6.
Feci un respiro profondo e iniziammo a mangiare, non spiaccicai più parola per tutta la cena. Lasciai ai presenti l'onore di discutere e io mi tenni da parte, facendo ben attenzione a non catturare l'attenzione di nessuno. Fino a quel momento il consiglio di Jason era come la prima regola del codice civile per me. Quello stato di beatitudine non durò a lungo purtroppo. Fu Pattie che con un dolce sorriso decise di farmi parlare ponendomi una domanda che mi lasciò con il fiato sospeso:
"Allora Selena, da quanto vi frequentate tu e mio figlio?"
Al mio fianco Justin portò la sua mano sul mio ginocchio e lo strinse due volte.
"Due anni" dissi bevendo un po' d'acqua per rinfrescare la gola divenuta secca in seguito alla domanda di Pattie.
"Sembri una brava ragazza, non capisco perché Justin non ci abbia presentate prima." Disse rimproverando il figlio con uno sguardo.
Immediatamente il silenzio occupò la sala da pranzo e aggrottando le sopracciglia osservai il volto di Jason indurirsi.
Justin. Aveva sbagliato il nome del figlio, possibile? Può una madre sbagliare il nome del proprio figlio?
"Mamma" grugnì Jason, da lì iniziarono una serie di sguardi tra la madre e il figlio che a me non era dato comprendere e rimasi tagliata fuori da quella strana e misteriosa faccenda.
"Continui a chiamarmi con il secondo nome di Tom" rispose Jason prima di portare un pezzo di pane nella sua bocca.
Il volto della donna cambiò radicalmente in un passaggio dal confusa al sorridente che mi insospettì ancora di più.
"Inizio a invecchiare" rispose ridacchiando. Dicendo questo, tre cameriere entrarono nella sala e iniziarono a sparecchiare portandosi con loro un incomodo silenzio. Da quando la madre di Jason mi aveva rivolto quella domanda sembrava che tutti avessero paura di dire qualcosa di sbagliato, o almeno tutti tranne una.
"Allora Selena, che ti piace di mio fratello?" Chiese la ragazza accanto a me. Mentre Kim poggiava il mio piattino per il dessert io iniziai a elaborare una domanda.
Nulla. Poi decisi di andare sul tradizionale e pensando ai pochi romanzi rosa che avevo letto cominciai a parlare:
"I suoi occhi dorati,il suo sorriso perfetto e...il modo in cui mi fa sentire costantemente amata. Lui si prende cura di me lasciandomi vivere con lui e io non riuscirò mai a sdebitarmi con lui. " dissi cercando di essere convincente, il mio sguardo si spostò da quello di Jason, che mi rivolse un falso sorriso, a quello di sua madre che mi osservava con adorazione.
"E i suoi soldi?" Chiese la ragazza facendomi rimanere senza parole
"Io..." dire che ero rimasta sorpresa era poco.
"Brooke! Come ti permetti?" Urlò la madre in mia difesa.
La serata stava procedendo nel migliore dei modi.
"Rimangiati subito ciò che hai detto!"
"Perché dovrei? Non sarebbe la prima puttana!" Urlò Brooke facendomi alzare le sopracciglia. In tutto quel trambusto i due ragazzi seduti al tavolo con noi non emettevano un fiato. Tom rivolgeva uno sguardo di disapprovazione verso la sorella maggiore e Jason sembrava sul punto di esplodere da un momento all'altro.
"Brooke basta!" Intervenne il fratello minore battendo con violenza una mano sul tavolo.
Osservando l'evolversi della situazione poggiai una mano sulla mia fronte chiedendomi più e più volte il motivo della mia presenza a quel tavolo. Con tante servitrici doveva toccate proprio a me?
Estraniatami ormai dalla conversazione non mi resi conto che la sorella di Jason era uscita dalla stanza sbattendo la porta. Solo quando la mano del mio falso fidanzato mi sfiorò la guancia ritornai in me e tutti gli occhi erano rivolti verso la mia figura.
"Vado io" annunciò Tom alzandosi dalla sedia per raggiungere la sorella maggiore.
"Sono mortificata Selena. Non so proprio cosa le passi per la testa a quella ragazza" cercò di scusarsi Pattie rivolgendomi uno sguardo di scuse. Disapprovando con il capo le feci intendere che non era accaduto nulla di grave e la mano di Jason mi attrasse al suo corpo come a conformarmi.
Nessuno dopo che Brooke ritornò accompagnata dal fratello proferì parola. La rabbia era evidente nel volto di Jason e mentalmente pregai non si arrabbiasse con me dopo. In fondo io non ero colpevole di nulla, ero stata carina e avevo risposto adeguatamente a tutte le domande che mi erano state rivolte. Da brava ragazza ricattata.
Jason interruppe la piccola discussione intrapresa tra Brooke, Pattie e Tom per annunciare che sarei andata a dormire. Così augurando la buona notte a tutti i presenti uscii dalla stanza sotto lo sguardo attento di Pattie e Jason.
