Capitolo 48.

Il volto coperto da un paio di occhiali da sole scuri, un giubbotto di pelle, una felpa e il cappuccio sollevato sopra la testa, una tazza calda di caffè americano, Fabrizio attendeva l'arrivo di Stefano.

Si era reso conto di essere in obbligo nei riguardi di Stefano, il quale aveva sempre mostrato lealtà nei riguardi della sorella. Aveva conosciuto una famiglia che con il tempo si era legata alla sua e se pensava alla piccola Sofia Delecroix non poteva fare a meno di immaginarla come sua e così un po' per questa ragione, un po' per la precedente capì che Stefano aveva il diritto di conoscere la verità riguardo al passato della sorella, tanto quanto lui pensava di aver diritto di sperare in lui e Sofia. Se con Benny le cose non fossero andate bene, egoisticamente, voleva essere lui la spalla al quale si sarebbe poggiata lei e da li tentato di rimarginare una ferita costruendo un amore semplice, quello che lui pensava di star iniziando a provare per lei, che a piccoli gesti aveva permesso a quel sorriso e a quei due occhi verdi di avere un posto nel suo cuore.

Stefano arrivò attimi dopo ansioso, ma allo stesso tempo preoccupato, di conoscere la verità per la prima volta. Lo sguardo di Fabrizio si sollevò osservandolo avvicinarsi sorridendo con un lieve imbarazzo nascosto.

-Ciao-

Prese posto al suo fianco lasciando i posti di fronte a se vuoti. Ordinò anche lui una tazza di caffè americano e attesero entrambi il suo arrivo.

Durante il viaggio in auto, nella caotica città, lasciò che ogni sorta di domanda lo invadesse, come quella pioggia che non cessava di smettere da quella mattina: fiumi di parole, una dopo l'altra, invasero lo spazio attorno a lui non giungendo a nessuna conclusione in merito.

Fabrizio continuava a grattarsi le mani, guardare la sua tazza e osservare l'espressione accigliata di Stefano.

Da quando lo conosceva aveva visto in lui gli stessi cambiamenti della sorella come se le loro emozioni fossero legati l'uno all'altro, tale che portava l'altro a sentirsi in conseguenza del sentimento provato dal primo. Era una sorta di catena, due persone intrecciate, due anime plagiate e due destini incredibilmente segnati da un finale che nessuno dei due avrebbe voluto né potuto scrivere di proprio pugno un giorno. Nonostante gli si dovesse riconoscere che un romanzo ne avrebbe tratto molte fonti di ispirazione.

-Come Stai?-

-Sto attendendo questo momento da troppo tempo- Rispose agitato.

-Allora credo sia giusto iniziare dal principio quanto sto per raccontarti-

Stefano annuì senza aggiungere altra parola, così Fabrizio proseguì. –Carla ha iniziato i primi sintomi della sua malattia all'età di sedici anni circa, nulla di preoccupante, ma sembrava non essere mai felice, insoddisfatta nonostante possedesse tutto. Perfino più di quanto una ragazzina della sua età possa mai desiderare. I miei genitori non brillavano certamente per esemplarità, questo dovresti saperlo..-

Sorrise amaramente, sollevando gli occhi distratto dall'arrivo di una coppia di amici, che prese posto in un tavolo poco distante dal loro, quasi preoccupato che altri potessero origliare prima di proseguire si accertò che nessuno potesse eccetto Stefano.

–La situazione si andò sempre più aggravando: Carla lavorava tanto e mangiava poco, girava il mondo e veniva spronata ad essere la più perfetta, la migliore. La cosa che lasciava maggiore perplessità è che il pubblico l'amava!-

Il perché fosse possibile era ancora oggi un fatto oscuro a tutti quanti. Carla veniva amata da tutti, nonostante non facesse nulla perché ciò accadesse. Proprio per questa ragione rendersi nemici molti era più facile di qualsiasi di quanto si possa immaginare.

