~Capitolo 4~

«Aiutami Ravén, ti prego»

«Mamma dammi la mano»

«Non c'è la faccio, figlia mia»

«Ti prego mamma, fai un piccolo sforzo»

«Tu sei forte, Ravén. So che puoi farcela, ma solo dopo avrai il futuro che vorrai»

«Cosa vuoi dire con questo, mamma!»

Fa un dolce sorriso e dice «Addio, Ravén» lascia la presa dal masso e si lascia cullare dal buio del precipizio.

"NOO!" Dico aprendo gli occhi ancora bagnati dalle lacrime.

"Ravén è tutto apposto ci sono io qui con te" dice il ragazzo coperto ancora dalla penombra della mia stanza, ma la sua voce è inconfondibile.

"BlackBorn" dico sottovoce mentre lo abbraccio forte a me.

"Shhh. Ora dormi è ancora buio fuori" dice mutando nel piccolo lupacchiotto che conoscevo.

Mi sdraio di nuovo sul letto con accanto Dido che dorme già, appena gli misi le coperte addosso, lo stesso io.

**

Mi alzo sentendo un brivido di freddo sulla schiena. Sono ormai senza coperte forse già da un po'.

Mi alzo per fare un bagno caldo nella vasca. Mi spoglio di tutto ciò che ho addosso e mi immergo nella vasca piena d'acqua calda.

Mi stendo sul fondo di essa lasciando fuori solo il naso, gli occhi e la fronte imperlata dalla gemma. Pian piano immergo anche loro lasciando gli occhi aperti.

Dei rumori forti da far tremare la terra sottostante mi fanno sgranare gli occhi dalla paura pensando che il giorno fosse già arrivato.

Poi una mano enorme entra nell'acqua e afferra il mio corpo nudo portandomi fuori dalla vasca.

«LASCIAMI! Lasciami andare ho detto» dico usando i miei poteri per farlo del male, ma fallisco miseramente.

«I poteri che hai gli ho donati a te, io posso controllarli. Tu sei mia, Ravén. Ricordalo. La tua anima sarà presto mia come quelle di tutto questo pianeta»

Esco dalla vasca con la paura fino al collo.

"Era solo un sogno ad occhi aperti" dico mettendo l'asciugamano intorno al corpo.

Mi vesto con un body nero con maniche lunghe, una cintura sulla vita tempestata di zaffiri e ai piedi le Dr. Martens. Avvolgo il mio corpo nel mantello blu ed esco dalla stanza andando verso la cucina della scuola.

Vado in cucina e apro il ripiano in alto per prendere uno dei tanti soffusi per tisane.

Prendo un pentolino con dell'acqua e lo metto sul fuoco per riscaldarlo.

L'acqua ormai bollente la metto in una tazza e ci immergo la bustina presa prima.

Mi siedo sul banco mentre soffio nella tazza. Un rumore di passi arriva fino in cucina, ma io non ci bado e continuo a soffiare sulla tazza fumante.

"Ravén!" Dice il ragazzo davanti a me.
"Non ti avevo vista, come, come stai?" Dice grattandosi la nuca.

"Bene, ma perché ti interessa? Dico fredda.

"Sta notte piangevi nel sonno. Insomma cosa ti sta succedendo?"

"Niente. Perché parlare con te se sei stato il primo a non dire la verità?"

"Ravén ti sto chiedendo in tutti i modi perdono, ti prego perdonami" dice prendendo il latte dal frigo.

"No" rispondo fredda.

"Dai, Ravén" dice facendo cadere per sbaglio il latte sul bancone.

"Sei un imbranato" dico con un sorriso quasi compiaciuto.

Lui si trasforma in un cucciolo di gatto nero con una mezza luna bianca sulla fronte e si avvicina a me guardandomi negli occhi.

Non resisto a quel suo sguardo dolce...

"Va bene BJ ma non ti sopporterò comunque" Dico accarezzandoli la fronte dove c'è la mezza luna.

Scendo dal bancone e vado verso il giardino della scuola.

Fa piuttosto freddo, quindi con le mani prendo due lembi del mantello e li avvolgo a me.

Approfitto del tempo libero per meditare all'alba.

"Melthrion Asdral Nethar" dico ripetendolo più e più volte.

Sento il silenzio della pace entrare in me, il corpo non può far altro che rilassarsi.

"Anche a te piace vedere l'alba?" Dice una ragazza dietro di me.

Ha i capelli rossi come il fuoco e gli occhi bianchi con un punto luce nero per distinguere il colore e i vestiti altrettanto rossi.

"Mi chiamo Laika e vengo da Lillium. E tu chi sei? Non ti ho mai vista qui" dice sedendosi affianco a me.

Tolgo il cappuccio dalla testa.
"Sono Ravén" dico guardandola.

"È un piacere conoscerti, Ravén!" Dice con un sorriso da fare invidia al mondo.

Nel frattempo il sole nasce fra gli alberi con i suoi raggi caldi.

Non mi stanco mai di guardare il sole nascere è una sensazione a dir poco magica e stupenda.

"Credo che sia il momento di rientrare. A presto Ravén" dice alzandosi e andando via.

Sento la mia pelle bruciare al contatto di questo calore.

Mi nascondo nel mantello e mi teletrasporto in camera.

Guardo la mia pelle e la vedo sbiadirsi e ritornare normale al buio.

Sento bussare alla porta così vado ad aprire.

"Cosa ci fai qui?" Dico sorpresa della sua inaspettata visita. È lo stesso ragazzo dell'infermeria.

"Mi dispiace" dice con tono malinconico.

"E di cosa?" Dico ancora più confusa di prima.

Poi mi punta una di quelle pistole narcotizzanti.

Sento che ha premuto il grilletto ed io cado a terra con la vista che piano piano sfoca ad ogni battito di ciglia.

Poi buio...

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