Cap 17: Cassandra

Ovviamente tornai immediatamente alla stanza di Rapunzel e misi il libro al sicuro. Lo chiusi nella borsa, mi precipitai nella mia stanza e la misi sotto il letto. Poi accesi una candela e stesi le mie mappe sul tavolo, cercando di dimenticare che Monsieur LaFleur volesse il libro ("La danza delle parole". Chi diavolo parlerebbe così?)
Per quanto fossi arrabbiata con Rapunzel, qualcosa nel modo in cui gli tremavano le labbra mi diede un brutto presentimento. Se era vero che qualcuno stava indagando sul libro in biblioteca, allora era strano. Se era una bugia, Monsieur LaFleur in qualche modo ci aveva intercettate -il che era peggio.
Perchè sono preoccupata per questo libro? mi chiesi. Devo andare avanti con la mia vita! Le avrei restitutito il libro non appena sarebbe terminata la cena -farla diventare responsabilità di Rapunzel. Perchè dovevo restare qui? Non potevo far parte della guardia. Non potevo nemmeno allenarmi a diventare una guardia perchè ero bloccata nel mio lavoro senza uscita di fare da baby-sitter alla principessa! Non avevamo tempo per provare la Bestia Alata, nonostante la nostra prima conversazione alla laguna, a causa di tutti i doveri reali di Rapunzel. Non potevo partire all'avventura senza essere minacciata di una vita di solitudine e vergogna. Per non parlare del fatto che ora il mio destino era nelle mani di uno schiavo dei massaggi!
Riprendi le tue mappe, Cassandra, dissi a me stessa. Feci un respiro profondo e alcuni calcoli. Potevo camminare circa 20 miglia al giorno. Avrei fatto meglio a camminare verso sud, dove il clima era più caldo. Se non riuscivo a trovare lavoro per un po', l'ultima cosa che mi serviva era stare fuori sulla strada aperta nei mesi invernali. Proprio mentre ci pensavo, sentii il rimbombo distante di un tuono.
Ti prego, pensai. Ti prego, non piovere stanotte.
Mi riconcentrai: i regni più vicini a sud. Ciò significava più pericolo, ma anche un bisogno maggiore di soldati. Ci sarebbero stati fiumi da attraversare, indipendentemente da quale direzione avrei preso. Almeno sapevo nuotare.
Grazie a Raps. Raps. Ugh!
Pensare a lei mi fece infuriare! Aveva detto che non ci potevano essere segreti tra Eugene e lei. Ma perchè -specialmente quando significava sacrificare il mio futuro e tutto ciò a cui tenevo di più? Avevo letto dell'amore romantico nei poemi e mi sembrava un incantesimo. Sembrava fantastico per i piccioncini, ma per le altre persone invece? Non avevo fatto qualche differenza di fronte all'amore, anche se ero stata quella che aveva rischiato tutto per mostrare il mondo a Rapunzel? Non dovevo cadere sulla mia spada perchè Eugene si sentiva a disagio perchè non sapeva ogni minima informazione su Rapunzel?
Il tuono ruggì, come se facesse eco alla rabbia che avevo dentro. Aprii la finestra e mi sporsi. La luna brillava tra le nuvole dense in movimento. Chiamai Gufo e dopo pochi attimi mi si posò sul braccio. Ecco chi era un amico: calmo, fedele e leale.
Era tutto così ingiusto. Perchè dovrei andare? Una voce fastidiosa in testa mi diceva che avevo vissuto prima a Corona. Ero cresciuta qui. Mi piaceva qui. Qui c'era tutto ciò che conoscevo. Potevo trovare l'antico potere, padroneggiare la Bestia Alata e probabilmente sarei diventata capitano un giorno...
Non ascoltare quella voce, mi dissi. Smettila di essere debole. Dovevo decidermi. Parlare a vanvera non mi avrebbe portato da nessuna parte. -Il piano è partire stanotte, se la via è libera.- dissi. Gufo incontrò il mio sguardo con saggia comprensione. Strinse gli occhi, come se mi stesse interrogando. -Non sarò imprudente. So quello che faccio.- Gufo mi guardò profondamente negli occhi. -Non fare quella cosa di fissarmi l'anima. Ti devi fidare di me. Non posso andare in convento. Non posso restare qui. E' ora di andarcene.- Gufo ancora si rifiutava di concordare che scappare era la cosa migliore da fare. -Io faccio i bagagli.-
Poi il fulmine graffiò il cielo come un gatto infuriato e cominciò a piovere. Gufo volò su un albero vicino per ripararsi. Crollai sul letto. Era una famosa tempesta di Corona. La natura comandava.
Non importava cosa volessi, stavo a Corona per un'altra notte.

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