Non è Natale senza un regalo
Quel giorno di dicembre Kasja e i suoi compagni si trovavano nel bel mezzo di un viaggio da un pianeta a un altro, quando la nave, la Costanza, aveva avuto un improvviso guasto e l'equipaggio si era ritrovato a deviare dalla rotta prestabilita.
Il braxiano aveva sbraitato per diversi minuti una volta atterrati su Valnir, un pianeta dall'aspetto bizzarro, colonizzato da strane creaturine che pullulavano per le foreste, completamente ghiacciate in quel periodo dell'anno. Sin da pochi chilometri di distanza dal pianeta era possibile vedere come esso fosse quasi completamente ricoperto di ghiaccio e Kasja intuì dovesse essere un mondo avvolto da un inverno perenne o uno di quegli esempi di cambio di clima stagionale, che tuttavia prendevano tutto il globo. Non era il primo che vedeva con simili caratteristiche, che ignoravano completamente le leggi dell'equatore e dei poli per precise dinamiche che li rendevano piuttosto singolari.
Certo era che Valnir si trovava piuttosto distante dalla sua stella, quindi già di per sé sarebbe stato un pianeta freddo, ma contando che il suo centro sembrava bruciare più ardentemente solo in determinati periodi dell'anno, era comprensibile come in inverno, la superficie fosse gelata. Dall'altro lato, in primavera ed estate, le piante crescevano rigogliose, vive e piene di colori, per poi rimanere intrappolate nel ghiaccio prima di poter sfiorire, di colpo, come non avessero il tempo di rendersi conto del cambio di stagione. Quindi, come in quel momento, al di sotto di ghiaccioli trasparenti, di lastroni affiancati uno all'altro o di acqua gelata, erano visibili piante dagli splendidi colori vividi, fiori e anche qualche frutto, che rilucevano sgargianti quando colpiti dalla luce solare.
Non era difficile vedere sul suolo, anch'esso ricoperto di bianco e di neve, giochi di luce arcobaleno e di ombre dalle forme più singolari, quasi come se l'aurora boreale, mista ai colori delle foreste pluviali, si fossero uniti in una danza unica, inimitabile.
La cosa, tuttavia, non mise di buon umore il Braxiano, che fortunatamente poteva gestire la propria temperatura corporea grazie alla termoregolazione, sebbene in quel momento avesse altro a cui pensare.
"Un guasto. Un guasto, ci rendiamo conto? Non ne va mai una giusta con questa dannata nave!" piagnucolò, rannicchiandosi nella propria giacca pesante.
Il fatto che potesse modificare la propria temperatura corporea non significava che amasse il contatto con il gelo, a parer suo fin troppo, come dire...freddo.
"E' bellissimo..." disse Rainer, uscendo dal veicolo, mentre il rosso smanettava con dei pezzi di ricambio.
L'umano avanzato non era abituato a simili ambienti, sebbene fosse stato cresciuto al di fuori del pianeta terra. Non aveva viaggiato abbastanza per sapere quali meraviglie si celassero nello spazio profondo e quali pianeti avessero potuto essere colonizzati da creaturine simili a scoiattoli azzurri come quelli che sembravano circondare la nave, seppur a debita distanza.
Era singolare come quel mondo coperto di ghiaccio, all'apparenza colorato, ospitasse creature tanto singolari.
Kasja percepì la propria bocca muoversi quasi autonomamente, attirato dal profumo di quegli scoiattoli singolari, che di "scoiattolesco" avevano solo la coda e la stazza. Ricoperti da una folta peluria azzurra, grigio blu o verde menta, la testa rotonda con gli occhi enormi, faceva chiaramente capire che dovevano avere una vista acuta. I denti sporgenti probabilmente servivano a forare il ghiaccio e a ricavarne le succose leccornie sottostanti, conservate dal gelo per poter tornare a vivere una volta ultimato l'inverno.
