CAPITOLO 16
I looked
He was already staring
« Aron, sono Cass. »
« Dimmi, come sta Klaus? »
« Sta bene, mi ha detto di dirti che ai De Vito devi pensarci tu. »
« Perfetto, c'è altro? »
« Si, stasera dovrai fare un discorso commovente davanti a tutti. »
« Dai, è uno scherzo. »
« No, per niente. Buona fortuna. »
Alla fine le cose sembravano essersi sistemate, Cassandra aveva appena chiuso il cellulare nella borsetta scura e si stava avvicinando allo specchio per dare un'ultima occhiata al trucco. La base era nera, ma sulla palpebra aveva applicato un ombretto argentato che la faceva brillare e le metteva in risalto lo sguardo. Il vestito era semplice, nero, di seta lucida. Le fasciava il collo, cadeva in avanti e lasciava la schiena scoperta.
I capelli erano raccolti, sempre un po' disordinati. Di lato aveva una treccia che poi si andava ad infilare nell'acconciatura. Era agitata, si sentiva responsabile della riuscita di quell'evento, era la sua grande prova per far capire a tutti che fosse capace di fare qualcosa di buono, di produttivo oltre che finire sulle peggiori riviste scandalistiche.
S'infiló la pelliccia e scese giù, dove l'aspettavano Klaus e Lidia per andare insieme al maneggio.
Lui prese un'altra volta la sua Jeep, Cassandra non disse niente, ma preferiva di gran lunga l'autista. La limousine era il suo posto tranquillo, una specie di casa, era il suo rituale, per questo la voleva sempre. « Dove staremo? »
« Fuori, Polly voleva una specie di gazebo riscaldato, non siamo nemmeno nella terra, c'è una piattaforma di legno che ci regge tutti. »
« Ora la chiami anche tu Polly? »
Cassandra annuì, le venne da ridere. Non se n'era neppure resa conto. « Ho passato troppo tempo con il tuo amico, e con lei. » Ma soprattutto con Aron. Con Klaus di nuovo in gioco sarebbe stato più facile evitarlo, sarebbero tornati alla normalità. « Stasera conoscerai Irina. » Ovviamente l'affermazione era rivolta a Lidia.
« Davvero se l'è portata dietro? »
« Si, mi ha chiesto di starci insieme, è proprio al tavolo con noi. »
La mora guardó Klaus, non capiva perchè sembrasse così strano lui l'avesse invitata.
« Sarebbe la fidanzata di Aron? »
Cassandra si sentì morire, scomparve nel sedile e cercó qualcosa che la distraesse fuori dal finestrino. « Si, una specie... »
« Diciamo che è la sua preferita.
Per ora. » Una risata sommessa vibró sulle labbra del fratello, mentre la compagna scuoteva il capo. Era molto più tranquilla e sciolta rispetto alla prima volta che erano state insieme ad un evento, forse perchè era tutto organizzato da Cassandra, o forse perchè aveva capito che non fossero nulla di speciale, solo tanti lustrini e sorrisi falsi.
« Dai, non fare lo stronzo. »
« A quella non le sembra vero di esserci, stasera, ci prova da sempre a infilarsi in mezzo a noi. »
Lo disse con una punta di disprezzo.
Cassandra sorrise. « Allora questa sarà la sera in cui capirà che non c'è niente di speciale in questi eventi. » Che non ci fosse nulla da invidiare, ad una vita piena di rabbia e paura.
Klaus teneva lo sguardo fisso sulla strada, guidare gli piaceva, lo aiutava a rilassarsi, concentrarsi su qualcosa e liberare la mente. Forse era per questo che Lidia insisteva tanto per prendere la macchina. Non ci aveva pensato.
Parcheggiarono in un posto riservato, lui era nervoso. Aveva sempre evitato quel posto, dopo la morte del padre. Cassandra non l'aveva mai visto a cavallo, ma dicevano tutti fosse bravissimo, il migliore. Lidia forse non lo sapeva, forse faceva finta di niente.
