CAPITOLO 5
La sera nella sua cascina, mentre si preparava la cena si rese conto che non riusciva a non pensare a Maria. Aveva messo due uova in padella con della pancetta e nel girarsi per prendere il piatto il suo sguardo cadde sulla tazzina di caffè capovolta ad asciugare sul bordo del lavello. Subito la sua mente lo riportò al pomeriggio a casa della signora Rosa mentre beveva il caffè preparato dalla nipote. Si era accorto di come lei lo guardava nonostante la differenza d'età e questo gli aveva fatto enormemente piacere. Quella ragazza era limpida, aveva uno sguardo e un sorriso meravigliosi. In un altro momento e con dieci anni di meno probabilmente avrebbe provato anche ad invitarla ad uscire per conoscerla meglio, probabilmente non avrebbe rifiutato l'invito e sarebbe andato a quella festa che si stava svolgendo in quel momento, magari per cercare lei, ma c'era troppa differenza d'età e poi lui non aveva niente da offrirle. Si guardò in giro, la sua vita era tutta lì, tra quelle quattro mura sgangherate, mura che cadevano a pezzi come cadeva a pezzi la sua mente. Maria era troppo bella e troppo giovane per uno come lui, un ex soldato malridotto che ancora dopo molti mesi non riusciva a passare una notte senza incubi. Ancora quando il buio arrivava e lui chiudeva gli occhi, i suoi fantasmi venivano a fargli visita e inesorabili, lo trascinavano nella follia dolorosa dei ricordi. Il crepitio della padella lo riportò alla realtà "cazzo le uova" pensò spegnendo velocemente il fornello e mettendo le uova ormai bruciate nel piatto. Il solo pensare a lei gli aveva fatto bruciare la cena. Prese il piatto con le due uova semi carbonizzate e spezzato un pezzo di pane si avviò fuori tra la boscaglia davanti casa, sotto il cielo stellato e con il suono melodico e ritmico delle onde del mare che si rompevano sulla spiaggia sottostante. Si sedette su un masso e iniziò a mangiare mentre in lontananza gli sembrava di sentire le note di una banda musicale, trasportate fin lì dalla leggera brezza della sera. Si immaginò il paese, le strade con le bancarelle, la piazza in festa, la gente e poi... lei. "No, no..." Avrebbe fatto meglio a smettere di pensare a lei, doveva cancellarla dalla sua mente. Doveva fare in modo di non incontrarla più. Lei meritava di meglio.
***
«E' davvero così bello come dicono?» chiese Teresina con un sorriso malizioso e una curiosità crescente mentre seguivano la processione. Maria si voltò verso l'amica "si è maledettamente bello" pensò "bello e dannato" «e chi è che lo dice?» chiese invece incuriosita. «La signora Ilaria, la cassiera dell'emporio, dice che è da far girare la testa» rispose Teresina. «La signora Ilaria ha cinquant'anni» affermò Maria «credo che visto il marito che si ritrova per lei andrebbe bene chiunque» alluse sorridendo divertita. «Si in effetti hai ragione ma non è la sola ad averlo visto, anche Agata lo ha incrociato e dice che è un figo da paura» continuò curiosa Teresina «tu lo hai visto da vicino, dai... dimmi è davvero così figo?». Maria sospirò «E' un tipo carino, ma credo che come lui ce ne siano diversi in città» rispose cercando di non dare importanza alla cosa, senza neanche sapere il perché stesse mentendo. Teresina la guardò incredula «i tuoi occhi mi dicono altro però!» rispose sorridendo. «E cosa ti dicono sentiamo?» la sfidò Maria che si sentiva leggermente a disagio perché aveva sempre confidato tutto a Teresina, come fosse la sorella che non aveva mai avuto e ora senza nessun motivo sentiva un senso di vergona ad ammettere con lei quello che quel forestiero le aveva fatto provare. Teresina si fermò di fronte all'amica facendo finta di scrutare nei sui occhi, concentrandosi come fossa una fattucchiera che legge la sfera di cristallo «sai cosa mi dicono? Mi dicono... Mi dicono, che ti sei presa una cotta per quel forestiero» affermò ridendo mentre la banda iniziava a suonare. «Ma se non lo conosco neanche» cercò di difendersi Maria mentre Teresina continuava a ridere di gusto. «Perché non parliamo della tua di cotta?» chiese maliziosa Maria guardando un gruppo di ragazzi alle spalle dell'amica che parlottavano tra loro. «Tommaso lo hai già visto?» sorrise indicando i ragazzi con lo