Finalmente mi sfilai i tacchi e lasciai liberi i miei capelli. Solo successivamente potei liberarmi dalla maglietta e dai pantaloni attillati per rimpiazzarli con un comodissimo pigiama. Appena mi rifugiai sotto le morbide coperte fui grata a Jason per avermi lasciata libera di sgattaiolare via da quella imbarazzante cena. Lentamente chiusi gli occhi e mi lasciai cullare da Morfeo.
"Selena sveglia" disse una voce a me sconosciuta. Respirando profondamente corrugai le sopracciglia e lentamente aprii gli occhi vedendo alla mia destra una ragazza mora.
"Jason ti sta aspettando al piano di sotto" mi riferì prima di uscire dalla mia camera.
Serrando la mascella richiusi gli occhi accoccolandomi al cuscino cercando di riposarmi per altri cinque minuti.
Mi stavo quasi per riaddormentare quando i raggi del sole mi colpirono in pieno viso. Gemendo in disapprovazione portai subito le mani davanti alla mia faccia creando una specie di protezione tra me e la luce accecante.
Appena mi misi a sedere mi ritrovai un'altra volta la ragazza che mi aveva svegliato. Tra le mani sorreggeva un vassoio con una tazzina due piccole teiere e una brioche semplice.
"Sono Melissa" mi informò la ragazza poggiando il vassoio sulle mie ginocchia.
"Selena Martinèz" mi presentai io seppure mezza addormentata "Come fai di cognome Melissa?" Chiesi osservando la mia colazione "Melissa Fleming" disse sorridendomi.
Ringraziandola calorosamente per la premura che mi aveva riservato, feci un appubto nella mia mente e salvai il suo nome nella mia memoria, oggi Tyler mi avrebbe detto tutto su Kim e lo stesso avrebbe fatto con Melissa Fleming.
"Mangio, mi vesto e scendo subito" la informai poggiando il mio vassoio sul comodino per preparare i vestiti che avrei dovuto indossare quel giorno. "Lo riferirò a McCann" disse uscendo velocemente dalla mia stanza.
Appena mi sedetti sul letto iniziai a fare colazione versandomi del caffè e del latte nella tazza mentre mangiavo la brioche.
Osservando l'orologio a muro notai che erano passati quindici minuti da quando Melissa mi aveva lasciata sola, così prendendo i vestiti mi diressi verso il bagno.
"Eccomi" dissi appena raggiunsi il salotto dove Jason stava avendo una conversazione con i ragazzi della sua gang.
"Dove andate Jason?" Chiese il biondo "Non ti interessa" lo ammonì Jason e il moro gli rivolse uno sguardo che esprimeva perfettamente il suo stato di confusione.
"Selena, questi sono Ian e Steve" mi informò facendomi annuire.
"Noi andiamo. Riprenderemo dopo" disse Jason e con tutta la delicatezza che possedeva in corpo, cioè nulla, mi afferrò per il braccio scortandomi verso la porta d'ingresso.
Quando entrammo in auto iniziai a cambiare stazione dopo stazione in cerca di una canzone a me familiare. L'unico rumore nella macchina era quello creato dalla stazione dato che né io né tanto meno Jason avevamo intenzione di iniziare un discorso.
Mella macchina continuavano ad alternarsi musiche di vario genere e ad un certo punto superai il limite di sopportazione di Jason facendolo esplodere.
"Hai finito?" Domandò spegnendo bruscamente la radio. Sbuffai infastidita da quel gesto poco cortese e rassegnata poggiai la testa contro il finestrino pregando di raggiungere in prima possibile la nostra destinazione.
"Perché senti il bisogno di marchiare le ragazze che lavorano per te?" Domandai di punto in bianco.
Jason, con mia sorpresa, non sembrò sorprendersi troppo e serrando la mascella mi rivolse uno sguardo veloce. Il suo sguardo non esprimeva molte emozioni ma lasciava intendere la disapprovazione che provava per la mia sfacciataggine.
Ad ogni modo la mia domanda non ebbe una risposta e per evitare ritorsioni da parte sua decisi che era meglio tacere per tutto il resto del tragitto.
Dopo interminabili minuti passati nel più totale silenzio; Jason fermò la macchina proprio difronte ad un negozio con l'insegna illuminata sul quale era possibile leggere la scritta Tattoos.
Appena io e Jason varcammo la soglia del negozio, veniamo accolti da una musica assordante che rimbombava per tutto il piccolo locale; impedendomi di sentire ciò che mi circondava,ecco perché quando mi ritrovai il corpo di un uomo di mezza età proprio a pochi passi dalla mia figura mi spaventai.
"Spencer!" Urlò Jason
"McCann ben tornato" disse l'uomo abbassando drasticamente il volume della musica. Io sospirai di sollievo e ciò non sfuggì all'occhio del tatuatore
"Questa è opera di mia figlia Hilary" mi informò quasi come se volesse scusarsi con me.