–Carlos era ovviamente già arrivato nella sua vita, io invece me ne stavo per i fatti miei con le mie fotografie, ero semplicemente il fratello di Carla Sassi e la cosa mi andava anche molto bene, traevo molti vantaggi dal suo successo e abbiamo comunque potuto trascorrere tanti bei momenti nonostante i problemi, le sue crisi; per un periodo della sua vita non dormiva nemmeno la notte.Poi arrivò Adrien e lei sembrava essere guarita, era come rinata. L'amore le faceva bene e anche Adrien ne aveva benefici. Gli psicologi che la seguivano, e che la seguono tutt'oggi..- ammise amaro. -.. si dovettero rendere conto che la vicinanza del ragazzo aveva avuto un ottimo riscontro nella sua vita, si amavano e io ed Adrien eravamo grandi amici. Andava tutto bene e le critiche non erano neanche più un peso per Carla, poi però è successo quello che è successo-

Un minuto di silenzio seguì, Stefano rimase immobile completamente assorto dal racconto e Fabrizio fissava una pellicola immaginaria dove ricordi mai andati via riemergevano dolorosamente. –E' rimasta incinta poco dopo aver conosciuto Adrien, ma questo non sembrava essere un problema almeno per loro, anche i miei vedevano la cosa abbastanza bene e perfino Carlos non sembrava aver visto nulla di male nella cosa. Al terzo mese di gravidanza la situazione si ribaltò un'altra volta del tutto e Carla tornò la stessa ragazza prima dell'arrivo di Adrien. Ricordo di averla vista distesa ai piedi di quelle scale completamente assente. Pensavamo fosse morta. In ospedale ci dissero immediatamente che il bambino non ce l'aveva fatta ed Adrien ne uscì devastato. Carla non parlò con nessuno per settimane, iniziò di nuovo con le sue crisi e quindi si lasciarono-

-La lasciò?-

Annuì silenziosamente. –L'ho vista passare da uno stato ad un altro nel giro di una giornata: rideva la mattina, piangeva la sera, urlava la notte. Alla fine hanno cominciato a sedarla. Poco tempo dopo Adrien Smith è su tutti i giornali con la storia di Monnalisa. Da quel momento Carla si spense per sempre sopraffatta dalla Carla Sassi che poi hai conosciuto tu-

Le notti erano le peggiori: iniziava ad urlare come un assennata, posseduta dal ricordo doloroso che le lacerava la mente e colpiva continuamente il punto alla tempia, lo stesso che le faceva male, che la obbligava a ricordare. Lui non faceva altro che rimanere li, inerme, ad osservare e aspettare che la crisi passasse, ogni tanto chiudeva gli occhi ma li riapriva subito dopo perché un nuovo urlo lo scuoteva e la paura che si fosse fatta del male da solo lo preoccupava.

-Tu cosa hai fatto? I tuoi genitori?-

-I miei genitori se ne andarono subito dopo aver capito che per loro non ci sarebbe stato nessun profitto, Carla era diventata maggiorenne proprio in quel periodo. Io non riuscivo più a guardarla negli occhi, a sorriderle, ogni volta starle vicino diveniva un incubo...- Prese un sospiro profondo, sopraffatto dai ricordi si sentì mancare l'aria

-Hai più rivisto Adrien?-

Scosse la testa.

Dopo di che si chiuse in un lungo silenzio. Aveva detto tutto. Tutto era stato detto di quel passato.

-Posso sapere allora perché sei tornato?- Domandò Stefano ormai pronto ad ascoltare tutta quanta la verità, mentre i suoi sentimenti non sapevano da che parte prendere. Sentiva il dolore al petto crescere e il senso di colpa farsi spazio come una forza incredibile di cento uomini pronti a tirare una lunga corda piena di sensi di colpa.

-Carlos- Rispose.


Vuoto.

Sentiva un profondo vuoto dentro di se.

Aveva lasciato Fabrizio subito dopo essere venuto a conoscenza del passato di Carla e si era sentito incredibilmente stupido per aver pensato che lottare per lei non fosse più necessario.

Ma cosa poteva saperne?

Voleva solo prendersela con il mondo, con Carlos, con Fabrizio per non aver detto nulla prima, con sua sorella perché in fondo anche lei avrebbe potuto aiutarlo, con Benny che non si era imposto affinché corresse da lei e riprenderla.

