Capitolo 14-Pistola

14.

"Melanie vai nella tua camera" mi congedò Jason senza neanche posare il suo sguardo verso il mio.
Così senza rivolgergli parola, mi diressi verso le scale fermandomi però al terzo gradino, in modo che potessi sentire la loro conversazione.

"Ditemi" disse Jason rivolto ai ragazzi
"La cosa è seria" premise subito Steven fermando così i battiti del mio cuore.
"Che state aspettando? parlate" ordinò Jason sempre più nervoso.
"La spia è già stata inviata, n-" una mano si posò sulla mia spalla facendomi silenziosamente sussultare e di conseguenza la mia attenzione si spostò dalla conversazione alla persona che mi aveva disturbata.
Dietro di me vidi Miranda con un dito sulle labbra, facendomi capire che dovevo fare silenzio e con una mano mi incitò a seguirla. Io mi voltai un ultima volta verso la sala per poi salire le scale di malavoglia. Quando fummo nel nostro salotto notai Melissa seduta sul divano.

"Vuoi morire?" Chiese Miranda sempre con un tono di voce basso, nei suoi occhi era visibile la paura che stava provando in quel momento, tremava al solo pensiero di commettere un errore.
"Ero solo curiosa" mi difesi incrociando le braccia al petto. Cercai di assumere un atteggiamento superficiale, non volevo che capissero quanto era fondamentale per me scoprire cosa si stessero dicendo i ragazzi al piano inferiore.
"Se qualcun'altro ti avesse scoperto, Jason e i suoi uomini ti avrebbero uccisa all'istante. Loro non vogliono che noi ficchiamo il naso nei loro affari" mi rimproverò Melissa guardandomi accigliata.
"Fa solo quello per cui ti pagano e basta" disse in fine Miranda prendendo posto accanto a Melissa

Mi venne quasi da sorridere quando realizzai che io, ovviamente, non venivo pagata da Jason.

La nostra breve discussione fu interrotta da una ragazza dai capelli rossi come il fuoco, lunghi fino al gomito e mossi. I suoi occhi verdi mi stavano guardando,probabilmente non mi aveva mai vista, così come io non avevo mai visto lei.

"Sei tu Selena?" Mi chiese avvicinandosi a me,io in risposta le annuii e attesi che riprendesse a parlare.
"Ian mi ha detto che Jason vuole che lo aspetti nella tua camera." Mi informò torturandosi le mani con le sue unghie smaltate di bianco.
Allontanandomi da tutte ringraziai la ragazza dai capelli rossi prima di salutare sia Melissa che Miranda per poi recarmi verso le scale in modo da raggiungere camera mia.

"Non lo so Margot ma credo proprio che quella ragazza stia col capo" sentii dire da Miranda mentre salivo le scale.
Che credano quello che vogliono, pensai tre me e me, potrebbe tornarmi utile un giorno.

Così una volta entrata nella mia camera, annoiata iniziai a guardare fuori dalla finestra studiando ogni minimo particolare.
Passarono pochissimi minuti prima che la porta alle mie spalle si aprisse per poi rinchiudersi.

Non mi girai. Sapevo che era Jason,lui era l'unico che non bussava.

"Cosa è successo?" Chiesi un po' incerta, senza distogliere lo sguardo dalla finestra, dal quale riuscivo a vedere il mio e il suo riflesso.
"Niente che dovrebbe interessarti" mi informò restando davanti alla porta.
"Allora perché sei qui?" Chiesi assottigliando gli occhi riducendoli così a due fessure. Feci finta di non capire il motivo della sua visita. Era ovvio che aveva a che fare con la spia mandata dalle autorità.
"C'è una persona fuori che chiede di te ma la domanda è: come fa a sapere che sei in questa casa se sei stata rapita?" Mi chiese avvicinandosi a me.
"Non ne ho idea" dissi scuotendo leggermente la testa sempre più nervosa. Per la prima volta dopo tanto tempo stavo dicendo la verità, non avevo la minima idea di chi potesse essere.

"Non lo sai" ripeté le mie parole cupamente,come se non mi credesse.
"Sai che Cooper ha inviato una spia?" Chiese facendomi venire dei brividi lungo tutta la spina dorsale.
"Chi?" Chiesi facendo finta di non sapere di chi stesse parlando.
"Un'uomo che vuole sbattermi dentro da parecchi anni" mi informò iniziando ad innervosirsi.

