~Capitolo 39~
Quando la pioggia inizia a bagnare il grande vetro che ricopre la tua stanza c'è qualcosa che non quadra, o almeno è ciò che e sempre capitato nei miei quindici anni di vita.
Ormai sdraiata sul letto a fissare e contemplare il vuoto in attesa di qualcosa d'improvviso, mi alzo per chiudere le tende, ma prima do un ultima occhiata, sembra davvero brutta la pioggia per altri, ma in fondo è la stessa emozione quando noi cu sentiamo soli e cupi.
Stanca di questa confusione sbuffo e mi raggomitolo tra le lenzuola.
Ma poi ripenso a quel libro, lo stesso libro che mi ha aperto gli occhi, guardo con un certo mistero quella pila di fogli ingialliti.
Non ho più nulla da perdere, ormai ricorderò questi momenti come pensieri da rinchiudere in un cassetto, se tutto avrà fine.
Chiudo gli occhi girandomi e rigirandomi da un lato e l'altro del materasso, non ho sonno.
In questi ultimi tempi dormire è diventata un impresa per gli occhi.
Guardo l'orologio sul comò, le 02:00 am.
Tutti in questo momento dovrebbero essere già a dormire.
Mi alzo titubante dal letto per andare via dalla stanza, unico mio rifugio.
Percorro il lungo corridoio che porta all'infermeria, ma prima do un occhiata alla soggiorno visto che ci passo davanti.
Nessuno, il rumore della pioggia è di unica compagnia questa notte.
La pioggia e i miei passi, entrambi cadono sul terreno freddo.
Spero di saper fare quello che sto facendo adesso.
Varco la soglia dell'infermeria e mi sdraio sull'unico lettino dove ci sono macchinari appositi per curare il corpo.
"Aggiornamento completato, Paziente Ravén, corpo riconosciuto, iniziare la scansione..." la voce metallica del robot che sta esaminando il mio corpo, con i suoi laser bianchi che roteano sul mio corpo, probabilmente è il nuovo aggiornamento che ha installato Dexter.
"Trovato corpo esterno nella spina dorsale. Estrarre il corpo esterno con anestesia?" domanda quella voce priva di emozioni.
"Anestesia" ripeto a mia volta fredda.
"Inizio operazione con anestesia tra...3...2...1"
Un ago freddo e di metallo oltrepassa la pelle sulla mia nuca entrando fin dentro, quasi toccando la mia spina dorsale.
Non posso resistere a questo dolore così urlo per un breve momento.
L'operazione sta avvenendo sotto i miei occhi ed io non sento più il mio corpo, o meglio, la mia schiena dorsale.
"Trovato corpo estraneo" dice la voce robotica.
Passano davanti ai miei occhi un enorme paio di pinze.
Le sento muoversi dentro la mia carne fin quando...
"AAAAAH!" Urlo più forte dopo aver sentito una sensazione di istantaneo vuoto nella schiena.
Possibile che nessuno stia sentendo le mie urla?
"Corpo estraneo tolto" mi distrae dai miei pensieri la stessa voce di prima.
Tra le sue braccia di metallo e del tutto prive di tatto mostra una lunga scia azzurra brillarmi davanti agli occhi.
"Scannerizzazione del corpo estraneo" gli stessi laser che hanno visto il mio corpo ora sono su questa strana scia.
"Risultati: ATTENZIONE UTENTE NON TROVATO, CORPO ESTRANEO NON RICONOSCI..." La macchina smette di funzionare spegnendosi del tutto.
Io preoccupata e curiosa cerco di rimettermi seduta, ma il dolore dietro la schiena è forte, molto forte, e ora guardo il mio body completamente strappato dietro la schiena.
Chiudo gli occhi dal dolore facendo uno sforzo nel rialzarmi per mettermi seduta.
Ci riesco, ma questo non impedisce la netta e chiara figura poco distante da me.
Aaron ha il cavo della macchina tra le mani.
"Tu...aaah" mi lamento per il dolore.
