Capitolo 17.
Stefano non aveva notizie di Carla da diversi giorni, continuava a chiamarla, scriverle messaggi e poi chiamarla di nuovo senza avere nessuna notizia. Più volte aveva ripercorso nel dettaglio quanto era accaduto prima che lei lasciasse il suo appartamento, la sera della cena con sua sorella e Benny, ma nulla sembrava essere un valido motivo.
Controllava più volte il cellulare nella speranza di ricevere una qualche possibile notizia mandandolo in agitazione. Stefania lo osservava silenziosa: Stefano sembrava essere cambiato nelle ultime settimane alternando momenti di gioia, che riusciva a mettere tutti di buon umore, ad altri di totale frustrazione verso il mondo intero; nonostante lui cercasse di non dare nell'occhio si era resa conto che qualcosa in lui non andasse bene.
-Va tutto bene?- Lavoravano fianco a fianco da un'intera giornata ma non aveva aperto bocca nemmeno una volta. La guardò sollevando il capo dalle sue carte con sguardo assente. -Oh..Si tutto bene, grazie-. e tornò a fiondarsi sulla sistemazione degli effetti del contratto.
-Sei sicuro? Se vuoi torna a casa, sistemo io le ultime cose- gli sorrise dolcemente poi controllò il suo orologio. -Abbiamo lavorato tutto il pomeriggio- Constatò premurosa. Si rese conto che se avesse mai voluto avere qualche speranza avrebbe di certo dovuto cambiare atteggiamento in sua presenza.
Stefano annuì accettando ben volentieri l'offerta. -Grazie- Rispose prima di lasciare l'ufficio e quindi anche Stefania il più velocemente possibile.
In auto, aveva più volte ripensato a quello che avrebbe dovuto fare se Carla fosse sparita. Le domande che si facevano largo nella sua mente erano molteplici e alcune sembravano bizzarre perfino a lui. In più mentre credeva che stesse facendo strada di casa si ritrovò come un ladro sotto casa di Carla ad aspettarla. Vista l'ora molto probabilmente sarebbe stata a casa e non notando nessuno nei paraggi decise di scendere dall'auto e andare da lei.
Suonò ininterrottamente senza ottenere risposta. Carla non era in casa o non voleva semplicemente rispondere a lui?
Disperato e angosciato tornò in auto. -Cazzo!- urlò sbattendo la mano sul volante. -Cazzo. Cazzo. Cazzo!- disse ancora.
Provò a telefonare e ritelefonare e poi scese di nuovo. Prima o poi sarebbe dovuta tornare a casa e quando quello sarebbe avvenuto lui sarebbe stato li ad aspettarla. Si sentiva avvilito con se stesso ma più di ogni altra cosa odiava lei con tutte le sue forze.
Mentre rifletteva su tutto ciò un auto nera con vetri oscurati arrivò. -Carla!- esultò. Scese dall'auto velocemente inciampando sui suoi stessi piedi tanto preso dall'entusiasmo di rivedere la sua ragazza. -Carla!- la chiamò ancora quando vide la ragazza scendere dall'auto.
Portava gli occhiali nonostante l'ora, un jeans malandato un maglione stracciato e il capo basso. Stefano capì immediatamente che qualcosa era accaduto in quei due giorni di assenza. Preoccupazione e angoscia si aggiunsero ai suoi pensieri, se fosse successo qualcosa lui lo avrebbe saputo, Carla gli avrebbe raccontato tutto se qualcosa di brutto l'avesse tormentata eppure nonostante fosse convinto di ciò si rese conto che lei lo stava tagliando fuori dalla sua vita.
Carla, quando si sentì chiamare, capì immediatamente di chi si trattasse e sperò con tutta se stessa che lui potesse semplicemente capire e andare via senza nessuna spiegazione.