Era singolare come su Valnir, tutto assumesse un aspetto statico, in inverno, non soggetto ad alcun cambiamento, fintanto che il ghiaccio fosse durato.
Eppure il braxiano sembrava completamente abituato a quella bellezza da togliere il fiato, tanto da aver emesso un mugolio, forse dettato più dalla fame, rivolto agli ignari scoiattoli alieni.
Già seccato per il guasto alla nave, il rosso si era messo a trafficare con i cavi, con le chiavi inglesi e i vari bulloni del veicolo, sperando di trovare il danno per poterlo riparare da sé. Chiamare un meccanico su quel pianeta sperduto nel cosmo sarebbe stato un dramma e gli sarebbe costato diversi soldi. Che lui, ovviamente, non aveva.
"Non pensi che dovremmo rilassarci un po' e pensare dopo alla nave, quando ti sarai calmato?" chiese a un certo punto Rainer.
L'umore di Kasja andava e veniva, specie in quelle occasioni, quando doveva preoccuparsi di dover spendere soldi inutilmente, a detta sua.
Visibilmente seccato, il braxiano si era messo subito al lavoro, mentre il medico e la volpe avevano preferito andare a cercare della legna, con cui erano tornati poco dopo. Sia mai che gli fosse servita ad accendere un fuoco, nel caso in cui la nave non avesse dato altri segni di vita e quindi fossero rimasti senza corrente.
"Non possiamo permetterci di rilassarci: questa ferraglia va sistemata prima che cali la notte o congeleremo tutti. O almeno, voi congelerete, io alzerò la temperatura tanto da diventare una stufa ambulante" rispose il rosso, mostrando un sorriso a trentadue denti, decisamente derisorio.
Il volpino, accanto a Rainer, sospirò, andando a sistemare la legna nella stiva.
"Calmati, Kasja, in fondo in molte parti dell'universo è Natale. Potremmo festeggiare anche noi" azzardò il medico, notando la perplessità dell'altro, impegnato con dei cavi.
"Cos'è il Natale?"
Alla domanda, Rainer impallidì, prima di arrossire poco dopo, pieno di emozione.
"È una festa terrestre. È colorato di verde, rosso e bianco, è pieno di cibo, è calore umano, dolci e biscotti, è canzoni in tema e allegri festeggiamenti in famiglia" iniziò l'umano, bloccandosi. Famiglia. Ciò che né lui, né il braxiano avevano mai avuto. O meglio, ciò che avevano avuto una volta e poi avevano perso per cause di forza maggiore.
Rainer cercò di non pensarci.
"Non so come spiegarlo. Si fa un grande albero, pieno di decorazioni e palline. Sotto si fa il Presepe, in pratica una scena di vita ricostruita in scala, per così dire e poi tutti quanti ci si trova a farsi gli auguri" riprese, senza scendere in dettagli religiosi, che tanto l'altro non avrebbe capito.
"Non m'interessa" tagliò corto Kasja, ma l'altro sembrò non sentirlo nemmeno, tanta era la sua emozione.
"Si mangia, si beve e ci si scambia i regali"
Alla parola "regali", sia Kasja, sia Comet, montato con le zampe anteriori sulla testa del braxiano, rimasero immobili a fissare Rainer.
"Hai detto regali?" chiese la volpe, sventolando la codina vaporosa.
Rainer annuì, mostrando un bel sorriso sincero, nella sua ingenuità.
"Un regalo puoi farmelo. Se vuoi" esordì Kasja, sebbene il suo suonasse come una sorta di aspettativa, più che una vera e propria libera scelta.
Rainer tuttavia sorrise come un bimbo, incitando la volpe a seguirlo.
"Vieni, Comet, andiamo!" disse il medico, esagitato.
