La fiera del cliché - Chi ha paura dell'uomo nero?


Era una notte scura e sinistra, illuminata solo dal chiarore della luna calante, quella in cui Sam e Mary, avevano deciso di uscire, alla scoperta dell'ignoto.

In quattro anni di relazione stabile, Mary non aveva ancora capito quanto il suo ragazzo fosse esibizionista.

O meglio, nel suo cuore lei lo aveva sempre saputo, ma da brava fidanzata alla ricerca della vita perfetta, aveva sempre sopportato tutte le bizzarrie di Sam, che, in quell'occasione, aveva deciso di esplorare la casa infestata in cima alla collina, situata appena fuori città.

Sarebbe bastato mettere il naso appena fuori dalla periferia, per notare quell'inquietante casa in cima alla collina avvolta nel mistero, affiancata da un antico cimitero di famiglia. Non erano più così facili da trovare, soprattutto da quando le città si erano espanse, inglobando in loro elementi architettonici datati, di cui spesso non rimaneva traccia, poiché devastati dall'avvento della modernità.

Ma era proprio quello a divertire Sam, che quella notte era passato a prendere la fidanzata e assieme avevano raggiunto l'abitazione.

Una volta davanti al cancello d'entrata, i due rimasero a fissare l'edificio chi con aria meravigliata, chi spaventato a morte alla sola idea di doverci mettere piede dentro.

"Dai, torniamo indietro, Sam, ho paura" disse la ragazza, stringendosi al suo braccio.

Sam rimase a fissare il lugubre edificio per un tempo apparentemente interminabile.

Doveva essere una di quelle vecchie case signorili, dalle fondamenta solide e lo scheletro in legno, forse malmesso, a giudicare dalle condizioni dell'intero edificio. Nessuno doveva averci prestato attenzione per diversi anni e le finestre in vetro lavorato, in un mosaico tipico di quasi duecento anni prima, apparivano buie dall'esterno.

"Non avere paura, ci sono io a proteggerti" rispose il ragazzo, posando un braccio attorno alle spalle dell'innamorata.

Quindi il ragazzo si avviò, aprendo il cancello in scuro metallo che delineava la proprietà, per attraversarlo, colmo di curiosità.

Convinta di dover seguire le folli idee del fidanzato, alla fine anche Mary si decise ad entrare, rimanendo attaccata al braccio del fidanzato fino all'entrata della casa.

Giunti alla pesante porta in legno, Sam girò la maniglia, scoprendo con sua enorme sorpresa, che l'abitazione era aperta.

"Mi sento come in un episodio di Scooby Doo! Forza, andiamo!" disse lui, entrando nell'abitazione, il cui pavimento scricchiolò sotto ai suoi piedi.

"Speriamo di non fare anche la fine di Scooby Doo..." sospirò Mary, volendo seguirlo, seppur fosse terrorizzata.

All'interno regnava un silenzio di tomba, complici forse i morti del cimitero poco distante, che certo non rallegravano la situazione, e polvere e ragnatele regnavano incontrastate.

All'improvviso i due udirono un rumore sinistro provenire da una porta e Mary urlò per lo spavento, affiancandosi a Sam, impaurita.

"Andiamo via, ho paura!"

Ma Sam era deciso a dimostrarle il suo coraggio a ogni costo. Quindi la guardò nei suoi occhi azzurri, tentando di rassicurarla.

"Tu resta qui. Io vado a vedere che sta succedendo, ma tu non ti muovere, va bene?"

Mary annuì, lasciando che il fidanzato si allontanasse, sebbene avesse paura a rimanere lì da sola. Si fidava ciecamente di lui.

Sam quindi si avviò verso la porta interna, che probabilmente conduceva verso la cantina della casa, tipica disposizione degli edifici di quel tipo.

A giudicare dalle condizioni in cui verteva, doveva non essere stata aperta da anni, eppure Sam poté sentire chiaramente dei rumori provenire dall'altro lato. Posò l'orecchio sul legno per esserne certo e infatti la sua tesi venne confermata.

Non essendoci luci, tutto risultava assolutamente buio nella casa, quindi Sam estrasse un accendino dalla tasca dei jeans e fece segno a Mary che sarebbe sceso, se la porta fosse stata aperta.

Provò a girare il pomello, ma non accadde nulla. La porta sembrava bloccata.

Quindi Sam provò a dargli una spallata, ma ancora una volta non accadde nulla.

Sospirò sconsolato e fu sul punto di andarsene, quando i suoi occhi verde prato videro il pomello della porta iniziare a girare per conto proprio, come se questa stesse venendo aperta dall'interno.

Mary fu sul punto di urlare di nuovo, ma era talmente spaventata da non riuscire a emettere un solo suono.

Sam, al contrario, rimase sorpreso e inizialmente fu sul punto di fuggire, ma quando il pomello tornò immobile, credette di essersi immaginato tutto.

Tentò di nuovo di aprire la porta e questa si aprì senza alcun problema.

"Sam, fa attenzione" gli intimò Mary, i cui capelli biondo oro si erano rabbuiati, così come il suo animo.

Lui annuì, convinto che quella non doveva essere altro che una mera coincidenza e che la porta era sempre stata aperta, ma forse era lui a non aver girato il pomello nella direzione giusta.

Quindi, posta la mano sul pomello, Sam aprì l'uscio e nello stesso istante, una mano scura come la notte lo afferrò per la felpa, trascinandolo all'interno, probabilmente giù per le scale, a giudicare dal rumore e dalle grida del ragazzo, che divennero sempre più ovattate.

"Sam!" gridò Mary, avanzando di un passo.

Ma la luce si era estinta quando il ragazzo era stato trascinato via ed erano tornati a regnare buio e silenzio.

Sconvolta, Mary si chiese che avrebbe potuto fare per aiutarlo, ma si scoprì codarda. Avrebbe dovuto chiamare aiuto, cercare qualcuno che li salvasse, ma soprattutto avrebbe dovuto cercare di salvare Sam.

I suoi occhioni azzurri colmi di lacrime e la vista annebbiata non l'aiutarono a tentare di raggiungere l'entrata della cantina, il cui fondo non era visibile, alla quale la ragazza si rivolse, nel tentativo di avere risposte.

"Sam? Sam dove sei?" chiese, sperando che il fidanzato comparisse di nuovo ai suoi occhi.

Mary era talmente assorta nei suoi pensieri da non notare un'ombra alle sue spalle. Nata dal fumo e dal rancore, quel suo corpo scuro e immateriale doveva essere l'unica cosa che lo teneva ancora ancorato a questo mondo.

La creatura posò una mano sulla spalla di Mary, che si voltò, sperando si trattasse di Sam, ma la ragazza paralizzò quasi all'istante, terrorizzata.

Ci fu un altro grido, poi ancora silenzio.

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Spazio autore:

Wordcount: 994 (word)

Questa storia è volutamente piena di clichè, ed è stata scritta per "La Fiera del Clichè" di magicartist2018 ^^

Che dire, ho provato a mettere assieme tutte le cose stupide che io non farei e ne è uscito questo. Peccato solo per il limite di 1000 parole perchè sarebbe stato carino scoprire cosa si celasse nella cantina...forse *risata malefica in 3, 2, 1...*

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