"Tu! Perché hai tolto il cavo dalla presa? Se impazzito? Oltre ad essere un fottuto idiota se hai anche uno che fa..."
"SMETTILA!" mi rimproverà, noto dal suo petto che si muove molto velocemente che ha il fiatone.
"Cosa sei venuta a fare qui?" dice facendo cadere io cavo dalla sua mano.
"Stavo per farti la stessa domanda..." dico fredda.
"Ho iniziato io per primo, ora...PARLA" ringhia contro di me.
"Soni venuta qui per togliermi quell'essere dalla schiena!" dico presa dall'ira.
"Da sola? Senza aiuto?" si avvicina serrando i pugni.
"Che male c'è!? Se non sbaglio ho sempre fatto tutto da sola, senza l'aiuto di nessuno" lo guardo con espressione accigliata.
"Potevi chiedere a me, no? Ero sveglio in camera mia e..."
"Anche tu sveglio? Pensavo stessi dormendo..."
"È una settimana che non dormo come un maledetto ghiro, capita?!" inizia con le sue battute squallide.
"Sei fortunato che non ho la forza di muovermi, comunque tu perché sei qui?" dico fredda.
"Perché ho sentito le tue urla" dice sedendosi ai piedi del letto.
"Ohw...bhe la prossima volta, non venire in mio aiuto" dico seria.
"Non verrò, perché non succederà più una cosa così in vita tua, promesso" fa una croce sul cuore.
"BJ..."
"Si?"
"Sai benissimo che non sarà l'ultima" dico malinconica guardando le lenzuola bianche tra le mie mani.
D'un tratto la sua mano bollente si posa sulla mia con delicatezza.
Divento calda dal rossore in viso anch'io.
"Lo so, ma io ho ancora la forza di credere nelle speranze...ed in te"
Ci guardiamo per un momento infinito prima che i miei occhi inizino a bruciare per le lacrime, ma faccio il possibile per trattenermi.
Mi abbraccia d'istinto.
"Ti ricordi? Noi due, noi soli, una famiglia per..."
"Sempre"
E questa volta so anch'io di non poter respingere la mia famiglia.
**
"Ravén! Ravén dai muoviti!" grida BJ insistente da dietro la porta della mia stanza.
Metto il cappuccio sul capo e prima di lasciare la mia stanza completamente al buio, la guardo e tiro un lungo sospiro.
Apro la porta con una sola impronta del mio pollice sullo scanner.
"La prossima volta ti incenerisco se insisti ancora" lo guardo con espressione truce.
"Ehm...va bene va bene" si gratta la nuca nervosamente.
"Adesso andiamo prima che cambi idea" mi incammino verso l'ascensore con fare freddo e impassibile.
"Aspetta..." mi prende la mano ed io sento già il sapore dei brividi sulla mia spina dorsale anche sulla lingua.
Mi fermo, ma non mi giro verso di lui, lo guardo solo con la coda dell'occhio.
"Visto che è sera perché non andiamo via dalla finestra, facciamo...bhe sì, una gara!" dice muovendo le sopracciglia su e giù.
"Mi domando ancora perché un mercatino delle pulci sia aperto proprio a quest'ora" roteo gli occhi al cielo.
Lui fa un espressione dispiaciuta.
"Ma devo dire che la proposta della gara è davvero allettante" giro il collo per guardarlo con sfida.
Cambia d'un tratto espressione.
"Ti farò mangiare la polvere, sorella" dice correndo su per le scale che portano sul cornicione della torre spirale.
"Lo vedremo mangia polvere" dico volando fin ad arrivare sul bordo del cornicione.
Si mette di fianco a me.
"Ai posti di partenza...conto fino a tre. 1..." non gli do il tempo di arrivare al 3 che parto in picchiata verso l'oceano per poi alzarmi in volo.
"SEI UN IMBROGLIONA" urla mentre si trasforma in un grifone.
"Mangia la mia polvere babbeo pennuto" gli dico mentre accellero.
