Capitolo 11.
Il lavoro riprese a pieno ritmo: foto, riviste, fotografi, parrucchieri, stilisti, truccatori stavano da settimane dietro Carla e a i suoi repentini sbalzi di umore. Passare dall'essere felice a triste nel giro di pochi secondi era prerogativa assoluta di lei, tutti lo sapevano, tuttavia nelle ultime settimane quei continui cambiamenti erano cresciuti a dismisura.
-Tesoro, per favore, vuoi sorridere?-
-Per oggi credo possa bastare!- La sua mente era altrove, nonostante tentasse di rimanere concentrata era inutile, si perdeva tra le mille distrazioni ed ognuna di queste sembrava sempre ricondurla ad un unico punto.
-Senti gioia!- George, il fotografo, sbuffò stanco di dover sopportare i suoi capricci. -Io devo fare questo lavoro perché ci pago le bollette, veniamoci incontro e risolviamo il problema!-
Sospirò, chiuse gli occhi e lo vide: nel suo abito elegante, il suo sguardo affascinante e il sorriso incredibilmente sexy. Si perse di nuovo tra quei ricordi non potendone fare a meno.
-Sono stanca voglio tornare a casa!- Si accasciò nel letto una volta raggiunta la sua camera. Da giorni non faceva altro che sorridere, fingere, rimanere in posa, voleva tornare nel suo salone sedendo al suo divano ad osservare dalla sua grande finestra.
-Un ultimo sforzo, hai un ultimo photo shooting per Donna Karan domani, dopo di che sarai libera per un paio di settimane.- Carla non era una persona equilibrata, in quei momenti l'unico modo era essere accondiscendente e sperare.
-No non voglio farlo- Mise il broncio e la braccia al petto. -Voglio tornare a casa mia!-
Carlos preparò il solito bicchiere d'acqua ascoltando le sue lamentele. –Tieni, bevi- Carla guardò il bicchiere trasparente.
-Sono stanca!- Brontolo afferendolo e bevendo tutto d'un sorso. Carlos sorrise soddisfatto.
-Domani avrai finito tutto.- Era l'unico uomo che riusciva a sopportarla, non era mai in grado di dirle di no; voleva così tanto quella donna che avrebbe fatto di tutto pur di rimanervi accanto. La piccola ruga sulla fronte comparve come era solito, l'espressione imbronciata del suo viso lo fece sorridere talmente fosse bello. Non riusciva a non amare quella donna. –Vuoi andare in piscina a prendere il sole?- Le domandò.
Scosse la testa. –Voglio solo tornare a casa!- Lo guardò con due occhi enormi.
-Guarda che non attacca, su metti il costume!- Rise assaporando quei brevi momenti di vita, potevano essere felici in quei piccoli momenti, a lui bastava tutto quello. –Ti aspetto giù!- Le diede un bacio in fronte lasciandola da sola. Osservò il suo costume rosa e una sensazione strana la colpì alla testa: prese un profondo respiro e abbozzò un sorriso, avrebbe aspettato ma sarebbe tornata a casa sua.
-Stefania tieni le pratiche del caso Montecchi e Capuleti.- Stefano entrò nello studio di lei consegnando le pratiche che da settimane erano rimaste nella sua scrivania. Aveva ripreso a concentrarsi sul lavoro considerando che quello fosse la sua unica distrazione
Stefania rise divertita. -La vuoi smettere di rinominare i casi con nomi come questi?!-
Stefano aveva quella strana abitudine di cambiare i nomi dei casi per il semplice fatto che in quel modo li avrebbe ricordati meglio. Ad ogni caso trovava il nome di qualche romanzo o tragedia, o qualsiasi altra opera teatrale e non, che gliela ricordasse.
-Guarda che questi due sanno tanto di Giulietta e Romeo- si sedette sulla poltrona di fronte a lei accavallando le gambe e tirando su leggermente i pantaloni. -Vorresti dirmi che non è così?- sorrise.