Arrivarono all'ingresso. Lui piegó un braccio e lei v'intrecció il proprio, la bionda si fece da parte, ma Klaus le porse l'altro, per invitarla ad entrare con loro. Lei gli sorrise, si aggrappó a lui, finalmente era tornato tutto il suo posto.
Quello che Cassandra non poteva sapere, era che in quel momento fosse più Klaus ad avere bisogno di sua sorella, non il contrario. Appena mise piede sul terriccio umido si sentì sprofondare, come se i ricordi volessero inghiottirlo. Si fermó, indeciso se scappare via o continuare ad affrontare quelle stupide paure una volta per tutte. « Klaus? »
« Odio questo posto. »
Cass si sporse in avanti, cercó il suo sguardo.
« Ci entriamo insieme, ci siamo io e Lidia. » Era quella la fine che facevano le cose irrisolte, rimanevano nascoste e crescevano, fin quando non diventavano dei mostri troppo forti da affrontare da soli. Klaus annuì, mosse i piedi in avanti e si pentì di non aver proposto un altro luogo per quella serata.
Percorsero un vialetto illuminato, al buio non era facile distinguere i box e l'ufficio di Polly, ma a lui non serviva vedere niente per capire dove stesse camminando. Sentiva ancora la voce di suo padre mentre gli urlava di stare dritto, di tenere i talloni più bassi, che fosse bravissimo e dovesse iscriversi alla squadra di polo che voleva metter su.
Poi era morto, e insieme a lui tutti i sogni di Klaus, se non avesse dovuto prendere il posto del padre, avrebbe continuato con l'equitazione, i cavalli, le gare. Gli sarebbe bastato anche insegnare. Invece poi era cambiato tutto. Le carte del suo destino avevano preso fuoco e s'erano messe secondo un ordine che gli era sfuggito dalle mani, e lui non controllava più.
L'odore umido dell'erba appena tagliata gli solleticó le narici e poi gli esplose nei polmoni, riportandolo ad un tempo in cui poteva ancora permettersi d'essere ingenuo.
Era quella la vera libertà, poter sbagliare.
Guardó Cassandra e si rese conto che non glie l'avesse mai fatta conoscere, si sentì un mostro.
Entrarono nel gazebo illuminato, i tacchi batterono contro il legno secco del pavimento. « Hai organizzato tutto tu? » Lidia fu la prima a parlare, rompendo il silenzio angosciante calato sui tre.
Cassandra annuì contenta, il caldo del luogo chiuso arrivó subito a darle fastidio. Si tolse la pelliccia e la lasció ad uno dei guardarobieri.
« Si, tutto. » Lo sguardo di Klaus cadde sulla scollatura del vestito di sua sorella, pensó che forse fosse troppo. Che non voleva vedere qualche stupido fissarle il culo per tutta la sera. Rivolse un'occhiata perplessa a Lidia che sgranó gli occhi, come a dirgli di contenersi, di ricordare cosa gli dicesse sempre, e cioè che Cassandra fosse una donna, non una bambina, e che era normale attirasse l'attenzione di altri uomini.
E che nessuno volesse portargliela via.
E soprattutto, non fosse una sua proprietà.
Si avvicinó piano al suo orecchio, le mise una mano sulla schiena nuda e ghignó, divertito. « Sorellina, mi sa che ti hanno fregato in boutique. »
Lei lo prese sul serio, andó subito in allarme. Cosa aveva che non andasse? Inarcó la schiena e cercó subito la pelliccia, con l'intenzione di usarla per coprire qualsiasi difetto. « E perchè? »
Lui attese qualche attimo, era divertente vederla nel panico. « Ti hanno venduto solo metà vestito. »
Si allontanó da lei ridendo, Cassandra roteó lo sguardo, la tensione di prima svanì, gli tiró una spinta leggera e poi si spostó verso il centro della sala, per controllare che ogni cosa fosse dove avesse deciso lei. Che stava facendo Polly? Perchè non era già lì? Alzó lo sguardo per guardare se le luci fossero giuste, le piante agli angoli della stanza c'erano, aveva scelto dei vetri trasparenti invece di qualcosa di opaco, o bianco.
