse.

Capito?

E se il personaggio non si comporta secondo le caratteristiche che gli avete attribuito, ci deve essere una ragione a prova di bomba. E la ragione a prova di bomba non deve essere nella testa dell'autore. Deve essere nella storia!

Il tirchio presta i soldi, perchè viene minacciato da entità invisibili che lo costringono a fare beneficienza.

Lo stronzo aiuta la vecchietta perchè le reciorda la nonna.

Il fesso risolve il teorema perchè ha un auricolare collegato al cervello di Stephen Hawking.

Sono esempi del menga, ma è per darvi l'idea.

A questo servono i Beta reader. Anche a questo. A chiedervi come mai il personaggio X è uscito con la pioggia se aveva il raffreddore? Tipo. E vi do uno scoop. Se il Beta reader (o anche un lettore a caso, a dire il vero) ve lo chiede, è perchè la ragione che sta dietro cigola. O perchè le caratteristiche del personaggio sono nebulose.

Sappiatelo, prima di inalberarvi come dei tucani!


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