Lei adorava quel sorriso, quel suo modo di fare così sicuro, dimenticava qualsiasi cosa quando quel ragazzo gli girava attorno. Non avrebbe mai voluto svelare la sua insicurezza, nonostante il tempo e il passare del tempo insieme a lui rendeva tutto più difficile da nascondere.
-Ceniamo insieme?- Le chiese.
Stefania sollevò lo sguardo, era la prima volta che Stefano le chiedeva di mangiare insieme. –Certamente!-
Lo guardò, ma questo non ricambiò.
Per una qualche strana ragione da diversi giorni Stefano sembrava non essere lo stesso ragazzi di sempre, in cuor suo sperava non fosse nulla che potesse collegarsi ad un'altra donna.
-Va tutto bene?- Domandò e lui sollevò distrattamente lo sguardo annuendo silenzioso. –Sei sicuro?-
-Certamente, ti passo a prendere questa sera alle 20, torno a lavoro!- Con un sorriso fugace salutò la donna lasciandola sola nel suo limbo di incertezza.
Aveva preso una decisione: niente e nessuno lo avrebbero ancora distratto. Quella notte, disteso nel letto di Stefania sentiva il bisogno di tornare quello che era sempre stato, non permettendo a nessuna donna di stravolgere la sua vita.
Non gli importava di non amare Stefania, lei rappresentava tutto quello di cui un uomo avesse bisogno: era l'altra faccia della medaglia, rappresentava una parte che in qualche modo lo avrebbe sempre completato.
Lo sguardo rivolto al soffitto e l'espressione compiaciuta dipinta sul viso, mentre Stefania dormiva al suo fianco, gli fece prendere una decisone importante: non avrebbe mai permesso a nessuna ragazza capricciosa ed egocentrica di stravolgere la sua vita; avrebbe fatto tutto il possibile affinché nulla di ciò potesse accadere.
Poi guardò Stefania dormire serena al suo fianco, poteva essere felice anche senza amore.
Carla al contrario non aveva messo un punto a quella storia, nonostante avesse provato. Più voleva starne lontana, più finiva per combinare una delle sue bravate per attirare l'attenzione dei giornali su di se e farlo sapere a Stefano.
-Vuoi spiegarmi che cazzo significa questo?- Carlos entrò in camera sua gettando sul letto una rivista con il nome di Carla in prima pagina.
-Non è successo nulla, quella continuava a muoversi in quel modo e io non ci ho visto più!- spiegò lei con molta disinvoltura.
-Non ci hai visto più?- Carlos invece era furioso. -Carla, le hai rotto il naso solo perché stava ballando di fronte a te. Ti rendi conto?! E poi hai rotto il naso a Patricia Devinson, sai benissimo quanto quella ragazza ti detesti. Farebbe di tutto pur di rovinarti!-
-Capirai... fosse l'unica!- non accennava nessun sentimento di pentimento.
-Senti Carla il suo agente e lei vogliono farti causa. Vogliono metterti al tappeto da un sacco di tempo e tu adesso le hai praticamente servito il pretesto su un piatto d'argento... no ma che dico: d'oro!- Urlò furibondo.
-Senti chiama il mio avvocato e risolverà tutto lui, ne sono certa-
Carlos a quella riposta rimase di sasso, in quel momento capì esattamente le sue vere intenzioni: Carla si era servita di uno stupido pretesto per rivedere Stefano.
-A che gioco stai giocando?- Le domandò serio.
Non riusciva a credere a nulla di tutto ciò, nulla andava mai per il verso giusto, ogni qualvolta le cose tra loro sembravano prendere la piega giusta. Si guardarono negli occhi sfidandosi: l'espressione di lei non ammetteva repliche, quella di lui erano rabbia e gelosia.
Non riusciva a controllare quelle difficili sensazioni, quel senso di frustrazione che Carla faceva nascere in lui. Cosa c'era di sbagliato in tutto ciò? Non le bastava, voleva sempre altro nonostante tentasse in tutti i modi di essere all'altezza delle sue aspettative.