I due quindi si distaccarono da Kasja, che rimase alla nave ad armeggiare con il motore o chissà quale altro pezzo che sembrava essere andato in panne. Non fu facile per il rosso riuscire a capire dove fosse il guasto, per poi ripararlo con tutta la propria buona volontà e una pazienza di ferro, ben conscio di non poter chiedere aiuto se non con l'ausilio di un lauto finanziamento.
Quindi il braxiano iniziò a preoccuparsi nel non veder tornare gli altri due, ma finché non avesse sentito qualcuno gridare, la sua nave avrebbe avuto la precedenza. Non c'era da stupirsi del perché molte persone lo considerassero strano e fin troppo attaccato a quel veicolo che, dall'esterno, sembrava non possedere nulla di particolare.
Per Kasja, quello era stato un regalo più che ben accetto, seppur avesse a tutti gli effetti ereditato la nave, più che altro, e i ricordi che la Costanza portava con sé non lo avrebbero mai abbandonato. Si chiese se Zaryl conoscesse quel "Natale"di cui aveva parlato Rainer e come avrebbe festeggiato lui un'occasione simile.
Non vedendo gli altri due tornare neanche dopo un bel po', una volta sistemate almeno le basi del guasto, Kasja decise di andare a controllare se i suoi amici stessero bene. Era lecito domandarsi che fine avessero fatto e ormai il buio era alle porte, quindi il braxiano fece qualche metro prima di guardarsi attorno, non trovando nessuno.
Cercò meglio, senza allontanarsi troppo dalla Costanza, temendo di perdersi, quando poi vide Comet correre nella sua direzione, sorridendo amabilmente.
"Rainer ha detto di aspettare ancora un po'" disse il mammifero, scodinzolando allegramente.
"Ma che diavolo sta combinando?!"
Kasja sospirò, passandosi una mano tra i capelli. Quindi attese assieme a Comet l'arrivo di Rainer, che si presentò un po' dopo, quando ormai il cielo verteva al crepuscolo e le luci del giorno andavano scemando.
"Dove sei stato?" chiese il braxiano, allarmato.
"Ora lo vedrai" rispose l'altro, prendendo una manica del compagno di viaggio per trascinarlo dietro sé.
Kasja fu restio a seguire l'amico, sebbene si fidasse di lui, tuttavia quell'aria di mistero lo riempì di un sospetto quasi complice, poco serio, ma pur sempre una curiosità fuori dalla solita monotonia a cui era abituato. Si poteva dire che fosse una persona curiosa, ma piuttosto attenta e diffidente, quindi quella serie di contrasti spesso lo portava a chiedersi se fosse valsa la pena di commettere certe azioni.
In quel caso, fortunatamente, era con Rainer, che lo trascinò poco distante, in una zona del bosco appena dietro una serie di alberi visibili sin da dove era stata parcheggiata velocemente la Costanza, ancora lì, appoggiata a un fianco.
"Ma dove diavolo stiamo andando?!"
Impaziente, Kasja iniziava a dubitare della serietà dell'amico, quando dovette ricredersi. Via via che Rainer lo trascinava, il braxiano poté notare l'avvicinarsi di un albero singolare, dall'aspetto bizzarro, per così dire, dato lo stato in cui si presentava. Probabilmente un sempreverde, era completamente ricoperto di ghiaccio dal fondo alla punta, con tanti ghiaccioli di dimensioni variabili che scendevano per tutta la lunghezza della pianta e dei suoi rami.
Sopra al ghiaccio, erano stati posti frutti, fiori, ogni sorta di decorazione possibile e immaginabile, anch'essi completamente ghiacciati, come a formare uno splendido scenario fatto di luci e ombre, sotto a uno strato di gelo. Come nel caso del resto della foresta, all'apparenza quello spettacolo sarebbe stato poco visibile, se non fosse stato per il crepuscolo, che con un sottile ultimo fascio di luce, rendeva il tutto più apprezzabile.