**
"Mi hai battuto per-per un pelo" dice con affanno poggiandosi ad un albero qui vicino.
"Io credo di no" dico ansimando.
"Dové questo 'famoso' mercatino" metto tra virgolette la parola famoso.
"È proprio la giù oltre quei capanni" indica delle strutture in legno dietro di me.
Io mi incammino, ma non sento i suoi passi venirmi vicino, così mi fermo mi guardo dietro.
"Che fai? Non vieni?" domando preoccupata.
"Stavo pensando..." dice con lo sguardo serio ancora perso nel vuoto.
"Stavi pensando a cosa, BJ?" inclino la testa verso destra.
Alza lo sguardo e mi fissa negli occhi "Stavo pensando a quanto tu..."
Si avvicino a me mettendosi di fronte non staccando gli occhi dal mio viso, ma soprattutto dai miei occhi.
Il fatto che stia diventando calda come un vulcano per me è nuova.
Il cuore non riesce a fermarsi.
Prende tra le mani il mio cappuccio.
"Stavo pensando a quanto tu fossi bella senza questo maledetto cappuccio sulla testa" lo abbassa delicatamente facendo illuminare i nostri visi dalla luna.
"A quanto i tuoi occhi possano dire tutto" mi accarezza una guancia con due dita.
"Ed è solo per questo che i nei occhi devono stare coperti" lo alzo con l'aiuto delle mani, ma lui le blocca mettendo le sue sulle mie avvicinandosi di qualche passo.
"Almeno per questa notte fammi vedere cosa dicono davvero i tuoi occhi" dice con espressione abbastanza tranquilla, mentre la mia si fa prendere dall'agitazione.
"Ora andiamo..." avvicina il suo gomito alle mie mani vuote per riempirle del suo braccio.
Lo guardo inarcando un sopracciglio.
"Tranquilla è solo per questa notte, domani tornerà tutto come prima e ci dimenticheremo di ciò che è successo, e poi questo non è un posto adatto a ragazze sole e soprattutto belle" avvicina di più il suo braccio alle mie mani.
"Allora spero di non dimenticarlo questo momento" dico avvolgendo entrambe le mani sul suo braccio.
Mi sorride a continuamo a camminare verso i capanni.
**
"Guarda! Dovrebbe essere proprio questo capanno, ma...ma lei dové?" dice guardandosi intorno.
"Dové chi, BJ?" dico seguendo ogni sua mossa.
Mi allontano da lui per prendere un libro che ha catturato la mia attenzione sul bancone di legno massiccio.
Qualcosa mi colpisce sui polpacci ed io cado con le ginocchia per terra.
"Ravén tutto okay?" si avvicina BJ aiutandomi ad alzarmi in piedi.
"Si è tutto a posto, ma qualcosa mi ha fatto cadere" sento dei piccoli mugolii e proprio ai miei piedi c'è un bambino che sta sul punto di piangere.
Mi accovaccio e lo guardo negli occhi.
"Ti sei perso?" gli chiedo cauta.
Lui annuisce e si calma un pò.
"Come ti chiami piccolo?" interviene BJ.
"Mi-mi mi chiamo Marvin" singhiozza.
"Bel nome Marvin" gli dico per tranquillizzarlo.
"Dove hai visto per l'ultima volta la tu mamma, Marvin?" chiede BJ.
"Non me lo ricordo" si strofina un occhio con una mano.
"E dimmi, com'è?"
"Lei è..."
Sento una signora gridare io suo nome da non molto lontano.
"Eccoti Marvin! Sta tranquillo piccolo mio ora c'è la mamma" arriva un signora dai capelli castano chiaro che si piega per abbracciare il figlio.
Da questa scena io mi alzo in piedi e mi intenerisco, ripensando ai vecchi momenti mi fa ricordare mia madre quando ero piccola.
"Signorina" lo stesso bambino biondo di prima mi tira il mantello.