Tirò fuori dalla tasca il suo telefono componendo il numero dell'avvocato. –Salve Delacroix, si abbiamo bisogno di lei, ci vediamo questo pomeriggio? Nel suo ufficio? Va bene a più tardi.- Lo sguardo di Carla fu il momento peggiore, luccicava eccitata.
-Quindi?- Domandò impaziente.
-Ci aspetta nel suo ufficio-
Carla guardò con sguardo torvo Carlos. -La stampa non mi farà uscire, non aspettano altro-
Sollevò lo sguardo al cielo avvilito, tentava in tutti i modi di controllare la frustrazione dentro di se. -Lui non può muoversi. Cosa vuoi fare?-
-Avresti dovuto insistere!-
-Abbiamo appuntamento questo pomeriggio-
Lasciò Carla in camera sua: aveva bisogno di annegare quei sentimenti nell'alcol. Si versò da bere tentando di assuefare la rabbia ricordando i suoi occhi felici, quel Delacroix sembrava essere in grado di risvegliare in lei sensazioni che per lui non erano mai esistite.
Carla si era decisa ad attirare l'attenzione su di se: avrebbe fatto di tutto affinché Stefano si accorgesse di lei. Nonostante fosse scappata, rigonfiandosi nel suo mondo, finiva sempre per pensare a lui.
Finalmente, dopo alcune settimane, quel momento era arrivato. Circondata da uomini vestiti di nero, alti e grossi, lasciò casa aiutata da Carlos che la teneva stretta in vita, con lo sguardo sempre fiero evitava le continue domande dei giornalisti appostati sotto casa da giorni.
-Carla cosa ne pensi della denuncia da parte della Devinson?-
-Lei è sempre stata gelosa di te, pensi che cercherà di metterti i bastoni fra le ruote?-
-Carla dicci della tua relazione segreta: è vero che si tratta del tuo avvocato?-
La domanda fece scattare immediatamente Carlos, che con agilità superò il ragazzo con la macchina fotografica e il sorriso ricolmo di soddisfazione. I suoi occhi scuri lo fulminarono, tentando di soffocare l'ennesima fitta di gelosia. -Fateci passare!- Urlò con rabbia.
Le porte dell'ascensore si aprirono esattamente al piano dello studio di De Carolis&Co, a passo spedito vennero condotti lungo il corridoio fino allo studio di Stefano. Nessuno disse una parola, tutti guardavano con ammirazione la figura della ragazza alta e mora per la prima volta in carne ed ossa. Qualcuno si soffermò ad ammirarla, altri emisero piccoli urli soffocati, vedere Carla Sassi a pochi passi da se non era certo una consuetudine.
Il silenzio piombò e attimi dopo un brusio iniziò a fermentare nell'aria.
-La vedi è Carla Sassi!- uno disse.
-A quanto pare ha picchiato la Devinson-
-No sul serio?- una risatina ne seguì. -Quella è solo gelosa di Carla, se lo è meritato!-
E fu allora che Carla sorrise aprendo la porta dello studio di Stefano, seduto ad attenderla, in tutto il suo splendore.
Un paio calzoncini a jeans mettevano in risalto le sue gambe snelle e la camicetta sbottonata di proposito in quel modo diede l'effetto sperato: lo sguardo di Stefano si soffermò su quella osservandola con brama. E Carla sorrise ancora.
-Signorina Sassi si accomodi, prego-
-Signor Madsen- Si mise in piedi salutando entrambi con un gesto di mano.
Stefano, infine, indicò la donna al suo fianco rimasta in disparte fino a quel momento: gli occhi di Stefania mirarono con attenzione Carla, non aveva mai visto bellezza più rara della sua; osservò come i suoi lineamenti potessero nascondere molto di più e osservandole le labbra si chiese se Stefano le aveva mai baciate.
-Ricordate Stefania De Carolis?- Lei sorrise e porse una mano ad entrambi.
