Capitolo 52.
Ventiquattro Dicembre.
"Apro le pagine di una vita che si porta via con se parte di quello che sono, lasciando spazio a chi io sono sempre stata, sopraffatta dall'inesorabile bisogno di voler provarci ma in continua agonia per la mia totale inesperienza. Dedico una vita, una passerella ancora una volta, all'unico uomo che mi ha sempre amato per quella che sono e che molto presto so che rivedrò. Dedico a lui il mio sorriso, la mia forza, getto tra le sue braccia ciò che ne resta di me perché solo lui sa e solo lui conosce me".
Scriveva da settimane quei continui pensieri, lasciandoli cadere via dalla sua mente fino ai suoi piedi. La stanza era ricolma di ogni pensiero, singole parole, qualsiasi cosa avesse voglia di sprigionare. Le mura bianche erano ricoperte di parole quasi necessitassero di essere gettate via.
Riportare nero su bianco cosa le passasse per la mente le serviva a svuotarla, per poi riempirla di nuovo con altri pensieri sempre più astrusi, contorti, difficili da comprendere perfino a se stessa. Li lasciava venir fuori per paura di tenere tutto dentro: voleva il mondo conoscesse quelle angosce, quelle sofferenze quotidiane. Se qualcuno avesse un giorno aperto il diario della sua vita avrebbe capito chi fosse realmente quella giovane donna. Le interessava adesso far conoscere cosa e chi fosse stata per paura di essere ricordata come colei che non era mai stata. Dovevano amarla ma solo se avessero saputo; non si poteva amare colei che non voleva essere amata da nessuno né tanto meno lo si poteva fare senza aver prima saputo ogni suo pensiero più profondo. Avrebbero amato un mostro e se ne sarebbero resi conto.
Prese la bottiglia di Brandy riposta sul solito mobile e ne mandò giù una lunga quantità lasciandovi annegare le sue felicità. Voleva soffrire, non capiva, ma lei voleva soffrire, perché essere felice non le riusciva bene.
"Voglio sapere cosa sia questa vita, voglio che tu mi dica cosa io debba fare uomo mio perché io penso di non saperlo".
La grande finestra era stata chiusa, il suo sguardo era annebbiato dal buio, alla luce non era più permesso entrare. I suoi gesti erano privi di forza, ogni suo singolo movimento la lasciava inerme.
Vide entrare dalla porta di ingresso un uomo. Carlos era sempre più bello, sempre più fiero di se stesso. Vedeva il corpo di Carla raccolto nel suo dolore e capiva di averla ormai privata di ogni sua forza. Non c'era più nulla che potesse appartenere ad un altro, lui avrebbe ricostruito le sue forze rendendole più sue e meno di qualunque altro uomo avesse provato ad entrare nella sua vita. La stanza immersa nel buio non gli impedì comunque di raggiungerla.
Con un gesto facile la recuperò appoggiandola al suo petto. –Carla, così non va bene. Devi essere prima di tutto fiera di essere te, sei Carla Sassi, ricordi? Il mondo ti ama-
L'accompagnò fino alla sua stanza adagiandola sul letto, con estrema cura per quel corpo esile. I capelli scuri le ricadevano sul viso: coprivano quello splendido viso, candido, che lui aveva sempre amato.
-Sei molto bella- Le sussurrò dolcemente.
Guardò il resto del suo corpo, raggomitolato in una palla di tristezza, provò fastidio nel vederla ridotta in quello stato.
-Mi chiedo perché quando si tratta di noi, del nostro amore, tu diventi diversa, dovresti provare ad essere felice con me Carla-
Prese posto in una seduta al suo fianco, tenendole la mano come si fa con i moribondi. Il braccio di Carla ricadeva privo di forze, la sua testa abbandonata al cuscino e gli occhi chiusi. Nessuno avrebbe mai pensato fosse lei.
-Hai preso la tua acqua oggi?- Si avvicinò con lo sguardo pieno di amore a quel corpo abbandonato a se stesso.
-Sembrerebbe di si-
Poi lentamente, tenendo sempre strette le loro mani, adagiò la sua schiena alla sedia immerso tra i sogni di un amore che non avrebbe mai realizzato.
Venticinque Dicembre.
