2.

Mi svegliai di soprassalto, ero sudata e spaventata. Avevo appena avuto un incubo in cui una ragazza continuava a fissarmi e a bisbigliare spaventosamente di scappare.
Guardai sul grande orologio di legno appeso sopra la scrivania anche essa di quercia; il ticchettio dell'oggetto mi rilassava; stimai l'ora, erano appena le quattro di mattina.
Uscii dalla mia grande stanza e mi diressi verso la camera di mio fratello, in fondo al corridoio e notai che mio fratello dormiva ancora beatamente, il grande cane era accovacciato di fianco a lui per terra, sorrisi a vederli così. I miei passi erano ancora molto pesanti, il pavimento di legno scricchiolava ma infondeva calore.
La casa era ancora scura, non potevo correre il rischio di accendere la luce e svegliare mio fratello.
Decisi di andare nella casa sull'albero a controllare se era tutto a posto, misi le scarpe e il grande cappotto blu di mio fratello, aveva delle piccole spezza sui gomiti e sembrava avesse almeno un decennio. Fuori c'era odore di pioggia, probabilmente quella notte aveva diluviato; il terriccio ormai diventato fango ad ogni mio passo si cospargeva sull'erba bagnata; la rugiada scendeva delicatamente dalle foglie dei maestosi castagni. Cominciai a correre, il sole stava sorgendo dietro le colline e da lì a poco mio fratello si sarebbe svegliato.
Mi fermai a pochi centimetri dal grande albero, la casa sembrava in ordine fuori. Salii lentamente le scale, le piante rampicanti proteggevano l'abitazione dal freddo e dall'inverno alle porte, l'avevano veramente costruita bene.
Appena fui salita notai con mia sorpresa una grande scritta in vernice sul muro, mi avvicinai e toccai la parete ruvida.
«Mira... Aspetta, cos'è questo?» la scritta era leggermente scrostata alla fine, era illeggibile l'ultima lettera. La mia mano si portò ad un piccolo orologio tascabile inchiodato proprio sotto il graffito; lo aprii, segnalava la mezzanotte e non emetteva alcun rumore, probabilmente si era scaricato o addirittura rotto. Era davvero stupendo, contornato da strisce d'oro e dentro alla piccola lastra di vetro le lancette erano dello stesso identico metallo, si mostrava un piccolo corvo dietro dorato.
Un raggio di luce filtrò dalla finestra, optai di prendere l'orologio e andare alla biblioteca della città ad indagare sulla parola. Iniziai a correre più velocemente che potevo, arrivai a casa proprio in tempo prima che mio fratello si svegliasse. Mi vestii velocemente e uscii fuori senza dir niente a Haru.
Nel viale per raggiungere la biblioteca incontrai l'anziana vicina di casa.
«Buongiorno Ly. Oh che bel orologio, dove l'hai trovato?» la sua era voce sgraziata come sempre, osservava meravigliata il ciondolo al mio collo, le feci un lieve sorriso.
«Buongiorno signora Lewis, sono felice di incontrarla stamattina. L'ho trovato giusto stamattina tra le mie vecchie cose.» mentii, non potevo dirle la verità.
«Scusi, ma sono proprio di fretta, magari più tardi passo da lei a portarle un po' di biscotti.»
«Certo, carissima. Ho preso un nuovo the, credo possa piacerti.» sghignazzò.
La città era ancora desolata, solo alcune persone camminavano nelle strade lastricate. La case erano buffe, probabilmente qualcuno le avrebbe scambiate per abitazioni di gnomi, piccole con un tetto spiovente e tutte colorate allegramente da colori accessi come il rosso, l'arancione o addirittura il blu. La biblioteca era di un colore molto scuro, quasi nero, e per questo si differenziava dal resto della città. La porta era bianca e raffigurava dei grandi cigni.
Arrivai davanti alla porta della biblioteca, ed entrai di corsa, mi diressi verso la bibliotecaria.
«Ho bisogno di un favore, mi puoi cercare il significato di Mira?» chiesi d'un fiato.
«Buongiorno Lyfa, anche io sono felice di rivederti. Noto che sei sempre di buon umore.» disse sarcasticamente.
Era davvero una ragazza meravigliosa, aveva dei morbidi capelli rossi che le cadevano amorevolmente sulle spalle, degli occhi verdi e un po' di lentiggini sulla pelle chiarissima. Avrei voluto essere bella come lei, aveva un sorriso fantastico.
«Scusa Vëa, ma sono proprio agitata.» appoggiai la mano dietro la nuca; lei mi sorrise dolcemente e poi si alzò, fece un mezzo giro su se stessa e prese un grande libro dalla libreria dietro di lei. Quel giorno aveva un bellissimo vestito verde che le faceva apparire ancor di più le curve delicate, mentre io sembravo appena uscita da una casa degli orrori, vestita con i miei soliti jeans chiari e stretti, ed un maglioncino nero. Mi sentii in imbarazzo.
La biblioteca era piena di persone, eppure non si udiva alcun rumore, si sentiva solo quel dolce profumo di libri.
La ragazza aprii il libro in prima pagina, e con mia sorpresa una voce meccanica riecheggiò nella grande biblioteca. «Inserire parola, grazie.»
Vëa sorrise e disse piano la parola che cercavo. «Mira.» il silenzio ripiombò su di noi, credo stessimo aspettando la risposta da quel bizzarro volume.
Pochi secondi dopo, il libro iniziò a parlare nuovamente: «Termine usato per esprimere un complesso di ambizioni o di progetti proiettati nel futuro. Questa parola ha origini antiche.» la ragazza chiuse il libro e mi guardò intensamente.
«Mi devi spiegare dove l'hai trovata una parola del genere.»
«Scusa, non sono in vena di spiegazioni. Ti posso chiedere un altro favore?»
«Certo.» sbuffò.
«La parola aveva una lettera mancante, mi puoi cercare una parola che contenga Mira?» lei cominciò a ridere di gusto.
«Ci metterò un po' però, Ly.» mi guardò dolcemente.
Le feci un segno con la mano e mi diressi verso l'uscita, lei mise il libro a posto alle sue spalle.
«Grazie.» le dissi da lontano.

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