"Non ci interessa Spencer. Fai il tatuaggio e andiamo via. Ho tante faccende importanti da sbrigare" rispose Jason infastidito; l'uomo ubbidì come se fosse un cagnolino e io mi sedetti sulla poltroncina di pelle nera aspettando che Spencer iniziase questo benedetto tatuaggio.
Quando l'ago toccò la mia pelle non sentì dolore,solo un leggero fastidio.
Io focalizzai tutta la mia attenzione su una mattonella mezza rotta cercando di estraniarmi il più possibile da ciò che provava il mio corpo e in poco tempo, Spencer si alzò dalla sedia osservando il mio piccolo tatuaggio. "Fra due/tre giorni potrai togliere la fasciatura" mi informò rivolgendomi poi un lieve sorriso.
"Bene,noi andiamo. A rivederci Spencer" lo salutò velocemente Jason e, come da prassi, venni tirata fino alla macchina.
"Sempre molto delicato" bisbigliai io entrando in auto.
"Come scusa?" Chiese notevolmente infastidito.
"Non ho detto nulla" risposi velocemente "No,io credo che tu abbia detto qualcosa piccola insolente" mi istigò alternando lo sguardo da me alla strada.
"No ti sbagli,io non ho detto proprio nulla" Continuai a negare. Improvvisamente la macchina fece una brutta curva e poi si fermò all'istante.
"Forse non ci siamo capiti il primo giorno,con me non si gioca bimba" mi rimproverò estraendo una pistola che teneva dietro la schiena e nei pantaloni.
"Dillo ancora,mostrarmi quanto sei valente" mi disse puntandomi l'arma contro.
"È una minaccia per caso?" Chiesi innervosendomi "prendila come ti pare" disse in modo menefreghista.
"Ho detto che non sei mai delicato. Mi prendi e mi sbatti come se fossi una..." Mi interruppe finendo la frase al posto mio "Bambola?"
Ripose la pistola e rimise in moto la macchina, lo guardai perplessa. Tutto qui? Niente sfuriata? Mi aspettavo che mi urlasse contro e invece... niente.
"Che hai da guardare?" Chiese il biondo irritato, io distolsi lo sguardo dal suo viso e serrando la mascella non gli risposi.
"Già sapevo quello che mi avevi detto" confessò ridacchiando "e si può sapere perché hai insistito tanto sul fatto c-" mi interruppe parlandomi sopra "volevo vedere se avevi il coraggio di contrastarmi e con mia sorpresa l'hai avuta. In genere tutti mi obbediscono subito ma non te. Non ti fai mettere i piedi in testa da nessuno vero?" Chiese incuriosito.
"Solo dal mio capo" mi lasciai scappare ingenuanente.
"E chi è il tuo capo ora?" Chiese fermandosi ad uno stop.
"Tu" risposi chiudendo la mia mano a pugno e stringendo sempre di più. Tyler, Tyler è il mio capo.
"Esattamente bimba"
Il tragitto che ci rimaneva da fare lo facemmo in silenzio. Almeno avrei evitato di dare altre informazioni.
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Aprii il cassetto del mio comodino e presi le piccole cimici. Le avrei dovute mettere molto tempo prima ma Jason girava sempre intorno a me. Ne misi una manciata nella tasca e uscii dalla mia stanza. Il mio primo obbiettivo era la camera di Jason ma ovviamente,essa era chiusa a chiave rendendomi impossibile l'accesso. Sospirando ne sistemai nel salotto della servitù, precisamente tra un mobile e il muro, dove nessuna delle cameriere sarebbe mai andata a pulire.
Successivamente ne posizioni altre due nei corridoi che portavano alla stanza di Jason e in fine scesi le scale fino a giungere al piano terra dove mi diressi verso il salotto con le restanti cimici ancora nella tasca della divisa. Inaspettatamente la voce di Jason risuonò nella mia testa facendomi fermare all'istante.
"Ha bisogno?" Chiesi voltandomi verso il mio 'capo' per rivolgendogli un finto sorriso. "In realtà si" rispose sedendosi sul divano "stasera ho bisogno di te" disse prendendomi per un polso.
Bisogno di me? Un brivido mi percorse tutta la colonna vertebrale.
"Perché ho una brutta impressione?" Chiesi sistemandomi meglio la gonna. Sapere che le cimici erano proprio sotto il suo naso mi faceva venir voglia di ridergli in faccia ma allo stesso tempo mi agitava un po'.
Lui mi rivolse un sorriso beffardo e io cercai di immaginarmi ciò che sarebbe successo da lì a poco.
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Capitolo revisionato ✔
Nei media trovate le immagini di Pattie e dei fratelli di Jason😍
Fatemi sapere se vi piacciono e soprattutto se vi è piaciuto il capitolo.
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