Capitolo 28.

Stefano avrebbe aspettato il tempo che occorreva affinché capisse di non dover più assecondare i suoi stupido giochi. La osservò sorridere, aspettando delle scuse, ma consapevole che mai sarebbero arrivate.

-Ho molto sonno e parecchio lavoro arretrato, se non dobbiamo dirci nulla preferirei andare a dormire- Spiegò.

Non riusciva a guardarla negli occhi.

-Delacroix- cantilenò. -..mi sta dicendo che lei non ha intenzione di aspettare e che se ho qualcosa da dirle dovrò farlo adesso?-

Era consapevole delle sue intenzioni.

-In realtà, ti sto solo dicendo di essere stanco-

Lasciò che Carla avesse giusto il tempo di metabolizzare il concetto e poi tornò per la sua strada.

-Buona notte-

Carla lo guardò proseguire senza nemmeno voltarsi e lentamente il suo sorriso scomparve sostituendosi ad una smorfia di disapprovazione. –Stefano, non provare a giocare con me, rischi di perdere!- Lo provocò aggressiva.

Sembrava che di colpo fossero tornati alla prima sera, a quel primo incontro in cui entrambi non erano consapevoli quanto le loro vite sarebbero cambiate da quel momento.

-Stefano!- Lo chiamò. –Voglio che tu venga a New York con me-

Ancora una volta pensava di poter fare il suo gioco, senza assumersi la responsabilità delle sue azioni; aveva sempre vissuto con la consapevolezza che tutto le fosse dovuto e tutto le fosse lecito, ma Stefano non avrebbe più tollerato comportamenti simili. Se non avesse tentato di cambiare, le loro vite avrebbero preso strade differenti.

Si bloccò, stanco. -Mi dispiace, ma stavolta andrai da sola-

-Non ci vedremo per molto tempo-Tentò.

-Il tempo necessario perché tu possa capire- Stefano voleva davvero che Carla avesse la capacità di chiedere scusa.

-E tu?-

Si voltò per guardala ma senza avvicinarsi. -Io ho già capito Carla-

Quelle parole furono dette con grande dispiacere e un'infinita verità alle spalle. Stefano aveva capito che quella persona non lo avrebbe mai lasciato andare se non fosse stato in grado di liberarsene ora che ne aveva la possibilità. Vedeva Carlos, succube di quell'amore dannatamente ossessivo e non avrebbe mai sopportato di vivere in quel modo, di non poter sentire quella donna solo sua, di non essere mai sicuro di cosa lei provasse per lui.

Avrebbe lasciato farle fare la sua strada affinché lui recuperasse se stesso.

Carla lo guardò seria.
Non stavano più giocando, si rese conto solo adesso. Erano lei e lui come poche volte accadeva per davvero. I reali momenti in cui tutto il resto era fuori dal mondo era solo quando le sue labbra poggiavano su quelle di lui o quando i loro corpi divenivano una sola cosa.

Aveva gli occhi scuri, cupi, bui, Stefano percepiva quella freddezza anche da lontano nonostante considerasse quella ragazza l'essere più bello mai visto prima.

Amare qualcuno accecava, annebbiava, perdeva l'uso della ragione e pensava che qualsiasi cosa facesse o dicesse fosse giusto; lui però avrebbe voluto vivere beneficiando solo di quei pochi momenti di felicità in cui Carla era solo Carla? Non credeva di meritarselo dopo tutto.

-Buona notte Carla- Ripeté tornando sui suoi passi cercando di non pensare a quanto avrebbe desiderato stringere quell'esile corpo a se.

-Stefano?- Le vacillò la voce per un secondo.

Lui si voltò senza proferire parola.

-Abbracciami, ti prego!-

I suoi passi si fecero veloci, i suoi occhi non si alzarono mai e il suo cuore iniziò a battere forte. Si aggrappò al corpo di lui bisognosa di quell'amore che sapeva c'era tra loro, ma che nessuno dei due aveva mai pensato di pronunciare all'altro. Perché? Si domandò Carla ingenuamente.

