Parte 3. Cap 31: Cassandra

Gettai il libro fuori dalla porta. Il mistero era suo ora. E io ne stavo fuori.
Tornai nelle mie stanze e cominciai a fare i bagagli -di nuovo. Tutti erano così presi dalla festa che dubitavo che qualcuno avrebbe notato la mia assenza. Sarei stata in viaggio circa 15 giorni. Avrei fatto prima a cavallo, ma non potevo prenderne uno. Troppo visibile. Avrei portato ciò che potevo. Aprii l'armadio delle armi. L'anta scricchiolò un po', come se il mobile sapesse che me ne stavo andando. Feci scorrere la mano sui bordi di legno dell'armadio, ammirando la collezione di armi e strumenti che avevo ammucchiato nel corso degli anni e di cui mi ero occupata con cura. Mi dispiaceva lasciarmi alle spalle tutto questo. Ogni oggetto aveva una storia -come il giorno in cui mio padre mi regalò la sua vecchia spada, quando avevo 8 anni. Ricordavo com'era pesante all'epoca, come mi faceva male il polso a tenerla dritta. Ora potevo sollevarla come se fosse una piuma. E poi c'era il peso -l'oggetto che mi aveva fatto avvicinare a Rapunzel.
Perchè Raps aveva ignorato il mio consiglio e permesso a Dahlia di entrare in camera sua senza che ci fosse qualcuno a proteggerla? Perchè le aveva dato il braccialetto? Immaginai che Raps si fidasse di chiunque, perciò era senza senso.
Gli amici sono stupidi. Ecco perchè non ne avevo nessuno. Proprio allora Gufo atterrò sulla finestra. Gufo era l'eccezione. Avevamo un'intesa. Ci conoscevamo così bene senza bisogno di parlare. Mi guardai il braccialetto intorno al polso e per un attimo pensai di strapparmelo.
Gufo mi diede un colpetto col becco.
-Ok, d'accordo. Lo terrò per ora. Magari mi servirà come scambio più tardi.- Gufo scosse la testa. -Cosa? Ora ti stai intenerendo. Che ne dici di rimanere seduto a guardare?-
Tornai al mio armadio delle armi e scelsi la mia spada. Poi presi 2 coltelli: uno da mettere nella cintura e l'altro nello stivale. Mi legai la borsa in vita e afferrai il mantello e la lanterna. Avevo bisogno di un po' di monete e dovevo prendere un po' di cibo dalla cucina, anche se io e Gufo potevamo cacciare se necessario.

Partii quando l'oscurità ricoprì il regno. Gufo bubbolò, segnalando che la via era libera. Usai una vite per raggiungere il ramo di un albero e poi mi calai giù dal tronco. Gufo planò basso. Sfrecciai oltre le mura del castello, silenziosa come un gatto. Avevo memorizzato le mie mappe da questo punto e pianificai di dirigermi a sud. Avevo a malapena camminato nel primo campo, comunque, quando il piede mi rimase impigliato a una radice e mi storsi la caviglia. Avevo quasi urlato dal dolore. Aspirai l'aria con i denti e provai piano a stendere la caviglia. Era dolente, ma non rotta.
Come facevo a iniziare così il mio viaggio? Come potevo farcela? Non avevo nemmeno preso in considerazione che mi sarei potuta ferire, non con l'addestramento che avevo fatto. Che errore stupido! Gufo volò in cerchio nel cielo color indaco, poi tornò, sistemandosi su un albero vicino. Presi un panno di lino dalla borsa e lo avvolsi stretto intorno al piede. Gufo mi guardò come a dire che era un brutto segno.
-Non esiste che io torni indietro.- dissi, anche se la caviglia mi pulsava e l'indignazione mi bruciava dentro. Gufo sbatté gli occhi. -Andremo alla laguna per la notte.-
Conoscevo così bene la strada che ci potevo arrivare ad occhi chiusi e il sentiero era abbastanza regolare da potermi muovere sulle mani e sulle ginocchia. Non avevo scelta. Avrei passato lì la notte. Se riuscivo a zoppicare nel burrone, poi avrei potuto avere una buona notte di sonno e immergere il piede per ridurre il gonfiore. Gufo ed io potevamo pescare la mattina se necessario, riempiendoci la pancia prima di iniziare una lunga giornata di cammino. Dopotutto, era l'unico posto che conoscevo dove nessuno ci andava -almeno non nel bel mezzo della notte.
Avevo appena raggiunto la parte del sentiero col muschio quando una mano mi prese per il braccio e mi tirò in piedi con uno strattone. La mia spada fu rubata in un secondo.
-Portami alla laguna.- disse una voce ruvida.
Lottai, calciando il mio aggressore col piede buono finché non si piegò dietro di me. Teneva la presa ferma sul braccio e, mentre mi tiravo indietro, sentii il braccialetto strapparsi. Sentii il caratteristico richiamo di Gufo, quando scese.

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