Gli ricordavano casa di Aron, speró che gli piacessero. Si vedeva la notte accarezzare dolcemente i cavalli, il paesaggio buio, e in mezzo all'oscurità. tutto lo sfarzo di quella serata risaltava meravigliosamente.
Una mano le accarezzó delicatamente un braccio per richiamare la sua attenzione, mentre era impegnata ad osservare il vuoto, l'immagine di casa di Aron nella sua testa.
« Cassandra, tutto okay? » Era la voce di Polina.
Certo, stavo solo pensando ad Aron. A tuo figlio.
« Si, si, stavo controllando che fosse tutto in ordine. » Non era proprio una bugia.
Non era troppo serena, pareva sull'attenti. Era troppo furba. « Ma tu sai perchè mio figlio si è portato dietro quella gatta morta? » Polina non odiava Irina, non la disprezzava perchè povera, e neppure perchè stesse provando in tutti i modi ad entrare in uno stile di vita che non le appartenesse, da cui era affascinata. Lei e Aron avevano fatto la stessa cosa, così come i genitori di Cass. Nel suo sguardo c'era gelosia, la stessa che Klaus provava nei confronti di sua sorella.
La bionda fece finta di nulla.
« Ma chi, Irina? »
Ella schioccó la lingua sul palato.
« E certo. »
A Cassandra venne da ridere, ripensó alle parole usate da Aron qualche sera prima. « Penso voglia prendere tutti in giro, ogni tanto serve qualcuno che faccia parlare, se no diventa noioso. »
Sembró sollevata, aveva paura le dicesse che si fosse innamorato perdutamente?
« Te l'ha detto lui? » Il tono di voce inquisitorio.
Annuì. « Si, più o meno. » Si portó un braccio su un fianco. Polina era sveglia, troppo per non scorgere la strana luce che accendeva gli occhi della giovane ogni volta che parlava di Aron.
Anche se non era lei quella che suo figlio aveva scelto di portare a cena, Cassandra era pericolosa. I tarocchi non sbagliavano mai.
« Avete legato parecchio nell'ultimo periodo. »
Incroció le braccia al petto, i bracciali d'oro scintillarono sotto le luci calde che pendevano dal soffitto.
Lei disse la verità. « Mi ha aiutata parecchio mentre mio fratello stava male, è stato molto gentile. È una persona speciale, ho capito perchè Klaus tenga tanto a lui, è un buon amico. » Non si rendeva assolutamente conto neanche del modo in cui aveva iniziato a parlarne, quasi sognante, come quando era piccola. Pareva destinata a trovarselo sempre tra i piedi, in mezzo ai pensieri.
« Si, per tuo fratello farebbe qualsiasi cosa. »
Il tono di voce era strano, pareva quasi le desse fastidio.
« E mio fratello per lui. » Ci tenne a sottolinearlo, era certa che si sarebbe fatto ammazzare pur di proteggerlo.
Polly stava per risponderle, per dirle che lo sapesse, e che Aron fosse già pronto a rischiare la vita per gli stupidi giochi di potere portati avanti da Klaus all'infinito, ma tacque. Si volse verso l'entrata principale e lo vide, accompagnato da Irina. « Oh, eccolo. » Era così affascinante che Polly non riuscì a trovare un aggettivo che ne screditasse la bellezza, per insultarla nella propria testa.
Storse solo la bocca, guardó la reazione di Cassandra: era tesa, si tocchicciava le dita e giocava con gli anelli di sua madre girandoli nervosamente.
Non poteva crederci, era gelosa.
Non era per niente una cosa buona.
Polina mosse i riccioli scuri e si sistemó le collane con il suo solito fare agitato. « Vado da lui. »
Annuì. « Si. » Cassandra invece andó dalla parte opposta, doveva trovare qualcosa con cui distrarsi. Ripassó mentalmente la scaletta dell'evento a memoria, chiuse gli occhi e prese a mormorarla piano.
Si era pure offerta di passarci del tempo insieme, che stupida. Osservava il buio del maneggio oltre il vetro, avrebbe voluto essere lì fuori, insieme ai cavalli.