Si era ripromessa non avrebbe più pronunziato quelle due semplici parole. Guardando Stefano, però, quella certezza le mancò. Eppure non poteva farlo, non adesso, non così.

La sua presa divenne forte, poggiò la testa sulla sua spalla chiudendo gli occhi. Inalò il suo profumo, la sua aria e i suoi ricordi legati a quell'unico abbracciò.

-Soffriremo?- Domandò debolmente.

-Si- Non le mentì.

-Non voglio più farlo- Scosse la testa stringendolo forte fino a fargli mancare il fiato.

Era difficile riuscire a dirle di no, quando ogni singola parte del suo corpo non faceva altro che tentare di cedere. Era convinto però, doveva resisterle.

-Non so nemmeno perché tu non voglia più farlo- Sussurrò quelle parole così vere che colpirono Carla nel più profondo del cuore.

Così nitido nella sua mente quel ricordo lontano faceva ancora male, non era ancora pronta a lasciarsi alle spalle ogni cosa, non era pronta a svelarsi fino a quel punto.

Stefano esitò qualche istante ma stringerla a se fu inevitabile. Le sue braccia avvolsero Carla, le sue mani toccarono quei lunghi capelli ricci e la sua mente ripercorse passo dopo passo ogni singolo momento vissuto insieme. Illusioni, aspettative, speranze erano ancora vive in lui nonostante avesse cominciato a smettere di credervi.

STEFANO E CARLA COPPIA SEMPRE Più AFFIATATA, LEI E LUI UNA SOLA PERSONA.

CARLA SALUTA IL SUO RAGAZZO PRIMA DI SALIRE SUL PRIMO VOLO PER NEW YORK.

STEFANO DELACROIX: SARA' STAVOLTA L'UNICO E IL SOLO?

Il suo volo privato atterrò a New York in perfetto orario, il suo orologio segnava esattamente le sette del pomeriggio e tra poche ore avrebbe rincontrato vecchie amicizie.

Stefano avrebbe visto e lei avrebbe sperato.

-L'auto ci attende- L'avvertì Carlos distratto da quelle foto che ritraevano Stefano e Carla stretti l'uno all'altra.

Lei ancora una volta era corsa da lui nonostante tutto.

La differenza tra lui e Stefano era abissale, se ne rendeva conto soprattutto con il passare del tempo, quando leggeva negli occhi di lei la mancanza di quell'affetto che solo Stefano sapeva darle. Conosceva abbastanza quella ragazza da percepire anche ora come la sua anima stesse soffrendo.

-Ok-

Nascose il viso sotto un paio di occhiali da sole e indossò una felpa con il cappuccio affinché il suo aspetto fosse nascosto al mondo. Sentiva ancora il bisogno di un abbraccio e sapeva che poteva solo Stefano soddisfare quella sua voglia, ma lui aveva scelto di non seguirla, di iniziare il suo gioco di potere che lei fino a quel momento aveva sempre gestito da sola.

-Ho prenotato una cena per questa sera con alcuni produttori- Carlos curava la vita di Carla sotto ogni aspetto lavorativo, la sua carriera veniva prima di ogni altra cosa. Gettò il suo telefono personale all'interno della borsa da viaggio e riprese quello da lavoro.

-Non ho voglia- Rispose con poca importanza.

-Carla non scherzare-

Lo guardò sorridendo a mala pena. -Dico sul serio-

Increspò le labbra e tornò a fissare un punto fermo davanti a se cercando di placarsi. -Puoi annullare la cena, prenderò qualcosa in camera-

Alcuni riconobbero Carlos costringendolo ad accelerare il passo tirando Carla per un braccio. La tirò con prepotenza stanco dei suoi vizi.

