« i figli del diavolo : Ambrose »

Quantos illa tulit languenti corde timores!
Quanto saepe magis fulgore expalluit auri,
cum saevum cupiens contra contendere monstrum
aut mortem appeteret Theseus aut praemia laudis! 
(Carme 64, Catullo)



« nome : ambrose »
(am - broz)

Dal nome tardo latino Ambrosius, che è stato derivato dal che il nome greco Αμβροσιος (Ambrosios) significa "immortale". Che nome del cazzo, eh? La prima cosa che di solito viene in mente alle persone è: chi è questo idiota che si chiama come uno stato? Il suo secondo nome qual è? Ohio? E il cognome? Nebraska? Ecco, ciò che spicca di più è la forte somiglianza, sia nella scrittura che nella pronuncia, del nome Ambrose con lo stato Ambrosia. Ma questo è solo il primo dei motivi per cui il bodyguard odia il proprio nome. Quello che più lo riempie di vergogna è la ragione per cui sua madre l'ha chiamato in questo modo. La madre di Ambrose amava l'Italia e la cultura artistica italiana, di cui era appassionata, nonostante non si è mai potuta permettere di andarci. La sua città preferita, per qualche strana ragione ignota a tutti noi, era Milano e il patrono di questa città è proprio Sant'Ambrogio, da cui la donna, molto religiosa, aveva preso il nome quando era nato il bambino. Oltretutto, il significato del suo nome è così arrogante che Ambrose è convinto che gli porti sfiga fin dalla nascita e che prima o poi morirà giovane sul posto di lavoro e gli scriveranno sulla bara: "Beh non era poi così immortale". Eccolo lanciarsi in una mezza filippica – lui che di filippiche è espertissimo – minacciando che prima o poi si sarebbe fatto cambiare nome in tribunale. Insomma, sua madre non avrebbe potuto scegliere nome meno adeguato per lui, ma, del resto, come poteva ella sapere che suo figlio sarebbe cresciuto, diventato una guardia del corpo e che si sarebbe stabilito a Lost City, in Ambrosia? Oltretutto, ora che sua madre non c'era più, l'unica cosa che gli restava di lei era il proprio nome. Niente foto, niente oggetti personali, la polizia non gli permise di tenere niente. Il suo nome è il fantasma di sua madre, che veglia su di lui, come ha sempre fatto nei momenti di crisi e che ci sarà sempre, almeno fino a quando suo figlio non si sarà ripreso completamente dal trauma.

« cognome : batchelor »

Batchelor è un cognome prettamente diffuso negli USA e, in generale, nei Paesi anglosassoni, come Inghilterra o Canada. Dagli Stati Uniti proviene la "famiglia" paterna di Ambrose, i Batchelor. Infatti, sebbene Ambrose possieda di lui assai pochi ricordi, il cognome è quello del padre, Harry Batchelor, noto personaggio pubblico degli USA: così ha voluto sua madre. Nel corso degli anni Ambrose ha conosciuto solo due parenti della famiglia del padre, cioè i nonni, Howard Batchelor e Simona Leblanc. Ambrose li ha incontrati all'età di 15 anni, quando per breve periodo si offrirono di prendere in custodia il ragazzo dopo la morte della madre. Egli rifiutò di andare a vivere con quei due sconosciuti, poiché loro per lui erano quello: due estranei dalla presenza aliena spuntati ad un certo punto nella sua vita. Ambrose collegò questa strana comparsa da parte dei nonni, solamente dopo la morte della madre, al desiderio di evitare qualche tipo di scandalo, per paura che il ragazzo avrebbe diffuso il pettegolezzo di essere il figlio illegittimo di Harry Batchelor. Di conseguenza, Ambrose odia anche il proprio cognome e desidererebbe cambiarlo in quello della madre, ma la petizione che ha portato in tribunale è in stallo da undici mesi e il giudice non ha ancora firmato l'ordinanza. Non può farci niente: non può permettersi di spendere i propri soldi per dare un incentivo al giudice. Così si deve tenere questo dannato cognome e sperare di cambiare i propri documenti al più presto. 

« età :  26 -  capricorno »

Ambrose è nato il 17 gennaio 1998, sotto al segno del Capricorno, non che l'informazione sia di particolare rilevanza, dato che il ragazzo non crede nell'oroscopo e in tutte quelle balle che girano intorno ai segni zodiacali. Ambrose è un ventiseienne ormai, ma è un adulto dai quindici. Certo, un adulto sconsiderato e con troppi traumi, ma comunque un adulto. Dall'età di 15 anni ha dovuto iniziare badare a sé stesso. All'orfanotrofio gli davano cibo, la parvenza di una casa e le cure di cui necessita un qualsiasi individuo, ma ha dovuto affrontare l'adolescenza – uno dei periodi più importanti della vita a livello formativo – senza l'aiuto di nessuno. Nessuno gli rimboccava le coperte, lo aiutava a fare i compiti, gli diceva di ordinare la propria stanza. Nessuno gli diceva come fare le cose, come comportarsi e come superare un ostacolo. Nessuno gli ha spiegato come gestire un conto bancario, come creare un curriculum e come comportarsi ad un colloquio di lavoro. A 15 anni, ha smesso di essere un ragazzo. Non ha compiuto certamente un grandissimo lavoro, ma ci ha provato e ha fatto il meglio che le sue condizioni (effettive e mentali) gli permettevano di fare.

