Capitolo 2.

-Carla non hai bevuto nemmeno questa mattina, te ne ho portato una brocca piena ma la trovo tutta ancora li- La rimproverò

-Lo so- Mormorò, distratta dall'abito Versace fattelo recapitare quella mattina in occasione del galà di quella sera organizzato dallo stesso stilista. Quell'abito era stato appositamente cucito per lei per rendere omaggio alla sua bellezza, perché per tutti Carla Sassi rappresentava più di un'icona. L'abito portava il suo nome, proprio come lei aveva espressamente richiesto, ogni donna dopo quella sera avrebbe desiderato indossare quello stesso abito.

-Molto bello, non trovi?- Carlos sollevò il capo dal suo Black Berry costatando come quell'abito addosso a lei sarebbe stato ancora più bello.

-Credo sia troppo, Carla- Le fece infine notare.

Ma Carla aveva deciso che per quella sera tutti avrebbero guardato solo l'abito e avrebbero smesso di parlare del suo passato almeno una volta; odiava la gente la fissasse mentre attraversava i red carpet raccontando di pettegolezzi futili e privi di fondamento, almeno per quella sera avrebbero potuto parlare di ciò che era, di ciò che tutto e tutti potevano constatare con i loro stessi occhi.

-L'idea era quella- Confermò. -Ad ogni secondo che passa sto amando sempre più questo abito, sai?-

Guardò quell'abito e poi di nuovo lei, era stanco di dover mediare continuamene tra il suo carattere prorompente e le sue fragilità continue. -Senti, a me non importa quello che farai, ho smesso di andarti contro già molto tempo fa- si alzò recuperando le sue cose.

-Carlos- lo riprese duramente. -Lavori per me, come qualsiasi altra persona, qui dentro. Posso mandarti via quando voglio, ricordalo- Si guardarono negli occhi pochi istanti, ma furono istanti intensi; gli occhi di lui si stancarono presto di reggere il suo sguardo così senza voltarsi né replicando abbandonò la stanza. Sbatté con forza la porta ma per Carla era solo un'altra vittoria, sorrise tornando a specchiarsi.

Decisa che quella sera avrebbe guidato da se ordinò che potesse giungerci a bordo di un aiuto sportiva, proprio come le piaceva sempre fare. Odiava di doversi servire per un evento di uomo che reputava meno di zero, per il semplice fatto di non dovervi giungere da sola; lei poteva essere anche l'unica regina della serata ed essere amata comunque. Carla Sassi non necessitava di nessuno, eccetto che di se stessa.

Una donna possiede tutte quelle qualità che le permettano di condurre una vita senza bisogno di uomo al suo fianco, perché non dovrebbe riuscire ad attraversare un tappeto rosso da sola? Si domandò.

Quando arrivò scendendo dall'auto un ragazzo tentò di aiutarla ma lei del tutto convinta che avrebbe fatto da se lo ignorò calcando il tappeto rosso a testa alta, sguardo fiero e una bellezza inaudita.

Fotografi da tutte le parti esplosero in un fiume di domande e flash non appena fece il suo ingresso. Domande a raffica seguirono, ma lei non avrebbe risposto a nessuna di essa, per quella sera aveva perso l'entusiasmo di sempre, quello di divertirsi con loro inventando domande sempre nuove e bizzarre, alcune spacciate per vere finivano sui giornali con sua grande felicità.

Quella sera, però, non le andava. Voleva solo attirare la sua attenzione con il suo abito verde, con un lungo scollo sul davanti e il seno coperto a mala pena; una spilla impreziosita da pietre luccicanti poco più sotto del ventre tratteneva l'abito, mentre le spalle rimanevo scoperte da un secondo scollo vertiginoso; infine uno spacco che partendo esattamente dall'altezza della spilla lasciava entrambe le gambe completamente nude.

Quando Carla passava il resto veniva oscurato, uomini e donne presenti vennero del tutto ignoranti dalla stampa, unico fulcro di attenzioni era lei con quell'abito. Tuttavia non rimase a lungo sola, attimi dopo fece il suo ingresso Carlos in un abito nero e giacca bianca.