Invece era intrappolata in una gabbia che si era costruita da sola.
Sospiró lentamente, poi si sentì chiamare.
Era Aron, insieme ad Irina. Li squadró più volte, passava nervosamente dallo sguardo di lui a quello sgomento di lei. Non sembrava così contenta come aveva prospettato Polly.
Decise di parlare solo per spezzare il silenzio calato dopo i saluti, e i soliti convenevoli.
« Come vi sembra? » Si riferiva all'evento, chiaramente. Il cuore le batteva in un modo che non riconosceva, pensó fosse un attacco di panico ma poi realizzó che era altro.
Irina arricció le labbra dipinte di rosso, la osservó un'altra volta da capo a piedi. « Carino. » Cassandra avrebbe voluto mangiarsela come faceva sempre con chi non le andasse a genio, ricordó di come l'avesse trattata male a Parigi.
« Perfetto, è proprio come l'avevo immaginato, elegante ma non troppo sfarzoso. »
« Si, una cosa seria, non per far vedere quanto sei benestante e quelle stronzate stile Van Der Meer e De Vito. »
Aron sorrise, odiava le cose eccessive, ma sapeva bene che a volte servissero. « Dai, tuo fratello ha il suo stile. »
« Si, infatti guarda dov'era la scorsa settimana, lui e il suo stile. »
« Anche i migliori sbagliano— » Si fermó, guardó Irina e pensó che fosse un coglione. Stava per chiamarla piccola Cassy, davanti a lei, davanti a tutti, in mezzo alla gente. Sgranó gli occhi e per poco non dimenticó cosa volesse dire. « Lui e Lidia dove sono? »
« Credo stiano parlando con i Draper. »
« Ti ha chiesto lui di invitarli, vero? » L'espressione sembrava preoccupata, le mise ansia. « Si, penso per questioni di di lavoro. »
« Ha in mente qualcosa di pericoloso. » Perchè le stava dicendo tutte quelle cose?
Cassandra decise di parlare, confessare i propri pensieri. Poteva farlo solo con lui. « Credo sia per quella storia dei De Vito. »
Aron annuì. « Si, queste cose lo mandano fuori di testa. »
« Peró di solito sa cosa fa. » Voleva fidarsi di suo fratello, l'aveva sempre protetta, aveva sempre fatto la cosa giusta.
« Si, di solito lo sa. » Ma anche i migliori sbagliavano, o no? Aveva l'espressione tesa, spigolosa, resa ancora più seria dal completo elegantissimo. Gli stava così bene che non sembrava reale. Irina stava zitta, completamente fuori da quei discorsi.
Non sembrava fregargliene troppo.
« Io mi vado a sedere, venite? Siamo tutti allo stesso tavolo. »
« Tutti chi? » Intervenne Irina, curiosa mentre si sistemava attorno al collo la sciarpa di visone.
« Io, Klaus, voi due e Polly. »
Aron mostró un sorriso smorfioso, mise una mano dietro la schiena dell'altra e l'attiró a se. « Allora ci sarà da divertirsi. » Irina si compiacque di quelle attenzioni, le piaceva essere trattata come un oggetto da mettere in mostra.
« Sei tu che me l'hai chiesto. »
Egli rise. « Infatti, me ne assumo ogni colpa. » Gli piaceva provocare la gente, soprattutto quella che perdeva le staffe facilmente, tipo Polina. Era sempre arrabbiata o nervosa per qualcosa, sembrava lo facesse di proposito a trovare scuse per essere intrattabile.
Mentre camminava verso il proprio posto, cercó Vanessa e Ricky con lo sguardo, li vide per un breve istante. Si congedó velocemente dalla nuova finta coppia e fece per raggiungerli, ma già erano spariti. Un ghigno malefico le spezzó le labbra, forse sapeva dove fossero, quei due si erano imboscati senza neanche salutarla.
L'intento iniziale era quello di disturbarli, poi pensó che non ne valesse la pena, che si godessero la vita, almeno loro che potevano.