« ruolo : bodyguard dei burning devils »

Ambrose è uno dei bodyguard della famiglia dei Burning Devils. Proteggere la famiglia Ueyama è un compito importante e per questo scelgono i migliori a livello psicofisico. Ambrose ha avuto il lavoro due anni prima soprattutto grazie alla sua forma fisica e all'altezza, requisiti essenziali, ma anche grazie ad una buona dose di disperazione. Il ragazzo, rimasto povero e solo per sei anni dopo essere uscito dall'orfanotrofio, era disposto a fare qualunque cosa pur di non trovarsi a vivere sotto ad un ponte per il resto della sua vita e fu principalmente per questo che non fece abbastanza domande sul suo lavoro, non sapendo a cosa andava veramente incontro. La paga di Ambrose è alta ma tuttavia non ancora abbastanza da sanare tutti i debiti della madre e per permettergli di condurre una vita agiata. Ambrose, comunque, non ama il suo lavoro. Su di lui grava una grande responsabilità, poiché non deve permettere che accada assolutamente niente alla famiglia. Lui stesso non sa se in lui è più grande la paura di essere ucciso durante il suo lavoro – usato come scudo umano per gente che lui stesso in parte disprezza – o la paura di essere torturato per aver permesso che facessero del male agli Ueyama. Insomma, il pericolo di morte è sempre presente e questo non rende il suo lavoro piacevole. 

« aspetto : ezra miller (bro calm down) »

Ambrose è una guardia del corpo, il che vuol dire che è molto alto – supera infatti il metro e novanta – e ha una muscolatura sviluppata: il ragazzo ha le spalle ampie, le braccia robuste e le gambe veloci. Le sue mani sono grandi e stranamente belle per essere quello di una guardia del corpo, dall'aspetto generalmente virile: le sue dita sono lunghe e snelle, più simili a quella di una donna che a quelle di un uomo. Ambrose è sempre stato più aitante e vigoroso della maggior parte dei suoi coetanei. Ciò ha portato a due diversi aspetti della sua vita. Il primo è sicuramente il timore involontariamente instillato negli altri ragazzi dell'orfanotrofio: qui infatti, non ha mai avuto amici, in parte anche a causa dell'umore costantemente tenebroso che lo accompagnò per anni dopo la morte della madre. Il secondo aspetto è la sua inclinazione alla violenza in un particolare momento della sua vita, a causa della sicurezza di vittoria. Tuttavia, quel periodo è passato e, per una serie di motivi, ora è decisamente più modesto e meno sfrontato. Ambrose mantiene il proprio fisico atletico grazie ad un costante allenamento, sia praticato di propria spontanea volontà durante il periodo dell'adolescenza – povertà permettendo – che organizzato ora dai suoi superiori con decine di esercizi di diversa natura e durata. Il suo viso, poi, ha delle caratteristiche altrettanto forti: la forma squadrata del viso, l'ossatura marcata e gli zigomi alti e scavati gli danno un aspetto grave che ricorda il viso di un Johnny Depp giovane più severo e cupo. La sua pelle è abbastanza pallida, con qualche pallida lentiggine sul naso. I suoi capelli sono neri e corti, un po' ispidi e non troppo curati. Gli occhi sono color pece e di una serietà che sfocia nella malinconia. Le sue labbra sono rosee e carnose e il suo sorriso più tipico è quello ironico, che non si estende mai agli occhi. Nel complesso si considera abbastanza bello, non tra i migliori, ma mentirebbe a sé stesso se pensasse di non essere attraente.


« storia »

Leila Zimmer nacque nel 1978 da genitori che non la volevano. Fin dall'infanzia dimostrava un'incredibile intelligenza, accompagnata anche da una grande empatia. Tuttavia, per 18 dannatissimi anni, la ragazza dovette convivere con persone che la detestavano. Quando andava a letto alla sera, lei quasi non credeva di essere loro figlia: la trattavano come se fosse d'incomodo e ogni cosa che faceva era motivo di polemiche. Fu un sollievo quando la mattina del 4 novembre 1996 fece le valigie e andò a vivere in uno ostello. Uno schifo di ostello, pieno di cimici e ragnatele, ma un posto migliore rispetto a quella casa. Ci visse per molti mesi, spendendo lentamente tutti i soldi che aveva. Poi trovò un lavoro come sguattera in un caffè nella periferia di Detroit, guadagnando poco e lavorando molto. Fu qui che incontrò Harry Batchelor, che aveva quattro anni in più di Leila, nascostosi in quel bar deserto con il proprio manager per sfuggire ai paparazzi che lo assaltavano da tutto il giorno. Alla ragazza con gli occhi neri che lo osservava di sottecchi mentre puliva i tavoli già lindi, all'inizio non prestò troppa attenzione. Harry avrebbe dovuto registrare una parte della sua serie televisiva lì a Detroit per due settimane e aveva chiesto al proprio manager di trovare un posto tranquillo dove poter bere un caffè o cenare dopo le ore di lavoro. Così, ogni giorno per due settimane, Harry Batchelor arrivava con il proprio manager, mangiava e se ne andava. Nessuno lo riconobbe per un po', né i rari clienti né il proprietario, ma Leila, che qualche volta aveva visto le stagioni precedenti del programma, lo riconobbe dopo poco, nonostante la mascherina, gli occhiali da sole e il cappello. Harry aveva una voglia sulla mano, che somigliava ad un fiore: fu questo a farlo riconoscere da Leila. E anche lui, dopo qualche giorno, iniziò a notare la ragazza, di cui iniziò ad infatuarsi: fu la sua bellezza a spingerlo ad attaccare bottone ogni pomeriggio con lei e poi ad invitarla nella propria camera d'hotel quella sera di aprile. Leila, invaghita dalle sue parole dolci e dalla sua misteriosità, non rifiutò la proposta. Fu una cosa da una notte sola: il mattino dopo Harry la riportò a casa sua e non si fece più né vedere né sentire. Passarono le settimane e risultò positiva ad un test per la gravidanza. Di male in peggio. Una ragazza povera come la merda, piena di debiti, senza nessuno, con un figlio illegittimo, un bambino che non si poteva permettere. Cercò di ignorare l'informazione per un po', sperando che fosse un falso positivo, ma sapendo dentro di sé che i malori che iniziò ad avere non erano dati da un pessimo caffè o dal caldo. Leila si sforzava di non cercare notizie su Harry su internet e di non passare ore a guardare la porta del bar con la speranza che Harry sarebbe entrato e le avrebbe chiesto di sposarla, una fantasia da principe azzurro. Tutto questo ebbe così poco successo che dopo tre mesi scrisse una lettera ad Harry, per fargli sapere del bambino: Leila non mirava assolutamente ai soldi o alla fama dell'attore, di cui le importava assai poco, ma piuttosto la ragazza pensava di essersi innamorata di lui. Non poteva dimenticarsi di Harry, dato che in lei cresceva lentamente la conseguenza di quella notte passata nella camera d'albergo dell'attore. Leila comunque non ricevette risposta, ma invece una donazione mensile anonima di qualche migliaia di dollari: certo, non molto, ma di sicuro più della paga che riceva grazie al suo lavoro. Dall'inizio, la ragazza non lo interpretò come un gesto di compassione o affetto. Non poteva rifiutare la donazione - ne aveva oggettivamente bisogno - ma odiava dover prendere soldi da un uomo a cui non importava niente del proprio figlio, ma che pensava solo ad evitare scandali e a mantenere la propria immagine pubblica. Poi, il 17 gennaio 1998, nacque Ambrose. Per Leila, quel giorno la sua vita fu rivoluzionata: quando vide per la prima volta quel bambino dagli occhi neri, il suo bambino, il suo cuore si riempì d'amore e giurò quello stesso giorno che lo avrebbe protetto da qualsiasi cosa e che lo avrebbe amato anche dopo la morte. Ambrose era tutto per Leila, che lavorava giorno e notte per permettersi di dare un'istruzione e una vita normale a quel bambino meraviglioso.

