SCALE

AUTORE: lucibellottobre

Com'era essere bambini negli anni 60? Come rispondevano gli adulti alle domande cruciali di quando si è piccoli? In questa storia di Natale non ci sono melasse, ma le domande a cui Bianca, una bambina di otto anni, non riesce a trovare risposta. Ci sono i suoi sogni e le sue convinzioni, a cui sta tenacemente attaccata come un 'ostrica al suo scoglio...resisterà? Se vuoi scoprirlo, seguila per quelle scale...

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Tra un spiced flat white e un dolcetto al pan di zenzero lucibellottobre e OrnellaStocco3 ci parleranno della magia del Natale visto attraverso gli occhi curiosi di una bimba degli anni'60

Quali emozioni ti ha trasmesso la storia?

Ho scelto questo racconto per il periodo storico in cui è stata collocata la trama. Gli anni sessanta mi evocano ricordi personali riconducibili alla mia prima infanzia. Già la copertina mi ha provocato intense emozioni. Sembra la bella copertina di una favola di Natale. E questo racconto, scritto con uno stile narrativo elegante, sobrio, attento ai particolari, ha il sapore di un racconto d'altri tempi. Mi sono sentita, in molti passaggi narrativi, all'interno del racconto, avvolta nella bella atmosfera familiare tipica del secolo scorso. Sembra un'eternità. In particolare ho respirato la magia di una vigilia di Natale e l'attesa che precede i preparativi. Ricordiamo con molta nostalgia i nostri natali infantili, sono ricordi indelebili, così pure le delusioni. I dubbi di Bianca sull'esistenza di Babbo Natale, sono i dubbi di ogni bambino con la curiosità che cresce di pari passo con gli anni.

In quale parte ti sei affezionata alla protagonista?

Bianca è una bambina di otto anni con lunghe trecce nere, mi ricorda moltissimo la mia amica preferita delle elementari: il suo nome Bianca e aveva lunghe trecce scure legate alla fine con dei piccoli nastri bianchi. Già questo particolare mi ha fatto amare Bianca. Le due sorelle maggiori, Agnese e Anna, mi ricordano molto le sorelle di Jo in Piccole Donne, libro che ho letto presumibilmente verso i sette otto anni. E il racconto di Lucibellottobre, mi ha ricordato quella lettura di molto tempo fa. Bianca me la sono sentita molto vicina e cara quando rifiutava di mangiare la carne, anche io la tenevo in bocca come un ruminante senza riuscire a mandarla giù e anche mia madre, che si chiamava Olga, (vedi quante cose ci accomunano?) mi diceva che se non la mangiavo restavo piccola. Ci sono tanti particolari in questa storia che davvero mi hanno molto emozionata. Bianca con la sua bambola Giuly, Bianca che non vede l'ora di fare l'albero di Natale. Bianca che cerca di capire se Babbo Natale esiste veramente. Bianca che si inventa il suo negozio dove vendere le cose delle sorelle o della mamma. Ma Bianca è anche una bambina a volte sola e triste tanto da farle amare la famiglia della sua amichetta Luisa. In quella casa riscaldata più della sua, Bianca sembra sentirsi più amata. Carla non si arrabbiava mai nemmeno di fronte a un cucciolo. La sua mamma, invece, non le fa tenere il cucciolo tanto desiderato perché "... non voglio bestie in casa!" e ancora, la sua mamma sembra avercela sempre con lei. La sua mamma è sempre stanca e per lei sembra non avere mai tempo. Nemmeno di andare alla recita di Natale. Bianca non si sente amata. E in lei sorgono molti dubbi non solo inerenti all'esistenza di Babbo Natale, al quale vuole ancora credere seppure i suoi compagni di scuola la stiano portando verso la straziante verità.

I personaggi ti sono apparsi credibili, calati in un contesto storico riconoscibile, oppure falsati/esagerati.

Come già sopra scritto, leggendo la sinossi del racconto, vedendo la copertina, ed essendo io una persona rivolta sempre verso il passato, ho capito subito che la storia faceva per me. I personaggi sono decritti in modo tale da essere riconducibili al periodo storico: l'abbigliamento di Bianca, in particolare, mi ha riportato indietro di decenni quando sciarpe, berretti di lana e guanti erano accessori comuni a tutti i bambini e bambine di quegli anni; per non parlare delle scarpe con la para e le stringhe! E poi la bottiglia di spumante "Cinzano" non poteva mancare nelle case degli anni sessanta così come i "Ricciarelli" e il pandoro Melegatti! Mi è sembrato davvero di rivivere le emozioni che hanno pervaso la mia infanzia. Nel complesso i personaggi secondari, seppure "sfiorati" nelle descrizioni, sono perfettamente inseriti nel contesto come le statuine di un immaginario presepe vivente di quel periodo. Bianca è sicuramente il principale attore, attorno a lei volteggiano leggiadre le due sorelle, la mamma, il papà medico, nonna Olga e la sua amichetta Luisa.

La storia è riuscita a creare tensione? Che cosa hai amato/odiato nella storia?

