Cap 11: Rapunzel

-Ecco.- dissi, non appena nuotai in superficie con una delle gemme blu. Ce n'erano così tante e quando le toccai sott'acqua erano calde, come se avessero catturato il sole che era apparso per dargli fuoco. Era servito un po' di sforzo per tirarne via una e la strinsi forte, quando lo restituii a Cassandra. Mi ressi a una sporgenza e passai a lei la gemma. Se la pose sul palmo, studiandone la consistenza e misura e sorreggendola al sole.
-E' possibile che sia solo vetro?- chiese Cassandra, rigirandosela sulla mano. Qui sulla terra asciutta, non sembrava potesse essere così preziosa. Era carina, ma non straordinaria.
-Come può essere?- chiesi, indicando il grappolo di gemme blu. -Devono essere connesse alle pietre della poesia. Ricordi? "La verità in pietre preziose venne siglata - l'antico potere contengono... che è alla base della forza di Corona e come i fiori al sole appartengono."-
-Sì. Prendetene un'altra.- disse Cassandra, pensando solo al lavoro. -Forse questa è fasulla.-
-Va bene.- dissi, facendo un respiro profondo e immergendomi sotto. La laguna era così pura e limpida che non mi faceva male aprire gli occhi quando ero sott'acqua. Strappai un'altra gemma blu dalla roccia. Nuotando su, sorridevo e mi sentivo la gioia negli arti. Avevo una missione ora; avevo del lavoro da fare a Corona -trovare il suo antico potere! Per la prima volta mi sentivo come se avessi uno scopo nella mia nuova casa. -Questa com'è?-
-Anche questa sembra vetro.- disse Cassandra con un'alzata di spalle. Guardò il sole. Il suo viso si offuscò di preoccupazione. -Bisogna tornare. E' già passata l'ora di colazione e voi l'avete persa.-
-Ho lasciato un appunto a mia madre che sarei uscita a fare una passeggiata d'esercizio.- dissi, uscendo dall'acqua e sedendomi di fianco a Cassandra sulla roccia.
-Astuta.- disse Cassandra. Sorrisi, percependo il suo rispetto per il mio piano. -Sono sicura che abbiamo guadagnato tanto tempo.-
-Non possiamo andarcene ora.- dissi. -Abbiamo solo scalfito la superficie di questo mistero!-
-Noi dobbiamo tornare.- disse Cassandra, rimettendosi gli stivali.
Noi. Sorrisi. Anche se avevamo cominciato la giornata separatamente, c'eravamo dentro insieme. Era tanto divertente avere un'amica che parlava davvero!
-Al più presto.- dissi, strizzando via l'acqua dai capelli.
-Senza alcun dubbio.- disse Cassandra, quando si allacciò gli stivali. -E fino ad allora, è il nostro segreto.-
-Ma forse le nostre famiglie potrebbero aiutarci a comprendere.- dissi, rimettendomi il vestito.
-No.- disse Cassandra. -Se il re o la regina pensassero che vi abbia messo in pericolo...-
-Dirò loro che è stata colpa mia, che io ti ho seguita.- dissi.
-Non importa.- disse Cassandra. -Non capite. Io verrò punita.-
-Non glielo dirò. Non lo farebbe neanche Eugene.-
-Non potete dirlo neanche a Eugene.- disse Cassandra. -Questo posto potrebbe essere la chiave per proteggere Corona per sempre. Dobbiamo capire come prima che lo faccia chiunque altro. E voglio imparare a nuotare. Questo può essere il mio nuovo terreno di allenamento. Se riuscissi a entrare nelle guardie...-
Impallidì.
-Le guardie? Ma sei la mia dama di compagnia.- dissi, guardando attentamente il suo viso. Il silenzio parlò per lei, finché non capii. -Oh. Tu non vuoi esserlo.-
-Sono nata per difendere questo regno.- disse lei.
Riconobbi lo sguardo nei suoi occhi.
-Allora ti aiuterò.- dissi, perchè sapevo cosa si provava ad avere un sogno che bruciava dentro, come una candela in una notte senza luna. Per essere una principessa ci sarebbero volute molte lezioni. Ma essere un'amica era qualcosa che potevo fare subito. -Non lo dirò a nessuno. Ti devi addestrare. Posso aiutarti.-
-In verità... c'è una mossa che devo imparare. Nessuno è stato in grado di farlo per centinaia di anni -e se ci riuscissi, avrei un posto sicuro nelle guardie.-
-Che cos'è?- chiesi.
-Si chiama la Bestia Alata. Ci vogliono 2 persone per farla.- disse Cassandra. -Ma è pericolosa -potenzialmente letale.-
-Ti aiuterò.- dissi con fermezza.
-Siete sicura?- chiese.
-Decisamente.-
-Ok.- disse Cassandra. Annuì, sorridendo per la prima volta da quando l'avevo adocchiata nel campo da lontano. -Ma devo insegnarvi con quale forchetta mangiare le cialde e roba così. Forza. Andiamo, Raps.-
-Raps.- ripetei. Mi piaceva. Era breve e andrava dritto al punto, come i miei nuovi capelli. Meglio ancora, proveniva da Cassandra.
-Chiaro e tondo, Cass. Ora puoi darmi del tu.- dissi.
E salutammo la nostra laguna.
Per il momento.

Più tardi quella notte, feci dei braccialetti con le gemme. Usando un ago rovente, bruciai un buco attraverso il centro e lo infilai con una sottile striscia di cuoio. Avevo dato a Cass il suo dopo cena.
-Cos'è?- chiese.
-Un braccialetto.- dissi. Le mostrai il mio. -Vedi? Ne ho uno anche io.-
-Braccialetti abbinati? Lo apprezzo, ma i gioielli non fanno per me.-
-Come la poesia e i biscotti?- chiesi.
Lei sorrise e scosse la testa.
Più tardi, comunque, quando mi stava preparando per un banchetto con i miei genitori, vidi che lo aveva legato intorno al polso con un nodo molto complicato. 

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