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Sette anni dopo, la donazione mensile improvvisamente non arrivò più. Leila era riuscita a diventare cameriera nel bar dove lavorava da anni, ma la paga era misera, soprattutto a causa dei pessimi affari del proprietario. Quando il bar fu chiuso a causa di attività illegali, Leila si trovò punto a capo. Era riuscita a mettere da parte abbastanza soldi per permettersi un piccolo monolocale, dove si era trasferita con Ambrose. Tuttavia, i soldi scarseggiavano e spesso era costretta a rinunciare al pranzo o alla cena per nutrire il suo bambino, che intanto cresceva nella povertà e nello squallore, cosa che spezzava il cuore alla madre. Ambrose era un bambino intelligente, come sua madre, e non era certo stupido: sapeva cosa stava vivendo e sapeva che di fianco a Leila ci dovrebbe essere stato un padre. Eppure erano solo lui e sua madre. Leila andava in chiesa ogni giorno, pregando costantemente per suo figlio, perché avesse una vita felice e ricca di belle esperienze. Leila voleva assolutamente il meglio per Ambrose, così decise di mandarlo ad una scuola media privata una volta raggiunti gli undici anni: non le importava di dover pagare migliaia di dollari l'anno. Non avrebbe mangiato purché Ambrose avesse avuto una vita splendente. Il bambino, d'altro canto, non era d'accordo: conosceva le fatiche che faceva sua madre e non voleva aggravarle il peso che aveva sulle spalle, ma ogni volta che lui le proponeva di tornare ad una scuola pubblica, Leila non voleva ascoltarlo. Ambrose, intanto, odiava segretamente la sua scuola privata: molti spesso lo prendevano in giro per i vestiti economici e spesso logori e per il fatto che doveva farsi ogni giorno 3 km a piedi (circa 35 minuti) per andare da casa sua alla scuola, dato che sua madre non aveva una macchina e il pullman non arriva fino all'istituto. In generale, poi, si sa che i ragazzini delle medie sanno essere crudeli, perché non sono ancora entrati nell'età adulta in cui si inizia a costruirsi dei principi morali. Ambrose veniva preso in giro anche per essere un ragazzino silenzioso: spesso lo insultavano, con pesanti parole omofobe. Insomma, fino ai 15 anni, la vita di Ambrose era stato un completo schifo e il ragazzo attribuiva questo alla mancanza del padre. Non aveva niente contro sua madre, che lui amava tanto quanto lei amava lui e che per lui era assolutamente tutto. Non aveva nient'altro oltre che lei e Ambrose era consapevole di tutti i sacrifici che faceva e di tutto l'amore che gli dava. Ma Harry Batchelor meritava di morire. Ambrose non riusciva a smettere di pensarci: quell'uomo ripugnante che gli aveva dato il cognome e che aveva mollato sua madre dopo essersi approfittato di lei per una notte. Guardando Leila, il ragazzo non riusciva a capire come suo padre avesse potuto abbandonarla: era intelligente, operosa, dolce. Quale uomo idiota non si innamorerebbe di lei?