Quel <<per sempre>> era svanito quando quella sera l'aveva lasciata sola, era scappato, preso dalla paura di sapere cosa ci fosse dietro al profondo dolore che la lacerava dentro.

Sarebbe morto per lei, avrebbe dato tutto se stesso per salvarla da se stessa e da gli altri, ma non aveva davvero creduto in se stesso e nel loro amore forse. Si era solo convinto che Carla avesse preso una scelta e che quella, ancora una volta, non lo comprendeva. Ma avrebbe mai amato altra donna? Sarebbe riuscito ad amare un'altra che non fosse lei?

Poi gli venne in mente Stefania.

Stefania era quella che forse avrebbe saputo liberarlo da quel dolore, alleviarlo per quanto possibile e forse un giorno renderlo felice.

Come si vede nei film,

Come si legge nelle grandi storie d'amore,

Come aveva lui amato Carla Sassi.

No, lei non sarebbe giunta a tanto ma ci avrebbe comunque provato, ogni giorno.

La guardò dritta negli occhi quando gli apparve davanti avvicinandosi a lei senza dire nulla, osservando come i suoi occhi rimanessero immobili a fissarlo curiosi di conoscere il perché, il come e il quando avesse deciso di ritrovarsi li.

Le accarezzò il corpo il quale poi prese facendo si aderissero l'uno all'altro. Le sussurrò parole dolci, la rassicurò che ci sarebbe stato, poi chiuse gli occhi e finse di dire quelle parole ad un'altra, che non era lei, che non aveva il suo stesso profumo, che non respirava allo stesso modo ogni qualvolta la sua mano sfiorava parte del suo corpo nudo.

Lasciò che lei entrasse nella sua vita, che lui entrasse nella sua, per bisogno, per necessità di sentirsi amati in qualche modo da un'altra persona. Le sfiorò il viso con le labbra, le toccò ogni singola parte rimasta nuda e quando questa si addormentò rimase ad osservarla, a cercare in lei un qualsiasi dettaglio che la rendesse diversa e migliore, che gli facesse pensare di poterla amare un giorno.

Infine si addormentò sognando un mondo diverso, una vita diversa, in cui lui e lei sarebbe potuti essere felici, senza terzi, senza passati difficili che continuavano a perseguitarli nonostante fossero felici.

Lei era fragile, incredibilmente fragile, non sopportava il peso del dolore dentro di se e lui non avrebbe mai potuto guarire quel dolore perché se faceva male, faceva male solo a lei e se lei non avesse mai voluto condividerlo lui non le avrebbe chiesto di farlo, perché la paura lo colpiva dentro al petto facendolo sentire un misero comune mortale non degno di lei.

Il giorno seguente attese che Stefania si svegliasse, l'avvicinò quando iniziò ad aprire gli occhi.

Lo guardò sbalordita e insicura nel credere di essere realmente li con lui, in quel letto, abbracciati come due amanti. Tuttavia si accorse di essere sola, lesse nei suoi occhi quel io sparito, lontano, altrove. Molto probabilmente era con lei, non ne era di sicuro certa, ma non era in quel letto al suo fianco. Poi capì il perché, capì di sentirsi in parte colpevole per quell'amore finito, per quegli sguardi spenti, per quelle carezze che sapeva non essere per lei. Si allontanò coprendosi con il lenzuolo bianco, più per senso di colpa che per pudore; sapeva di avere delle colpe e quelle sarebbero state cacciate via una volta aver svuotato la verità. Magari un giorno l'avrebbe perfino perdonata.

-Stefano devo parlarti- Cominciò.

Rimase in silenzio, proprio come da quando aveva messo piede in quella casa. -Io ho delle colpe in tutta questa storia-

-Dalla prima all'ultima persona che ha fatto rientro nella vita di Carla Sassi, io ho le mie colpe. Ho aiutato, confabulato, agito alle tue e sue spalle per tutto questo tempo, solo perché volevo che tu e lei vi lasciaste, che tu tornassi da me-

Stefano la guardò.