Non può aver capito che sono io la spia, dovevo avevo sbagliato?

"Non ho mai sentito questo cognome prima d'ora" mentii girandomi verso di lui per poterlo vedere bene in faccia. Sembrava così arrabbiato che mentalmente mi preparai per una scontro corpo a corpo.
Purtroppo le mie aspettative furono aspramente rifiutate. Jason puntò una pistola verso il mio volto. Le mie labbra si schiusero e il mio corpo si immobilizzò.
"Jason abbassa la pistola! Io non c'entro nulla in questa situazione, tu mi hai portata qua!" Urlai cercando di dimostrargli la mia innocenza. Lui colpì furiosamente la porta della camera prima di rivolgermi uno sguardo pieno di odio.
"Bugiarda!" Urlò prima che tutto intorno a noi diventasse nero.
Mi aveva sparato.

------

Mi svegliai di soprassalto guardandomi freneticamente intorno. Dopo che Margot mi aveva chiesto di andare in camera mia io mi dovevo essere addormentata sulla scrivania.
Sbadigiai lentamente guardando l'orologio che era appeso sulla parete.

17:20

Mi alzai dalla sedia stordita per il fatto di essermi addormentata e dolorante per la posizione scomoda che avevo adottato per riposarmi. Mentre con la mano maggiaggiavo il mio collo, con la mente ripercorrevo il sogno appena fatto e una serie interminabile di brividi percorse tutta la mia schiena. Di certo non era quello il finale che mi sarei aspettata per questa missione.

Osservando velocemente la porta, decisi di dare un'occhiata al telefono per verificare la presenza di nuovi messaggi da parte del mio capo e in effetti ne avevo ricevuto uno un paio di ore prima.

Da: Cooper
Sono felice di poterti contattare nuovamente.
In questo momento sono appena atterrato a Los Angeles, ho bisogno di vederti il prima possibile. Mi troverai nella stazione di polizia dove ti è stato rilasciato questo telefono. Fatti trovare nella via in cui hanno tentato di derubarti.
Appena puoi, ti aspetterò.

Nascosi velocemente il telefono e osservai nuovamente l'orologio.
Avevo dormito per un'ora e Jason ancora non era arrivato, ero certa del fatto che se Jason fosse entrato nella stanza per parlarmi, sicuramente mi avrebbe svegliata bruscamente irritato dal fatto che mi ero addormentata.

All'improvviso sentii dei colpi provenire dalla stanza di Jason. Deglutii pesantemente avendo quasi timore di andare a vedere cosa stesse facendo. Ma la curiosità mi stava divorando dentro. Così decisi di uscire dalla mia stanza per entrare in quella di Jason, quando sbirciai però non lo vidi, così aggrottando la fronte entrai completamente nella sua stanza.

"Vaffanculo!" Sentii urlare e concentrandomi sul rumore di pugni che colpiva qualcosa, producendo un rumore sordo. Lentamente mi avvicinai al suo armadio e constatai che i suoni provenivano da lì.
"Ma che cavolo?" Sussurrai appoggiando un orecchio contro l'anta per confutare la mia tesi.

Lentamente aprii le ante e subito rimasi stupita. Non era un armadio, era una specie di palestra in mignatura.
C'erano i pesi,un sacco per il pugilato che Jason stava appunto usando e un macchinario per le braccia e l'addome.

"Che cazzo fai qui?" Sbottò il ragazzo togliendosi i guantoni da pugilato per passarsi l'asciugamano sul viso e sul collo per togliere il sudore.

Non riuscii a proferire parola. Mi sentii estremamente stupida quando capii che la ragione per il quale mi ero bloccata era proprio Jason. Il suo corpo sudato e la penombra che negnava nella stanza mi ricordarono all'istante il centro di addestramento di Tyler. Il mio cuore saltò un battito quando mi ricordai di una persona in particolare.

"Ci senti?" Mi chiese cliccando un pulsante che fece sparire il sacco da pugilato sul soffitto e il resto degli strumenti si capovolsero diventando un tutt'uno con la parete.
"Che cazzo ci fai qui?" Mi chiese prendendomi per un braccio scortandomi poco delicatamente fuori dalla stanza per ritornare nella camera da letto.