Scosse il capo e decise di tornarsene a tavola, dalla sua nuova specie di famiglia. Aveva voluto Lidia accanto, Polly sedeva alla sinistra di Aron, in mezzo a lei e lui, Irina. Aveva voluto evitarle l'agonia di avere la sua finta suocera vicina tutto il tempo. « Ti sta proprio bene questo vestito. »
Cassandra stava parlando con Lidia, l'avevano scelto insieme, si stava davvero sforzando di farci amicizia. Era sorprendentemente più facile quando non era fatta, ubriaca o non doveva combattere contro l'emicrania costante e il sangue dal naso. L'alcol e la cocaina se la stavano mangiando viva. Menomale che Klaus se n'era accorto in tempo.
« Grazie, se non fosse stato per te non l'avrei neanche provato. » Alzó le spalle, era un abito di pizzo scuro, trasparente sulle braccia e sul petto, poi cadeva morbido sui fianchi fino a terra.
Arrivarono gli antipasti, lo champagne e le chiacchiere inutili. Le uniche che parevano troppo in ansia erano ancora Polly e Cassandra, una voleva capire cosa diavolo avesse in mente Irina, e perchè suo figlio avesse portato a cena una ragazza per fissare tutto il tempo un'altra, mentre la giovane voleva solo che tutto andasse per il verso giusto. Che i Draper fossero contenti, e Aron riuscisse ad ottenere i fondi che desiderava per la sua associazione. Si sentiva responsabile di un sacco di cose, si chiese come facesse Klaus a sopportare quel tipo di angoscia, costantemente.
« Cassandra. » Fu proprio Polly a richiamare la sua attenzione, persa ad esaminare l'espressione di tutti i presenti per capire se stessero apprezzando il servizio.
« Eh? »
« Come te la cavi con i bambini? »
« In che senso? »
Aveva il cellulare in mano, bloccó lo schermo e sospiró, come se fosse già esausta. « Uno degli insegnanti si è rotto un braccio, domani trovo un sostituto ma adesso non so chi chiamare; quindi, so che a cavallo sei molto brava, mentre con i bambini? »
« Non lo so, ma penso di potermela cavare, per un giorno. »
« Grazie, l'ultima cosa di cui avevo bisogno era chiamare ogni genitore per avvisarlo che la lezione fosse annullata. »
La giovane cercó di mostrare un'espressione rassicurante. Ma Polina non ne aveva bisogno, tra quelli seduti a tavola era la più forte.
« Figurati, ti aiuto io. »
« Ovviamente questo non significa che puoi non fare il resto. »
« Ovviamente. » Le fece il verso, guardó suo fratello e poi Aron, risero tutti e tre insieme. Era felicissima, per tutta la vita aveva desiderato essere connessa a Klaus come in quel momento.
Lui peró decise di cambiare argomento, spostarsi su quello che intetessava a lui. « Con lo studio come va? »
« Sto studiando. »
« Cosa? »
« Sto preparando gli esami della prossima sessione, tranquillo Klaus, mi laureo in
tempo. » Si pentì di avergli risposto male, è che a volte si metteva sulla difensiva e non se ne accorgeva.
« Lo so che lo farai. »
« Ah. »
Scusa.
La cena finì, metà degli invitati erano ubriachi, l'altra metà non vedeva l'ora di andarsene. I musicisti avevano smesso di allietare gli invitati ed era arrivato il momento dei discorsi. Cassandra si giró verso Aron, spettava a lui, come gli aveva già detto. Il viso del biondo non era convinto, non era bravo a parlare in pubblico, ma per quell'occasione, l'avrebbe fatto.
Non si era preparato nessun discorso, si alzó e basta, dall'altra parte della saletta avevano fatto installare un piccolo palco con un microfono, in modo che tutti potessero godersi lo spettacolo.
Le rivolse un'occhiata scocciata e lei non potè far altro che alzare le spalle. Irina la fulminó, era gelosa perfino di quelle lamentele silenziose.
« Buonasera a tutti, grazie per essere venuti.
Sono Aron Nowak, ma questo molti di voi lo sanno già. Quello che non sapete, è che io non sono nato qui, non sono nato al caldo, con davanti il miglior cibo possibile e l'opportunità di vivere la vita che volessi. » Si schiarì la voce.