Educatamente Carlos strinse la mano di lei. –Salve!-
-E' un piacere rivederla!- Proseguì verso Carla.
Non sembrava interessarle altro se non Stefano, lo fissava non aprendo bocca aspettando semplicemente il momento opportuno.
-Veniamo subito al dunque!- Incalzò Stefano, il quale tentava di mantenere un barlume di serietà sperando non trapelasse altro.
-Condivido con lei!- Confermò Carlos.
Stefano poggiò i gomiti sulla sua scrivania con fare austero e rivolse la sua attenzione a Carla. -Signorina Sassi, sarebbe disposta a venire ad un accordo con la Devinson?-
-Assolutamente no- disse lei. -Quella vuole solo avere le mie copertine e tutte le attenzioni su di se-
-Sciocchezze, basterebbe prometterle qualcosa in cambio e in questo modo le accuse cadrebbero immediatamente-
-Io non voglio far cadere le accuse- Rispose secca.
Stefano socchiuse gli occhi. -Sta scherzando?-
-Pensavo che la storia del lei fosse superata.-
Carla prese alla sprovvista tutti i presenti con quell'affermazione tagliente, che non piacque per nulla a Stefano. Fu l'unico a non mostrare nessun tipo di emozione.
-Ho deciso così-
-Quando?-
-Quando non le importa, adesso atteniamoci al vero motivo per il quale lei è qui oggi- Smise di guardarla negli occhi per non mostrarle cosa ci fosse al di là di quell'apparente freddezza.
–Lasciateci soli.- Ordinò.
-Io e l'avvocato Delacroix non abbiamo segreti- Scattò immediatamente Stefania disapprovando quella scelta.
-Sono certa che l'avvocato Delacroix sia d'accordo con me- Le rispose attendendo la risposta di questo, consapevole che non le avrebbe mai detto di no. Era chiaro come la luce del sole che tra loro ci fosse qualcosa, proprio per questa ragione Carlos fu restio ad acconsentire alla sua richiesta.
-Carla..- provò a dire.
-Non voglio sentire scuse. Vai. Fuori. Anche. Tu- Non ammise repliche, sia Carlos che Stefania erano obbligati ad abbandonare la stanza anche contro il loro volere.
Stefano rimase in silenzio, osservò la porta chiudersi alle spalle dei due spostandosi per ultimo sulla ragazza seduta di fronte a se; era insolitamente più bella del solito, il suo respiro riusciva a metterlo in soggezione ricordando le notti trascorse insieme, nello stesso letto, senza mai toccarsi per davvero quando credeva che tutto fosse l'inizio di qualcosa. Non poteva permettersi sbagli né avrebbe voluto perdere la testa per una come lei, consapevole dei rischi non voleva correrli.
Carla osservò la stanza, notando come in ogni particolare riconoscesse il tocco del ragazzo; nei libri, nella scrivania in legno lucido, perfino in quelle stesse poltroncine nere apparentemente anonime riconosceva un dettaglio di Stefano; una grande finestra alle sue spalle lo illuminava facendolo somigliare ad un angelo elegante, gli venne da sorridere felice di essere rimasta sola con lui.
-Allora?-
-Allora cosa?- Accavallò una gamba sull'altra fissandolo con sicurezza.
-Sta scherzando?- Saccente e piena di se, Stefano odiava vederla in quella veste, non trovava nulla che fosse reale.
-Vuoi sul serio continuare a darmi del lei?-
-Ha cominciato lei-
-Io?-
-Si-
-Quando?-
-Quando hai deciso di non rispondere alle mie telefonate, quando hai di nuovo deciso di tagliarmi fuori dalla tua vita!-
Stefano si mise in piedi, si sentiva un vulcano in eruzione; odiava quel modo di fare da presa in giro che spesso Carla aveva, lo detestava ancora di più adesso. Le cose tra loro erano cambiate in così breve tempo, il tempo era stato inghiottito da emozioni contrastanti, da due ragazzi desiderosi l'uno dell'altro attratti incondizionatamente da qualunque cosa li riguardasse.