"Mi avevano detto che dovevo aspettarti in camera ma non sei venuto" dissi ancora stravolta per i ricordi che erano emersi in quello che fino a poco fa credevo fosse un semplice armadio.
"Stavi dormendo" mi disse lasciando il mio braccio libero.
"Avresti potuto svegliarmi" risposi come se fosse la cosa più ovvia del mondo.

Lui non mi prestò minimamente attenzione mentre si sfilava la maglia tutta sudata per continuare ad asciugare il sudore con una asciugamano. I miei occhi si spostarono subito sul pavimento, imponendomi di non osservare il suo totalmente ricoperto di tatuaggi.

"Mettila a lavare" mi ordinò passandomi la maglietta sudata.
Disgustata feci come chiesto e la misi nella cesta dei panni sporchi.
"Puoi andare. Se ho bisogno di te ti chiamerò" mi liquidò continuando a non rivolgermi lo sguardo e si concentrò invece nella ricerca di qualcosa in un cassetto della scrivania.

"Cosa volevi dirmi?" Insistetti rimanendo ferma.
"Non è importante" disse continuando a rivolgermi le spalle e io non ebbi altra scelta se non quella di uscire dalla sua stanza.
Che Alice gli avesse detto la verità? Di cosa avevano parlato? E perché era così arrabbiato?

Se veramente Alice aveva deciso di tradirla, questo voleva dire che presto Jason l'avrebbe uccisa. Perché stava aspettando? Probabilmente voleva usarmi per arrivare a Cooper.
Quindi era imperativo riprendere in mano il controllo e spedire in carcere Jason e la sua banda il prima possibile.

Ritornai nella camera di Jason pronta a parlare quando mi resi conto che era impegnato in una chiamata telefonica, così aspettai lì fino a quando non ebbe finito.

"Che vuoi ancora?" Mi chiese esasperato "posso uscire?" Chiesi restando calma e rilassata.
"No" disse semplicemente prima di riporre il suo telefono nella tasca posteriore dei suoi pantaloni.
"Voglio solo uscire, tutte le ragazze hanno un giorno libero" protestai.

Dio,mi sentivo come se lui fosse il padre e io la figlia che chiedeva il permesso per uscire.

"Verrai accompagnata da Steve" mi disse prima di uscire dalla sua stanza lasciandomi sola.

Cercai di trattenere la rabbia, rimasi in quella stanza da sola per qualche minuto cercando di riacquisire la mia compostezza e mi diressi verso le scale per raggiungere il salotto, dove vidi subito il mio accompagnatore con le chiavi in mano.

"Andiamo?" Mi chiese alzandosi dal divano per raggiungermi.
Accanto a lui c'era Jason, che sicuramente lo aveva informato della mia richiesta.

Annuii lentamente mordendomi il labbro inferiore.
Speravo solo che Tyler avesse calcolato la possibilità che io non lo avrei raggiunto da sola.

----

Raggiunta la mia destinazione, riconobbi subito Fedor, seduto su una panchina facendo finta di aspettare l'autobus.

Mentre camminavamo colpii volontariamente la spalla di un signore, facendo si che il telefono che aveva tra le mani gli cadesse a terra.
"Guarda dove vai imbecille" dissi fingendomi infastidita.
"Cosa hai detto brutta stronza?" Cercando di nascondere un sorriso mi voltai per poter osservare in faccia l'uomo.
"Chiudi quella fogna troia" mi urlò contro per poi chinarsi a raccogliere il telefono. Feci per andargli incontro ma Steven si mise tra noi due tenendomi a debita distanza dall'uomo.
"Smettetela" disse subito innervosito per la situazione.

Sicuramente dopo questo episodio Jason non mi avrebbe mai più fatto uscire di casa.

"È la tua ragazza che dovrebbe darsi una calmata" disse l'uomo guardandomi con disgusto.
"Qui l'unico nevrotico" dissi incrociando le braccia al petto "Selena smettila" mi ammonì Steven rivolgendomi uno sguardo che mi intimava di fare la brava.
"Non la smetterò finché non si sarà scusato per essere nato" risposi
"Ma Vaffanculo" disse il moro superando Steven per venirmi incontro. Io fui più veloce di lui e schivando il suo calcio gli tirai un pugno tra il naso e il labbro superiore facendolo gemere dal dolore.
Poco dopo una volante della polizia ci raggiunse e io ringraziai mentalmente Fedor per averli avvisati nel momento in cui mi aveva vista, non era mia intenzione continuare a fare del male a una persona innocente.

