Under the Mistletoe Halloween Edition - Cosa si cela nel buio
Quella sarebbe stata solo l'ultima, di una serie di lotte, nella guerra per la protezione della stanza, ormai ne ero certo.
Io e il Menestrello avevamo condiviso tantissime battaglie nel tentativo di conquistare la camera dall'egemonia delle ombre, sempre pronte a disturbare interiormente il mio piccolo umano, che, puntualmente, veniva messo a dormire da mamma e papà.
Ma il mio amico suonatore ci aveva lasciati qualche giorno fa, vittima di uno degli assalitori e il gravoso compito di difendere "Andrea", questo il nome dell'infante umano, era ricaduto su di me. Ma che avrebbe potuto fare un povero orsacchiotto di pezza munito solo di pochi proiettili di "vomito bile", composto verdastro e appiccicoso derivante dall'omonima sostanza?
In ogni caso, ancora una volta, mi sarei ritrovato solo, l'ultimo e allo stesso tempo il primo, di una generazione di giocattoli dalla segreta intelligenza artificiale creati a un unico scopo: proteggere il bambino di cui ci saremmo presi carico.
Nessuno in famiglia, infatti, sapeva delle mie capacità, che rientravano in tutto e per tutto in un programma di protezione per bambini dai sei mesi agli otto anni circa, ideato da un altrettanto gruppo segreto. Dopo aver messo a punto un nuovo sistema di intelligenza artificiale nei loro laboratori, il gruppo aveva deciso di testare i primi modelli, con scarsi risultati.
Dal prototipo alla prima versione, fino alla versione 2.0 di cui io stesso facevo parte, era passato qualche anno e nulla sarebbe stato meglio che testare noi orsacchiotti di peluche rattoppati per un compito simile. Invisibili, silenziosi e "coccolosi", eravamo riusciti a entrare nelle case delle persone senza farci notare, specie, come nel mio caso, se regalati per un evento tanto atteso come la nascita di Andrea, qualche mese prima, da nonna Filomena, una cara vecchietta cresciuta con le cose dolci e carine in stile Principessa Shirley Temple, che non avrebbe mai potuto sospettare nulla. Tanto meno una macchina intelligente e senziente in grado di sparare con il suo personale fucile ad aria compressa per eliminare le ombre che da secoli terrorizzavano generazioni di bambini.
Dopo quel pensiero, finalmente mi avviai senza troppi indugi, scavalcando gli ostacoli che mi si presentavano davanti, ormai quotidiani, composti per lo più da altri pupazzi e da giocattoli a incastro di gomma, vista l'età del bambino.
Ormai erano passati otto mesi da quando ero entrato nella casa e avevo fatto la conoscenza del Menestrello ben prima di accorgermene, ma il mio fidato compagno era rimasto a giacere sul pavimento da quando le ombre lo avevano attaccato. Un tipo silenzioso lui, ma affabile, un giocattolo intelligente che mi aveva sempre aiutato in tutti i miei difficili lavori di protezione, sebbene i suoi metodi fossero piuttosto antiquati.
Decisi di smettere di perdermi lungo il viale dei ricordi, per poi passare ad altro, concentrandomi su ciò che di lì a poco avrebbe invaso la stanza.
Le ombre, infatti, si erano sempre dimostrate forti nel loro saper incutere terrore sin dall'antichità. Rientravano tra le paure più recondite dell'uomo, capaci di far drizzare i capelli a chiunque non si fosse sentito tanto coraggioso da affrontare il buio, in un gesto forse impavido, forse sconsiderato.
A me era stato insegnato a combattere le paure dell'essere umano, poiché da intelligenza artificiale, avei dovuto sapere, capire e risolvere il problema, di qualsiasi natura fosse, non contrastato da quelli che loro inconsciamente chiamavano "sentimenti", una serie di inutili deviazioni al mio lavoro.
Eppure queste cose a me non sarebbero dovute importare per compiere un incarico preciso e pulito, per poter aiutare Andrea a crescere come un essere umano forte e sicuro di sé, come qualsiasi persona avrebbe dovuto essere. Non è facile per esseri umani già affetti da insicurezze essere all'altezza di tale compito, quindi non biasimo i genitori dei piccoli cuccioli d'uomo per la loro scarsa capacità di affrontare simili circostanze, ma è proprio per questo che esisto io.
Le ombre, che tra le altre cose gli umani adulti non erano in grado di vedere, non si sarebbero fermate nel loro compito di instillare insicurezza e paura nei bambini, quindi stava a me e alle mie armi saperle fermare.