sguardo. Teresina si fece seria all'improvviso «è lì?» chiese sistemandosi i capelli. «Si, è lì che ti sta guardando» continuò Maria facendo segno all'amica verso quel gruppo di ragazzi dietro di lei. «Non guardarli, fai finta di niente, non sono ancora pronta» disse Tersina quasi in preda al panico. Maria rise divertita, alzò la mano in segno di saluto verso i ragazzi che immediatamente si avvicinarono a loro. «Stanno venendo qua» disse Maria in modo ingenuo. «Stronza, questa me la paghi» ringhiò Teresina mentre i ragazzi le avevano raggiunte. «Mi paghi cosa?» chiese Tommaso che aveva sentito solo la risposta di Teresina. Maria sorrise «Teresa voleva un gelato e stavamo decidendo chi lo doveva pagare» rispose mentre vedeva le guance di Teresina diventare di fuoco. Tommaso si illuminò «lo offro io se mi permettete» chiese speranzoso di rendersi utile. «Sei molto gentile» disse Maria, «io lo prendo al limone tu Teresa perché non vai con Tommaso a scegliere il gusto così gli dai anche una mano» continuò falsamente ingenua. Tommaso si illuminò di gioia. Teresina guardò l'amica mimando un "fanculo" con le labbra in modo che potesse vedere solo lei poi si girò verso Tommaso e si incamminarono verso la gelateria lasciandola in compagnia degli altri ragazzi. «Noi vi aspettiamo qui» gridò Maria ancora ridendo nel tentativo di farsi sentire nonostante la musica della banda.
***
Era in piedi, le mani legate dietro la schiena, sotto il sole, che gli stava bruciando la pelle. Doveva essere all'incirca mezzogiorno, il caldo era insopportabile. Era davanti a un muro appena intonacato che rifletteva i raggi del sole come un grande specchio. Era lì da prima dell'alba. Michael era completamente nudo, come gli altri tre uomini che si trovavano al suo fianco, socchiudeva gli occhi nel tentativo di ripararsi dal riflesso accecante. Erano stati catturati dai soldati nemici che ora si divertivano irridendo la loro nudità e il loro tentativo di restare in piedi. Perché per restare in vita non dovevano cadere. Chi cadeva come era capitato a quel corpo inerme steso a terra, veniva giustiziato all'istante con un colpo alla testa. Alcune volte si divertivano a sparare per terra nel tentativo di destabilizzarli, di farli crollare, o li colpivano con dei bastoni cogliendoli alla sprovvista visto che, per colpa di quella luce, non vedevano quasi più niente. «Ho sete capitano» biascicò l'uomo alla sua destra «non pensarci» gli ordinò Michael, aveva le labbra che sembravano incollate tra loro, ma cercando di farsi forza continuò «appena torniamo a casa vi porto in un posto che conosco dove fanno la birra più buona del mondo» disse cercando di incutere coraggio ai suoi uomini. «Non riesco più a stare in piedi». L'uomo alla sua sinistra stava per crollare. «Resisti» cercò di gridare Michael mentre veniva colpito da un colpo di bastone ai reni. Si inarcò cercando di ritrovare il respiro, il dolore era fortissimo. Tossì sputando sangue «pensa alla tua ragazza che ti aspetta» disse all'uomo «non mollare». Poi dietro le loro spalle sentì degli ordini urlati che, però, non riuscì a capire, ma riuscì a sentire il passo del plotone di esecuzione che si avvicinava. Quello era un suono inconfondibile. La tortura era finita, probabilmente quei soldati si erano divertiti abbastanza. Era giunta la fine. «E' stato un onore avervi conosciuto» cercò di gridare ai suoi uomini mentre il rumore delle eliche di un elicottero sorvolava sulle loro teste. All'improvviso grida e colpi di mitragliatrice intorno a loro in una confusione sempre più crescente. «Giù state giù» gridò sperando che i suoi uomini lo sentissero mentre si gettava a terra...
Si svegliò sudato e con la gola secca. Alzandosi si asciugò il sudore dalla fronte e si avviò alla borraccia. Iniziò a bere a piccoli sorsi mentre usciva fuori a prendere un po' d'aria perché, in quel momento, sentiva un senso di claustrofobia che lo avvolgeva. Il leggero venticello notturno gli asciugò il sudore sulla pelle. Tra poche ore sarebbe sorto il sole, un'altra giornata stava per iniziare, un altro giorno uguale ai precedenti, tra il dolore dei ricordi che gli corrodevano l'anima come acido muriatico.
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