CAPITOLO III

16 anni prima dell'Epoca Buia

"Come lo vuoi la carne, dolcezza?" Chiese una donna grassottella da dietro il bancone su cui ci erano posati piatti di ogni genere: a partire da semplici pezzi di pane croccante e caldo, a finire con piatti prelibati come la carne alla brace e costolette di maiale calde e saporite.
"Ben cotta, grazie" chiese la bambina mentre cercava di stare in punta di piedi per fare in modo che la cuoca la vedesse dall'altro lato del bancone.
"Arriva subito!" Disse vivace la donna.

Esmeralda non aveva dormito per nulla quella notte, dopo il combattimento contro suo padre si è messa in cammino in cerca del piccolo villaggio vicino quella che era la sua ormai vecchia casa. Ci andava spesso con la madre per prendere le provviste per l'inverno e per fare una passeggiata, stare lì portava alla mente tanti bei ricordi, ricordava come adorava farsi rincorrere dalla madre quando era più piccola.

Ma quel giorno la giovane ragazza era sola.

Aveva le occhiaie molto pronunciate, il cappuccio copriva i capelli disordinati mentre il mantello copriva le macchie di sangue sui suoi abiti. Nella piccola locanda nessuno si preoccupava di Esmeralda, era come un'ombra. La cuoca era stata molto gentile ad accoglierla, la figlia del Cacciatore sarebbe morta di fame.

Esmeralda iniziò a mangiare con voracità la carne succulenta, sentiva le papille gustative fremere al tocco con lo speziato sapore della carne che si scioglieva in bocca.

"Eri proprio affamata! Da quando non mangi, piccola?" chiese la donnona mentre guardava attentamente la giovane.

"Da 2 giorni" rispose Esmeralda dissetandosi con un bicchiere d'acqua.

"E' davvero tanto tempo... Cosa ci fai da queste parti? Solitamente vieni con tua madre."

Una lacrima scivolò sulla guancia sinistra della piccola cacciatrice che perse l'appetito. I ricordi tornarono prepotenti sui suoi pensieri: vedeva la lama dell'ascia, la testa di sua nonna rotolare fuori dall'armadio, il corpo senza testa di sua madre in un lago di sangue rappreso in un alone di puzzo indescrivibile.

"E'... E' morta..." disse in un sussurro, la donnona le porse un fazzoletto semplice affinché la ragazza potesse asciugarsi il volto bagnato da lacrime salate.

"Oh mio Dio... non pensavo... scusami, non avrei dovuto chiedere." cercò di scusarsi la cuoca.

"Non importa, davvero."

"Senti... se non sei diretta da alcuna parte... che ne pensi di restare qui per un po'? Mi potresti aiutare con i clienti servendoli mentre io cucino."

Esmeralda non poteva essere più felice, i ricordi cupi e terribili vennero sostituiti dalla speranza legata ad un futuro di gran lunga migliore rispetto a quello che si aspettava.

"I-Io, non so che dire... grazie!" la giovane fanciulla fece un salto di gioia mentre la donnona iniziò a ridere.

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Erano passati già 6 anni da quella conversazione, Esmeralda viveva assieme alla cuoca, che era anche la proprietaria della locanda, in una zona privata. La donnona, di nome Andrea, dormiva in una stanza accanto alla piccola cucina di legno mentre Esmeralda dormiva in una stanzetta accanto a quella di Andrea.

Le due donne avevano legato non poco, Esmeralda usciva pian piano dal suo guscio di dolore e aiutava sempre più Andrea con il lavoro: lei cucinava ed Esmeralda serviva i clienti.

Il sesto anno, però, fu il più doloroso. Andrea sentiva di volta in volta una morsa sempre più grande al cuore finché la dolce e pietosa morte non la trascinò negli inferi.

Esmeralda passò i seguenti mesi in lacrime e in solitudine, il pensiero di Andrea la tormentava. La cuoca della locanda era stata così gentile con lei, era una donna di rara gentilezza: ogni volta che Esmeralda faceva cadere i piatti, Andrea la perdonava; ogni volta che Esmeralda si sentiva giù, lei la confortava; ogni volta che Esmeralda aveva bisogno di aiuto, lei la aiutava... e adesso é morta.

"I migliori muoiono sempre..." Ripeteva a se stessa la ragazza in lacrime.

Poi tutto cambiò...

Le porte della locanda si riaprono dopo la pausa di 3 mesi data dal lutto.
I clienti abituali entrarono con velocità occupando i loro soliti posti. Esmeralda era dietro il bancone con il mestolo in mano. Tutti aspettavano con ansia di assaggiare le famosissime bistecche di Esmeralda, famose per la loro succulenta bontà, per la loro perfetta consistenza. Tutti dicevano la stessa frase ogni volta che venivano serviti :"Nessuno può dire di aver vissuto se non ha mai mangiato le tue bistecche, Ada."

Tutti erano gentili con lei, le facevano le condoglianze quando ne avevano la possibilità e facevano un brindisi ogni volta che Esmeralda passava loro accanto.

"Alda, tesoro! Da quanto tempo!" Una ragazza dai capelli corvini si fece largo tra la folla di clienti adoranti e corse incontro ad Esmeralda che la accolse tra le sue braccia con calore.
"Aurora! Sono secoli che non ci vediamo... Mi sei mancata."
"Puoi dirlo forte! E dire che sono io quella che ha dormito 100 e passa anni..."

