Capitolo 26.
Attendevano pazientemente da diversi minuti che Sofia li raggiungesse: decisi che quello sarebbe stato il modo migliore per permettere a tutti quanti di darsi una chance: avevano organizzato una serata tra amici invitando anche lei. L'aria in quella stanza era cupa, difficile, ad ogni secondo trascorso Benny si domandava come tutto si sarebbe svolto, se qualcuno avesse tentato di toccarla.
E se avesse perso la pazienza? Si chiese preoccupato.
Poteva esplodere da un momento all'altro e non avrebbe potuto più mentire.
-Vuoi che la chiami io?- Domandò Matteo a Benny.
Benny scosse la testa. -Ha detto dieci minuti. Diamole dieci minuti- Guardò il suo riflesso in un specchio, aveva l'aria di chi stesse andando ad un funerale.
Matteo sorridendogli intrecciò la mano alla sua sedendosi al suo fianco. Si sentiva a disagio perfino in quei piccoli atteggiamenti quotidiani, aveva sempre amato farsi toccare in quel modo da Matteo ma non riusciva più ad essere lo stesso da quando, guardando il ragazzo moro, vedeva solo una biondina tutto pepe.
-Sofia, guarda che stiamo aspettando solo te!- Urlò esausto Benny. L'aria del cambiamento era percepibile nell'aria, Matteo aveva solo paura di accettare che tutto potesse succedere a loro che avevano sudato per raggiungere quella stabilità ormai del tutto svanita da quando qualcosa turbava il loro benessere. L'uomo del quale si era innamorato non esisteva più.
La porta si aprì, un ticchettio di tacchi annunciò il suo ingresso nel loro piccolo salotto. Sofia. I suoi capelli raccolti su di un lato le lasciavano il collo scoperto, quello stesso che lui trascorreva a consumare di baci, l'abito senza spalline mostrava anche le sue spalle.
-Possiamo andare?- Sprizzava gioia, mentre aggiustava il suo abito lungo dalla gonna colorata.
-Sei bellissima So!- Urlò Matteo, mentre Benny non riuscì a dire una sola parola. Avrebbe voluta stringerla a se, toglierle quell'abito e fare l'amore per tutta la notte.
Sofia rivolse un'occhiata veloce a Benny e poi ringraziò Matteo con dolcezza. -Grazie- sussurrò.
-No, sul serio sei un incanto. Questa sera potresti anche fare conquiste. I nostri amici ti adoreranno-
Benny lo guardò di scatto in malo modo quando sentì quelle parole. -Andiamo?- Disse stizzito non sopportando nemmeno l'idea che un uomo si avvicinasse a lei
Sofia guardò Benny mentre recuperava qualcosa da mettere dentro la sua borsetta, qualcosa lo turbava e non riusciva a capirne la ragione.
Forse non voleva che lei trascorresse del tempo con loro? Si era pentita di aver detto di si a Matteo.
Come sempre, in occasioni di totale imbarazzo, i viaggi in auto risultavano esserlo ancora di più. Benny guidò la sua Audi silenzioso, mentre Matteo scrutava senza farsi notare il volto del ragazzo e Sofia cercava in tutti i modi di non incontrare i suoi occhi dallo specchietto retrovisore. Quando arrivarono, Matteo scese dall'auto per primo; si sentiva soffocare davanti a tutta quella tensione, sapeva di essere fuori luogo quando quei due erano nello stesso posto. -Vado avanti per cercare gli altri, ci vediamo dentro ok?- Benny annuì soltanto.
Fece scendere Sofia dall'auto e i loro corpi vennero a contatto per pochi secondi per la prima volta in quelle ultime 24 ore. Fu sufficiente affinché si risvegliasse qualcosa in loro.
-Sei sicuro non sia un problema che io sia qui con voi?- Doveva chiederglielo. Non si sentiva a suo agio e voleva sapere, aveva bisogno di sapere se per lui fosse un problema la sua presenza.
Benny sorrise, lei era talmente bella e innocente che non poteva non farlo. -No-
-Sicuro?- insistette.
