Epilogo.

Quella notte la luna piena rifletteva dentro le enormi vetrate del Mouse De Louvre come se fosse la loro torcia, necessaria affinché potessero entrare cauti e indisturbati. Il silenzio dell'edificio faceva si che i loro passi echeggiassero assomigliando a pesanti animali. Non avrebbero mai voluto farlo se in gioco non ci fosse una posta così alte. Erano stati accondiscendenti perché non vi era via scampo per loro: quello o la prigione. Vestiti completamente di nero si mossero tra le sale silenziosi, facendo semplici segni con le mani e indicando i diversi punti che sarebbero potuti essere pericolosi, così che il loro compito andasse a buon fine.

Una volta preso ciò che gli occorreva le mosse successive sarebbero dovute essere veloci ma silenziose, molto più di quanto non fossero state prima.

I loro agganci gli permisero di essere fuori nel giro di pochi secondi e scappare in altrettanto poco tempo quando salirono in auto diretti per chissà dove. L'autista che li aveva accompagnati non era stato autorizzato a rivelare il luogo dove avrebbero dovuto nascondere l'opera.

Cinzia guardò Simone, il quale stringeva tra le mani l'inestimabile opera, preoccupata che tutto sarebbe potuto essere un'altra arma a loro sfavore.

-Pensi che adesso siamo liberi?-

-Non lo saremo mai- Rispose sinceramente considerando una bugia inutile in una circostanza come quella.

Lasciando speranze e futuri felici in mano a chi nella vita aveva fatto qualcosa di buono, sapevano aver compiuto diversi sbagli in passato, motivo per cui tentare di espiare le loro colpe in quella vita terrana gli permetteva di sperare in un futuro migliore. Non erano stati perfetti, ma in questa vita una seconda possibilità doveva essere concessa a tutti.

Alla fine, nel bene o nel male, riprendevano a vivere. Non avevano dimenticato, avevano solo preferito fare quello che lei non era stata in grado di fare, che le era stato impedito.

Stefano passeggiava con la sua piccola Alice per il centro di Milano. Quella mattina si era svegliato di buon umore, volendo godere del tepore di quel mese d'Ottobre che sapeva di rinascita dopo tutto quel tempo. Una piccola anima innocente non aveva colpe per quell'amore che non sarebbe mai stato quello desiderato. Dava prova a se stesso di poter amare incondizionatamente ancora, anche se non era lei, anche se non avrebbe mai rappresentato nulla di lontanamente paragonabile, ma era sua figlia e l'avrebbe amata comunque, immensamente e senza rimorsi.

Alice era nata da poche settimane. Continuava a lasciarlo sempre con un sorriso sulle labbra qualunque gesto facesse. Essere padre aveva riempito quel vuoto che la sua scomparsa aveva creato.

Passeggiava con lei nella sua carrozzina blu, indicandole la statua d'uomo nel corso costeggiato da negozi, soffermandosi tra le vetrine.

Di tanto in tanto spostava l'attenzione sulla gente: passeggiava spensierata, proprio come lui quella mattina insieme alla sua piccola.

-E se ce ne andassimo in un bar a fare colazione, eh?- Le disse con tono puerile. Alice fece una smorfia.

-Immagino sia un si- Lo interpretò dirigendosi verso uno dei bar del centro al quale non avrebbe mai rinunciato.

Sedendo in un piccolo tavolo distante dalla confusione di quella domenica, mise Alice al suo fianco. Il cameriere arrivò poco dopo segnando il cappuccino e la brioche di Stefano, lasciandolo con la sua bambina immediatamente dopo.

Stefano guardava quei due occhi scuri e profondi proprio come quelli della madre e si chiedeva come sarebbero state le sue giornate quando questa sarebbe diventata grande, quando avrebbe conosciuto il suo primo ragazzo, quando avrebbe dovuta aspettarla nel cuore della notte. Sembrava così tanto lontano quel periodo, ma più ci pensava più temeva che potesse arrivare più in fretta del previsto e quelli di adesso sarebbero rimasti ricordi sicuramente indimenticabili ma lontani.

Alcuni clienti osservavano lo schermo della tv disposta ad un angolo. Un piccolo folla di persone si avvicinò udendo parole incomprensibili a Stefano a causa della distanza. Curioso, allora, si sollevò riuscendo a scorgere con fatica lo schermo.

Vide l'immagine di una Monnalisa.

Il mondo in quel preciso momento si fermò.

Prestando maggiore attenzione, quando calò il silenzio, riuscì perfettamente ad udire quanto stessero dicendo:

"Questa notte il Museo De Louvre, di Parigi, ha subito una grossa perdita. Il quadro più famoso, conosciuto in ogni parte del mondo, visitato ogni giorno da milioni di turisti, è sparito. Il quadro di Leonardo da Vinci, la Gioconda, o conosciuta anche come La Monnalisa, questa notte è stato derubato lasciando un vuoto incolmabile, non solo nel Museo, ma nelle vite di tutti quanti. Sembra che la scomparsa sia avvenuta in ora tarda, per mano di due che sembrerebbero essere professionisti del mestiere. Due arsenico Lupen a quanto si voglia dire da alcuni francesi, i quali abbiamo intervistato. Anche in Italia la notizia ha suscitato diverso scalpore. Noi che sentivamo un po' nostra la grande opera d'arte ne siamo stati privati per una seconda volta, quasi volessero cancellare il ricordo indelebile dalle nostre menti."

Quella proseguì, ma Stefano era già ben oltre: parola dopo parola, poté formare nella sua mente l'immagine di una splendida donna dallo sguardo perso nel vuoto, il solito sorriso accennato, adornato da due labbra rosse.

Si estraniò dal mondo.

Quando il cameriere poggiò il suo cappuccino e la sua brioche non se ne occorse nemmeno, talmente fosse assorto tra i propri pensieri.

Ciò che lei rappresentava per il mondo era sparito. Il ricordo di Monnalisa, Carla Sassi, finiva per sempre. Lei e tutto ciò che era stato non avrebbero più vissuto su questa Terra.

Stefano in quel preciso momento capì che vivere senza di lei sarebbe stato quasi impossibile, ma Carla aveva preso questa decisone e lui come tutti gli altri, almeno una volta, avrebbero fatto il suo volere, rispettando le sue scelte.

Il mondo, lui, l'avrebbero sempre ricordata. Stefano l'avrebbe amata in un angolo remoto del suo cuore, nonostante avrebbe finto così non fosse: la immaginava felice di aver finalmente raggiunto il suo obiettivo.

Carla Sassi moriva apparentemente, moriva per il mondo, ma lei ci sarebbe stata ancora per molto; lontana da tutti, lontana dal caos, lontana da chi avesse tentato di renderla infelice.

Guardò la sua piccola felice. -Chissà, forse un giorno potresti anche conoscerla!-

Così dicendo la sua vita riprese.

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