Cap 3: Rapunzel
Di tutte le cose che mi aspettavo sarebbero successe nel giardino quel pomeriggio, lanciarmi una piccola palla di cannone non era una di loro.
Quando la sfera nera sfrecciò davanti a me e atterrò con un tonfo sull'erba, la fissai con gli occhi spalancati dalla meraviglia per mezzo secondo e scivolai lungo l'albero per ispezionare l'oggetto sconosciuto.
-Whoa.- dissi a me stessa quando lo raccolsi, non aspettandomi che fosse così pesante. Pascal ed io ci scambiammo uno sguardo. Scosse la testa -ovviamente neanche lui sapeva cosa fosse. -Lei è forte!- dissi. Lui annuì. Quando lo aveva tirato, sembrava leggero come una mela. Ma questo non era un pezzo di frutta! Era una specie di arma o qualcosa per fare sport. Lo infilai sotto braccio e, con un grande sforzo, mi riarrampicai sull'albero. Volevo far vedere alla ragazza che avevo la sua palla di cannone, ma era sparita. Completamente fuori dal campo visivo. Era forte e veloce e misteriosa. Ora volevo davvero incontrarla.
Qualunque cosa sia, sono certa che la rivorrà, pensai.
Le possibilità che ci saremo incrociate erano limitate, ma era impossibile che non ci avrei almeno provato. Subito dopo essere entrata nel giardino principale, le guardie, che sembravano così felici di scorrazzare nella fontana, si sbrigarono a rimettersi gli elmi. Li salutai, contenta di vedere quanto sembrassero rinfrescati. Mi trascinarono mentre camminavo al castello. Mi ricordai che dalla postazione sull'albero, sembrava che la ragazza avesse parlato a sé stessa. E mi accorsi che mentre passavo ore e ore a parlare a me stessa nella torre, non l'avevo più fatto da quando ero arrivata a casa. Era stato stranamente familiare vedere quella ragazza farlo. La gente parla a sé stessa? mi chiesi. Anche quando vive con molte altre persone intorno?
Avevo appena svoltato verso la grande sala, quando vidi mia madre camminare davanti a me.
-Ciao, tesoro.- disse raggiante, mentre mi si avvicinava.
-Ciao, mamma.- dissi. Mi stavo ancora abituando alla parola mamma. Aveva un sapore dolce, ma sconosciuto.
-Com'è andato il pomeriggio?- chiese. -Ti è piaciuta la classe di etichetta?-
-Faccio del mio meglio.- dissi.
-E' tutto ciò che posso chiedere.- disse mamma. Mi mise un braccio intorno e, anche se aveva un buon profumo -tipo gelsomino e lavanda- mi chiesi se si sentiva un po' in imbarazzo quanto me. Davvero dovevamo camminare così, con la mano che mi stringeva la vita, o dovevo metterle un braccio intorno anche io? Mi fermai, cercando di capire cosa fare. Proprio quando stavo per darle un grande abbraccio, lei fece un passo avanti e sbattemmo la testa.
-Oops! Scusa!- dissi.
-Tutto ok.- disse mamma, strofinandosi la fronte. -Stai bene?- Indicò il corridoio e cominciammo a camminare verso la mia stanza. -Dimmi, cos'hai imparato?-
-Ho imparato a sedermi, a chiudere una porta e a bere il tè.- dissi.
-E' tanto per un giorno solo.- disse mamma. Esaminai il suo viso per capire se stava scherzando, ma non sapevo dire. Mi sorrise. -Sai che puoi chiedermi tutto, giusto?-
-Ok.- dissi. -Perchè devo imparare tutte queste regole? Non posso semplicemente... essere me stessa?-
-Ma certo.- disse mamma. Il suo lungo vestito frusciò quando girammo l'angolo, passando davanti a un enorme ritratto di uno dei miei antenati. Pareva che mi stesse fulminando con lo sguardo. Forse se ci fosse stata un'arte più allegra a riempire queste pareti, mi sarei sentita più a casa. Discussi dell'idea di dipingere murali sulle pareti con i miei genitori a cena. -Vogliamo solo che ti senti a tuo agio nella corte.- continuò mamma. -Dopotutto, sarai regina un giorno. Devi conoscere le tradizioni.- Mi girava la testa. Come avrei governato un regno se non riuscivo nemmeno a padroneggiare le 7 fasi della riverenza?
-E questo cos'è?- chiese mamma, indicando la palla di cannone sotto il mio braccio.
-Stavo per farti la stessa domanda!- dissi.
-E' un peso per il lancio del peso -esercizio di allenamento per sport o per l'esercito. Dove l'hai preso?-
-L'ho trovato in uno dei giardini esterni.- dissi.
-Quanto è insolito. Era a portata di mano?-
-No. Ero su un albero e ho visto questa ragazza che sembrava ci stesse facendo pratica. E poi lo ha lanciato. Cioè, wow. L'ha lanciato veramente lontano. E' così forte!- Un sorriso si estese sulle labbra di mia madre. -La conosci?-
-Cassandra.- disse mamma con un cenno.
-Cassandra.- ripetei. Le stava bene.
-E' la figlia del capitano delle guardie.- disse mamma, il suo viso si illuminò. -Ha uno spirito unico -coraggiosa, leale, estremamente esperta...-
-Sai dove posso trovarla per restituirle questo?- chiesi.
-Nell'ala est. Quando glielo ridai, perchè non la inviti a cena domani sera?- chiese mamma. -Per la Festa di Elodie la Grande.-
-Mi piacerebbe tanto.- dissi.
-E, Rapunzel, so che hai bisogno di sentirti a tuo agio, ma dove sono le tue scarpe?-
-Um...- Mi guardai i piedi nudi e dimenai le dita sulle piastrelle del pavimento. Avevo il brutto presentimento che mi ero appena raddoppiata le lezioni di etichetta in futuro. -Credo di averle lasciate fuori.-
-Le scarpe non sono la priorità al momento.- disse mamma con un sorriso. -Ma per favore riportale dentro prima del tramonto. Credo che ti dobbiamo trovare una dama di compagnia al più presto possibile.-
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