-Lei era li con te, e più vi vedevo presi, più vedevo il modo in cui la guardavi, più mi spronava ad andare avanti a far si che lei soffrisse, che stesse male. Carlos mi aveva detto che il suo passato l'avrebbe messa a dura prova, così uno dopo l'altro abbiamo cercato di farli tornare tutti. Fabrizio doveva essere il colpo finale, ma le cose non sono andate come avevamo prestabilito- Sorrise amaramente. –Il resto lo conosci già-

La sua voce fu rotta da lacrime, da parole dette con paura, con la voglia di essere perdonata ma sapere che non sarebbe stato facile. Lo vedeva così silenzioso e non voleva sapere cosa stesse pensando.

-Quando con Fabrizio tutto non è andato come era stato progettato, ho capito che Carla è davvero una ragazza bisognosa di aiuto. Ha dei problemi anche se non so di che tipo, ma ci sono e so che questi, il più delle volte, sono legati anche a Carlos-

Fu come un campanellino d'allarme quel nome per Stefano.

-Cosa c'entra Carlos?-

Per lui, quell'uomo, era come la notte buia: non sapeva cosa vi nascondeva, ma sapeva che non bisogna riporre in lui nessuna fiducia.

-Non lo so, quell'uomo nutre qualcosa di profondamente morboso nei confronti di Carla, quasi fosse una cosa sua che non è disposto a condividere con nessuno-

Tutte le volte che Carlos aveva messo nella stesa frase il nome di Stefano e Carla, subito dopo sembrava aver voglia di far qualcosa per distruggerli; nei suoi occhi Stefania, più volte, aveva letto molto di più di quanto ci fosse in apparenza. Sembrava una malattia insana, che lo portava a tal punto da nutrire un profondo odio e in particolar modo nei riguardi di Stefano.

-Stefania?-

Stefano adesso era vicino a lei, attento, con la sola intenzione di capire cosa nascondesse Carlos. Lo sapeva, leggeva nei suoi occhi qualcosa di oscuro, sembrava essere sempre causa principale dei problemi di Carla, il racconto di Fabrizio lo avevano sviato, ma adesso tutto iniziava ad avere un giusto ordine: Carla, i problemi, Carlos. Piano, piano tutto avrebbe avuto un senso, ed era suo compito capire, fino in fondo cosa ci fosse dietro.

-Non lo so Stefano, io non so nulla- Iniziò disperatamente a piangere nascondendo il viso tra le mani. –Io lo vedevo solo quando c'era da mettersi d'accordo, concordare l'arrivo dei genitori, scoprire cosa potesse rovinare il vostro rapporto, avevo un ruolo marginale, a me bastava sapere che tu saresti tornato da me, che noi saremo tornati insieme-

-Noi non siamo mai stati una coppia Stefania!-

Si sollevò nervoso, afferrando i suoi abiti e indossandoli con premura. Avrebbe iniziato una serie di ricerche, che sicuramente avrebbero potuto dare un senso a tutta quella storia. –Quello che tu non hai mai capito è proprio questo!-

Urlò ma servì solo a se stesso. Ancora più di prima, sentiva il peso di quella storia gravare sulle spalle, fare qualcosa per salvarla anche se magari non sarebbero mai più tornati insieme.

-Dove vai?!- Urlò mentre lui abbandonava quella casa, sperando di non dover rimetterci più piede.

Stefania, in ginocchio sul suo letto, coperta da quel lenzuolo bianco, prese a piangere urlando e disperandosi con se stessa per essere stata così ingenua. Gravava su di lei, invece, il peso del senso di colpa, credeva che dicendo la verità qualcosa sarebbe cambiata, tuttavia non era andata così: adesso era rimasta sola, in un letto vuoto, desiderosa di un amore che non le sarebbe mai stato concesso.

-Stefano- Il suo nome prima fu urlato, poi sempre meno forte continuò a ripeterlo distesa sul letto piangendo lacrime amare, ricolme di disperazione e odio. Aveva perso la cosa più importante che avesse mai incontrato sul suo cammino, ma la sua speranza le avrebbe fatto sempre sognare che un giorno lui sarebbe tornato da lei.

In fondo, anche lei, era malata d'amore.

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