dopo il 17 settembre 2013

 Ambrose aveva quindici anni. E quel giorno sotto alla pioggia, improvvisamente fu solo. Era stata una vicina a trovare il corpo di sua madre, stesa sul divano del loro piccolo appartamento con il sangue che le usciva dal petto: una pistola. Un ladro, dall'identità ignota, era entrato nell'appartamento per rubare tutto quello che c'era (quanto? un migliaio di dollari se andava bene?), ma, trovando sua madre sul divano che leggeva una rivista, si era fatto prendere dal panico e le aveva sparato. O almeno questa era la ricostruzione che aveva fatto la scientifica. La casa era stata chiusa e Ambrose era stato portato momentaneamente nella centrale di polizia, in modo da potergli fare qualche domanda. Il ragazzo era appena tornato da scuola, fradicio a causa della pioggia che aveva preso camminando dalla fermata dell'autobus a casa, quando si era fermato davanti alla palazzina, guardando i poliziotti. Ma soprattutto, guardando quella barella: un telo scuro copriva una persona, una donna apparentemente alta. Non ci fu bisogno che quell'uomo con la divisa blu scuro e i baffi sale e pepe, dopo avergli chiesto il suo nome per identificarlo, gli dicesse chi riposava su quella barella. Non gli fu permesso di entrare in casa sua, di prendere niente, a parte qualche vestito. Non gli fu permesso di raccogliere neanche una foto, poiché i poliziotti aveva delimitato la scena del crimine. Poi Ambrose fu mandato in un orfanotrofio, dopo aver rifiutato la proposta dei due "nonni", e lì fu accolto con dolcezza e compassione che avrebbe dovuto apprezzare. Tuttavia queste cure affettuose non lo sfiorarono mai, tanto il suo dolore lo separava dal resto del mondo. Nei seguenti 3 anni, Ambrose visse lì con gli altri orfani, rinunciando al college – per cui sua madre si stava impegnando tanto a mettere da parte soldi – e sprofondando nella propria sofferenza. Divenne con gli anni sempre più cupo e scontroso ed infine, anche più violento: dai quinci anni, era cresciuto in modo esponenziale, raggiungendo il metro e novanta, e aveva iniziato a litigare spesso con gli altri ragazzi, con cui parlava poco o niente, arrivando perfino a cacciarsi in qualche rissa, per le quali non veniva punito abbastanza severamente da permettergli di prendere consapevolezza di quello che stava diventando. Ai 18 anni, Ambrose decise di lasciare il luogo, di cui possiede pochi e noiosi ricordi, nonostante non avesse soldi per poter vivere da solo. Certo, aveva lavorato come poteva per mesi, permettendosi almeno qualche soldo, ma non aveva modo di trovarsi un posto dove stare. Per risparmiare, iniziò a mangiare ogni giorno alle mense dei poveri.

17 settembre 2017

Ambrose aveva diciannove anni. Era seduto con le gambe contro il corpo e le braccia a circondare le ginocchia sotto la pensilina di una fermata in disuso dell'autobus. Le sue mani erano ricoperte di sangue, non il suo. Non il mio. Se le guardò un attimo: tremavano e luccicavano di rosso sotto alla poca luce che filtrava dai nuvoloni che da un po' aveva ricoperto Detroit. Ambrose non sapeva perché l'aveva fatto. Anzi lo sapeva, ma cercava di mentire a sé stesso. Quel giorno erano già quattro anni dalla morte di sua madre. Quella mattina, Ambrose, bruciante di dolore e rabbia, aveva cercato di distrarsi, girando per le strade di Detroit in cerca di un posto dove mangiare qualcosa di caldo. E aveva visto un capannello di gente che circondava un uomo che parlava ad una telecamera, rispondendo alle domande di una giornalista che gli tendeva il microfono. Non ci fu bisogno neanche questa volta che qualcuno gli dicesse cosa stava succedendo, perché Ambrose guardava quell'uomo dal sorriso smagliante e dal viso squadrato come inorridito. «Signor Batchelor, ci dica qualcosa del suo ultimo film!» «Ah... Dovrebbe sapere benissimo che queste sono informazioni top secret» rispose lui, ammiccando e sorridendo in modo affabile, come chi è abituato a regalare finti sorrisi mielosi agli ammiratori. Ambrose lo fissò per interminabili minuti come ipnotizzato. Poi mosse qualche passo verso suo padre: sapeva cosa stava succedendo dentro di lui, sapeva di doversi allontanare da quell'uomo ma veniva trascinato verso di lui come una calamita. Era ora a qualche metro da lui, sentendo in lui quell'ondata di odio puro che gli cresceva nel petto come uno tsunami. Prima di potersi scagliare contro quell'uomo, un ragazzo lo spintonò all'indietro, facendolo cadere a terra, oltre le persone che ora gli ostruiva la vista di suo padre. Ambrose si rialzò, prendendo il ragazzo per le spalle e spingendolo via, per farsi strada e tornare da suo padre. «Oh, amico, che cazzo fai?» gli disse quel ragazzo, che puzzava di alcol. Ambrose si era girato e lo aveva mandato a fanculo. Quel ragazzo allora, gli tirò un pugno sulle costole, così, improvvisamente. E Ambrose lo prese come un invito e non riuscì più a frenare tutto quello che aveva dentro: il suo odio lo controllava come un burattinaio. Come un uomo preso dalla rabbia per qualcosa che se la prende con gli individui indifesi, Ambrose si scagliò sul ragazzo ubriaco e iniziò a picchiarlo. Forte. E non si fermava, nonostante l'altro fosse incapace di difendersi a causa di tutto l'alcol che aveva bevuto e della forma fisica decisamente più esile. Ad Ambrose non importava: non gli importava di niente in quel momento. Non vedeva neanche la faccia insanguinata che continuava a picchiare, riusciva solo a vedere un sorriso smagliante davanti ad una telecamera. Non sentiva neanche le grida dei giornalisti, che gli arrivavano ovattate alle orecchie. Poi qualcuno lo afferrò e lo trascinò via dal ragazzo, che non si muoveva. E fu in quel momento, quando lo vide da lontano, che Ambrose si immaginò sua madre, distesa sul divano, ricoperta di sangue. Fuggì subito, impedendo alla persona che lo aveva trattenuto di raggiungerlo, e non curandosi più di quel rivoltante essere umano a cui aveva rovinato l'intervista. Corse come un matto, fino a sentirsi le gambe cedere e a trascinarsi a forza sotto quella pensilina, rimanendo lì per ore. Poi, all'improvviso, il silenzio assordante fu spezzato da una voce dolce che lo chiamava.
«Ambrose?». Il ragazzo alzò lo sguardo su sua madre, seduta di fianco a lui con un sorriso triste sulle labbra. «Cosa hai fatto?» gli chiese lei guardando le mani coperte di sangue e la maglietta macchiata.
«Me lo hanno fatto fare, mamma» mormorò lui, tremando da capo a piedi «Mi hanno rovinato. Mi ha costretto lui a farlo. L'ho visto, mamma. Era lì a rispondere a delle cazzo di domande, ignaro di te. Non si rendeva neanche conto. Non pensava al fatto che tu quattro anni fa sei morta. Non gli importava. Lo odio, mamma, lo odio così tanto. Mi ha costretto lui.» Leila lo guardò, poggiando una mano sulla guancia di suo figlio.
«Dimmi, figlio mio, sei tu forse meglio di lui?». Ambrose capì subito che non stava parlando di suo padre, ma del ragazzo che giaceva privo di sensi in una strada sporca di Detroit. Iniziò a piangere.
«Mi dispiace, mamma. Mi dispiace così tanto. Mi manchi, mamma. Mi hai lasciato qui, da solo. Mi hai lasciato da solo, mamma. Come hai potuto farlo?» Non c'era tuttavia traccia di nessuna accusa nella sua voce, solo di dolore.
«Amore mio» mormorò Leila. Ambrose chiuse gli occhi, alzando la mano per toccare quella di sua madre sulla sua guancia. Ma le sue dita sfiorarono la propria pelle e quando il ragazzo riaprì gli occhi, il fantasma di sua madre se ne era già andato.

