📓 L'ultima partita 📓

Periodo di lettura:
30/09/22

Ultimo capitolo letto:
"L'ultima partita"


"Ogni lavoro è difficile, e per questo tutto si lamentano: gli studenti si lamentano degli insegnanti troppo duri, gli insegnanti degli studenti troppi pigri, gli operai dei dirigenti troppo spietati e i dirigenti delle troppe responsabilità che gravano sulle loro spalle.
Sapete, anche fare il pedone è difficile, sopratutto quando sei più intelligente del tuo giocatore."
~ L'ultima partita



Immaginate di trovarvi su una scacchiera, pronti ad affrontare l'"esercito" avversario. Ma voi siete solo un misero pedone. Questa è la vita di Ugobaldo, una delle pedine in mano a Enzo, giocatore da una vita e perdente seriale. 

Riuscirà il suo giocatore a vincere almeno la sua ultima partita?



Una delle peculiarità della storia si trova già nella scelta del soggetto protagonista. Perché, chi è il protagonista? In questa storia abbiamo una ambiguità: il protagonista della narrazione e il protagonista della storia narrata. A una prima occhiata non sembra esistere, anzi, il protagonista è un pedone, una figura che nel gioco negli scacchi è per definizione e struttura sacrificabile e di secondo luogo; una figura fra tante, anonima e dispensabile. Una figura che, in questo caso, è destinata a perdere non solo il suo posto sul tavolo di gioco, ma anche la partita, rendendo il suo imminente sacrificio inutile. Ma, sebbene sia il protagonista attraverso cui vediamo le vicende, il protagonista della sua narrazione è il suo giocatore, Enzo, colui nelle cui mani è il suo destino. 

La storia infatti si sviluppa su questi due livelli, questa due esistenze, legate tramite il gioco degli scacchi, ma non solo in brevi momenti. Poiché la vita di Enzo è una vita passata a giocare, senza però mai imparare. Una vita che non varrebbe la pena di raccontare, se non fosse per il suo pedone. Un pedone che è stufo del braccio che lo muove, ma ancora di più della mente che ne regola le mosse, eppure, per quanto gli renda la vita dura, non vuole mollarlo. 

E sarà proprio questa pedina senza alcuna caratteristica, destinata a un ruolo passivo, che fungerà da passaggio e portatore dello spirito di Enzo a nuovi giovani animi e a noi lettori. 



Cosa può rimanere di qualcuno che ha passato la vita a incaponirsi su un gioco che non è in grado di vincere? La sua storia non è paragonabile a quella degli antichi eroi del passato, ma in questo caso non è importante il soggetto narrato, quanto il narrante, colui che si prende l'incarico di portare avanti al sua storia. "Siamo solo storie" diceva qualcuno. Forse non è così vero, ma la storia è ciò che di noi rimane, ciò che continuerà la nostra esistenza. E ogni storia deve essere raccontata per esistere, e chi la potrebbe conoscere meglio di coloro che sono stati presenti in ogni suo peggiore momento?

In tono ironico, questa piccola storia ci porta la tematica della vita che non si limita alla sua stessa esistenza, ma che prosegue, anche se forse non nel modo che avrebbe voluto o che si sarebbe aspettata. E per questo vi consiglio di leggerla, soprattutto se amate scrivere e raccontare: insomma, se siete un po' anche voi dei portavoce di vite altrui. 

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