Ma lui si avvicinò pericolosamente al suo viso. - Sei bellissima- Le sussurrò così vicino che se solo si fossero mossi le loro labbra si sarebbero toccate. Avrebbe certamente agito diversamente se non si fossero trovati in quel luogo scomodo per chi, come loro, viveva il proprio amore in modo discreto, isolato dal resto del mondo. Le prese la mano per condurla fino all'entrata dove ad attenderli trovarono il resto del gruppo.
Matteo, che rideva e scherzava con gli altri, smise di farlo quando i suoi occhi caddero su quelle due mani strette l'una all'altra.
-Eccoci- Esclamò Benny, mentre Sofia timida sorrise ai presenti.
-Tu sei la sorella di Stefano?- Domandò immediatamente Raffaele, il ragazzo sicuro e pieno di se del gruppo.
-Si-
Il ragazzo sfoggiò un sorriso disarmante. -Piacere sono Raffaele- I suoi ricci castani le ricordarono quelli di Benny, ripensò a quel momento trascorso in bagno mentre lo osservava sistemarli con cura chiacchierando nelle mattinate prima del lavoro.
Il resto del gruppo venne da se: la mora, la bionda, il rosso, il paffuto. Erano un branco di gente adulta, ma con nessuna voglia di esserlo.
-Ragazzi credo che il tavolo sia pronto per noi- Si intromise Giovanni, il rosso, ma anche quello che più di tutti amava la vita notturna.
Chiunque prestasse attenzione a Sofia cadeva nel mirino di Benny, il quale non le staccava gli occhi di dosso mentre il gruppo rideva e scherzava. Qualcuno chiese notizia di Stefano, altri ricordarono la sua storia con la tenebrosa Carla Sassi, nessuno conosceva chi fosse veramente e ognuno di loro manifestò la propria idea sulla coppia infastidendo chi invece sapeva chi fosse.
-Ti ha chiesto se hai conosciuto Carla- L'attenzione di Benny non era per nessun'altro, quella domanda senza una risposta fece calare il silenzio. Matteo lo guardò senza poter dire altra parola, per la prima volta capiva che non sarebbe più stato il suo ragazzo.
-Si- rispose senza aggiungere altro.
-Certo che potrebbe presentarla anche a noi!- Disse una delle due ragazze.
-Beh, lei è molto impegnata e Stefano riesce a malapena a vederla- Sofia li difese.
-Ho capito, ma tuo fratello va a letto con la Sassi, Carla Sassi- ripeté il suo nome come se non fosse chiaro a nessuno.- E cosa fa? Se la tiene solo per se? No parliamone ragazzi- Risero tutti quanti alla battuta di Raffaele.
-Prometto che metterò una buona parola- Lo stuzzicò Sofia ammiccante.
La scena non passò inosservata a Benny, che senza dire una parola tentò di trattenere ogni suo istinto sempre più preoccupato che la serata potesse degenerare. Tutti i presenti, ignari di cosa stava accadendo, presero da bere trascorrendo con spensieratezza la serata.
Brindarono un paio di volte, brindarono così tanto che alla fine ridevano senza un reale motivo e Sofia, non abituata, sentì un caldo improvviso. Tutti riuscivano a divertirsi meno che Benny, il quale non lucido iniziava ad avere il bisogno di fuggire con Sofia al suo fianco.
Matteo ricordò le prime volte insieme a Benny: era solo un ragazzo preoccupato di conoscere chi fosse e lui con fatica era riuscito a renderlo consapevole di se stesso. Quegli occhi spaventati erano tornati; la sua debolezza più grande era capire chi essere, ma in fondo sarebbero bastati quei due occhi chiari e tutto sarebbe stato possibile. Non avrebbe mai riavuto chi con fatica e amore aveva aiutato a crescere perché quello che li legava era molto più forte. Lo vide avvicinarsi a Sofia, attirare la sua attenzione, perdere la pazienza quando qualcuno tentava di avvicinarsi a lei. Il suo cuore smise di battere.
-Hai intenzione di ballare ancora per molto? Vorrei tornare a casa!-
Sofia lo guardò con aria stranita -Mi sto divertendo- gli fece notare con un tono abbastanza ovvio.
-Ho visto, ma voglio tornare a casa, sono stanco.