••••••••••••••••••Flashback•••••••••••••••••••

Esmeralda strinse forte a sé la sua migliore amica, si sono incontrate durante il 4° anno di permanenza della figlia del Cacciatore, d'improvviso una ragazza dai capelli biondo miele entrò prepotentemente nella locanda rischiando di staccare la porta dai cardini.
Andrea la accolse con la sua solita gentilezza, la fanciulla era stremata dalla lunga corsa fatta e chiese un posto dove nascondersi. Superato il primo secondo di stupore, Esmeralda le offrì una camera dove dormire.
La ragazza le ringraziò e corse nella stanza a lei predestinata. Nel preciso istante in cui Aurora lasciò le due donne basite, due guardie vestite in maglia di ferro entrarono nella locanda con talmente tanta furia da scaraventare via la porta.
"Cerchiamo questa criminale! Si chiama Aurora Royale ma si fa chiamare Beauty Thief"
Esmeralda scorse la figura della ragazza sulle scale, era pallida e stanca.
"Mai vista!" Annunciò Esmeralda e le guardie andarono via deluse.
All'inizio, Aurora era distaccata: mangiava e andava a dormire, usciva di rado e quando lo faceva tornava tardi e con qualcosa di nuovo in mano.

L'evoluzione della loro amicizia e le avventure di Aurora fanno parte... di un'altra storia.

••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••

Esmeralda rise di sottecchi e la strinse nuovamente a sé.
"Mi sei mancata tantissimo." disse tra le lacrime.
"Anche tu" Rispose di riguardo l'amica.

L'aria di festa e di casa che avvolgeva tutti coloro che erano nella locanda venne spezzata da un vento gelato portato da un uomo incappucciato.
Tutti guardavano la strana figura avvicinarsi ad un tavolo e prendere posto.

Esmeralda lo raggiunse e con il suo abituale sorriso sornione pronunciò ciò che Andrea insegnò lei.
"Buongiorno, signore. Benvenuto alla nostra umile locanda, le posso offrire qualcosa?"
"Vorrei provare la famosissima bistecca di Esmeralda. Ho sentito dire che é riuscita a scaldare il cuore anche alla Regina delle Nevi."
Non era del tutto vero... La regina delle nevi non sa nemmeno dell'esistenza di Esmeralda.
"Come vuole che venga cotta la bistecca, signore?"
"Lascio scegliere alla cuoca." disse l'uomo con un sorrisetto che mostrava i canini particolarmente appuntiti.

Esmeralda si diresse accompagnata da Aurora che girandosi a guardare la figura incappucciata si rivolse ad Esmeralda dicendo:"Il bel tenebroso... Lo conosci? Mi sembra che ci sia feeling tra voi due."
"Ma se lo vedo ora per la prima volta!"
"Ho un sesto senso per queste cose."
"Aurora, tu hai un sesto senso per tutto."
"Quella volta mi ero sbagliata."
"Hai dato ad un uomo del travestito!" Disse ridendo, Esmeralda.
"Hai visto come si comportava?! Sembrava chiaramente un travestito!"
"Non sono tutti come dici te, Aurora."
"Ma lo sono se ho ragione."
"Ma tu non hai mai ragione" Disse la figlia del cacciatore fiera del risultato ottenuto. Aveva vinto ad una discussione divertente contro Aurora e aveva dato il meglio di sé in cucina. Come le insegnò Andrea: ai primi arrivati, le bistecche migliori!

Il sorriso si spense e i ricordi riaffiorarono tutti insieme: ricordò il dolce sorriso di Andrea, il suo carattere materno, la sua predisposizione ad aiutare il prossimo...

Scosse la testa cercando di scacciare via i ricordi maligni, i frammenti di un passato che voleva dimenticare.

Prese il piatto e lo portò al tavolo in cui l'uomo incappucciato aveva preso posto, gli occhi ingordi dei clienti lasciavano trasparire l'ammirazione per quel piatto prelibato.

"Bene, bene. Ecco qui la Bistecca del Paradiso."
Esmeralda sorrise a quel velato complimento e gli porse il piatto.

La figura incappucciata aspettò qualche secondo prima di iniziare a mangiare, forse voleva assaporare il piatto senza sentirsi osservato da tutti.

Ma prima che la forchetta raggiungesse la morbida carne, Esmeralda schiaffeggiò la mano dell'uomo dicendo:"Se qui si pretende una cosa, quella é fare uso delle buone maniere e mangiare incappucciati non lo considero un gesto educato." con fermezza.

"Hai ragione, scusami." L'uomo si tolse il cappuccio e tre ragazze bionde svennero in fila, una dopo l'altra, a causa della bellezza disarmante dell'individuo.

Esmeralda non poteva di certo negarlo: era davvero un uomo bellissimo. Gli occhi castani avevano ciglia per cui una ragazza ucciderebbe, i capelli castano chiaro e scompigliati davano lui un aspetto selvaggio, la barba curata lo rendeva sexy e i muscoli in tensione formavano un corpo da paura.

L'uomo misterioso diede un primo morso alla carne e rimase per un tempo indefinito sentendo la carne sciogliersi in bocca. Gemette facendo svenire nuovamente le ragazze che poco prima avevano recuperato le energie.

Esmeralda era in attesa di un complimento, un gesto di ringraziamento, in attesa di qualsiasi cosa.

"Mhmm... La carne migliore che io ho mangiato in tutta la mia vita. Complimenti allo chef!"
"Grazie" disse semplicemente Esmeralda.
"No no, voglio complimentarmi con lo chef in persona."
"Lo ha già fatto e ho già detto grazie."
"Come, scusa? Tu, il chef? Ma per favore, non puoi aver fatto te questa carne!"
"E questo perché?"
"Perché sei donna!"

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