Capitolo 16.
-Volete dirmi cosa ci fate voi qui o devo ancora aspettare?- Carla li guardò adirata. Si sentiva catapultata a non molto tempo fa, quando la sua vita sembrava vissuta solo di emozioni e in quel momento avrebbe sicuramente distrutto tutto senza risparmiare nulla. I suoi genitori erano le ultime due persone che si sarebbe mai aspettata di trovare in casa sua, ora come ora. Non che ci fosse una valida ragione per supporre ciò, ma visto che negli ultimi due anni, se non di più, non aveva più avuto loro notizie non si aspettava una riapparizione così improvvisa e per lo più insieme.
I suoi non erano mai stati una di quelle coppie felici e quando il successo di Carla arrivò nulla fu più come prima. Ci misero poco a cambiare stile di vita, ad avere capricci da star, ad amare viaggi e feste mondane, ad odiarsi. Quando Carla compì diciotto anni ed entrò così in pieno possesso delle sue capacità di agire, in termini giuridici, li privò di tutto, di ogni loro possedimento e di ogni loro sfarzo; Carla era diventata il loro mezzo per ottenere tutto ciò di cui credevano avessero bisogno fino a diventare dipendenti da lei o meglio ancora da quello che Carla riusciva ad ottenere dal suo lavoro. Lei rappresentava il loro mezzo di sostentamento e il loro amore nei confronti di Carla non fu mai vero.
Per ottenere le migliori campagne Carla non poteva mangiare; per essere il viso del nuovo cosmetico Carla doveva avere denti perfetti; per sfilare sulle migliori passerelle Carla doveva sottoporsi a continue prove e lezioni di portamento, solo per potere essere impeccabile. Se Carla veniva ingaggiata, lavorava ma sopratutto guadagnava. Dall'età di quattordici anni i genitori si fecero in quattro affinché la figlia avesse il meglio su tutto, perfino il migliore agente trovato poi in Carlos Madsen, il migliore su piazza a Los Angeles e non solo.
Perciò a diciotto anni le vite di tutti cambiarono: sua madre scappò per la Thailandia con il suo nuovo amore, suo padre raccolse le sue poche cose e decise di aprire un bar in America che a quanto le fonti riferivano aveva ottenuto un certo successo, ma poi caduto nell'oblio dei debiti che quel tipo di lavoro poteva causare.
Erano due falliti, due falliti incapaci di provare amore per i suoi due figli. Carla si sentì usata fin dal principio e poi si sentì peggio quando loro la abbandonarono.
-Allora?- urlò isterica. Il sangue pulsava, la testa scoppiava, il cuore sembrava le sarebbe uscito dal petto se non avesse trovato tranquillità di li a poco; ma fino a quando quelli fossero rimasti in casa sua lei non avrebbe trovato sicuramente pace.
-Carla, stai tranquilla- provò a farla rilassare Carlos che lei spintonò via non appena le poggiò una mano sulla spalla.
-Carlos sta zitto!- I suoi occhi erano rossi, iniettati di sangue e scuri di odio.
Cinzia si avvicinò alla figlia provando a far si che questa provasse compassione per lei, aveva perso tutto, tornare dalla figlia era la scelta più giusta, non aveva più niente se non lei.
-Carla tesoro...- provò a dire ma lei si allontanò. Erano così simili che nessuno avrebbe mai avuto dubbi che fossero madre e figlia. Gli stessi occhi castani, gli stessi capelli e lo stesso colore di pelle, ma la differenza tra loro era abissale; erano due donne diverse sotto ogni aspetto, nonostante quella somiglianza.
-Non provare ad avvicinarti- le ordinò Carla interponendo una mano tra loro affinché fungesse da distanziatore.
Cinzia scoppiò in lacrime in quello stesso istante. Carla aveva tutte le ragioni per avercela con lei, tutte le ragioni per decidere di sbatterla fuori di casa senza nemmeno degnarla di una valida spiegazione, ma soprattutto aveva tutte le ragioni per odiarla.
-Cinzia dai spiega a tua figlia il motivo per cui sei venuta- la invitò a proseguire Carlos con fare dolce. La donna annuì trattenendo le lacrime.