« È il motivo per cui ho deciso di organizzare questa serata, raccogliere fondi che andranno a dare a bambini che vivono come ho vissuto io, quello che io non ho avuto. »
Klaus non si aspettava una dichiarazione simile, neppure Irina, neanche Cassandra. Era risaputo che Aron fosse un tipo difficile, schivo. Parlare del proprio passato era sempre stato fuori discorso.
« Il merito della riuscita di questa magnifica cena è soprattutto di una persona in particolare, l'ho vista crescere, sbagliare, diventare una magnifica donna. » Klaus aggrottó le sopracciglia, era stranito dalle parole di Aron, ma ancora di più dalla propria reazione: era geloso, geloso del suo migliore amico, colui al quale aveva affidato per anni la vita di sua sorella. « Cassandra Van Der Meer. »
Applaudirono tutti. Mica se l'aspettavano che fosse tutto merito della più scapestrata dei Van Der Meer.
In quel momento, in quel preciso istante a lei non importó più di Polly, di Irina e neanche di suo fratello che osservava ogni sua minima reazione da vicino. Sorrise, e rivolse ad Aron lo sguardo più dolce che potesse, gli voleva davvero bene.
Lui le fece cenno di raggiungerlo, tra le seicento persone invitate, aveva occhi solo per lei, per la sorrellina di Klaus. Polly lo stava fulminando da quando aveva fatto il suo nome, ma non servì a niente.
Lidia serró la mano attorno al polso del compagno, sapeva quanto fosse facile farlo impazzire quando veniva messa in mezzo sua sorella. Cassandra non cercó l'approvazione di nessuno, Klaus si aspettava che volesse in qualche modo il suo okay, come faceva sempre, invece si alzó e camminó tranquilla verso Nowak.
Tra quei due c'era qualcosa, era evidente a tutti, perfino Lidia si era accorta della strana sintonia che li legava, anche se non avevano fatto niente di sospetto, anche se effettivamente lui si era presentato alla festa con un'altra.
Quando furono difronte Cassandra si sentì mancare il fiato, si costrinse a non avvicinarsi troppo, restó abbastanza lontana da non rischiare di sfiorarlo. Avevano addosso gli occhi di tutti, non voleva fare la figura della stupida.
Aron si spostó per far parlare lei.
« Prego. »
Stronzo. « Buonasera a tutti. » Lo rimproveró con lo sguardo per quella mossa, poi cercó qualcosa da dire nella propria mente. « Spero siate stati bene, e che abbiate capito quanto sia importante la causa per cui io e Aron abbiamo organizzato questo evento. Una donazione che a noi non cambia niente, è tutto, per chi non ha nulla. » Le mani le sudavano, odiava dover parlare al pubblico. Stare al centro dell'attenzione le piaceva, ma non per quei motivi. « Visto che siamo ai ringraziamenti, volevo ringraziare mio fratello Klaus, tutte le cose in cui io riesco sono merito suo, anche questa sera, alla fine, è merito suo. » Sperava di fargli piacere, ma ormai era troppo nervoso. Si alzó perchè doveva, sorrise fitamente a tutti e poi si mise tra lei e Aron, proprio a volerli dividere. Mise un braccio attorno alla schiena di Cassandra e la strinse forte, perchè tutti capissero che sua sorella fosse oltre la portata di chiunque, anche del suo migliore amico. « Grazie. » Poi si avvicinó all'orecchio di lei, le lasció un bacio sulla guancia. « Io ci saró sempre Cass, ricordalo. » Sibiló quelle parole lentamente, parevano più una minaccia che di conforto. Rabbrividì, l'espressione rilassata cambió immediatamente, come se all'improvviso fosse stata fatta esplodere la bolla di felicità che la circondava. Ma che cazzo avevano fatto.
Finirono con i ringraziamenti e poi tornarono a chiacchierare, nessuno era più seduto, tutti o quasi avevano un calice di vino tra le mani e passeggiavano, sfilando in mezzo alla gente.
