Capitolo 33.
Ci sarebbe sempre stato, non riusciva a starle lontano.
Anche se avesse tentato di legarsi con catene pesantissime le avrebbe rotte e sarebbe corso da lei, quando avrebbe chiesto il suo aiuto. Era fragile, così tanto che qualunque cosa avrebbe potuto romperla da un momento all'altro; tutta la spavalderia, sfacciataggine, sicurezza, mostrata all'inizio della loro conoscenza non era reale, solo finzione. Adesso capiva perché i suoi occhi spenti o perché guardarla per molti non era facile, dentro di se portava un dolore così profondo impossibile da strapparle via dal petto. Ma lui voleva solo alleviarlo, pendersene in parte carico se mai fosse servito a qualcosa.
Si strinse aggrappandosi a Stefano come se rappresentasse l'unico porto sicuro, aggrovigliando le lunghe gambe attorno alle sue, cercando conforto tra le sue braccia mentre singhiozzi venivano fuori. Quel momento era ben nitido nella sua mente, non poteva dimenticarlo e in fondo non voleva nemmeno farlo; doveva esiste affinché non fosse mai dimenticato; era il modo migliore per rendergli onore, per ricordare a se stessa quello che aveva fatto e poi -inevitabilmente- subito. Ogni lacrima rappresentava parte di quel ricordo, spezzato in piccole gocce che bruciavano dentro di lei ininterrottamente.
-Stefano...giuro io non avrei voluto che tutto quello accadesse!- La sua voce rotta dal pianto lo lasciò inerme e riuscì solo a stringerla più vicina a se.
-Shhh... sono qui- Le baciò la testa continuando a rassicurarla consapevole che dietro a quella maschera ci fosse ben altro.
-Odio Monnalisa- Continuò. -...detesto quello che mi ha fatto. Detesto essere l'unica a doverne pagare le conseguenze-
-Se c'è qualcun altro che deve pagarla, dovresti dirmi chi è Carla, vorrei aiutarti ma se tu...-.
Sollevò gli occhi. -...Stefano- Lo chiamò. -...è proprio questo il problema, non c'è nessun'altro a cui poter dare la colpa perché è solo mia-
Due occhi castani, profondi, freddi, tristi, pieni di dolore.
-Ti amo- Ripeté senza nemmeno pensarci.
Ma rise amara. –Non dirlo mai più-
-Ti amo allora-
-Se mi ami, come dici, non dirlo mai più!- Gli ordinò.
-Ti amo-
Strinse i pugni afferrando la sua maglia provando a tirar fuori quella parte dura di se stessa. –Non dirlo mai più!-
Quell'amore non lo meritava, non sarebbe stata in grado di fare lo stesso. Quel mondo di luci e passerelle aveva fatto si che restasse da sola e se mai avesse amato ancora ancora prima dell'amore avrebbero dovuto costruirlo su fiducia e sicurezza reciproca. Era dura vivere di solo amore, non era nemmeno lontanamente sufficiente.
Stefano le prese il viso tra le mani costringendola a guardarlo. –Non mi importa se non mi dirai mai di amarmi, non mi importa sentirlo pronunciare se credi di non poterlo dire. Mi importa solo sapere che tenterai di non cacciarmi via. Ricordi? Hai cercato di fidarti di me all'inizio non tornare di nuovo indietro, lascia che io ti aiuti-
Un passo avanti e dieci indietro.
Ma Carla non poteva sopportarlo, presto o tardi sarebbe tornata sola. E cosa ne sarebbe stato di lei stavolta? Il solo pensiero le facevano venir solo voglia di cacciarlo ancora via dalla sua vita. Per sempre.
-Stefano, per favore-
Si inginocchiò implorandolo di rimangiarsi tutto, di dimenticare, di fingere quel momento non fosse mai esistito. Non voleva perderlo, sarebbe accaduto, era inevitabile e quelle parole complicavano solo le cose. L'amore e i ti amo, per lei, erano solo parole al vento.
Come potevano stare bene un momento prima e quello dopo ritrovarsi a vivere un incubo a tutti gli effetti? Era impensabile ma a quanto pare più reale di quanto avrebbero mai potuto immaginare. Per lei non era facile vivere una vita fatta di brutti ricordi e non lo era nemmeno riuscire a cavarsela da sola quando chiedeva solo che la gente rimanesse al suo fianco. Chi le prometteva amore doveva rimanere, non il contrario, non amarla e poi fuggire. Era malata, ma bisognosa di non restare sola se avesse provato a guarire da se stessa.
-Non puoi chiedermi questo. È assurdo!- Sentiva un dolore profondo dentro al petto, quello stesso che si portava dietro da tempo e che lo lasciava solo quando insieme erano felici. Poi la tristezza calava imperterrita su di loro e quel dolore riprendeva a pulsare dentro al petto. Aveva bisogno di capire cosa avesse fatto di male per credere non potesse amarla e stavolta fu lui a ridere amaro. Si bloccò ripensando a quanto fosse assurdo tutto quanto, loro due, loro lo erano.