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Di quel ragazzo, non seppe più niente: fortunatamente, nessuno aveva avuto modo di riprendere con cura il suo viso per permettere alla polizia di riconoscerlo. Sua madre venne a fargli visita spesso da allora, nei momenti più difficili, nei quali Ambrose si sentiva cadere di nuovo nelle emozioni pericolose che lo aveva preso quel giorno. Era una piccola illusione che gli dava conforto. E fu proprio grazie a questa illusione che Ambrose prese veramente consapevolezza di quello che era diventato e che iniziò ad affrontare quello che aveva fatto. La morte di sua madre aveva lasciato un vuoto dentro di sé che nessuno avrebbe riempito ma che Ambrose doveva accettare come parte della sua vita, perché sua madre gli sarebbe sempre mancata e non c'era medicina che potesse curare questo. Leila non avrebbe voluto vederlo in quello e sapere che razza di persona era diventato a 19 anni. Quindi lo fece per lei e, soprattutto, per quel ragazzo di cui non sapeva niente. Si impose di misurare le proprie emozioni, iniziando a disprezzare a mano a mano sempre di più la violenza gratuita. Iniziò ad approfondire i propri errori, a capire cosa lo aveva spinto a commetterli e ad accettarlo per poter essere una persona migliore. La chiave di tutto questo è prendere la consapevolezza di non essere più importante di nessuno e che il proprio dolore non è più rivelante di quello degli altri. Con gli anni, iniziò a stare meglio, solo grazie al ricordo di quel ragazzo e di sua madre e al forte desiderio di voler essere una brava persona. Sì, una persona sempre un po' scontrosa, schietta e polemica, ma non un pazzo senza controllo. Iniziò anche a provare il forte bisogno di proteggere gli altri da persone come lui. Il processo di guarigione è ancora in corso e Ambrose non si è liberato dei sensi di colpa e dei traumi, con cui probabilmente dovrà imparare a convivere per tutta la vita. In seguito, la sua integrità morale fu messa a dura prova davanti alla condizione di grave povertà in cui si trovava: il cibo non gli mancava, ma tutto il resto sì. Trovò la proposta di lavoro come bodyguard quando aveva 24 anni e viveva per strada, senza mai avere un posto fisso. Sapeva che avrebbe fatto di tutto per sfuggire, dopo 24 lunghissimi anni, alla vita in povertà e non voleva lasciarsi scappare quell'occasione. Scoprì solo in un secondo momento con chi aveva davvero a che fare e non ebbe più possibilità di tirarsi indietro. Non voleva essere la guardia del corpo di un gruppo di mafiosi ma non aveva modo di sfuggire da loro e l'unica cosa che lo confortava era che non avrebbe mai usato la violenza a sproposito, se non per proteggere. Ambrose si trasferì a Lost City, negli edifici dei Burning Devils e lì si trova a lavorare da due anni.


« carattere »

Homo sum: humani nihil a me alienum puto. (Terenzio)