Cassandra voleva nascondersi, Klaus la stava uccidendo con lo sguardo, e lei cercava di evitarlo a tutti i costi. Vanessa ancora non si vedeva, la bionda si era messa contro il muro, in punizione. Viveva del giudizio di Klaus, si ripeteva che non avesse fatto niente ma non era vero, le tremavano le mani.
Nessuno, nessuno aveva il coraggio di avvicinarsi, di sfidare suo fratello. La sua gelosia. L'unica che poteva fare qualcosa era Lidia. Decise di scappare in bagno, per arrivarci doveva uscire dalla saletta e attraversare un piccolo sentiero sterrato, ripulito ed illuminato per l'occasione. Si dimenticó anche di mettere la pelliccia, arrivó alla porta che era infreddolita, stanca. Voleva solo chiudersi da qualche parte, e scaricare tutta l'ansia. L'aprì e si riparó subito dal freddo contro i termosifoni accesi, inizió a respirare piano, ma di che aveva paura?
Chiuse gli occhi, dovette riaprirli quando udì una delle porte aprirsi e poi richiudersi. Era Irina, roteó lo sguardo, non aveva voglia di subirsi anche lei. Eppure fu quasi contenta, la presenza di un'estranea la obbligava a restare razionale.
Ne squadró il volto, cercava di nasconderlo dietro i capelli mossi. Aveva il trucco sciolto, gli occhi arrossati. Aveva pianto?
Cassandra le si avvicinó d'istinto.
« Tutto bene? » Forse per motivi diversi, si erano ritrovate nello stesso posto, nelle stesse condizioni disperate.
Quella schioccó la lingua al palato, poi alzó il capo e infine cercó lo sguardo di Cassandra.
« Tu, davvero, hai il coraggio di
chiedermelo? »
« ...Perchè? »
« Quello stronzo di Aron ieri mi chiamava con il tuo nome, mentre mi scopava fingendo che fossi tu. E anche prima di venire qui, a questa stupida festa di merda. »
Cosa? « Tra noi non è mai successo niente, non ha senso che si comporti così. »
A quel punto l'altra s'infurió. Piantó le mani sui fianchi e si avvicinó a Cassandra, in modo da sfidarla con lo sguardo. « E invece qualcosa è successo, Van Der Meer, è successo che sei sempre nella sua testa, è successo che... ma l'hai visto il modo in cui ti guarda? Sembrava ci fossi solo tu in quella stanza del cazzo. »
« Io... non è possibile, è una cosa che non farebbe mai, Klaus impazzirebbe. »
« Eppure, lo fa. Pensa quanto gli piaci, e nemmeno te ne accorgi. » Si voltó verso lo specchio, odiava quando non era bella, la bellezza era l'unica cosa che poteva assicurare ad Irina un futuro decente. « Ora torno da lui, se non hai intenzione di considerarlo stagli alla larga. »
« Scusa prima dici che gli piaccio io e poi torni da lui? » Ma come sei stupida, Cassandra.
« Non tutti hanno la fortuna di nascere Van Der Meer. »
Cass assottiglió lo sguardo. « La fortuna? »
« Sei nata con il culo al caldo, so che per voi è difficile da comprendere ma c'è chi deve faticare per ottenere quello che vuole, quello che gli spetta. » Irina era fuori controllo, stava sfogando le sue frustrazioni sulla bionda, che non c'entrava niente con la sua sfortuna. « Per questo io e Aron ci capiamo. »
« La prossima volta che andró a trovare i miei al cimitero allora mi basterà pensare alla mia fortuna. » Sarcastica, sgranó gli occhi e la sfidó, avvicinandola.
« Perchè, pensi io i miei li conosca? »
« Allora lo vedi, che non siamo così diverse come pensi. » Pensó di incalzarla, con quel discorso e quella retorica marcia.
« Si, solo che tu piangi sui cuscini di seta. »
Cazzo. Aveva ragione. Cassandra era più fortunata di quello che credesse, aveva organizzato anche un evento di beneficenza e ancora non lo capiva.