Stefano ripose ogni sua forza in quelle ricerche, cercando di trovare una soluzione, rimuginando su eventi passati che lo avrebbero aiutato a capire cosa si celasse dietro a quel dolore: oltre alla morte, agli abbandoni, alle delusioni, sapeva ci fosse qualcosa di molto più forte di incredibilmente sovraumano che nessuno avrebbe potuto fermare. Tutto era riconducibile solo ad una persona, i suoi pensieri non smettevano di pensare che tutto fosse dovuto a Carlos. Lui era la minaccia incontrastabile della vita di Carla.
Le notizie davano modo di credere non si trovassero in Italia, nessuno aveva saputo cosa lei facesse quando non era sotto i riflettori, lungo quei red carpet. Aveva preso parte ad altri eventi e Carlos la stringeva a se, come sua proprietà in ognuna di quelle foto, che Stefano non smetteva di passare in rassegna una dopo l'altra. Le scrutava con attenzione volendo trovare, anche in quelle, qualcosa che lo aiutasse a capire.
Da giorni non riusciva più a non pensare ad altro.
Ventisei Dicembre.
"Decidere chi essere è difficile, ma decidere chi non essere è il primo traguardo verso la perdizione."
Aprì gli occhi. Era sola in quella stanza buia. La sedia vuota di fronte a se. La voglia di gettarsi alle spalle quanto era stato, per rinascere a nuova vita. Sollevò la testa dal cuscino senza forze, controllò se qualcuno potesse essere in casa. Poi ricadde su questo assente.
Avrebbe aspettato.
Ventisette Dicembre.
"Volevo un noi, ma alla fine non sono stata in grado di esserlo nemmeno per me stessa e ho scelto chi aveva da darmi di più. Mi dispiace."
Carlos entrò in camera, la guardò dormire. Da giorni non faceva altro che dormire. Si mise seduto vicino a lei, si meravigliò della sua bellezza. Lo era sempre.
-Saremo felici- Le sussurrò accarezzandole il viso con delicatezza, si fermò sulle tempie. Imprimeva una lieve forza affinché potesse cancellare i suoi ricordi e crearne di nuovi.
Ventotto Dicembre.
Benny giunse in camera di Stefano. Lo trovò li, come lo aveva lasciato la sera prima, su quella scrivania, sulle stesse carte, quasi fossero la sua unica ragione di vita.
-Stefano?- Lo chiamò, ma quello non gli diede ascolto.
Era ad un passo dalla verità, sentiva sarebbe arrivata. Dentro al cuore un profondo vuoto, non ne conosceva la ragione però.
Ventinove Dicembre.
Fabrizio era a Londra. Aveva deciso di incontrare Adrien dopo la strana telefonata di Stefano. A quanto pare qualcosa turbava il ragazzo. Non conosceva nemmeno lui la ragione di cosa stesse accadendo. L'ultima persona che la sorella aveva visto prima di Stefano era Adrien.
Bussò alla porta del suo appartamento, con la stessa incertezza che precedentemente aveva sopraffatto la sorella. Era la cosa giusta da fare però.
-Fabrizio?- Quando la porta di ingressi fu aperta, per la seconda volta Adrien si meravigliò di trovarsi l'ultima persona che si sarebbe immaginato di trovare.
Fabrizio sollevò lo sguardo, incontrando gli occhi pieni di domande dell'amico.
–Sono qui per Carla- Senza giri di parole andò al dunque.
Trenta Dicembre.
Nessuna notizia. Tutto sembrava essersi gelato.
Trentuno Dicembre.
A quella festa Carla Sassi prese parte. Tutti prestavano attenzione a quel sorriso, sembrava finto al cento per cento. Un corpo gracile, tenuto fermo dal braccio forte di Carlos. Passeggiava lungo il tappeto rosso prestando attenzione a non incontrare mai lo sguardo dei tanti fotografi. Ognuno di loro aveva già scattato innumerevoli foto alla regina della passerella.
Non sembrava vero fosse li, bellissima, maestosa, un abito nero le cadeva perfettamente lung il corpo, mostrandolo fin troppo esile.
Carlos la teneva saldamente per paura che potesse precipitare di punto in bianco. Sapeva quanto fosse possibile.
-Sorridi Carla- Le suggerì e lei lo fece.
Sorrise, ma a nessuno sembrò vero quel sorriso così meraviglioso. C'era qualcosa dietro che lasciò un profondo dubbio negli animi di tutti.
Primo Gennaio.
L'inizio e la fine di tutto.
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