Si fermò e lo aspettò, Stefano con un'espressione preoccupata si avvicinò a lei. Vedeva in lui quello stesso turbamento che faceva ormai da padrone in lei da quando i suoi genitori erano tornati in città.
-Cosa ci fai qui?- chiese senza troppi convenevoli.
-Che ci faccio qui? Non ho tue notizie da giorni!- Si curò di ricordarle con un tono molto serio.
-I giornali non ti hanno informato?- rispose secca e acida.
Stefano si rese conto ora più che mai che qualcosa di strano fosse accaduto. Il problema era che sui giornali aveva solo letto dell'arrivo dei suoi genitori e tutto si sarebbe aspettato tranne che questo potesse influire sul loro rapporto.
-Ho letto che sono arrivati i tuoi genitori-
-Ecco. Quindi adesso lasciami in pace- lo liquidò frettolosamente riprendendo il suo cammino.
Stefano la raggiunse e l'acciuffò per un braccio. -Tu stai scherzando vero? Cosa c'entrano loro con noi?-
Carla staccò la prese con rabbia. -Ti ho detto lasciami in pace Stefano. Se e quando vorrò sarò io a cercare te-
Aggrottò le sopracciglia continuando a non capire. -No! Tu mi spieghi cosa c'entrano loro con noi e forse allora lo farò-
Carla chiuse gli occhi, tratteneva qualsiasi forma di emozione per paura che questa le si rivoltasse contro, eppure quella sensazione non riusciva a renderla una persona tranquilla come avrebbe sperato. -Quando loro tornano qualcosa succede sempre, Stefano. Loro arrivano qui e io torno indietro nel tempo- Un tono di voce commosso le giocò un brutto scherzo. Stefano lo capì immediatamente.
-Ma io sono qui Carla, io sono qui con te- Si avvicinò prendendole il viso tra le mani lasciandole un bacio sulle labbra. -Sai benissimo che insieme vinceremo su tutti quanti-
Carla sentì le sue certezze vacillare e il suo cuore battere di nuovo. Stefano riusciva a farle sperare che anche lei potesse diventare come tutti gli altri, che anche per lei ci fosse una speranza. Ma non poteva permettere che qualcun altro entrasse in quel vortice nero al quale lei ormai era abituata, tanto più non voleva che quella persona fosse Stefano, il quale era sempre stato buono e comprensivo fin dal primo momento. Non meritava la Carla che lei era per tutti.
-Stefano va via. Ho bisogno che tu mi stia lontano, capisci?-
-No cazzo!- urlò. -Non vado da nessuna parte se tu non mi spieghi e se tu non vieni con me!- fece un passo verso di lei.
Carla lo spintonò via. -Senti Stefano tu non puoi venire qui e decidere per me, chiaro? Ti ho detto di andare via ed è quello che devi fare. Va via!- urlò di rimando.
A quel punto aveva bisogno di sparire nuovamente. Chiamò uno delle sue guardie e fece allontanare Stefano. Lui provò ad opporre resistenza ma quello era troppo alto e grosso perché lui potesse resistergli.
-Carla, ti vuoi fermare!- urlò mentre cercava di svincolarsi dalla presa dell'uomo. -Mi vuoi lasciare testa di cazzo!- ma quello non ascoltò.
Si fermò solo quando vide Carla sparire e le sue guardie dietro di lei. -Carla!- urlò con quanto fiato aveva in gola Stefano, ma lei era ormai troppo lontana affinché potesse sentire quanto aveva ancora da dirle.
-Cosa stai facendo?- una terza voce si inserì in tutto quel caos.
Stefano si voltò e vide Carlos farsi avanti nel suo completo firmato e la sua aria da uomo duro e sicuro di se.
-Devo parlare con Carla Spiegò con fiato corto.
Carlos sorrise appena. -Se lo stai chiedendo a me suppongo che lei non ti voglia parlare. Perciò Sparisci!- Fece segno con la testa al ragazzo di andare.