Mia accovaccio sulle ginocchia "Dimmi piccolo Marvin"
"Le stavo dicendo che la mia mamma è bella, bellissima, anche tu sei bella, ma al primo posto metterei sempre la mia mamma" dice prima di salutare me e BJ con il gesto di una mano.
Mi alzo da capo in piedi e quelle parole mi hanno toccato profondamente.
"Ravén. Stai bene?" mi poggia una mano sulla spalla BJ.
"Sì, adesso andiamo vedere questi maledetti libri" dico voltandomi dall'altra parte.
Ma qualcuno mi afferra per un anno portandomi a chinarmi davanti ad una signora anziana.
"Non andare oltre quelle pagine, non aprire più quel libro. Sei in grossi guai ragazzina" avvicina il mio viso al suo.
"Libro?"
"Non leggerlo più, vai avanti, non tornare indietro" dice con serietà.
A questo punto BJ mi prende per la vita e mi fa rialzare.
"Ma che le prende? Sparisca!" dice BJ.
"La conosci?" chiedo confusa.
"È la stessa signora che mi ha venduto il libro, ma che cazzo le è preso?" dice con sguardo serio.
"Blackborn..." dico con lo sguardo perso nel vuoto, non c'è la faccio più a stare un secondo di più tra tanta gente.
"Sì?"
"Ti prego ho bisogno di respirare, portami via da questo posto" dico massaggiandomi la testa.
"Ehm...okay" mi prende la mano e mi pota via da qui andando verso il bosco che circonda questa landa desolata.
Ci fermiamo sulle sponde di un grande lago ghiacciato facendomi sdraiare a terra.
"Va meglio?" dice preoccupato.
"Molto..." dico guardando immensamente la luna che questa notte è molto più grande delle altre volte.
"Hai notato?" indica lui la luna.
"Sì, oggi è bella più che mai" dico fissandola intensamente.
"Oggi i lupi canteranno davanti a questa rara bellezza" fa per sedersi e li faccio anch'io.
Si trasforma in un piccolo lupo dal pelo nero ed inizia ad ululare come un dannato.
Quando smette mi salta sulle gambe posando le sue zampe anteriori sul mio petto con il suo muso che sfiora il mio naso.
Annusa prima di leccarmi la punta del naso.
"Smettila, fai il solletico" accenno un piccolo sorriso, prima di accarezzarli la schiena pelosa tinta di pece con un mano.
Smette per un momento che spreca per guardarmi negli occhi.
Dalla sua piccola bocca manda fuori di nuovo la lingua, ma questa volta lecca le mie labbra ormai fredde e tremanti.
Divento rigida come una statua, ma non smetto di guardarlo, la sua piccola schiena dove io ho rimasto la mia mano diventa enorme, facendola tornare nelle sue sembianze umane così come il resto del corpo.
Il suo viso non si stacca da qui, come se fosse attratto da una calamita, la sua lingua e ancora fra le labbra, sento che sta respirando la mia pelle e pian piano i suo canini bianchi come perle iniziano a crescere lentamente ed in questa sua lentezza, lui cattura il tempo per leccare un'altra volta le mie labbra congelate.
Questa volta sono io che sto andando a fuoco.
Lecca quella linea sottile che separa il labbro inferiore da quello superiore, le braccia dietro la schiena che supportano il peso stanno per cedere, non resisterò ancora a lungo.
Lui sembra capirlo così si toglie dalle mie gambe e mi prende le mani per farmi alzare in piedi.
Mi trascina fino al margine del prato che separa il lago ghiacciato.
"Mettici delle lame" mi dice trascinandomi sulla superficie di ghiaccio.
"Uhm non ne sono sicura Black..." faccio un cenno con la testa in un 'no'
"E dai" mi sorride.
"Va bene, ma solo per questa volta"
Faccio comparire sotto le nostre suole delle lame d'argento.
"Bene, adesso vieni avanti" dice tirandomi per le mani.
"Io non so...non so pattinare" cerco di tirare.
"Allora ti insegnerò io. Vieni avanti" mi tira ancora più forte.