-Sei incantevole- le disse sotto voce all'orecchio, mentre passava una mano dietro la sua schiena sorridendo a qualche fotografo. Carlos era uno dei migliori manager presenti in quel campo, ogni star che si rispettava avrebbe voluto un uomo come lui al suo fianco, ma lui aveva sempre scelto credendo in quel lui e lei, che lo faceva ogni giorno sperare in un futuro noi.



Dall'altra parte della città un ragazzo di bell'aspetto, con i due occhi castani e un capello biondo, sostava davanti lo specchio decidendo cosa indossare per quella serata tra amici a cui il suo coinquilino lo aveva tirato dentro nonostante non avesse molta voglia di festeggiare. Stefano Delacroix negli ultimi tempi si era tanto concentrato sul suo lavoro che tutto il resto sembrava annullarsi. Ma aveva comunque acconsentito, felice di poter trascorrere una serata in compagnia dei suoi amici tra i chiacchierate e calici di vino.

-Se non fossi il mio migliore amico giuro che mi potrei innamorare di te!- Benny fece il suo ingresso, nella stanza di Stefano, agghindato di tutto punto per la serata con quei riccioli fintamente scompigliati e un sorriso più spavaldo del solito.

Legati da un profondo legame di amicizia e rispetto, il loro rapporto aveva superato anche quelle che apparentemente potevano essere spacciati per dei paletti; si conoscevano da quando erano bambini e nonostante tutto avevano continuato ad essere legati l'uno all'altro, anche quando le loro vite sembravano aver preso percorso differenti, uno diventando avvocato e l'altro intraprendendo la vita mondana di Milano attorno al giornale New Magazine.

-Ricordami ancora una volta perché questa sera stiamo uscendo?- Gli mostrò due diverse cravatte sapendo avrebbe sicuramente scelto quella giusta, a differenza sua.

Benny gli si avvicinò sbuffando, strappandogli dalle mani la cravatta rossa e sistemando meglio il colletto della camicia. -Matteo. Lui deve sapere che riesco a vivere da solo anche senza di lui, soffrirà come io sto soffrendo-

Stefano sospirò consapevole non ci fossero speranze. -Ma perché non gli parli chiaramente, scusa? Digli che non vuoi nessuna pausa di riflessione e mettiamo fine a queste sceneggiate-

Ma mentre uno era convinto che le scelte migliori fossero quelle dirette, l'altro sosteneva tutto il contrario. -Scherzi? No ci penso nemmeno- Esclamò facendo qualche passo indietro, osservando come stesse bene con addosso quell'abito.

-Va beh, senti o parli con lui o io non ti seguirò più in queste serate folli-

-Non sembravi dello stesso parere quando, ieri sera, Stefania ha chiamato per andare da lei? Oh certo, io sono solo l'amico sfigato- piagnucolò mettendo il broncio.

-Be smettila- lo riprese Stefano. Il suo amico sapeva essere facilmente detestabile quando decideva di esserlo e soprattutto quando si metteva in testa qualcosa, difficilmente riusciva a fargli cambiare idea.

Giunsero al locale poco più tardi avendo prenotato precedentemente un tavolo in un locale milanese, consapevoli che in quei venerdì sera non avrebbero trovato nessun posto libero se non si fossero preoccupati di prenotare prima. Al loro tavolo, vi erano già gli stessi amici di sempre, quelli che vedi sole in sporadiche occasioni come quelle ma con cui ormai hai legato nonostante tutto. Salutarono qualcuno dei presenti con pacche sulle spalle e baci alle ragazze ordinando immediatamente dei drink per godersi quella serata.

I venerdì sera, in locali di quel genere, brulicavano di gente da ogni parte stanchi di quella routine cittadina e bisognosi di frivolezze serali. Guardarono in giro un paio di volte, scambiando frasi fugaci con alcuni dei ragazzi.

-Lo hai visto?- Benny si avvicinò all'orecchio di Stefano sovrastando con un tono di voce alto la musica.