-Io non vado da nessuna parte testa di cazzo!- Stefano si fece avanti, ma Carlos rimase fermo sul posto.
-Hai intenzione di fare a pugni con me?- Aveva quel tono di voce che Stefano detestava, quello di un uomo che si credeva superiore al mondo ma che di fatto non lo era.
-Ho intenzione di spaccarti quella faccia per toglierti quel sorriso da coglione!- gli intimò Stefano facendosi sempre più avanti.
-Credo che non ti renda nemmeno conto di quello che dici- Fece serio.
-Credo invece che tu non abbia ancora capito che lei non ti vuole. Puoi starle vicino, puoi credere di avere una qualche possibilità ma fidati lei non vuole stare con te- La consapevolezza che Carlos fosse innamorato di Carla per Stefano era ormai una certezza; le sue supposizioni erano reali e lo vedeva chiaro davanti a se.
Carlos finse che quelle parole non lo avessero scalfito minimamente, ma così non fu. -Delacroix, mi faccia il favore di allontanarsi da qui- Sapeva perfettamente quanto avesse ragione: con il tempo aveva capito perfettamente non sarebbe mai stata sua, mentre si rendeva conto che quel ragazzo avrebbe avuto una chance.
-Carlos toccala, prova anche solo a farle qualcosa e giuro che te la faccio pagare- Furioso come mai era stato prima, Stefano non aveva nessuna intenzione di far andare Carlos senza prima aver tolto quel sorrisetto dal suo viso.
-Io e Carla siamo una sola cosa, io e lei siamo qualcosa che tu nemmeno puoi capire- Si difese lui.
-Sei un malato Carlos. Solo un malato!- lo insultò.
Carlos si fece avanti per la prima volta. I loro petti si sfioravano e loro occhi si guardavano intensamente. -Sparisci!- disse a denti stretti.
Stefano lo guardò soddisfatto di aver tolto quel sorriso, sorrise a quello e se ne andò senza dire altro. Non aveva nessuna intenzione di dare spettacolo in quel momento.
Carlos salì in casa ancora nervoso, quel ragazzo riusciva a far uscire il peggio di lui e ogni volta la voglia di prenderlo a pugni in faccia cresceva a dismisura.
Stefano Delacroix era da eliminare ma cosa più importante era sperare che Carla lo dimenticasse.
-Cosa gli hai detto?- Carla era rimasta in piedi ad attendere l'arrivo di Carlos.
-Quello che era giusto dire- rispose schivo lui.
-E quale sarebbero queste cose giuste da dire- insistette lei.
Carlos sbuffò, roteò gli occhi e infine la guardò rassegnato. -Che deve starti lontano-
-Nient'altro?-
-No-
Carla si mise seduta sul suo divano bianco e prese a fissare il vuoto mordendo le unghia nervosa. -Credo sia giusto non vederlo più-
-Lo credo anche io- Carlos si andò a sedere al suo fianco rimanendo ad osservarla. Era agitata, l'arrivo dei suoi genitori l'avevano resa molto più pensierosa.
-Domani hai un photo shoot con i tuoi genitori- le disse.
Carla spostò subito l'attenzione su di lui. -Chi te l'ha chiesto?-
-Hanno pensato che la famiglia Sassi fosse la migliore per rappresentare il modello di famiglia dell'anno-
Carla rise amara di quelle parole e di quelle credenze. Loro? La famiglia dell'anno? Ancora una volta la gente si soffermava alle apparenze, non andava oltre; preferiva soffermarsi su quello che gli faceva più comodo perché la verità poteva far male.
Era sempre così e sempre lo sarebbe stato, uomini e donne molto spesso preferiscono lasciarsi andare a banali bugie perchè la verità faceva troppo male. Ammettere il vero significava smettere di credere quello che ci piaceva di più, quello che apparentemente poteva farci stare meglio.