Così fummo portati in centrale, Steven era visibilmente agitato e allo stesso tempo arrabbiato. Non osavo immaginare quello che mi avrebbe fatto passare Jason una volta rientrati a casa, purtroppo questo era ciò che ero stata costretta a fare.
Una cosa era certa, il ragazzo che avevo colpito non aveva subito nessun danno grave, non lo avevo colpito troppo forte e secondo; Steven mi avrebbe odiata per il resto della mia permanenza a Los Angeles. Probabilmente per questo mio comportamento avrebbe pagato anche lui.

Prima che Steven potesse rivolgermi la parola, un'agente mi chiamò, scortandomi fino alla stanza degli interrogatori.
"Lei capisce che anche se è un angente segreto non può andare in giro a picchiare la gente vero?" Annuendo lentamente riconobbi subito il poliziotto, era lui quello che mi aveva interrogata la prima volta che avevo messo piede in questa stanza.

"Si, lo so ma il mio capo mi ha chiesto di venire qui" nel momento stesso in cui pronuncia tali parole, la porta della stanza si aprii rivelando Tyler ai miei occhi. Con un segno del capo Cooper disse all'agente seduto difronte a me di uscire e così fece.

"Come stai Zio?" Chiesi osservando il volto impassibile del mio capo mentre prendeva il posto precedentemente occupato dal poliziotto.
"Ringrazia Alice per questo." Aspettai per qualche secondo, sperai di poter leggere qualche emozione sul suo volto ma così non fu, sempre composto e impassibile come sempre. Come sarei dovuta essere stata io.
"Ho bisogno di aiuto. Credo che Jason sappia chi sono" dissi cercando di mettere da parte il dramma famigliare per concentrarmi sulla questione più importante al momento: catturare Jason McCann.

"Melanie,credi che sia troppo pericoloso? Perché se la risposta è sì annullo subito la missione. Abbiamo abbastanza prove per sbatterlo in galera il tempo necessario per trovare altre prove che lo farebbero marcire in carcere" mi informò cercando di rassicurandomi.
"No, credo di potercela fare e comunque non voglio rischiare"
"Come vuoi ma fa attenzione.
Ho intenzione di affiancarti un'altra spia, almeno non saresti sola." detto questo si alzò dalla sedia senza darmi il tempo di controbattere.
"È per questo che mi hai fatto venire fino qui?" Domandai alzandomi dalla sedia a mia volta.
"Volevo essere sicuro che stu stessi bene, d'altronde sei mia nipote, come hai detto tu stessa" disse prima di uscire dalla stanza degli interrogatori.

Quando io e Steven raggiungemmo la villa di McCann mi preparai psicologicamente alla sgridata che avrei ricevuto.
E come previsto, appena varcai la soglia del salotto, notai il corpo di Jason seduto sul bracciolo del divano, sul tavolino era presente una pistola e improvvisamente il mio corpo fu attraversato da brividi al ricordo del sogno fatto pomeriggio.
Chiusi gli occhi cercando di tornare calma.
Che qualcuno preghi per me.

-"Victory's within the mile,
Almost there, don't give up now
Only thing that's on my mind
Is who's gon' run this town tonight"-

__________________

Spero che vi sia piaciuto e vi informo che a breve uscirà il prossimo capitolo, vi ricordo che saprete le date degli aggiornamenti sulla mia bacheca.

Prendo questo piccolo spazio che mi è stato concesso da Wattpad per ricordarvi che questa emergenza che stiamo vivendo non  è permanente ma solo momentanea e che per superarla è necessario seguire le direttive del governo, non solo per noi stessi ma anche per tutti quelli a cui tenete, in primis i vostri nonni che sono più a rischio.

Detto ciò vi mando un bacione e ci sentiremo presto (più precisamente nel nuovo capitolo di Il Ragazzo  Nell'ombra che è appena uscito) ;)

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top