Arthas: analisi della caduta del personaggio
ANALISI SERIA TOTALMENTE PRIVA DI BATTUTE
Visto che in questi giorni si parla tanto di cadute dei personaggi mal sviluppate, ora vi parlerò di una a mio parere ben riuscita.
Arthas Menethil parte come un personaggio totalmente positivo: bello, biondo, forte, erede al trono e fidato allievo del grande paladino Uther the lightbringer. Aggiungiamo che Uther è il nome del padre di Re Artù, a dare ulteriore sacralità al personaggio.
La prima volta che sentì parlare di lui mi dissero "era buono, poi ha trovato una spada ed è diventato cattivo". Una corruzione magica, insomma.
No, no e ancora no.
La serie lascia indizi sulla sua caduta.
Nella prima missione noi dobbiamo proteggere un villaggio dagli orchi, ma arriviamo tardi, c'è già stato l'assalto e bisogna salvare i paesani rapiti. Uther invia dei cavalieri per trattare la liberazione, col risultato che questi vengono uccisi.
"Allora andiamo a uccidere queste bestie!" grida Arthas.
"Ricorda, Arthas, siamo paladini: la sete di vendetta non deve influenzare le nostre azioni. Se permettessimo alle passioni di trasformarsi in brama di sangue diventeremmo vili quanto gli orchi!" ribatte il mentore.
"Va bene, Uther." risponde un poco convinto Arthas.
Seguono altre missioni in cui Arthas collabora con Jaina, maga con cui una volta era fidanzato, ma dovettero separarsi per i loro doveri. I sentimenti sono però ancora forti, lui stesso non esita a lanciarsi in elogi nei confronti di lei.
I due indagano su una maledizione che sta avvelenando il grano, e in un villaggio gli abitanti, dopo averlo mangiato, divengono morti viventi. Arthas è costretto a uccidere mentre Jaina parte a chiamare i rinforzi.
La battaglia è terribile, Uther arriva appena in tempo e c'è un qualche conflitto tra allievo e maestro, il primo incattivito e frustrato dagli eventi che sfuggono al suo controllo. Questi eventi sono altri segni della futura caduta.
"Calma ragazzo, non sei in grado di sconfiggere da solo un uomo che comanda i morti!"
"Io vado, Uther. Con o senza di te!"
Nel tragitto il principe è intercettato dal profeta, un misterioso mago che annuncia la fine del mondo, secondo quanto dice solo fggendo in un altro continente si potrà trovare la salvezza. Ma il principe rifiuta di lasciare la sua terra e portar via da lì gli abitanti. Non fuggiranno, quella è la loro patria e la difenderanno!
I propositi sono buoni, ma presto si arriva al momento della scelta fatale: Arthas, Jaina e Uther sono arrivati in un villaggio stracolmo di gente contaminata. Sembra che stiano bene, ma a breve diverranno zombie.
Ci sono solo due scelte: attendere che siano zombificati e prepararsi ad affrontare una marea di non-morti... oppure ucciderli ora che sono ancora umani.
Uther si rifiuta, ciò è inaccettabile, non obbedirebbe nemmeno se fosse il re a ordinarlo.
Arthas è furioso, accusa il mentore di tradimento e lo scaccia. Prima di andarsene, Uther gli fa notare che si è appena spinto troppo oltre.
Alla rabbia segue il dolore: Jaina non può restare a guardare mentre Arthas falcia civili innocenti. Il colpo è devastante per il cuore del principe e alimenta la sua rabbia.
Segue un conflitto col demone Mal'Ganis, venuto a rapire gli abitanti-zombie, e una vera carneficina. Il tutto è simbolicamente rappresentato da una fan art (oppure è opera della Blizzard stessa?) di Arthas che esce da una casa col volto di granito e il martello insanguinato.
Sfidato da Mal'Ganis, parte per il Nord oltre il mare senza il permesso del padre e del maestro. Arrivato, incrocia Muradin, nano suo vecchio amico, e insieme sconfiggono i non-morti. Il nano rivela che è alla ricerca di una potente spada, Frostmourne.
Il giorno dopo arriva uno zeppelin con un messaggero che dà un chiaro ordine: le truppe devono ritirarsi per ordine del re. Scoperto ciò dal suo capitano, Arthas è furente.
"Lord Uther ha fatto richiamare le mie truppe?! Maledizione! Se i miei soldati mi abbandonano non riuscirò mai a sconfiggere Mal'Ganis! Le navi devono essere incendiate prima che gli uomini possano raggiungerle!"
