Metamorfosi
Corro.
Il soffio del vento mi scompiglia i capelli, arruffandoli come serpi aventi vita propria. Il corpo freme, il calore aumenta, cullandomi nel fittizio tepore di un sogno effimero, destinato a infrangersi come un'onda marina.
Salto. Schivo.
La terra sotto ai miei piedi si abbassa in un movimento appena percettibile, rilasciando nell'aria l'odore della foresta. Il legno consunto, mangiato dalla muffa, le foglie cadute, ormai senza vita, un acre fetore di carcassa in decomposizione.
Vedo. No, osservo.
Le mie pupille, ormai dilatate, mettono a fuoco ciò che si cela nell'oscurità. Masticato dall'ombra, risputato dai flebili raggi argentei che illuminano le fugaci zone libere degli alberi, qualcosa mi chiama.
Sento. Percepisco. Soffro.
Le ossa scricchiolano sotto al mio peso, le gambe dolgono, i denti stridono, la muscolatura si tira per dar vita a qualcosa che sento essere mio più di quanto credessi. Il piede si allunga, la schiena s'incurva, scricchiolando con fare sinistro.
Qualcosa si rompe.
Crack!
Ansimo. Grido. Ringhio.
Quasi cado e perdo l'equilibrio nel constatare che il mio corpo non è più mio, quasi mosso da fili invisibili celati alla mia vista, come mero spettatore. Ignoro il dolore, proseguo sobbalzando disordinatamente, dando vita ai miei dubbi e alle perplessità.
Mugolo. Piango.
Non capisco chi sono, anima perduta nelle tenebre sconfinate della mia stessa mente, ma mi rassicuro, perché sento. Sentire e annusare mi rendono viva, definiscono ed etichettano un mondo nuovo a me sconosciuto, fatto di suoni, voci, odori, sapori che passano per il mio naso umido, perdendo di senso, dettando l'istinto. La logica ha perso.
Trotto. No, scatto.
Riprendo la mia corsa dove lasciata, dando spazio a quell'emozione ancestrale, antica quanto il mondo. Le unghie fremono, artigliando il terreno, rompendo ciò che si frappone tra loro ed esso. Qualcosa si strappa e le mie zampe emergono, rincarando la dose, potenziando il fisico, scalfendo il suolo.
Latro.
La rabbia cresce e si placa senza senso, rinvigorendomi, confondendomi, donandomi brevemente una nuova meta. Devo averla, devo avere la luna!
Rincorro il chiarore, balzando e sferzando, accompagnata dal vento, ormai fido compagno, fin quando la luce non si palesa.
Mi arresto di colpo, osservando il cielo, le orecchie abbassate, gli occhi ricolmi di rinnovata speranza.
Ululo.
Finalmente è finita. Agognata libertà.
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