Una volta raggiunto il pavimento e recuperate le munizioni, decisi di appostarmi dietro al lettino di Andrea, attendendo che la porta, posta di fronte, si aprisse. Normalmente le ombre amavano uscire da lì, poiché l'armadio posto accanto al letto era troppo piccolo per i loro gusti e da un buco del genere gli sarebbe stato difficile scappare nell'altra dimensione, invisibile agli esseri umani.
La stanza, parzialmente illuminata dalla luce della luna e dal lampione che sorgeva sulla strada poco distante, apparve perfetta ai miei occhi: un degno campo di battaglia su cui muovermi. Avrei avuto a disposizione il fasciatoio su cui aggrapparmi in caso di bisogno, il cassetto dei ricambi in cui probabilmente avrei trovato qualche altro "sexy toys" o come si dice, simile, con cui attrarre le ombre, poiché per loro anche un solo bavaglino rappresentava una sorta di lingerie invitante.
Dopo qualche minuto, udii un rumore. Fu come un latrato, misto a un grido raggelante di quelli che si odono nei film dell'orrore, prodotti da chissà quale infernale creatura. Perché secondo me, le ombre stesse lo erano.
Attesi quindi l'aprirsi della porta che, con mia enorme sorpresa, non produsse alcun rumore nel venir appena socchiusa, dopo che la maniglia venne calata da quella presenza intangibile. Dall'uscio fuoriuscirono delle scheletriche dita di fumo, le cui unghie andarono a stridere contro il legno smaltato in un bianco candido.
Mi chiesi ancora una volta come fosse possibile che quella consistenza solida e impalpabile allo stesso tempo, riuscisse a muovere gli oggetti e a toccare la materia, ma cercai di ripetermi che il mio compito non era quello di indagare, bensì di combattere.
Ero stato progettato per difendere i bambini e questo era ciò che che avrei fatto, sebbene dentro me riuscissi a percepire la paura nella stanza. Fu come una ventata di aria putrida quella che m'investì, lasciandomi confuso. Il subconscio di Andrea doveva aver reagito alla presenza intrinseca dell'ombra, che si stava facendo via via strada nella stanza, per rivelare la sua vera natura.
Come una degna creatura terrifica, l'ombra divenne visibile una volta fuoriuscita dallo sgabuzzino, la cui porta ormai non mi avrebbe più potuto aiutare a contenerla nell'altra dimensione, quella in cui tutti i mostri rimangono sconfitti nel loro regno fatto di marcio e paura.
Le dita scheletriche erano solo l'ultimo dei problemi della creatura, il cui corpo ingobbito ricordava quello di un vecchio, a confermarlo un naso adunco più simile al becco di un corvo, il tutto coperto da un velo nero come il terrore stesso.
Ancora una volta m'imposi di attendere, dovendo aspettare che la creatura si avvicinasse a sufficienza per poterla attaccare, poi sentii ancora una volta la paura di Andrea dilagare per l'ambiente, facendosi strada tra le mie membra cibernetiche per poi raggiungere un cuore pulsante di cavi e microchip che mi rendevano più simile agli umani di quanto avessi sperato.
A differenza della versione 1.0, io possedevo dei rilevatori ormonali in grado di farmi captare i sentimenti delle persone, nello specifico quelli dei bambini, dalla purezza incredibile, non comparabile alla sporcizia degli adulti.
Nel suo cuore e nell'inconscio Andrea aveva percepito il pericolo, forse perché l'ombra sarebbe stata sul punto di trasferirgli un incubo di tale portata da potergli garantire un pasto fresco per quella serata, forse perché, semplicemente, la paura ancestrale del buio era talmente forte da non riuscire a contenerla.
Lasciai che la creatura si avvicinasse a sufficienza da averla a portata di zampa, quindi iniziai a sparare col mio fucile a proiettili in "vomito bile", che fuoriuscirono alla svelta, andando ad appiccicarsi all'ombra, bloccandola alla parete.
La creatura urlò di dolore, ma io non avevo ancora finito: utilizzai una salvietta usata dalla mamma di Andrea qualche ora prima, raccattata dal cestino, per assuefarla e per non fargli percepire la paura nell'aria, di cui avrebbe potuto cibarsi con facilità.
Quindi scattai ad arrampicarmi sul fasciatoio, dal quale spiccai un balzo, pregando che l'odore di bimbo avesse trattenuto il mostro ancora per un po'.
Impiegai il cavo della lampada per dondolarmi fino al lettino di Andrea, passando tra le sbarre di legno, ponendomi tra il bambino e il mostro e con uno scatto veloce cercai di svegliare il piccolo addormentato. Fortunatamente il piano funzionò e Andrea si svegliò di soprassalto, iniziando a piangere come il neonato che era.
