Il narratore
Quando si sceglie di raccontare una storia si compie inevitabilmente una scelta, istintiva o ragionata sul tipo di narratore che verrà impiegato.
Non è una scelta da prendere sottogamba per il semplice fatto che influenzerà il vostro potere d'intervento, la prospettiva della narrazione, il tono e quello che potete o non potete dire.
Vediamo quali sono le opzioni a nostra disposizione. Faccio una premessa. Questa non sarà una descrizione che si perde in tecnicismi, perché come sapete, gneafò. Se volete fare un bagno nella conoscenza andate su Wikipedia o fate un giro sui vari siti di scrittura creativa. A tutti portate i miei saluti.
Procediamo.
La scelta della tipologia della voce narrante è focale. Soprattutto una volta fatta, sarebbe meglio mantenerla. Dico per dire.
Facciamo una piccola precisazione: autore e narratore non sono la stessa cosa.
L'autore scrive, il narratore narra (no shit, Sherlock!). Il narratore è una creazione dell'autore, un'entità (mitica) che svolge la funzione di voce del testo narrativo.
Il narratore può essere:
- Omnisciente
- Interno alla storia
- Esterno alla storia
Pensate a una partita di calcio.
Il narratore omnisciente è il cronista che sta in cabina ha la visione completa di tutto il campo da calcio, di tutti i giocatori, di cosa stanno facendo in qualsiasi momento, e in più ha (o può avere) anche la capacità di leggere nel pensiero e sa che giocatore sta dando del cornuto all'arbitro, quale sta facendo due conti per scartare i terzini, quale sta pensando a che velina chiedere di uscire e quale invece sta solo cercando di non fottersi per l'ennesima volta il crociato destro.
Il narratore interno alla storia è il giocatore in campo che vede solo il pezzo di campo dove si trova lui, l'azione che ha davanti o in cui è coinvolto e non si accorge se un uomo nudo ha fatto invasione dalla parte opposta del campo. Quello può solo raccontarlo per come l'ha sentito da un suo compagno di squadra che in quel momento si stava facendo una passeggiata defaticante lontano dal centro dell'azione e si è trovato davanti un tizio barbuto con il pendolo a vista e non vede l'ora di raccontarlo a tutti.
Il narratore esterno alla storia è il guardalinee che è a bordo campo e vede l'azione che si svolge davanti a lui, senza entrarci mai direttamente. Non sente il concerto di tibie e peroni che scricchiolano uno contro l'altro nella ricerca affannosa della palla, non ha la sensazione dei tacchetti che arpionano la terra sotto le scarpe. Lui è lì, fermo, ad aspettare che succeda qualcosa di rilevante per poter dire la sua, e certo non può sentire il difensore in blu che ha appena dato della signorina buonasera alla sorella dell'attaccante avversario che in quel momento è in possesso di palla. Che l'attaccante abbia o meno una sorella, è del tutto irrilevante.
Il narratore omnisciente è naturalmente esterno (altrimenti come può sapere i fatti di tutti?) ma ha un punto di vista globale; può scegliere di intervenire nella storia, con opinioni, commenti (spesso non richiesti, nda), oppure se ne sta a bere il suo tè alla menta nell'angolo limitandosi a riportare i fatti nudi e crudi senza farsene stropicciare. In questo caso il narratore si dice nascosto e differisce da quell'altro che fa la suocera che si dice invece palese. Cosa ci freghi saperlo, non si sa, ma io ve lo dico e voi sapetelo!
In realtà, ci frega eccome – in entrambi i significati del verbo fregare, tra l'altro. Il fatto che scegliate un narratore esterno palese o nascosto limita, in un certo senso, le libertà che potete prendervi. Quindi ponderate bene la scelta. Resta il fatto che anche un narratore palese dovrà comunque calibrarsi nei suoi tripudi di esternazioni. In fondo il lettore vuole sapere quello succede nella storia, non quello che pensa il narratore. Chi ha orecchie, senta. Manzoni, sto parlando proprio con te. Salutassimo.
Il narratore interno utilizza la prima persona. Il suo punto di vista è limitato a quello che vive il personaggio che parla. Si possono impiegare più punti di vista, ma ogni volta le emozioni e gli eventi sono filtrati dalle percezioni di chi sta parlando e da lì non ci si può staccare. Esempi papabili per questa categoria sono Moby Dick e Il buio oltre la siepe.
Il narratore esterno può utilizzare la prima persona, (ad esempio un ignaro passante che racconta da fuori vicende a cui ha assistito per caso – vedi i vecchietti che assistono a qualsivolgia evento e lo ripropongono a chiunque abbia un paio d'orecchie a portata di mano), mettendoci le sue opinioni e le sue impressioni, oppure la terza persona seguendo man mano, da fuori, i vari personaggi, senza poter però mai entrare nella loro testa. Esempi papabili sono quel gran capolavoro di Cime tempestose o Sherlock Holmes.
Non esistono scelte giuste o sbagliate. Ognuna ha i suoi pro e i suoi contro. Basta esserne consapevoli. Che sembra una cappellata, e invece.
Il pro della prima persona è che le emozioni dei personaggi sono vive e immediate, subito a portata di mano del lettore, ma il focus degli eventi è strettamente ancorato al personaggio seguito e se qualcosa succede alle sue spalle, lui non lo può sapere, a meno che qualcuno non glielo dica. Questo implica la necessità di una costruzione degli eventi molto attenta a questo limite.
I pro della terza persona sono che permette di seguire più personaggi contemporaneamente e di dare una visione d'insieme che prescinde da quello che sanno o meno i singoli personaggi. Questo però comporta anche un maggiore distacco con le emozioni dei personaggi e l'empatia con loro e le loro vicende è meno immediata.
Come ho detto non esistono scelte giuste o sbagliate. Certo, ci sono generi che prediligono le narrazioni in una persona o nell'altra (il giallo e il fantasy, ad esempio, sono fan della terza persona), ma esistono altrettante eccezioni ugualmente efficaci.
Quindi che si fa?
Nel dubbio iniziate a leggere.
Poi continuate.
Poi quando avete letto libri a pacchi, cercate di capire quale prospettiva volete adottare nella vostra storia.
Volete una visione d'insieme (sapendo tutto di tutti e non volendo trattenervi dal fare commenti – cosa assai rischiosa e sempre a un passo dal macello - o invece volete raccontare tutto non sapendo cosa pensa ogni personaggio in ogni singolo momento?) oppure volete l'occhio di bue su un personaggio (ciò significa però non sapere una cippa di quello che accade altrove?). Pensateci bene e poi non mischiate le cose. Che se sto seguendo Pinco Pallo che va al mercato, Pinco Pallo non può sapere che in quel momento gli stanno svaligiando la casa. Per dire. Se però voi insistete che lui lo sappia, fatelo passare da me che mi faccio fare l'oroscopo. O forse no. Che mi frega di un personaggio che pur sapendo che gli stanno svaligiando la casa se ne va in giro a fare oroscopi ad minchiam?
Ve lo ripeto per la terza volta perché so che siete distratti e state ancora cercando di capire cosa potete fare o no a Natale.
Non esistono scelte sbagliate.
Esistono esecuzioni sbagliate di scelte (probabilmente) giuste.
Sì, c'è differenza.
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