-Quindi è questo il problema? Ti ho aspettato, ho aspettato che tu tornassi da me ma non lo hai mai fatto- Anche Carla allora si mise in piedi. Li separava solo una scrivania.
-Dici sul serio?- Stefano non riusciva a credere a quelle parole. -Pensi sul serio che sarei di nuovo corso da te? Carla sono venuto da te quando sei fuggita dal mondo, sono stato accondiscendente a tutte le tue cazzate, adesso pretendi pure che io debba correrti dietro quando decidi che quello è il momento di farlo? Se voglio correrti dietro voglio essere io a decidere- si indicò con un dito e con lo sguardo serio continuò a fissare Carla.
-Cosa vuoi allora?-
-Voglio tu sia una ragazza normale. Se vuoi stare con me non devi ricorrere a questo- fece segno indicando la situazione che aveva creato con Patricia. -Prendi il tuo cazzo di telefono e chiamami, mi spieghi cosa ti passa per la testa e se è il caso la sistemeremo insieme, capisci cosa intendo?-
Lei annuì abbassando lo sguardo, Stefano aveva ragione su ogni fronte, si sentiva solo una sciocca ragazzina viziata. -Quindi adesso se tu hai intenzione di continuare così io sarò solo il tuo avvocato- Esausto da quel continuo prendi e lascia a cui Carla aveva deciso di dare inizio.
Lei rimase in silenzio senza dire una parola, fissava quello stesso ragazzo che fino a un momento prima le aveva letteralmente vomitato addosso quello che pensava di lei e di loro; era arrivata fin li credendo che lui sarebbe caduto ai suoi piedi, ma adesso sapeva che le cose non sarebbero andate in quel modo, se il loro rapporto avesse dovuto prendere una piega diversa doveva decidersi a fare un passo verso quello stesso ragazzo che adesso attendeva una risposta. Non ci volle molto a capire cosa Carla desiderasse.
-Voglio chiamarti quando c'è qualcosa che non va- Disse lei.
Stefano la guardò circospetto non capendo e Carla continuò.
-Voglio risolvere i miei problemi con te quando il mondo è contro di me-
Si guardarono silenziosi. -Voglio chiamarti quando non ho nulla da fare e sento solo il bisogno di trascorrere una serata insieme-
Sorrise a disagio e anche lui lo fece. -Voglio chiamarti, quando cazzo mi pare e piace, solo per sentire la tua voce e... voglio baciarti adesso-
Stefano rimase in silenzio. Sembrava sincera
-Perfetto- concluse dopo attimi di silenzio. -Adesso noi usciamo da qui, andiamo a cena da me e trascorriamo una piacevole serata come ragazzi normalissimi; dormirai da me e domani mattina ti accompagnerò dovunque tu voglia andare. Io verrò a lavoro, quando non avrò un cazzo da fare ti chiamerò e parleremo del più e del meno facendo tutto quello che due ragazzi farebbero in una situazione analoga-
Così un minuto prima seduti su quelle poltrone nel suo studio, un minuto dopo scappavano, mano nella mano, mentre il mondo restava a guardare.
Cosa sarebbe successo tra quei due nessuno lo sapeva,
ma era l'unica domanda che aleggiava nell'aria.
Stefania e Carlos li guardarono andare via,
con il cuore spezzato e l'orgoglio in frantumi.
Quando arrivarono Carla rimase davanti l'ingresso ad osservare il delizioso appartamento. La prima volta che vi erano entrata non aveva prestato attenzione a quella casa così dettagliatamente organizzata e arredata. Qualcuno doveva intendersi davvero di queste cose, era perfetta in ogni singolo pezzo che la componeva.