-Sono tornata per te tesoro, per starti vicino. So di aver sbagliato ma ti prego perdonami- si accasciò ai piedi della figlia non conoscendo altro modo affinché questa potesse almeno provare pena per lei. Lo leggeva nei suoi occhi quella sofferenza, quel dolore che in parte era stata lei a causarle.
-Sta zitta!- urlò Carla mettendo le mani alle orecchie. Non voleva sentire quello che lei volesse, qualunque cosa lei avrebbe provato a dire sarebbe stato comunque inutile.
Simone, suo padre provò ad inserirsi ottenendo subito uno sguardo minaccioso dalla figlia. -Carla, siamo qui perché abbiamo letto quello che è successo. Le bravate continue sappiamo essere un problema che noi ti abbiamo causato. Ti prego dacci una possibilità!- provò lui con fare dolce. I suoi occhi azzurri, la barba incolta, i capelli brizzolati biondi erano quelli i tratti che avevano attratto la ragazza più di ogni altra cosa da quando era bambina. Carla aveva sempre avuto un rapporto particolare con lui come tutte le bambine e aveva ricevuto un dolore ancora più grande quando questo le aveva chiesto soldi se voleva che lui rimanesse al suo fianco.
Come poteva perdonare due persone come loro? Carla non lo avrebbe mai fatto. -Siete due persone di merda. Dovete andare via entrambi. Adesso!- Lei non piangeva mai, non lo aveva più fatto dopo quello che loro le aveva causato, ma adesso quelle lacrime le sentiva, sentiva che sarebbero potute iniziare a cadere da un momento all'altro.
Guardò Carlos che le era rimasto accanto come in tutte quelle occasioni in cui avrebbe voluto i suoi genitori.
-Guarda che non devi per forza decidere stasera, puoi mandarli via e pensarci- le disse lui cercando di placare l'ira e l'angoscia che Carla manifestava. Respirava con affanno, muoveva i piedi e le mani con fare compulsivo, mordeva il labbro cercando in tutti i modi di farsi del male. E in più i suoi occhi erano rossi, pieni di rabbia e dolore.
-Vieni qui- dolcemente se l'avvicinò al petto. -Mandiamoli via e pensaci, ok?-. le sussurrò.
Lei annuì senza fiatare, li guardò senza far trapelare nessuna emozione e così andò in camera sua.
-Carla ti prego!- disperata Cinzia provò a toccarla, ma Carla fu più veloce.
-Non toccarmi chiaro? Non. devi. toccarmi!- sbraitò a pochi centimetri dalla donna.
-Cinzia, Simone andate via- Carlos si intromise evitando un esaurimento a Carla. Li accompagnò alla porta senza permettere ai due di fare storie.
-Parlerai tu con lei?- chiese Cinzia con gli occhi pieni di lacrime e la voce spezzata dal pianto.
Carlos annuì, abbassò gli occhi e chiuse la porta. Prima di ogni altra cosa a lui interessava sapere come stesse la sua Carla, se lei avesse avuto bisogno di un qualsiasi supporto lui ci sarebbe stato.
Bussò alla porta della sua stanza prima di entrare. La stanza di Carla era proprio come lei, un caos ma bella. Le riviste più importanti che l'avevano vista protagonista negli anni erano tutte appese come quadri sopra il letto, foto sue di ogni campagna erano disposti su altre pareti e le pareti grigie con il lampadario moderno rendevano la stanza decisamente alla moda come lui stesso aveva voluto fosse. Carla gli aveva permesso di scegliere qualsiasi cosa lui volesse inserire in quell'appartamento, a lei non importava scegliere i colori alle pareti, la cabina armadio, che lui aveva fatto fare appositamente per lei e tenere dentro gli innumerevoli abiti ricevuti in dono stilisti e ammiratori, era sicuramente il pezzo forte della stanza.
-Posso?- chiese dolcemente.