Non facendocela contro la sua forza faccio dei primi passi quasi cadendo a terra.
"E già un primo passo se ci sei sul ghiaccio non credi?" dice scherzosamente.
"Non è affatto divertente!" tiro sul col naso.
"Se non è divertente allora non ti aiuto" mi tira vero il centro del lago e poi mi lascia andare, barcollante, ma da sola.
Inizia a pattinarmi intorno come una trottola incitandomi di prenderlo.
"Tanto non mi prendi" ride.
Io stufa delle sue prese in giro inizio a muovermi piano piano, poi un pò più veloce.
"Però stai facendo progressi miss Mantello blu" ammicca.
"Ti faccio vedere io..." faccio qualche altro passo ma sento il ghiaccio creparsi da sotto i miei piedi.
"Ferma! Non muoverti!"
"Posso teletrasportarmi ricordi?" dico abbastanza irritata.
"Non avrai tempo di farlo che ti ritroverai a galleggiare sul fondo del lago" dice avvicinandosi.
"Verrò io da te"
Altre crepe molto più profonde si aprono sotto ai miei piedi.
"Black fa presto"
È possibile che un momento bello si trasformi in una brutta situazione.
"Certo che farò presto"
Altre crepe si stanno espandendo per tutto il lago.
"Black morirò in acqua se non ti sbrighi" sento le mie mani tremare come foglie.
"Ti fidi di me?" allunga di poco la mano.
"Come faccio a fidarmi di te se dici cavolate tutto il giorno"
"Ravén, ti fidi di me?" allunga il più possibile la mano e lo faccio anch'io.
"Mi fido di te, Aaron" ci guardiamo e quando le nostre mani si sfiorano le dita il ghiaccio cede ed il mio peso cade come un masso in acqua.
"RAVÉN!" Urla immergendo la mano in acqua, ma il corpo ormai è a più di due metri di distanza e pian piano vado sempre più giù.
Il ghiaccio mi sta impedendo di muovermi fa troppo freddo qui sotto.
Non mi sento ne braccia ne gambe, ma solo il battito del mio cuore che va a rilento.
I miei occhi ancora aperti guardano l'immensa luna che al contrario di rimpicciolirsi diventa sempre più grande fino ad emanare pulsazioni luminose, il suo raggio di luce illumina solo il mio corpo freddo, ma il resto intorno a me è sempre più tetro e scuro.
Da quel crepaccio riesco a vedere soltanto la luna, neanche più BJ che cerca me insistente.
Il mantello lo sento fluttuare e solleticarmi la schiena.
Le onde di luce bianca che pulsano e si espandono intorno alla luna le sento, come se io fossi più vicino a lei di quanto pensassi.
Le sue onde le sento circondarmi il corpo come se fossi una culla.
Sento che la gemma sulla mia fronte stia cercando le stesse pulsazioni.
L'acqua comincia a pietrificarsi diventando di vetro sottilissimo che protegge me dall'acqua fredda.
Il vetro inizia a prendere forma assomigliando di più a quella della mia gemma marcata sulla fronte.
Il suo colorito non cambia, è di un blu scurissimo assomigliante all'acqua che mi circonda.
Mi sento bloccata e rinchiusa in una bolla proprio quando mi ci sento io con la mia mente e con il mio cuore.
Mi sento impotente da tutto.
Il tempo sembra si sia fermato.
Le voci delle mie emozioni bisbigliano in coro tutte le stesse parole ma a velocità diverse.
La superficie che mi circonda sembra tremare al suono delle voci, le sente anche lei.
Questo posto è piccolo, ma con le voci che fanno eco sembra di disperdersi dentro a questa gemma.
~Ravén tu sei prigioniera...
~Prigioniera
~Prigioniera
~Prigioniera
Le voci continuano con questi echi e maledetti lamenti in coro dalle diverse tonalità, ma hanno detto la vera e pura verità...
RAVÉN. PRIGIONIERA DI UNA GEMMA.
fine.
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