-Carina casa tua- disse osservandola da cima o fondo prestando attenzione ai colori chiari e scuri che si intrecciavano tra loro nell'ampio spazio della cucina-salotto. Il verde della cucina e il marrone del salotto, che in altre occasioni sarebbero sembrati un colpo di cattivo gusto, adesso combaciavano tra loro creando un'atmosfera formale ma calda.
-Tutto merito di Benny è lui la donna di casa- Stefano sparì sotto la cucina armeggiando con qualcosa e poi tornando su con una pentola.
Carla sorrise sotto i baffi. -Immaginavo!-
Continuò ad osservare l'enorme stanza soffermandosi su diverse foto dei due coinquilini poggiate su una mensola. -Vi conoscete da molto tu e Benny?- si avvicinò curiosa.
-Abbastanza!- disse vago. -Dalle elementari-
-Wow!- A differenza delle sue, in tutte queste foto c'erano sorrisi e amore: in ogni foto si leggeva il calore di una famiglia che lei non aveva mai conosciuto per davvero.
-Hai fratelli o sorelle?- Domandò.
-Non hai indagato anche su questo?- Stefano la osservò di sbieco mentre tagliava dell'aglio con un sorriso allusivo stampato in viso.
-No-
-Ho una sorella della tua età-
-Vorrei conoscerla- Si dette su uno dei sgabelli sotto la penisola ad osservare il ragazzo cucinare.
-Non posso- mise l'aglio dentro una pentola e poi la guardò.
Carla non capì. -Lei ti adora. Se te la presentassi morirebbe di infarto e io le voglio troppo bene per perderla- Entrambi risero.
Chiacchierarono per tutto il tempo di svariati argomenti. Carla si rese conto che sapeva ben poco di lui e voleva sapere tutto invece; le informazioni che aveva ottenuto si basavano su qualcosa di molto asettico, informazioni di routine senza mai entrare realmente nei dettagli. Stefano non sentiva il bisogno di tenere nulla per se; le raccontò della sua famiglia, di quanto fosse strana come ogni altra famiglia che si rispetti e le raccontò di sua sorella Sofia, la amava davvero tanto sua, erano profondamente legati da un filo di amore e fratellanza che a ben pochi era stato permesso di entrare e conoscere. A Stefano, Sofia, mancava tanto, il suo lavoro frenetico non gli permetteva di trascorrere con la sua famiglia molto tempo e il più delle volte riusciva a farvi un salto la domenica per uno dei tanti pranzi allargati sparendo ore dopo quando Stefania lo obbligava a tornare in ufficio.
-Ti piace?- Le chiese presero posto nel piccolo tavolino quadrato.
-Molto!- Carla si leccò i baffi, doveva ammetterlo: Stefano era un ottimo cuoco.
-La pasta con il sugo, benché possa sembrare un piatto molto semplice, ha sempre bisogno di quel tocco personale per renderla diversa dalle altre- Fiero si gongolava facendola sorridere di rimando.
Rise tutto il tempo, vivendo una di quelle rare occasioni di spensieratezza e felicità concesse di rado; Stefano era uno dei pochi in grado di metterla di buon umore, forse per questa ragione le piaceva terribilmente quel ragazzo così convenzionale apparentemente, ma molto singolare nei suoi modi di fare. Anche lui bisognava conoscerlo prima di poter giudicare.
-Riusciremo ad andare d'accordo almeno per le prossime ventiquattro ore?- chiese Carla quando ebbe finito.
-Se tu la smettessi di essere Carla Sassi per una buona volta potremmo andare d'accordo per tutto il resto della nostra vita-
-Io sono Carla Sassi- sottolineò.
-Ovvio che si, ma non sei quella Carla Sassi che il mondo conosce-
-Sono anche quello-
-Non solo quello, è questo quello che importa- Dolcemente Stefano la strinse la mano, si guardarono e si sorrisero; sarebbero andati anche oltre se in quel momento qualcuno non fosse entrato in casa.
Entrambi si voltarono verso Benny e Matteo quando fecero il loro ingresso: Benny barcollava, molto probabilmente perché brillo e Matteo cercava di sorreggerlo.