Avrei avuto qualche minuto prima che mamma e papà si precipitassero nella stanza, quindi tornai all'attacco, usando una corda del mio equipaggiamento per scivolare sul pavimento in tutta fretta, per poi andare a sistemarmi di fronte alla porta.
Tuttavia la creatura riuscì a liberarsi dal mio slime di vomito bile e in breve mi fu addosso. Percepii una serie di sentimenti negativi pervadermi l'anima fatta di circuiti elettrici, e per i miei rilevatori avanzati fu un duro colpo da sopportare. Il terrore misto alla confusione del piccolo, mi fecero rabbrividire tanto da farmi tentennare, ma la mia coscienza mi disse di non darmi per vinto.
Non sarebbe stato facile lottare con quello scheletro ambulante fatto di fumo e buio, che, nonostante l'aspetto terrificante, aveva altri punti di forza, come la capacità di incutere timore. Ma io ero stato programmato per un compito arduo, quello di proteggere, e nella foga impiegai tutte le munizioni a mia disposizione, dai coriandoli colorati alla carta riflettente, che accecò il mio nemico, facendolo gridare ancora una volta.
Cercai con tutte le mie forze di combattere con foga e fu solo quando udii dei tonfi ripetuti provenienti dal di fuori della stanza che capii di essere sulla buona strada.
In un attimo divenni rigido e immobile, come inanimato e pregai di essermi mosso al tempo giusto, perché vidi una mano artigliata dell'ombra essere portata in alto per sferrare un colpo forse mortale. Pregai di non fare la fine del Menestrello, che mi sarei preoccupato di riparare nei giorni a venire, se fossi sopravvissuto e quando gli artigli furono talmente vicini da penetrarmi la stoffa, accadde l'inaspettato.
Mamma e papà accesero la luce, facendo dissolvere l'ombra come per magia, sconfiggendola con la potenza della luce stessa della stanza e dell'amore, l'incantesimo più forte in assoluto.
Dalla mia posizione, una copertura perfetta per me, vidi papà avvicinarsi a me, per poi prendermi in braccio, come un comunissimo orsetto di pezza rattoppato e io feci del mio meglio per sembrare inerte.
"L'orsetto di Andrea è caduto di nuovo: deve averlo svegliato nel cadere a terra" disse papà, sorridendo alla moglie.
Vedere Andrea tra le braccia della sua mamma mi fece sorridere interiormente.
Anche per quella notte, la battaglia era stata vinta e io mi sarei impegnato per far sì che anche le successive si sarebbero concluse con la mia vittoria, fin quando il bimbo non si fosse trasformato in un adulto splendido e senza paure.
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Dunque, partiamo dal presupposto che questa one shot è stata scritta per il fantastico gioco "Under the Mistletoe - Halloween edition" di Team_noir e che è stato davvero divertente scriverla!
E' stata un vero salto nel vuoto, perché mi è stata affidata la seguente traccia da rispettare, scelta da Keira_Mals_Jaycee con le 5 parole scelte invece dai membri del team:
Cosa deve scrivere: Una One Shot a sfondo horror (come da regolamento) con sfumature "infantili", nel senso che devono coinvolgere l'aspetto psicologico e affettivo della mentalità infantile senza presupporre per forza la presenza esplicita (che diviene facoltativa) di un infante nel racconto.
Personaggio: Un orsacchiotto di peluches rattoppato
Tematica: Paure, pensieri o disturbi psicologici in età infantile
Il suo genere preferito: Horror/Fantascientifico
Proiettili: Menestrello, vomito bile, principessa Shirley Temple, sexy toys, affabile
Come disturbo infantile ho scelto la paura del buio perché è una paura recondita, fisiologica e ancestrale che l'essere umano porta con sé sin dai tempi antichi e nel caso dei bambini si potrebbe sviluppare anche come una paura inconscia della separazione di genitori.
Ci sono diversi fattori che stimolano la paura del buio, portandola anche a vera e propria ansia fino all'adolescenza, tra cui la catastrofizzazione di eventi che per gli adulti sono invece normali (un esempio sono le scenate che le mamme fanno per cose oggettivamente di poco conto), la doverizzazione, che porta il bambino a pensare che qualcosa di brutto non deve accadere o l'anticipazione di eventi negativi, quindi il classico "se non fai il bravo, arriva il mostro".
Ciò genera una serie di complessi e di insicurezze inconsce che il bambino percepisce come negative e spaventose, ma quindi si penserebbe che un bambino piccolo non dovrebbe poter recepire una simile paura, giusto? Purtroppo no. Secondo alcuni studi, infatti, il bambino è in grado di assorbire determinati atteggiamenti e di reagire involontariamente fin dai 3 mesi d'età. Quindi ricordatevi che per mettere a letto i bimbi, non è il caso di dirgli che c'è il mostro nell'armadio~
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