Per essere una guardia del corpo, è necessario sembrare minacciosi e spietati, in modo da spaventare un possibile aggressore e stroncare l'attacco sul nascere anche solo con il proprio aspetto. Ambrose crede di riuscire piuttosto bene in questo compito e lo deve principalmente alla sua altezza e al fisico allenato, messo in risalto dall'abbigliamento. Tuttavia, Ambrose non è affatto quello che sembra: non è né crudele né violento, almeno non adesso. Dopo la morte della madre, il ragazzo è caduto in un buio periodo nel quale la sua forza fisica crebbe in proporzione al suo dolore. E questo ebbe conseguenze disastrose sia per sé stesso che per gli altri: a 18 anni si comportava come un bullo, sfogando la propria rabbia sugli altri e fregandosi della moralità e di tutto quello che gli aveva sempre insegnato sua madre sull'umiltà. La verità è che non sarebbe mai riuscito a prendere consapevolezza di sé stesso se non fosse per quel ragazzo, la cui immagine lo tormenta sia di giorno che di notte anche ora: Ambrose deve tutto a lui e non ha alcun merito per essere chi è oggi, poiché, se non fosse capitato quell'episodio, il ragazzo sarebbe ancora quell'odioso pezzo di merda che non si sente in colpa a picchiare un'altra persona e di questo certamente non va fiero. Ma è solo un'altra delle verità che deve ancora oggi imparare ad accettare.
Quando era ancora piccolo, Ambrose era silenzioso ed introverso, tanto che veniva preso di mira, soprattutto quando frequentò la scuola media privata. Con il tempo, ha imparato ad aprirsi un po' e parlare con le altre persone. All'inizio niente di troppo incredibile, ma una chiacchierata con il collega o con la signora delle pulizie per lui furono un grandissimo traguardo. In seguito, il ragazzo iniziò a sentirsi più a suo agio con sé stesso, spingendolo a parlare anche un po' di sé, cosa che non faceva mai prima. A ventisei anni, può affermare di essere una persona molto più esplicita ed estroversa, che parla tanto con le persone con cui si sente a proprio agio.
Con gli estranei e in generale con le persone con cui non ha un rapporto intimo, Ambrose è tuttavia sempre stato un po' scontroso e diffidente, fin da piccolo. Schietto, senza peli sulla lingua, perché non è nel suo stile parlare tanto per farlo, senza dire niente, o fare un discorso di venti minuti che si sarebbe potuto riassumere in una frase. Questo non significa che, con persone che rispetta e con cui ha un minimo di rapporto stretto, non sia capace di rimanere venti minuti su un argomento, perché se c'è da parlare di qualcosa, soprattutto qualcosa che gli dà particolarmente fastidio, stiamo sicuri che la lingua sciolta ce l'ha. Come già detto, Ambrose è espertissimo di filippiche o catilinarie (anzi potrebbe fare un'intera catilinaria proprio sulle Catilinarie, data la simpatia per Cicerone) e quando ha da lamentarsi su qualcosa non finisce più.
Ambrose è inoltre sia umile che estremamente orgoglioso. È consapevole di quale sia il proprio posto, soprattutto all'interno della società, e sa di non essere migliore o peggiore di nessuno. Questo gliel'ha insegnato sua madre, o meglio, il fantasma di sua madre. Ciò nonostante, egli sa essere anche estremamente orgoglioso, poiché odia nel profondo gli insulti gratuiti e le provocazioni. Per di più, è anche molto protettivo nei confronti delle cose o delle persone a cui tiene.
In aggiunta, va detto che Ambrose non ha mai parlato del proprio passato a nessuno. Non ha mai raccontato a nessuno dei propri genitori, della propria infanzia, dell'orfanotrofio e del ragazzo. Da una parte, poiché odia dover riportare quei ricordi a galla: i traumi non sono ancora stati superati e il ragazzo detesterebbe peggiorare il proprio percorso di "guarigione". Egli sa che per andare avanti bisogna affrontare tutti i propri errori e i propri demoni, ma è convintissimo che sia meglio lasciarne qualcuno nell'armadio e non farli uscire in modo così violento. D'altro canto, Ambrose se ne vergogna immensamente: si vergogna della povertà, della solitudine, dell'orfanotrofio e di quello che ha fatto.


« punti forti »

- forza e agilità : questo è uno dei maggiori punti di forza di Ambrose, fondamentale per il proprio lavoro. Il ragazzo è atletico, forte e vigoroso. È ben consapevole delle proprie capacità e delle alte possibilità di vittoria che ha nel corpo a corpo. Una parte di ciò l'ha sicuramente presa dai suoi genitori, entrambi alti e atletici, ma nel corso dei due anni passati a lavorare per i Burning Devils è riuscito a coltivare le proprie abilità, soprattutto grazie ad un allenamento ferreo e costante e ad una dieta sana ed equilibrata. Ogni giorno, passa circa tre al giorno per sei giorni su sette ad allenarsi. Fa di tutto, dal cardio, al sollevamento pesi fino al nuoto. È fondamentale per lui svolgere esercizi costantemente, in modo da tenere la propria forza ed agilità sempre al massimo.

- mira : un'altra abilità di Ambrose è la sua incredibile mira, anche a distanza. Egli gode di un'ottima vista, che gli permette di essere ancora più bravo in questo campo. Fin da piccolo, si divertiva a giocare al parco, colpendo con sassi o pigne un obbiettivo preciso. Ora questo si applica soprattutto alle pistole, ma anche ad altri tipi di armi come fucili, mitra, coltelli o bombe a mano. Oltre all'addestramento fisico, infatti, Ambrose si allena tutti i giorni nella mira al bersaglio con armi da fuoco o semplici oggetti quotidiani. Insomma, è imbattibile a freccette.

- memoria: un punto forte di Ambrose è la sua incredibile memoria, che sia eidetica, fotografica o percettiva. Anche da piccolo, riusciva a memorizzare decine di informazioni senza mai dimenticarle, come i nomi scientifici degli animali o le traduzione in latino o in greco delle parole, senza un grande bisogno di allenarsi per riuscirci. Ha preso questa caratteristica da sua madre e, grazie ad essa, ha sempre avuto ottimi voti a scuola senza doversi sforzare troppo. Nel suo cervello, che assomiglia un po' al palazzo mentale di Sherlock Holmes, sono immagazzinate informazioni di ventisei anni di vita. Ciò non significa che Ambrose sia sveglio in tutti i campi, anzi. Ha un'incredibile memoria, ma con certe cose – come i sentimenti altrui – è completamente impacciato ed imbranato.