-Benny!- sorpreso Stefano andò incontro ai due ragazzi rimasti davanti l'ingresso.
-Stefano, amico mio!- lo abbracciò quest'ultimo.
-Ha bevuto tanto?- chiese Stefano aiutando Matteo nel sorreggerlo.
-No, cioè non più del solito. A meno che non abbia bevuto quando io mi distraevo- rispose Matteo.
-Beccato!- Urlò Benny alzando un braccio al cielo.
Poi si voltò a guardare la figura della ragazza che non aveva proferito parola. La guardò sbalordito voltando infine verso il suo amico. -Non ci credo, Carla Sassi in casa mia. Finalmente!-
Si avvicinò a lei con fare allusivo fissandola dritta negli occhi. -Allora, hai capito che sei follemente innamorata del mio amico vero?- disse credendo che nessuno all'in fuori di Carla potesse sentirlo. Non fu così.
Imbarazzato Stefano si avvicinò provando ad allontanare Benny, ma soprattutto provando ad evitare che combinasse uno dei suoi soliti danni. -Vai a dormire!- lo tirò per un braccio dal quale Benny se ne svincolò rapidamente.
-Assolutamente no, piuttosto prendi della pasta anche per me, ho bisogno di mangiare- Sorrise a Stefano e poi tornò a puntare Carla.
-Allora?- malizioso la guardò.
-Credo che Stefano abbia ragione..- ad interromperli fu Matteo adesso, che con imbarazzo si avvicinò a loro.
Benny sbuffò e guardò il suo ragazzo in malo modo. -Amore, conosci Carla Sassi?- le presentò la ragazza.
-Piacere io sono..- Non fece in tempo a terminare che Benny intervenne bloccandolo con un gesto della mano.
-Non dirlo. Lei sa già chi siamo, ha indagato su di noi. Hai indagato anche su di lui vero?-
Carla fece spallucce fingendosi innocente. -Era compreso nel pacchetto!-
Benny iniziò a ridere. Quella ragazza gli piaceva, gli piaceva davvero tanto. E non perché fosse Carla Sassi, ma solo perché era sincera, lei era sincera inconsapevolmente.
-Amore..- si voltò aggrappandosi al braccio del suo uomo e guardandolo con sguardo sognante. -Va di la ad aiutare Stefano, grazie!-
-Ma tu non eri ubriaco?- chiese sornione Carla.
-Ogni tanto fingo per noia- disse disinvolto. Carla rise, quel ragazzo gli piaceva per davvero.
-allora dicevamo.. ti sei innamorata di lui vero?-
-No!-. disse secca Carla.
-Oh certo. E tu abitualmente prendi informazioni su ogni essere vivente presente su questa terra?-
-No, certo che no-
-E allora lo ami!- sentenziò Benny sicuro di se come sempre. Lui su queste cose aveva un certo fiuto.
-Non lo amo- replicò Carla. Su questo era certa, lei non amava Stefano o almeno non ancora.
Ma quando Benny stava per ribattere fecero ritorno Stefano e Matteo. -Ecco qui la vostra pasta. Noi andiamo di la- posò rapidamente il piatto di fronte a Benny e prese Carla per una mano.
-Ma no dai, possiamo cenare tutti insieme?- Benny si lamentò.
-Assolutamente no, ci organizzeremo per un'altra sera. Noi adesso siamo stanchi e andiamo a dormire!- senza aspettare risposta dall'amico tirò Carla e la condusse in camera sua.
Si chiuse la porta alle chiudendola a chiave, conoscendo Benny piuttosto bene, avrebbe sicuro tentato di introdursi in camera sua nel cuore della notte solo per guardare cosa facessero.
-Allora?- disse lei voltandosi verso il ragazzo con sguardo allusivo. Dondolava sul posto con le braccia dietro la schiena aspettando che lui facesse qualcosa.