Carla era quello che la gente voleva lei fosse, a nessuno importava di lei se non avesse fatto quello che tutti si aspettavano. L'unica differenza era lei a stabilire, quando, dove e perché. Se qualcuno doveva credere fosse una cattiva ragazza, voleva essere lei a dare le basi e le motivazioni per farglielo credere. Si divertiva con queste futili convinzioni prima di incontrare qualcuno che le facesse capire quanto sbagliato fosse, ma lei era finita quindi avrebbe per sempre continuato a vivere così.
Rimasero in silenzio Carla e Carlos, nonostante fossero vicini erano entrambi lontani l'uno dall'altro.
-Le hai parlato?- Sofia entrò in stanza del fratello. Era rientrato solo da pochi minuti ma capì subito che qualcosa non stesse andando bene.
Stefano era sicuramente cambiato da quando aveva conosciuto Carla ma se quel cambiamento rappresentava anche quella parte a lei non andava bene. Suo fratello sapeva essere la persona più testarda ma sapeva amare come nessuno e questo lei lo sapeva ancor prima che Carla entrasse nella sua vita e tutto questo era solo una conferma.
Al liceo Stefano, come qualsiasi altro ragazzo bello, affascinante e intelligente aveva avuto diverse storie ma tutte prive di fondamento. Sofia si era trovata costretta a consolare diverse ragazze giunte in lacrime in casa sua per chiedere al fratello una seconda chance e in tutte quelle volte lei aveva finto che le avrebbe aiutate. che avrebbe parlato con lui e quelle frasi di circostanza che si dicono a ragazze con il cuore spezzato. Quando poi parlava con il fratello lui le spiegava che non aveva mai promesso nulla, che loro si erano illuse da sole e che quel pianto proveniva solo dall'orgoglio ferito di ragazze concessesi troppo facilmente. Sofia lo aveva sempre disapprovato e rimproverato in tutte quelle volte e poi quando lui lasciò casa e venne a vivere qui molto probabilmente la situazione non cambiò di tanto.
Adesso, però, vedeva Stefano sul suo letto con lo sguardo perso nel vuoto e l'espressione da cane bastonato che non ebbe il coraggio di rimproverargli nulla perchè per la prima volta Stefano non aveva né illuso né infranto cuori, l'unico ad essere rimasto fregato quello era proprio lui.
Si mise al suo lato cercando di dargli conforto. -Ehi fratellone!-. disse giocosa ma ne ottenne solo un mezzo sorriso.
-Guarda che se rimani così non risolvi mica le cose!-. continuò.
-Ho parlato con lei questa sera. So che c'è qualcosa nonostante lei non voglia dirmi nulla. Lei sente per me quello che io sento per lei ma è troppo fragile per ammetterlo a se stessa. E fino a quando non riuscirà a farlo non la avrò mai-. Stefano disse quelle parole con sincerità e amarezza.
Sofia rimase in silenzio, di fronte a tutto quello lei si sentiva un nulla. Lei avrebbe mai provato qualcosa del genere? E si domandava se quello che lei provava poteva essere anche solo lontanamente paragonabile a quello loro?
-Credo che tu le debba dire quello che provi. Solo così avrai la certezza di sapere se lei è tua Ste-. Lei disse quello che forse avrebbe voluto sentirsi dire.
-Per la prima volta ho paura Sofi. Lei riesce a mettere in soggezione la gente come non ho mai visto in vita mia. Gli occhi di tutti esprimono terrore quando lei è nei paraggi-.
-Io ammetto di avere un pò paura di lei-.
-L'ho visto-. rispose francamente il ragazzo. -Lei fa questo effetto a tutti-.
-Tu non sembri esserne spaventato però-
-Sto cercando con tutte le mie forze di non esserlo, credimi-
Distesi uno di fianco all'altro, Sofia e Stefano, si addormentarono immaginandosi entrambi lontani da quel letto e vicini alla persona dei loro sogni.
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