« punti deboli »

- disprezzo : i sentimenti negativi che Ambrose nutre per i Burning Devils sono forse uno dei suoi punti più deboli. La verità è che disprezza le persone per cui lavora, odiando le loro attività illegali e la noncuranza con cui rapiscono, torturano ed uccidono. Egli vorrebbe tanto essere fuori da questo giro in cui è accidentalmente entrato, ma, come già detto, non può assolutamente permetterselo. Ciò va contro i suoi principi morali, cosa che gli fa odiare ancora di più i suoi capi. Ogni volta che si trova a lavorare, odia il pensiero di star proteggendo gente come loro. È ben consapevole di non essere stato diverso da loro sei anni prima, ma lo conforta il fatto che lui non avrebbe mai costruito un impero basato sulla violenza, sul furto e sul potere.

- traumi : il passato di Ambrose è ovviamente uno dei suoi punti di debolezza maggiori, insieme al disprezzo. Sebbene si pensi che egli sia assolutamente in salute a livello non solo fisico ma anche mentale, i propri ricordi proprio non glielo permettono. Questo è un altro dei motivi per cui non ne parla mai con gli altri, per paura di essere licenziato e dover tornare alla vita nella povertà. Spesso, sul posto di lavoro, si distrae a causa di una serie di ricordi che gli capitano davanti agli occhi. In questo caso, la propria memoria eidetica e fotografica è anche un punto debole. Se chiude gli occhi, Ambrose riesce benissimo a vedere l'immagine di quel ragazzo, steso a terra e coperto di sangue, e, insomma, ciò non favorisce molto il suo stato mentale. Ciò nonostante, sta facendo dei progressi, anche se è ancora molto lontano dall'essere guarito e nutre il forte sospetto che non potrà mai liberarsi di certi ricordi e certi traumi.

- orgoglio e suscettibilità : infine possiamo affermare che Ambrose è eccessivamente permaloso ed irritabile, soprattutto per quanto pungoli ed ingiurie. Il suo fastidio o rabbia tuttavia non sfociano mai nella violenza pesante, ma piuttosto nella distrarsi da qualsiasi cosa egli stesse precedentemente facendo e nella sgradevole sensazione di doversi vendicare, più a parole che a pugni. Una guardia del corpo dovrebbe essere impassibile alle provocazioni ma Ambrose non è così. Per esempio, se c'è la necessità di distogliere la sua attenzione da qualcosa, un modo per farlo è sicuramente punzecchiarlo, se non insultarlo.


« famiglia »

Leila Zimmer
17 - 08 - 1978
17 - 09 - 2013

Leila Zimmer nasce in un caldissimo giorno di agosto. Leila è sempre stata, anche da piccola, incredibilmente dotata. A scuola andava benissimo, ricevendo sempre il massimo dei voti e partecipando a diversi iniziative intellettuali. Tuttavia, per genitori, che la odiavano per essere nata per sbaglio, niente era mai abbastanza e non smettevano mai di criticarla per qualsiasi cosa. Quando Leila scappò di casa e andò a vivere in un ostello, rinunciando all'istruzione per lavorare, era consapevole di essersi sprecata completamente e che, se solo fosse andata all'università, avrebbe potuto avere un futuro brillante. Fu per questo soprattutto che insistette molto sull'istruzione del suo unico figlio. Non gli importava se per questo avrebbe dovuto rinunciare a qualcosa a lei importante: avrebbe fatto di tutto per Ambrose, per il figlio che amava con tutto il cuore. Sin da piccolo, Ambrose ebbe con sua madre un rapporto profondo e pieno di amore reciproco. Il bambino era pienamente consapevole dei grandi sacrifici di sua madre e la aiutava in ogni modo, pulendo la loro casa ogni giorno e svolgendo qualsiasi lavoro domestico che trovava, per alleggerire la madre, che tornava sempre stanca dal lavoro. Ambrose, che non aveva amici, e sua madre passavano molto tempo insieme nei weekend. Il loro divertimento maggiore era fare lunghissime passeggiate: prendevano il treno fino a qualche bosco o montagna, e stavano lì tutto il giorno, camminando fino a sudare e divertendosi ad osservare la flora e la fauna dei luoghi. Leila era incredibilmente esperta di piante ed animali, poiché all'università avrebbe voluto studiare biologia. Così, Ambrose si fece una cultura molto più ampia rispetto a quella dei propri coetanei grazie alla madre. Leila gli portava ogni giorno nuovi libri presi dalla biblioteca su tutti i tipi di insetti o di funghi e il figlio li amava. Tuttavia non si appassionò proprio alla biologia come sua madre, ma più alle lingue antiche, da cui spesso derivavano molti termini utilizzati nei libri. All'età di 10 anni, Ambrose sapeva il nome scientifico di ogni tipo di pianta o animale e questo grazie all'incredibile memoria ereditata dalla madre. Così iniziò ad imparare latino e greco per conto proprio, sognando sin da piccolo di potersi laureare in Lettere Antiche e poi insegnare. Leila era anche – a differenza di suo figlio – molto religiosa, una fervente cattolica, che andava spesso a pregare e che partecipava molto frequentemente alla messa in chiesa. Ambrose non ebbe mai parole, neanche quando diventò adulto, per spiegare quello che rappresentava sua madre per lui e tutto l'affetto che provava per lei: Leila era il suo tutto.


Harry Batchelor
13 - 11 - 1972
...