"Non ti sembra un po' troppo, ragazzo?" obietta Muradin.
Arthas non sente ragioni.
"Bruciatele tutte! Nessuno tornerà a casa finché non avremo finito il lavoro!"
Muradin decide di stargli accanto, forse anche nella speranza di farlo desistere; dei mercenari mostri (troll, ogree, eccetera) vengono assoldati e usati per bruciare le navi. Il principe, incrociati i propri soldati, dà subito la colpa ai mostri, che vengono uccisi senza pietà.
"Hai mentito ai tuoi uomini e tradito i mercenari che hanno combattuto per te! Che cosa ti prende, Arthas? La vendetta è così importante per te?"
"Lasciami in pace, Muradin! Tu non sai cos'ha fatto Mal'Ganis alla mia patria!"
Sono però braccati, i non-morti sono soverchianti: Arthas propone di cercare Frostmourne a un esitante Muradin. La caccia ha successo, ma la spada è maledetta.
"Chiunque impugnerà questa spada dovrà sopportare l'eterno potere. Come la lama lacera la carne, così il potere deturpa lo spirito. Dovevo immaginarlo! La spada è maledetta! Andiamocene subito!"
"Sopporterò qualsiasi maledizione per salvare la mia terra!"
"Lascia perdere, Arthas! Dimentica questa faccenda e porta a casa i tuoi uomini!"
"Al diavolo gli uomini! Nulla m'impedirà di vendicarmi, vecchio amico mio. Neppure tu."
Convinto di star agendo per il bene della patria, Arthas libera la spada dal suo sarcofago di ghiaccio, le cui schegge trafiggono Muradin, apparentemente uccidendolo.
Forte della spada, Arthas vince, in apparenza sacrificando quasi tutto il suo esercito. Vaga poi per le terre gelide tormentato dalla voce della spada maligna, la sua collera è divenuta follia.
Tornato in patria da eroe, si avvicina all'anziano re e lo trafigge.
"Chiudi gli occhi... ora che i miei si sono aperti!" (la seconda parte della frase fu genialmente inventata dal doppiaggio italiano).
"Questo regno cadrà! E dalle sue ceneri nascerà un nuovo ordine, che scuoterà le fondamenta del mondo!"
Così si conclude l'arco della caduta di Arthas, che passa da paladino a cavaliere della morte: tuttavia mantiene alcuni tratti. La prima cosa che fa da cavaliere maledetto è recuperare il corpo del suo destriero, Invincibile, sepolto sotto a uno strato di ghiaccio, a indicare che Arthas provava ancora un profondo rispetto per l'animale.
Tiene un linguaggio solitamente elegante e garbato:
"Rendo omaggio al tuo coraggio", dice prima di maledire l'elfa Sylvanas.
"Lord Antonidas... non siate sarcastico!" si rivolge a un anziano arcimago.
In quest'arco di tempo uccide anche Uther.
"Spero che ci sia un posto riservato all'inferno per te, Arthas!"
"Forse non lo scopriremo mai, Uther. Sai, io voglio vivere per sempre!"
Si mantiene come un uomo d'azione, pronto a guidare i suoi soldati in prima linea. La theme song del suo cavallo, che anche a lui può essere applicata, lo definisce "primo nella carica, ultimo nella ritirata".
Una sua evoluzione come personaggio si vede nell'espansione: quando il lich Kel'Thuzad lo salva da un'imboscata, Arthas lo definisce un "fedele amico". In originale esita prima di pronunciare la parola "amico", a indicare che ci sta dando un peso immenso.
Sarà solo dopo un'altra serie di eventi che si strapperà il cuore, eliminando i sentimenti positivi. Sarà poi sconfitto, in modo del tutto fortuito e grazie a un intervento divino, da una folta compagnia di campioni. Prima di spirare, lo spirito di suo padre gli si manifesta.
"Father... it's over?"
"Finally. No king rules forever, my son".
"I see ogni darkness... before... me..."
Sono le ultime parole del Re Lich, con in sottofondo una splendida e commovente musica. Suo padre gli chiude gli occhi, dando un senso di completamento alla trama. Il cerchio è chiuso..
Escludendo un suo breve recupero fanservice, questa è la fine del Re Lich, la più grande icona del mondo di Warcraft. La storia di un vero e proprio angelo il cui desiderio di giustizia si trasforma in brama di vendetta, portandolo dall'alto dei cieli a una caduta nell'inferno. Solo alla fine potrà trovare la pace eterna.
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