Pidge
«Pronta ad andare Pidge?» chiese Matt mentre apriva la portiera della macchina. Pidge fece una leggera alzata di spalle, i suoi occhiali da sole troppo larghi a coprirle la fronte, e le borse sotto i suoi occhi dall'assenza di sonno.
Matt sospirò e la fissò.
«So che mi stai fissando. E te l'ho detto, non chiamarmi Pidge.»
Matt roteò gli occhi e le diede una leggera pacca sulla sua piccola spalla.
«Vieni dentro, non preoccuparti, ti do una mano io.»
Pidge sentì un tremolio correre tra loro due. Strinse le sue labbra fino a formare una linea sottile.
«Non ho bisogno d'aiuto!» esclamò, spingendo via le mani di lui e incespicando all'indietro.
«Ehi! Fermati, è tutto okay.» Pidge alzò il volto energicamente, quasi con panico, e sparò in fuori le proprie mani. Sussultò quando colpì con un tonfo la macchina. Il dolore attaccò la sua mano, facendola dolorare mentre tirava il palmo via dal liscio metallo.
«Tu sali e basta, so allacciarmi la cintura da sola.» brontolò Pidge, la sua mano corse lungo il finestrino della macchina.
«Ci siamo quasi.» Mormorò lei, il suo braccio cadde repentinamente sulla maniglia della macchina. Un piccolo sorriso si dipinse sulle sue labbra e liberò un leggero risolino.
Matt la osservò in silenzio, sentendo una fitta di dolore nel guardare.
«Va bene.» Disse, mordendosi la lingua quando chiuse la bocca. Premette i propri occhiali e velocemente si sedette sul sedile del guidatore. Pidge trovò al sua strada dietro, stringendosi forte alla cintura di sicurezza.
Il motore della macchina mugolò, il veicolo tremolò quando partì. La radio era accesa, dimenticata d'esser spenta l'ultima volta che Matt aveva guidato. Lyrics of Attention (Charlie Puth) risuonò facendo gridare Matt. Pidge strinse la cintura tra le mani, non disturbata dall'alto volume. Lei ascoltava canzoni a questo volume quasi costantemente con i suoi auricolari.
«Gesù Cristo!»
«Pensavo che tu non ci credessi in Gesù.» Pidge ricordò, urtando goffamente la cintura di sicurezza, cercando di togliersela di dosso. Ogni click della cintura di metallo che colpiva la plastica aumentava la sua ira. Premette forte e più forte, fin quando non la sentì finalmente infilarsi.
Strinse forte i suoi paghi insieme ed emettendo un suono di vittoria nella sua mente. Matt abbassò il volume della radio e uscì dalla strada principale con lento ritmo.
Cercò di attirare l'attenzione della sorella nello specchietto anteriore. Nonostante la tinta sera che li copriva, poteva percepire che gli occhi di lei non stavano incontrando i suoi. La musica continuò ad andare, Matt occasionalmente provava a raggiungere note troppo alte per la propria dignità. Sperando di far sorridere la sorella e farle momentaneamente dimenticare di starla trascinando ad una seduta di terapia.
«Qualunque smorfie strane tu stia facendo... io non posso vederle.» Gli ricordò Pidge, la sua voce lo colpì come un'onda ghiacciata in un giorno con calura.
«Troppo macabro?» scherzò leggermente Matt, fermandosi alla luce rossa.
«Solo onesta.» Replicò Pidge mentre si spostava verso il finestrino. Le sue dita si muovevano in basso e in alto alla ricerca del bottone che avrebbe abbassato il finestrino. Esso scese lentamente, lasciando che il fresco vento colpisse il viso di Pidge. Le sue guance diventarono rosse quando sporse lentamente la testa fuori dal finestrino.
«Tira su il finestrino, ti prenderai un raffreddore.» Disse Matt mentre virava verso sinistra verso i parcheggi.
«Quella non era una tua preoccupazione quando hai insistito che andassimo a danzare sotto la pioggia tre mesi fa.» Matt sbuffò. «Quella è una cosa diversa, comunque siamo arrivati.»
«Intendi che io ero malata prima. E non capisco perché devo andarci!» Sputò Pidge mentre apriva la portiera lentamente. Spingendola in avanti verso dov'era prima che si chiudesse per poi ricominciare a chiudersi prima ancora che lei riuscisse a liberarsi della cintura.
Matt, che si trovava fuori dalla macchina adesso, afferrò la maniglia della macchina. Tirandosela dietro mentre Pidge si toglieva la cintura.
Matt prese la sua mano e la aiutò ad uscire. Ignorando la sensazione della rabbia e tristezza di Pidge. «Posso fare queste cose da sola!» Esclamò, camminando vie prima che lui potesse fermarla. «Katie!» gridò Matt sbattendo la portiera e Pidge inciampava lungo il marciapiede.
«Ow.» Arrivò un sussurro penoso quando le sue ginocchia colpirono il concreto. La sua pelle si ridusse a brandelli e pezzi di pelle morta si radunarono in un ammasso. Non che Pidge potesse vederlo, certamente.
Le sue mani colpirono il pavimento e quasi sbatté a terra la sua faccia. Le sue braccia tremarono e lacrime pizzicavano i suoi occhi. Pidge bestemmiò a bassa voce quando Matt corse verso di lei. Le sue converse colpirono con forza il cemento nero del parcheggio. Sbattendo contro il terreno mentre tirava su Pidge. «Stai bene? Le tue ginocchia sono tutte graffiate e le tue mani sono rovinate. Oh Dio.» Mormorò quando alzò una delle ginocchia di Pidge alle sue cosce, per poi metterla giù. Pidge si divincolò «sto bene.» Gli mormorò, sentendo un paio di lacrime sfuggire dai suoi occhi e cadere lungo il suo viso. Calde lacrime che furono subito asciugate via da Matt.
«Dobbiamo comprarti uno di quesi bastoni uno di questi giorni. Oppure potremmo addestrare Bae-Bae-» Pidge lo interruppe.
«Smettila. Sto bene, sono solamente caduta. Tu sei caduto mentre andavi verso la porta questa mattina.» Matt la guardò storta mentre rispose repentinamente e senza pensare.
«Sì, ma almeno io ancora ci vedo!»
Pidge si ammutolì mentre gli occhi di Matt si vedere vividi. «Pidge mi disp-» Pidge si mise in piedi di suo. Ignorando il sangue che stava iniziando a colare fino ai suoi polpacci.
«No, non lo sei! E te l'ho già detto, non chiamarmi Pidge!» Pidge si girò dall'altra parte, viso dinanzi le grandi finestre dell'edificio. «Forza, lasciami stare e vai. Chiaramente ti va bene mollare in giro una ragazza cieca.» La sua voce era uscita più dolce del previsto, ma la rabbia filtrava attraverso le sue parole. La sua voce fredda mentre il vento spostava i suoi capelli sulla sinistra.
«Va bene.» Sospirò Matt, facendosi la nota mentale di non scusarsi troppo dopo la terapia di gruppo.
Pidge e Matt camminarono all'interno dell'edificio in silenzio. Pidge camminò sulla destra con la propria mano stesa verso il davanti, assicurandosi che non stesse andando contro qualcosa e mantenendo distanza tra se e suo fratello. Non poteva mentire, quello che aveva detto faceva male. Anzi, faceva malissimo, nonostante il fatto che lei glielo ricordasse ogni giorno. Sentirlo dirlo ad alta voce le fece sentire.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top