Irina finì di sistemarsi il trucco e andó via, anche lei con una maschera in faccia, uscì da quel bagno come se non avesse mai pianto, come se non le facesse schifo doversi far scopare da uno che la usava come comparsa per non subire l'ira di Klaus. Che si sfogava con lei, ma desiderava un'altra, tutto per scappare dalla miseria.
La bionda pensó di chiudersi lì e di morirci, in quella stanza vuota. Ma non poteva. Dovette tornare dagli altri, Klaus aveva lo sguardo puntato su di lei ancora prima che entrasse, la osservava avvicinarsi dal vetro trasparente.
L'afferró per un braccio. « Ma vuoi morire di freddo? »
« Tanto il bagno è vicino, non avevo voglia di cercare la pelliccia. »
« Mi spieghi questa cosa della meravigliosa donna? Aron ti sta addosso? »
« Eh? No, no, ma che dici. »
« Non mi piace il modo in cui ti guardava, non è che ci ha provato? » Oh, se solo avesse potuto confessargli la verità.
« No, Aron, cioè... » Merda, merda, merda! « Klaus, guarda, è con Irina, guardali si stanno baciando. Figurati se faceva il cretino con me davanti a lei. » Si stanno baciando? Le venne da vomitare, ripensó alle cose che le aveva detto Irina, avrebbe voluto non saperle.
« ...È che mi è sembrato strano, non avevo idea che foste così in confidenza... »
« Stai tranquillo, calmati, ti prego. » Si portó una mano sulla fronte, cercó Lidia alle sue spalle, aveva bisogno di qualcuno che la aiutasse a gestirlo. Era stanca. Klaus sembró accorgersi di quanto l'avesse turbata, si sentì in colpa.
L'abbracció. « Scusa, scusami. » Affondó il viso nei suoi capelli, quelle dimostrazioni d'affetto erano estremamente rare, erano il segno che qualcosa stava cambiando.
Sorrideva, ma si stava sforzando. « Eccovi, non vi trovavo più. Klaus, ha detto la signora Nowak che ti deve parlare, vieni con me. » Vai via, ti prego.
Si allontanó lentamente, voleva sparire. Stava andando tutto male. Dove cazzo era Vanessa?
E Ricky? Forse aveva della cocaina che poteva scroccargli, avrebbe venduto l'anima per averne un po'. Camminó verso il bar, ordinó un calice di spumante e poi un altro, davvero aveva provato ad essere migliore. Non ce l'aveva fatta.
Restó da sola, e lo sentì subito, il respiro farsi più affannoso, le dita tremare e il petto dolerle da quanto era in tensione. Si portó una mano sul collo, le mancava l'aria. No, non adesso.
Più cercava di calmarsi, piú stava male. Si alzó e pensó che almeno dovesse riuscire a nascondere il suo disagio ai presenti. Inizió a respirare profondamente, per fortuna erano tutti troppo occupati a farsi gli affari loro per notarla.
Non svenire, non svenire.
Stavano per cederle le gambe, sentiva la voce di Irina, di Klaus, e poi Aron. È tutta colpa tua.
Respira.
Uno, due, tre...
« Cass, sono io, ci sono io, respira piano. » Aron la raggiunse da dietro, guardava dritto in avanti, per fingere che non le stesse prestando troppa attenzione.
« Klaus è impazzito... anche Irina, sono tutti incazzati... »
« Non me ne frega un cazzo di loro, pensa a me, pensa a respirare, non è successo nulla. È tutto okay. » Le prese una mano e glie la nascose dietro la schiena.
« ...Va bene. »
Incredibilmente, riuscì a farla calmare. Le strinse le dita e poi dovette lasciarle, avrebbe voluto abbracciarlo, ringraziarlo. Invece non poteva, perchè erano tutti davvero incazzati, e doveva tornare da suo fratello.
Non si guardarono neppure, prima di allontanarsi.
Sta andando tutto male.
💎💎💎
Hola! Come va fino ad ora?
Vi dico che Klaus non reagirà bene... le scuse sono solo una cosa momentanea. Lo odierete un po' prossimamente 😏
Di Irina, cosa ne pensate?
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top