Si vide costretta ad annuire senza replicare -Matteo?-
-Anche lui vuole tornare a casa-
-Viene a dormire da noi?-
-No, a casa sua-
-Io mi sono ufficialmente innamorato di te- Urlò Giovanni facendo ridere Sofia. Benny non rise, aiutò Sofia a recuperare le sue cose fuggendo con Matteo al seguito che fino all'ultimo avrebbe sperato.
Sofia non disse una parola, si chiuse nel suo mondo stanca di dover sopportare tutto ciò. Avrebbe voluto vivere la sua vita serenamente, essere felice e sorridere quando l'uomo del quale era innamorata la sfiorava; era stanca del continuo senso di consapevolezza al quale era stata sottoposta a causa delle sue parole, si sentiva sbagliata pur sapendo di non esserlo, continuava a illudersi che tutto sarebbe prima o poi cambiato ma niente sarebbe cambiato.
Carla arrivò in Italia quando ormai le luci del giorno stavano abbandonando quella estenuante giornata. Era tornata ricordando quanto solo poche ore prima era stata tanto felice, tanto da pensare che si potesse vivere in qualche modo in questa assurda vita.
-Carla?- La chiamò Carlos con estrema dolcezza. I suoi occhi castani erano spenti. Osservò l'uomo al suo fianco e fu triste. -Dobbiamo andare- Le tese una mano a cui le si aggrappò senza indugiare troppo.
-La via è libera, indossa gli occhiali e metti il cappello, se riusciamo possiamo arrivare a casa senza che nessuno sappia del tuo arrivo- Asserì Carlos. La gente distratta trasportava le sue valigie senza accorgersi che di fianco a loro ci fosse Carla Sassi.
Lei osservava quei visi a cui mai poteva davvero prestare attenzione; vedere come dall'espressione della gente potesse sapere come stessero veramente era impressionante. Una macchina così perfetta come questa ingannava con le sue stesse mani quando lasciava spazio a sentimenti ed emozioni.
Lacrime di gioia di un uomo anziano di fronte al figlio ritrovato dopo anni di lontananza; un sorriso di una donna sola. Proprio perché le apparenze ingannavano nessuno delle due emozioni si mostrava per quello che era veramente.
-L'auto è qui- L'avvertì Carlos.
.....Poi una voce.
-Carla Sassi?- Una bimba. Una deliziosa bimba di poco più di sei anni si avvicinò a Carla con due grandi occhi castani e un sorriso innocente. Accompagnata dalla madre, che le stringeva la mano, più volte le mise fretta.
-Signora noi saremo di fretta- Carlos si pose tra lei e la bambina preoccupato.
-Carlos?- Lo fulminò con gli occhi. Oltrepassò la figura dell'uomo e si calò sollevando gli occhiali che le coprivano il viso per sorridere alla bambina di fronte a se. -Ciao piccolina- Il gesto della bambina fu istintivo, abbracciò la ragazza di impulso lasciandola senza parole. La voglia di stringere, in quello stesso modo, un ricordo sbiadito le fece male.
-Carla sei bellissima- le disse non lasciando che potesse mettere fine al loro abbraccio.
-Quanti anni hai?- Le chiese dolcemente.
-Sei anni- Ammise con fierezza.
-Ma allora sei una bambina grande!- La mamma sorrise quando la piccola urlò felice. A quanto pare Carla Sassi non aveva nessun limite né per grandi né per piccini, entrava nelle loro vite e le rendeva diverse.
-Vuoi fare una foto?- domandò la madre cercando l'approvazione di Carla che naturalmente non si oppose. La bambina strinse felice Carla e il momento venne immortalato. -Mille grazie- disse la donna vedendo l'espressione felice della figlia.
Bastava un secondo, un gesto, un sorriso e Carla Sassi rendeva la vita di qualcuno migliore, perché non fosse in grado di riuscire a fare lo stesso con se stessa fu la domanda che si formò nella mente di Carlos, il quale si dimenticò tutto il resto ammaliato da lei.
-A presto piccolina- Carla si mise in piedi. Il ricordo le faceva male ma era ugualmente felice. Si aggrappò alla manica di Carlos che capì subito senza bisogno di aggiungere altro. Mise una mano sulla spalla della ragazza facendole segno di tornare in auto, annuì salutando poi ancora una volta la bambina felice di aver finalmente potuto stringere in un abbraccio la sorella maggiore che avrebbe sempre desiderato avere.