Lui scosse la testa. -Potrebbe anche non venire, lo sai vero?-

Benny spalancò la bocca e fece di nuovo quell'espressione di chi ha appena detto un'assurdità. -Ma che amico sei? Dovresti dirmi che verrà e tutte quelle cavolate li-

Stefano sorrise, non sosteneva fossero salutari quel tipo di relazioni, convinto che bisognasse essere sempre chiari con l'altro se si voleva stare insieme. Sperava davvero di non incontrare una persona del genere, a lui non piacevano questi metodi ormai abitudinari tra le nuove generazioni. O è bianco o è nerole mezze misure non occorrono quando ci sono di mezzo i sentimenti, diceva sempre. Lo aveva detto più volte perfino al suo amico, ma lui non aveva sentito altre ragioni.

In quel preciso momento, a varcare l'ingresso, a discapito delle aspettative, non fu Matteo. Stefania De Carolis, con un tubino nero succinto e lo sguardo penetrante rivolto al ragazzo di fronte a se, si mosse verso di loro attirando la loro attenzione.

-Quella è una mangia uomini-  A Benny quella donna non piaceva, sosteneva fosse una di quelle che preferiva stare con ragazzi più giovani di lei solo perché aveva paura di invecchiare e non sentirsi più amata; secondo lui donne che puntavano ad obiettivi come quelli materiali non erano delle vere donne. Lo dimostravano le sue labbra rifatte e i continui ricorsi ad aiuti estetici, senza i quali non sarebbe riuscita ad ottenere quel magnifico aspetto che adesso vantava con fierezza.

-Stefano- Salutò il ragazzo con voce ammiccante una volta giunta vicino ai due.

-Stefania- ribatté lui con un tono malizioso. Conosceva quello sguardo, sapeva esattamente cosa  volesse da lui e non riusciva a credere che potesse concentrarsi così tanta perfezione in una sola donna. Lei rappresentava il sogno di ogni giovane: sexy, disinibita, adulta con nessuna intenzione di avere una relazione seria.

Forse proprio per questa ragione, Stefano aveva iniziato quella strana relazione con lei, tutte le altre avrebbero voluto ciò che lui non era disposto a dare, mentre lei voleva esattamente ciò che lui avrebbe sempre potuto darle. Erano perfetti insieme nonostante non fossero tutti dello stesso parere.

-Ciao Stefania-  Benny intervenne attirando su di se l'attenzione della donna, stanco di quei continui sguardi silenziosi tra lei e il suo amico.

Stefania oltre ad essere una donna insopportabile, adesso era anche una guasta feste. Per colpa sua l'amico non avrebbe più potuto aiutarlo nel suo piano.

-Stefano, ricordi il piano giusto?- Si precipitò a dire sperando fosse ancora su questa Terra. Ma quando lo guardò con attenzione e vide che Stefania aveva ormai rubato tutte le sue attenzioni capì che non avrebbe avuto il suo supporto.

Le offrì da bere e la fece accomodare tra i loro divanetti. -Sei bellissima- disse all'orecchio di lei.

Stefania sorrise. Stefano era il ragazzo che la faceva sentire in un modo totalmente diverso,  nonostante lui avesse detto nessuna relazione a lei andava più che bene, fino a quando lui sarebbe stato una sua unica e sola prerogativa. Lei era una di quelle donna che non condivideva le proprie cose con gli altri, lo era sempre stata, e non aveva la minima idea di cambiare idea.

-Possiamo andare via se ti va. Ho due, tre modi per dimostrarti la mia infinita bellezza- si avvicinò lentamente mentre sfiorava la gamba di lui con audacia e disinvoltura. Sapeva esattamente quali fossero le tattiche da utilizzare con un uomo e questo avvalorava la tesi di Stefano nel continuare quella pseudo relazione con la donna.

Lui sorrise immaginandola già su di se e tutto quello che aveva da offrirgli. -Devo aspettare che arrivi Matteo, il tipo di Benny, poi possiamo andare dovunque tu voglia-

Stefania sorrise, continuando il suo gioco. -Ha bisogno della balia?-

–No, ma gliel'ho promesso. Se vuoi aspettare con me bene, altrimenti puoi tranquillamente andare e io ti raggiungerò dopo-

Stefania lo guardò spostandosi da lui, lo vide farsi serio rivolgendo la sua attenzione da tutt'altra parte. –Vado a cercare Benny- Poi le annunciò lasciandola in asso, con l'ennesima convinzione che essere la sua unica prerogativa era ancora troppo lontana ma le sue speranze non avrebbero cessato di esistere.

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