Nonostante ciò, ancora le decorazioni sarebbero state un po' troppo in ombra e lì per lì Kasja si chiese cosa ci fosse di tanto speciale in un albero congelato, ma poi accadde l'impensabile. Non appena la stella di quella zona dell'universo sparì alla vista, cosa alquanto semplice, considerando la distanza dal pianeta, nel cielo esplose un gioco di luce che illuminò l'area quasi a giorno.
La differenza principale era nel colore che quelle luci danzanti avevano, che comprendevano una serie di blu e di verdi, così come di viola e di arancio, questi ultimi che andavano e venivano a seconda di ciò che urtavano nell'atmosfera, forse, forse per altri motivi.
Kasja rimase stupito nel notare che anche a distanza di anni luce, anche in un posto così sperduto, erano riusciti ad ammirare la singolare aurora del pianeta. Non si chiese come quel fenomeno fosse possibile in un luogo simile, ma si limitò a osservare tutte quelle luci a bocca aperta, sentendo il cuore battere come non mai.
Le luci erano talmente accese da conferire all'albero di ghiaccio un aspetto singolare, facendo luce assieme ad esso anche alle decorazioni sopra apposte, come se alcuni punti fossero stati illuminati da piccole lampadine.
Dire che un simile spettacolo di luci avesse lasciato i due ragazzi a bocca aperta, era poco. Rainer aveva sperato in una qualche sorta di effetto speciale naturale, ma non avrebbe mai immaginato una meraviglia simile. Dall'altro lato Comet e Kasja erano stati presi del tutto alla sprovvista.
A Kasja, per qualche motivo, ricordò casa. Dei colori tanto accesi in un mondo costretto dall'inverno a non essere più se stesso, come il suo amato Braxios, che era mutato col passare dei secoli a causa dell'invasione e della deportazione del suo popolo.
Tuttavia fu solo quando Rainer gli porse una piccola pigna colorata, di un naturale colore viola, misto ad arancio e giallo, che Kasja rimase sorpreso e commosso allo stesso tempo, sebbene fosse troppo orgoglioso per dimostrarlo.
"Buon Natale, Kasja" disse il medico, sorridendo con naturalezza.
Il braxiano prese il dono, osservandolo con curiosità, rigirandolo tra le dita più e più volte, come si fosse trattato di un prezioso e antico monile.
"Non sono riuscito a trovare molto altro, insomma, questo è il meglio che-..." continuò Rainer, venendo interrotto.
"Sta' zitto!" esordì Kasja, spiazzandolo. "E' bellissimo..." disse poi, sorridendo con una naturalezza non sua, guardando l'oggetto con immensa dolcezza.
Era chiaro che quella giornata non sarebbe mai stata paragonabile ai festeggiamenti terrestri nel giorno di Natale, ma il medico e il volpino avevano fatto del loro meglio per imbastire uno scenario piacevole e il braxiano non era rimasto indifferente. Colmo di una felicità inespressa, si allungò per baciare la tempia del compagno di viaggio, attento a non mettergli soggezione, considerando la pericolosità della sua stessa razza.
Rainer, dal canto suo, rimase spiazzato, tanto da arrossire vistosamente, senza riuscire a nasconderlo.
"Grazie" disse quindi Kasja, esponendo l'ennesimo, dolce sorriso.
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Spazio autore:
Mi scuso per il ritardo, ma si sa, durante le feste siamo tutti impegnati e l'ispirazione mi è venuta all'ulitmo X3 Questa storia è stata scritta per BeaNihil che ha richiesto un piccolo Secret Santa ideato da AmbassadorsITA.
Che dire, non ci sono Kasja che si spogliano questa volta(?), ma spero la one shot ti sia piaciuta comunque e che abbia soddisfatto le tue aspettative. D'altro canto Kasja non ha mai festeggiato il Natale in vita sua, sia mai che un giorno si decida a visitare la terra per vedere con i suoi occhi di cosa si tratta ^_*
Grazie mille per avermi dato questa opportunità <3
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