Più che di tensione emotiva parlerei di sensazioni avvertite durante l'intera lettura. L'autrice ha bene impresse le emozioni di Bianca, in particolare le emozioni negative ovvero, lo scontento di Bianca quando scopre le sorelle mentre confezionano i regali è descritto in modo molto incisivo. Si avverte tutta la delusione della bambina, e l'infelicità che arriva a ferirla anche nel fisico oltre che nell'animo. Le sorelle di Bianca nutrono un sentimento di gelosia nei confronti della sorella più piccola poiché la più coccolata soprattutto dalla nonna, tale gelosia porta le due ragazze ad affermare che Bianca è stata trovata per strada e quindi adottata. Questa affermazione colpisce profondamente Bianca la quale per il grande dispiacere si trova a farsi la pipì addosso. Non si può certo parlare di odio ma sicuramente verso Anna e Agnese si provano sentimenti negativi. Così come per la mamma sempre piuttosto disattenta nei confronti della figlia. Queste sono state le mie percezioni durante la lettura.

Che ti è parso dell'epilogo?

Un epilogo davvero suggestivo. Bianca si ritrova adulta, con i suoi figli attorno alla tavola natalizia, a rivivere quel lontano Natale mai dimenticato.

Che cosa cambieresti se fossi l'autrice?

Assolutamente nulla. I ricordi non si possono cambiare.

Tra un tè Matcha e dei pancake con frutti di bosco lucibellottobre e Nives_as_snow ci parlano di: Siamo negli anni '60, in un quartiere di periferia di una cittadina di provincia destinato, in futuro, a diventare residenziale. In una strada che termina in un campo dove ancora non si è costruito, a due passi dalla scuola elementare del quartiere, spicca una villetta circondata dal giardino dove fervono i preparativi per il Natale in arrivo. Bianca, la più piccola di casa, è immersa nella magia natalizia. Ma un'ombra si affaccia tra le luci colorate...quali sorprese le riserverà questo Natale?

IMPRESSIONI DI Nives_as_snow:

Il racconto dal sapore retrò è pregno di una malinconia che lo permea per intero.Le atmosfere degli anni passati sono perfettamente ricreate e muovono le corde di antichi ricordi che ogni persona può sentire come propri: i natali con la famiglia, genitori e nonni. La magia che accompagna la fantasia innocente da bambini, tra i lavoretti che si preparano a scuola e la consueta recita annuale. Il tutto è stato ricreato dall'autrice con una maestria, una raffinatezza stilistica e un'eleganza che non capita sovente di trovare su questa piattaforma. Ho avuto già il piacere di conoscere lucibellottobre con il suo lavoro "Cotone", non posso che confermare l'eleganza del suo modo di scrivere dal quale traspare una grande sensibilità. Gli scritti dell'autrice trattano di dinamiche familiari non sempre gioiose, elaborando una introspezione dei personaggi molto profonda. Nel particolare caso di Bianca si assiste proprio al passaggio alla disillusione: "l'attimo in cui il bambino diventa adulto, di colpo" parafrasando James Matthew Barrie nel suo magistrale lavoro Peter Pan (e la sua infanzia mancata, un po' come quella di Bianca, piccola in un mondo adulto che la richiama a un'austerità che stride con la spensieratezza che un bambino dovrebbe poter possedere più a lungo possibile).Ho amato la sofferenza che, nella bambina, fermenta come mosto pressato in un tino.Dal punto di vista puramente formale vi sono delle piccole accortezze che segnalerò all'autrice in privato, se lo gradisce, al solo scopo di poterle arrecare un beneficio come lo è per me l'aiuto di persone competenti in materia linguistica.Nulla che invalidi l'opera, inezie risolvibili con una piccola revisione.Per quanto riguarda il finale avrei voluto che Bianca, attraverso ulteriori ricordi, ci avesse raccontato se aveva poi trovato un modo di relazionarsi con sua madre e le sue sorelle, nel corso degli anni. Se si fosse mai sentita parte di quella famiglia nella quale solo suo padre sembrava comprenderla. Vi è un senso di incompiuto che è certamente una scelta autoriale, difatti quest'ultimo punto è un mio mero desiderio, dettato dal gusto personale, perché ho sentito su di me tutto il disagio di Bianca, talmente tanto, che sento il bisogno di sapere se sia riuscita a essere felice, infine.Altro punto forte dell'autrice sono le descrizioni ambientali che si coniugano alla perfezione con gli stati d'animo di Bianca. La freddezza dell'androne al piano superiore delle scale, antistante le porte delle camere, gli spifferi, l'essere distanti delle sorelle, della madre e della nonna della bambina. La casa piena di calore di Luisa, l'amichetta di Bianca, che riesce a scaldare il cuore della bimba insieme alle coccole di Buck, il cagnone dei vicini. Anche le descrizioni meteorologiche coincidono con lo stato d'animo della protagonista. Un lavoro che ho apprezzato tantissimo essendo io stessa un'amante del genere introspettivo: quando le descrizioni diventano sentimenti. I miei complimenti, davvero.

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