Lei annuì. Seduta sul letto con le gambe al petto guardava un punto fisso nella sua stanza senza muoversi. La foto era sua e di suo fratello Fabrizio. Lui che le aveva voluto bene e che adesso non sapeva dove fosse finito lo avrebbe voluto vicino in quel momento. Essere famosa aveva avuto dei cospicui vantaggi nella vita di una giovane ragazza bella come lei, ma questa aveva anche portato innumerevoli perdite, prima tra tutti la sua famiglia. Genitori presi dal successo della figlia si erano fatti prendere la mano mettendo al primo posto se stessi e un fratello, di cui non conosceva nemmeno la ragione, non era stato presente negli ultimi anni. Si era sciolto come la neve a contatto con i raggi del sole ma lui non era più tornato.
-Ti ho portato un po' d'acqua, tieni- le porse il bicchiere, ma lei nemmeno lo guardò.
-Perché?- parlò Carla non appena Carlos fu al suo fianco posando il bicchiere al suo comodino.
-Tesoro, guarda che loro sono sempre i tuoi genitori dovresti volergli bene. Nella vita nessuno è perfetto- provò lui.
Ma Carla non rispose e chiese nuovamente: -Perché?-
-Carla non lo so, penso abbiano capito di aver sbagliato-
Lei scosse la testa mordendosi il labbro. -No. Loro sono tornati perché qualcuno ha voluto che loro tornassero-
Carlos la guardò perplesso. -Chi?-
-Tu!- lo accusò Carla senza scomporsi.
-Guarda che non sono stato io!- si difese l'uomo. -Io ero in casa quando loro si sono presentati e ti ho subito chiamata, non sapevo nemmeno dove fossero finiti!- spiegò.
Carla scosse la testa. -Impossibile. Loro sono qui per una qualche ragione e so che c'è!-
-Guarda che io non so nulla. Giuro Carla, devi credermi!- Carlos la guardò preoccupato. Voleva lei credesse alle sue parole perché non avrebbe sopportato essere odiato dalla donna amata.
Carla lo guardò impassibile, si mise in piedi e si iniziò a spogliarsi.
-Cosa fai?- chiese Carlos.
-Vado a fare un giro in moto, ho bisogno di stare sola- spiegò incurante della sua presenza mentre lasciava scivolare via la maglia.
Carlos la osservò compiere quel gesto senza dire una parole. La sua pelle chiara era come miele per lui, i suoi seni racchiusi dentro un reggiseno di pizzo più volte erano stati protagonisti dei suoi sogni.
Lei tolse anche il pantalone e le sue gambe erano così belle quando erano prive di ogni indumento.
L'uomo si mise in piedi, si avvicinò alla ragazza e le afferrò un braccio prepotente. -Non farmi questo. Non cercare di farmela pagare perché credi sia stato io a farli arrivare- ringhiò guardandola negli occhi. Lei non si mosse e non disse una parola, ma sorrise.
-Non puoi toccarmi Carlos- disse poi allontanando l'uomo con un gesto deciso.
Lui si scostò e la guarda da cima a fondo soffermandosi su ogni dettaglio di quel corpo semi nudo. -Non lo farò mai se tu non lo vorrai, ma non provare a fare più questo giochetto con me, chiaro? Non credere che io sia così stupido da lasciarmi trattare in questo modo da te-
Carla sorrise amara. -Credi sul serio di poter decidere di te stesso senza che le tue scelte non abbiano me come oggetto? Carlos tutto quello che fai o che dici, involontariamente, comprende anche me- fece una piccola pausa. -Io sono parte di te!-
Infine lo sfiorò con la spalla superandolo e raggiungendo la sua cabina armadio pescando la tuta di pelle bianca.
La sua moto sarebbe stata sempre la camomilla in tutte quelle occasioni; lei sola ci sarebbe sempre stata e lei sola avrebbe reso la ragazza tranquilla.
Forse avrebbe dovuto chiamare Stefano, raccontagli tutto quello che stava accadendo, ma a che pro? Lui non avrebbe capito e lei non aveva nessuna intenzione di fargli capire. Gli errori che i due genitori avevano commesso nella loro vira erano stati molti, questi le avevano fatto del male e non sarebbe mai riuscita a perdonarli, perché non si può amare per interesse.
FAMIGLIA SASSI DI NUOVO INSIEME.
CARLA SASSI E LA SUA FAMIGLIA. UNITA PIù CHE MAI.
FAMIGLIA MODELLO: CINZIA E SIMONE SASSI TORNANO PER STARE VICINO ALLA FIGLIA.
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