-Allora niente, adesso ti cambi, ti metti una mia maglietta e dormi qui stanotte con me- A lui non interessava fare l'amore con lei se poi questa non fosse rimasta al suo fianco il giorno dopo o quello dopo ancora.
-Ma..-
-ma niente Carla, sono stanco e ho davvero bisogno di dormire, sono settimane che non lo faccio-
perché?- chiese ingenuamente lei.
Lui non le rispose. Con due semplici passi fu di fronte a lei e prendendo il suo volto tra le mani la baciò. -per questo-
Lei si lasciò trasportare da quel semplice bacio e quando si staccarono rimasero a guardarsi quasi avessero conosciuto un mondo nuovo e davanti a loro ci fosse l'isola che non c'è di Peter Pan.
-Andiamo a dormire- disse lui.
Carla si spogliò divertita davanti lo sguardo attento di Stefano che non si mosse nemmeno per un momento dal corpo di lei. Osservò con accuratezza quella pelle chiara e quello sguardo così dannatamente provocante, rimase incollato al suo posto senza muoversi nemmeno un momento. Se lo avesse fatto avrebbe perso quella sicurezza che adesso sembrava appartenergli. Si distesero uno di fianco all'altro e Stefano la strinse a se, portando la schiena di lei al suo petto e incrociando le sue gambe alle sue.
Carla sorrise ancora. -Hai intenzione di dormire così aggrovigliato tutta notte?-
-Si-
Rimasero in silenzio per qualche istante. Poi Carla decise che quello fosse il momento opportuno per aprirsi a lui. -Faccio questa vita da quando ho più o meno quattordici anni- si prese una pausa. Stefano non proferì parola, se lei aveva deciso che quello fosse il momento migliorare per raccontargli parte della sua vita, lui avrebbe ascoltato in silenzio. -Eravamo una famiglia normale: io, mio padre, mia madre e mio fratello Fabrizio. Solo noi quattro e la nostra vita normale. Quando mi proposero di sfilare per la prima volta io dissi di si per gioco. Mi divertivo a stare su quella passerella facendo avanti e indietro. Le mie compagna di scuole mi circondavano ogni volta quando tornavo da una delle mie tante nottate in giro per il mondo. Poi quella iniziò a diventare la mai vita per davvero. Lasciai la scuola e iniziai a prendere lezioni private, le persone che mi circondavano non facevano altro che approfittarsi di me. Ogni volta che qualcuno si fingeva amico mio poi scoprivo solo che lo faceva per interesse- sorrise amaramente. -Anche i miei genitori furono così-
Stefano le baciò una spalla facendole capire che lui ci sarebbe stato. -E tuo fratello?-
-L'ultima volta che ho avuto sue notizie era da qualche parte, forse in India. Lui era l'unica persona contraria al mio successo-
-per invidia?-
-No, certo che no. Credeva che non fosse salutare per una ragazzina di appena quattordici anni vivere in quel modo-
-Aveva ragione- Le disse solamente.
-Si, ma non è rimasto nemmeno lui- quelle parole così vere e sincere fecero rattristire Carla. Stefano, nonostante non potesse guardarla negli occhi, percepì quel suo stato.
-Non so cosa succederà a noi, questo non posso giurartelo, ma io ci sarò, fino a quando tu lo vorrai io ci sarò- Furono parole dettate dal cuore che entrarono in quello di Carla facendolo sciogliere. Era in grado di riconoscere il falso dal vero, in quella lesse solo verità.
-Ste?- chiese poi.
-Dimmi- disse a lui a occhi chiusi.
-Come la mettiamo con la storia della Devinson?-
-Domani Carla, domani-
Chiusero gli occhi e si addormentarono in quel modo, stretti l'una all'altra.
Il telefono di Carla squillò per tutta la notte. Quarantasei chiamate perse. Tutte di Carlos.
-Dannazione!- urlò lui scaraventando il cellulare al muro e rompendolo in mille pezzi. Stava soffrendo e nessuno poteva farci nulla.
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