Il silenzio regnò per il resto del tragitto fino al suo appartamento, Carla osservava il mondo fuori come era suo solito fare e Carlos preferì occuparsi del lavoro invece che disturbare quel momento di solitudine a cui lei abitudinariamente si legava. Sapeva cosa sarebbe potuto accadere di li a poco e necessitava di raccogliere le idee e trovare la forza per affrontare quelle due persone rimanendo forte e temeraria.
-Saranno qui a cena tra poco- Annunciò Carlos che entrò in camera di Carla quando lei si distese sul suo letto. -Vuoi che ti prepari qualcosa?-
-Vorrei solo capire quanto tempo ancora dovranno rimanere nella mia vita-
-Credo ancora a lungo- era inutile mentire, Cinzia e Simone non avrebbero mai lasciato in pace la figlia.
-Allora voglio andare fuori a cena- disse bruscamente sistemandosi meglio sul letto con le gambe al petto e il mento sulle ginocchia.
-Fuori?- Ripeté Carlos cercando di capire.
-Si- Si mise in piedi celere, non appena capì di non poter rimanere ferma perché altrimenti i pensieri avrebbero continuato ad invaderle la mente. -Prenota il mio tavolo al solito ristorante. Saremo li per le nove- Lo lasciò attonito.
-Cosa ti passa per la mente?- Voleva quanto meno sapere a cosa sarebbero andati incontro una volta che lui avesse fatto quanto avesse chiesto, ma Carla si voltò di scatto.
-Fai semplicemente quanto ti ho chiesto- Duramente abbandonò la stanza.
Un abito lungo, rosso, fino ai piedi, uno spacco vertiginoso fino alla gamba, tacchi neri e capelli sciolti: gli occhi di Carlos furono costretti a sbattere le palpebre più volte quando si presentò davanti a lui. -Cosa..?- Gli mancavano perfino le parole per dire quello che la sua mente stava tentando di elaborare.
-L'auto?-
-Giù-
Annuì seria. -Loro?-
-Un'auto prenderà anche loro. Abbiamo appuntamento al ristorante- immobile, non riusciva a muovere un solo centimetro del corpo. Carla si mosse mostrando la gamba nuda che fece deglutire Carlos talmente forte che sentì un'eccitazione salire improvvisamente.
-Credi che...-
-Credo- Lo interruppe. -..tu debba solo accompagnarmi, al resto penseremo dopo- Sollevò gli occhi e l'immagine di Carlos la fece sorridere. Nelle ultime settimane si era così tanto concentrata su Stefano e su quello che loro stavano vivendo da essersi dimenticata che la divertiva vedere Carlos imbarazzarsi davanti a lei, quando indossava qualcosa di elegante.
-Vuoi rimanere li a guardarmi ancora per molto?- Aggiunse sornione.
Come immaginava la stampa era stata avvisata del suo arrivo, fotografi da tutte le parti immortalavano il momento epico: Carla Sassi e la sua famiglia riunita. O quasi.
Carla scese dall'auto disinvolta, sicura come sempre lo era stata davanti al mondo intero; accennò un sorriso e si mostrò disposta a qualche scatto. Qualcuno tentò alcune domande.
Camminò lentamente seguita da Carlos e infine da Cinzia e Simone. I due mostravano ampi sorrisi: Simone cingeva il fianco della moglie nel suo abito blu e Cinzia sorrideva da labbra contornato di rosso mentre permetteva al marito di starle così vicino.
-Vogliamo accomodarci?-
Carla osservò la scena ridendo di loro: quando è corruttibile l'animo umano davanti alle frivolezze della vita, quanto è possibile ottenere quando si ha un animo così povero e meschino?
Il tavolo era disposto su un lato abbastanza discreto, Carla voleva mangiare in solitudine almeno in determinate occasioni e voleva che tutto fosse sempre perfetto. Ordinava il solito menù della casa e non ammetteva nessun cambiamento. Lo chef conosceva alla perfezione i gusti raffinati della ragazza, ma conosceva ancora di più quanto potesse essere incline alla rovina della sua carriera se mai avesse portato al suo tavolo qualcosa che non fosse di suo gradimento. Come sempre lei incuteva timore a chiunque le stesse vicino.