-Cosa hai intenzione di combinare, eh? Non puoi, per una buona volta, rimanere fuori dai guai? Ti è davvero così impossibile? Stefano non correrà da te, lui non lo farà più. Ti lascerà sola stavolta- Le teneva un braccio provocandole dolore.

-Tu non sai nulla!- Brusca lo spostò stringendo i denti al pronunziare quelle parole.

-Si, invece lo so. So che non riesci ad ammettere a te stessa una semplice verità Carla. Non sarà la stessa cosa, non correrai gli stessi rischi e io sono stanco, davvero stanco, di stare dietro a questo tormento-

-Carlos stai zitto!- Urlò.

Non voleva ascoltare, non voleva sentire nulla se non stessa. Tappò le orecchie non permettendo di farle del male.

-No, Carla. Stavolta invece parlerò, non voglio più stare a guardare. Io ti amo, ti amo e lo sanno tutti quanto io tenga a te, ma so che non sarai mai mia e io non vorrò mai essere solo questo- Si indicò davanti alla realtà dei fatti. -Quindi lascia perdere tutto quanto, lasciati andare a questo stupido sentimento che ti lega ad una persona che non è lui, non è Adrien-

Silenzio.


Stefano cadde esausto sul divano di casa sua con la consapevolezza che andare a letto era l'unica possibilità di scelta, dopo quella estenuante giornata appena trascorsa.

-Fratellone!- Sofia lo raggiunse. –Vedo che oggi sei proprio in forma- disse sarcastica.

-Non lo vedi? Sono proprio pronto a far festa!- Rise ad occhi chiusi immaginandosi già nel suo letto, lontano dagli accumuli di stress di quei giorni.

-Stupido- Guardò il fratello preoccupata mettendosi al suo fianco come facevano da bambini. –Ste'?- Lo chiamò.

-Se hai intenzione di chiedermi per l'ennesima volta come sto giuro che diventerai una senza tetto- La minacciò.

Era stanco di ricordare a se stesso come stesse. Credeva che, anche se non fosse stato bene, nessuno avrebbe potuto fare nulla per lui.

-Sei un ingrato. Un fratello ingrato e cattivo-

-E tu una sorella testarda e rompi palle- Prendendola per un braccio l'avvicinò fino a farla poggiare al suo petto circondandola in una presa forte.

–Questo è quello che succede quando pensi di voler fare del bene alla gente attorno a te- Lo colpì leggermente con una sberla. –Ti va se facciamo una serata tra fratelli?-

-Sono stanco So'- E anche se non lo fosse stato non sarebbe mai uscito. Da diverso tempo, precisamente da quando si era legato a Carla, la gente lo riconosce per strada, lo fermava, chiedeva informazioni su di lei. Diventava faticoso quando il suo scopo era quello di non pensarla.

-Dobbiamo solo uscire a mangiare qualcosa e poi tornare a casa, che sarà mai!-

Conosceva la sorella, sapeva che non si sarebbe mia arresa. Così preferì cambiare argomento a suo favore. -Hai trovato lavoro?-

-Ma tutto questo interesse per la mia vita lavorativa da quando?- la sorella sbuffò e sollevò gli occhi al cielo infastidita da quel cambio di argomento così scomodo.

-Da quando vivi in questa casa e mamma e papà mi chiedono cosa tu stia combinando-

-Puoi dire loro che anche io ho un telefono e possono tranquillamente chiamare me- Mentì. Sofia deviava le loro telefonata ogni qualvolta questi le telefonassero.

Stefano sospirò.–So'?-

-Ste'?-

-Stiamo bene?- domandò mentre l'espressione di dispiacere toccò gli occhi di entrambi.

-Ho bisogno di te fratellone- La sua mano strinse quella di Stefano, aveva bisogno di tornare bambina dimenticando tutto quel mondo che sembrava essere avverso nei confronti di entrambi.

-Penso che dovremmo uscire-

Le labbra di Sofia si allargarono in un'enorme espressione di felicità. –Vado a cambiarmi!-

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