Harry Batchelor nasce a novembre a Tallahassee, in Florida, e fin da subito ha sperimentato quelli che sono i vantaggi di essere nato in una famiglia ricca e riconosciuta. La madre di Harry gestiva un'azienda di ristrutturazione e in 30 anni era riuscita ad ampliarla abbastanza da permettersi più sedi e un riconoscimento a livello nazionale. Durante l'infanzia aveva dimostrato una particolare passione e attitudine alla recitazione di cui il bambino andava molto fiero e i genitori, per non scoraggiarlo, lo aveva iscritto ad un provino per un film non di spicco. I tanti anni di teatro del bambino lo aiutarono ad avere la parte e, piano piano, a diventare sempre più popolare con il passare degli anni. Quando ancora era tredicenne, gli fu dato il primo vero ruolo importante: era il protagonista di una serie tv fantascientifica ambientata su Marte. Ai venti anni, divenne popolare per un incredibile film horror che fece record in tutto il mondo. Ora girava con il proprio manager e una guardia del corpo, per non farsi travolgere dagli ammiratori che gridavano ogni volta che lo vedevano. Fu a 24 anni che conobbe quella donna, Leila si chiamava, e si invaghì di lei per caso. Non aveva posto molta importanza alla cosa e non si preoccupò più di rintracciarla una volta finito di registrare quella parte della nuova serie tv a Detroit. Poi gli fu inviata una lettera da parte di quella ragazza, che diceva che era rimasta incinta e che di lì a qualche mese sarebbe nato un bambino e che gli avrebbe dato il suo cognome. Harry fu preso dal panico e, sotto consiglio dei genitori, iniziò ad inviare una somma modesta di denaro ogni mese alla donna, in modo da farla stare zitta. Anni dopo, Harry si fidanzò con una famosa modella e decise di smettere di inviare soldi a Leila, pensando che la sua fidanzata non avrebbe preso bene la notizia che lui mandava costantemente denaro ad una donna qualsiasi. Harry ha ancora adesso una carriera brillante e ha fatto moltissimi film.
Ambrose di lui sa poco o niente, poiché non si è mai preso la briga di cercare informazioni su di lui, se non per sapere almeno che aspetto avesse. Per Ambrose, il padre è una sottospecie di umano che non merita né la propria fama né la propria ricchezza. Il ragazzo desidererebbe tanto vederlo in malora, così che quell'uomo possa capire come si è sentito lui per più di due decenni, ma non ci spera veramente. Cerca di non pensare a lui, ma inevitabilmente qualche volta il suo nome salta fuori. Ambrose non ha mai detto a nessuno, per vergogna, che Harry Batchelor è suo padre e non ci tiene a farlo. Un giorno, durante il primo mese di lavoro, un suo collega gli aveva chiesto se era per caso imparentato con l'attore e Ambrose aveva negato così fermamente da suscitare qualche sospetto. 


« curiosità : camelot by leon faun »

- La passione di Ambrose sono sempre state le lingue antiche. Il latino e il greco lo hanno sempre affascinato da quando, durante la sua infanzia, sua madre gli portava dalla biblioteca numerosi libri con migliaia di riferimenti a queste due lingue. Ambrose ha studiato latino e greco per conto proprio, prendendo numerosi libri dalla piccola biblioteca del suo quartiere di Detroit e allenandosi con due eserciziari che sua madre gli aveva regalato all'età di undici anni. Se proprio deve scegliere, il ragazzo preferisce il latino al greco, ma per il semplice motivo che trovò piuttosto antipatico l'alfabeto greco. Il sogno nel cassetto di Ambrose è ancora quello di laurearsi in Lettere Antiche ed è infatti principalmente per quello che sta risparmiando. Appena avrà abbastanza soldi per permettersi di pagare la tasse universitarie di tutti gli anni, lascerà il lavoro di guardia del corpo.

- Per quanto riguarda il vestiario, Ambrose non ha molte opzioni. L'abbigliamento di una guardia del corpo richiede vestiti eleganti e sobri come un completo nero, abbinato ad una camicia bianca a maniche lunghe e ad una cravatta nera. Per inciso, il ragazzo odia profondamente le cravatte, è sempre la prima cosa che si toglie una volta finita la giornata di lavoro (ed è anche la cosa con cui è più imbranato). Quando non lavora, i suoi vestiti non sono più originali e meno anonimi: pantaloni neri, maglietta nera o bianca e qualche felpone grigio. Oltre al fatto che non si è mai potuto permettere vestiti diversi da questi, Ambrose trova conforto nel proprio minimalismo. 

- Ambrose odia il cinema e i programmi, perragioni piuttosto ovvie: qualsiasi cosa che c'entra con film o serie tv o talkshowgli ricorda fastidiosamente suo padre, della quale esistenza cerca di dimenticarsida anni. Da questo punto di vista, quindi, ha una cultura molto ristretta espesso qualche suo collega è rimasto sorpreso dal fatto che Ambrose non conoscacolossal come Titanic, Matrix o Il Gladiatore. Per lui Il Padrino può tranquillamenteparlare di un rispettabili uomo della Francia e Avatar dei progressi dellatecnologia nel campo robotico.


« orientamento e genere : homosexual, male »

Vivamus, mea Lesbia, atque amemus,
rumoresque senum severiorum
omnes unius aestimemus assis.
(Carme 5, Catullo)

Ambrose non ebbe mai dubbi per quanto riguarda la propria sessualità. Fin da piccolo si rese conto che gli piacevano i ragazzi e, grazie al supporto della madre, per lui questo non fu mai motivo né di vergogna né di sofferenza, nonostante certi commenti che gli erano stati lanciati durante la scuola superiore. Ecco, forse "gli piacevano i ragazzi" è un'espressione che risulta, almeno per adesso, non del tutto giusta, poiché Ambrose non si è mai veramente innamorato o anche solo invaghito di qualcuno, provando per ventisei anni nient'altro che attrazione. Essendo nato e cresciuto da solo, senza amici o legami affettivi stretti al di fuori di sua madre, Ambrose non è molto pratico con i sentimenti degli altri. Lo confondono e spesso non riesce a capirli, neanche davanti all'ovvio. Tuttavia, da quel giorno di settembre del 2017, egli sente il bisogno di proteggere gli altri e di aiutarli come sua madre l'ha aiutato sempre durante la sua vita. Il suo amore può nascondersi sotto ad un tono pungente, ad atteggiamento impacciato. 



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