-Tesoro, sono così felice di rivederti- Cinzia sorrise cercando di afferrare la mano della figlia che con estrema riluttanza la scansò immediatamente.
La donna smise di ridere, non voleva certamente che quello fosse il loro momento di pace fingendo che tutto il resto non fosse reale, ma non poteva permettersi di sbagliare ancora con lei, aveva bisogno della figlia più di quanto potesse mai credere veramente.
-Volevamo solo sapere come fosse andato il viaggio- tentò Simone mostrando un meraviglioso sguardo a Carla che non si risparmiò di schivare.
-Immagino possa esserci sotto un buon motivo per cui noi, questa sera, siamo seduti a questo tavolo fingendoci la famiglia Sassi perfetta, no?- Non le importavano quelle finte smancerie e sapevano quanto fosse difficile anche solo pensare che il loro rapporto potesse mutare.
-Guarda che siamo sempre i tuoi genitori, noi possiamo anche essere stati i peggiori ma lo siamo e fino a prova contraria tu ci devi..-
-Vi devo cosa?- Carla non tollerava le venisse parlato in quel modo,tanto meno da Simone Sassi.
L'aria tesa era percepibile ad occhio nudo, si sentivano soffocare preoccupati di sapere cosa Carla avesse in serbo per loro, certi che dietro a tutto ciò ci fosse qualcosa.
-..Carla noi vogliamo solo tentare di essere migliori. Non ti chiediamo di perdonarci adesso- Cinzia sentiva la disperazione pervaderle tutto il corpo. Cosa avrebbe fatto se Carla non gli avesse permesso di rimanere li con lei?
-Migliori?- sembrava sapesse qualcosa molto di più.
-Si migliori-. Simone alzò il tono di voce senza rendersene conto, Carlos lo ammonì con lo sguardo e lui fu costretto a schiarire la voce per ridimensionare i suoi toni poco pacati. -.. vogliamo esserci- Concluse più addolcito. Carla lo metteva sempre a disagio, mantenere la calma con la figlia per lui era impossibile; era come se gli occhi di Carla, ogni volta, lo rimproverassero di essere stato un pessimo padre, un pessimo marito e un pessimo uomo. Possedeva la grande dote di rendere tutti così inferiori ai suoi e chi ne sentiva il peso.
Carla sollevò il suo telefono. -Una chiamata- Gli occhi di tutti guizzarono sull'oggetto, tra le sue mani, cercando di capire chi fosse il mittente. -Sarà meglio che io risponda- cantilenò.
-Pronto?... Si, sono qui con me....Simone? Beh..- osservò il padre con divertimento, vedeva la paura nei suoi occhi. -.. ha paura-
-Chi è?- Cinzia sentiva l'agitazione crescere, guardò Carlos che non gli seppe dare nessuna risposta. Lui non poteva sapere chi quella persone fosse perché lui non conosceva fino a che punto Carla si sarebbe mai potuta spingere.
I due impauriti si guardarono negli occhi, avevano certamente un passato burrascoso, scheletri nascosti ma sicuramente quel qualcosa che adesso stava intrattenendo una conversazione con Carla non doveva essere una cosa piacevole.
-Si, Cinzia è anche lei qui- La guardò catturando la sua attenzione quando pronunciò il nome. -Credo che abbia più paura di lui- La donna divenne ghiaccio. Carlos la guardò, così simile alla figlia ma così diversa: Carla non aveva mai paura, Cinzia tremava come una foglia.
-Carla smettila- Guardò la ragazza che non lo degnò di uno sguardo. -Credo abbiano capito- Continuò. Non sapeva chi fosse la persona che stava parlando con Carla ma non doveva essere nulla di buono.
Giocò con i suoi occhi castani rivolgendoli prima a Cinzia poi a Simone, poi Simone e infine di nuovo a Cinzia. Vedere come attoniti la osservavano la faceva sghignazzare sempre più, ma avrebbe riso ancora di più non appena loro sarebbero spariti dalla sua vita. Per sempre.
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