-...strano!- Strinse le mani in un pugno cercando di stemperare quell'animo pronto a buttare giù anche quelle mura. -...L'unica donna che io abbia mai amato davvero, mi dice di non amarlo-
-Strano!- continuò a sorridere.
Il petto andava su e giù ininterrottamente cercando di trovare un appiglio a cui tenersi affinché non crollasse, non venissero giù quelle recensioni che cercava di costruirsi attorno.
La vide mordersi il labbro e lui sarebbe voluto essere l'unico a poterlo fare, stringere quelle labbra e baciarla.
-Sai che ti dico?- domandò retorico.
Non gli interessava sapere cosa lei pensasse, tanto avrebbe sempre detto di no comunque ma non poteva e non voleva accettare un rifiuto dettato solo dalla paura di lasciarsi andare. –Noi due staremo insieme, io ti amerò e tu farai quello che cazzo ti passa per quella testa..-
-Stef..-
-No, niente Stefano.- la fermò. -Io farò quello che cazzo ho voglia di fare e se farà male? Che cazzo te ne importa?!- Urlò così forte, così tanto che le mura tremarono.
Anche l'ultimo mattone venne giù, perché combattere se lui avrebbe sempre continuato a lottare? Si avvicinò precipitosamente a lei avanzando sul letto. In ginocchio davanti a lei sorrise prima di baciarla e lei gli permise di farlo. Non le importava altro se non di quel bacio voluto da così tanto tempo che lo avrebbe anche elemosinato se fosse stato necessario.
Sollevò il top che indossava e lei facesse lo stesso con la sua t shirt. Petto contro petto. Osservò quel corpo e slacciò il reggiseno lasciandola nuda. Le accarezzò i seni lentamente mentre lei fissava quei gesti e fremendo affinché andasse oltre, non si fermasse. Scostò i capelli e li portò indietro così da poter guardare quel viso addolorato.
Le sue mani esili toccarono il suo petto tonico, costatando che tutto fosse li davanti a se e che non si trattasse di un sogno. –Sei reale- Sussurrò facendolo ridere e annuire.
Le labbra di lui iniziarono a baciarla mentre lentamente la portava indietro facendo poggiare la schiena sul letto morbido su cui avrebbero trascorso i successivi giorni senza mai uscirne.
Completamente nudi, privati anche degli ultimi indumenti ancora addosso, rimase su di lei contemplandola in tutta la sua bellezza.
Tutto quello era suo, si disse.
Passò la lingua sulle labbra inumidendole prima di toccarla ancora una volta. Stefano fece scivolare la mano tra le sue gambe, che Carla allargò eccitata. Con un rapido gesto tu in mezzo a queste in ginocchio a guardarla dall'alto mentre sapeva che stesse solo aspettando di sentirlo. Le si leggeva in faccia il brivido di quel momento.
Premeva sul suo corpo senza mai darle quello che continuava a chiedergli silenziosamente con gesti che tutti avrebbero sicuramente accolto senza indugiare, ma non voleva solo questo. Voleva molto di più, di lei chiedeva corpo e anima e tutta se stessa.
Avrebbe potuto anche continuare a toccarla senza mai farla sua se lei prima non gli avesse detto che c'era, c'era sia il suo corpo, sia la sua anima.
-Stefano sono qui- Gemette mentre affondò le unghia sul suo petto con avidità di possedere quel corpo. Stefano, però, scosse la testa
Riprese a baciarla, a morderle la pelle così tanto lentamente contorcendosi per quanto stesse soffrendo, quell'insulsa agonia a cui aveva deciso di sottoporla. Ma Carla, in un abile gesto, capovolse la situazione: fu sopra di lui con le gambe a cavalcioni e il suo viso ad un palmo di distanza.
Iniziò a baciarlo scostandosi i capelli sciolti su di un lato. Passò la lingua sui suo addominali scendendo sempre più giù, mentre le sue mani cercavano le sue e che fece intrecciare quando le trovò con estrema facilità. Gli occhi di Stefano strabuzzarono di piacere, le sue labbra lo accarezzavano e non seppe dire di no osservando come si muovesse esperta eccitandosi ad ogni secondo a dismisura.
Continuò ancora e ancora fino a quando non gli sentì urlare il suo nome tirandola su non appena capì di non poterle resistere. –Vieni qui!- E tenendola per i fianchi entrò. Inspirò portando la testa indietro ma felice che finalmente quel momento fosse arrivato. I loro corpi si mossero a tempo mentre la perle imperlata di sudore fungeva da olio affinché non fossero impacciati nei movimenti.
Morse il labbro inferiore di lui quando venne e lasciò che lui facesse lo stesso stringendo i suoi fianchi in modo deciso. Il corpo esausto di lei si poggiò sul suo petto ascoltando il suo cuore battere con l'orecchio poggiato sopra.
-Abbiamo fatto l'amore- Le disse. -..per la prima volta-
Lei sorrise felice ma senza farsene accorgere.
"Io mi innamorerei pure di te, ma non ho più soldi per la psicoanalisi." (C.B.)
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top