Capitolo 10-Cambio di programma
10.
"Si sta svegliando" sentii qualcuno sussurrare. Subito tutti i bisbigli cessarono e io lentamente aprii gli occhi. Tutte le ragazze della servitù circondavano il mio letto e tra loro intravidi una figura maschile. Non riuscii a identificarla perché appena vide i miei occhi puntati su di lui se ne andò, la mia vista era leggermente sfocata e gemendo richiusi gli occhi.
Le ragazze ripresero a parlare e la voce di Melissa si distinse tra quelle delle altre cameriere. Le orecchie fischiavano e portando una mano alla tempia tentai di ricompormi. Le parole di Melissa erano gettate al vento e iniziai ad annuire rispondendo alle domande più semplici, quelle che riguardavano la mia salute.
Mi sentivo oppressa da tutte le persone che circondavano il mio letto e che mi stavano così vicine, sentivo l'aria sempre più pesante e, portando una mano al collo tentai di alzarmi, immediatamente un dolore che iniziava dalle gambe e continuava lungo la schiena invase tutto il mio corpo, impedendomi di muovere un solo muscolo. La prima che si accorse del mio stato sofferente fu Kimberly che prontamente mi diede una mano a risdraiarmi sul letto.
Ad un certo punto la porta si spalancò facendo eco per tutta la stanza, le ragazze fecero subito silenzio e si girano verso la persona che aveva catturato anche la mia attenzione. Alcune si sistemarono la divisa, altre misero le mani dietro la schiena assumendo una postura più decorosa.
"Tutte fuori a fare il vostro lavoro,avete già perso un'ora preziosa e per questo la recupererete domani svegliandovi prima. Ora vi do un minuto per uscire da questa stanza in ordine e senza emettere più un fiato, il vostro chiacchiericcio mi disturbava anche in cucina" guardò il suo orologio e le ragazze si affrettarono ad uscire, in meno di un secondo non ero piùal centro dell'attenzione e per questo gli fui grata. L'unica ragazza che mi salutò in tutta fretta fu Melissa, Kimberly era uscita dalla mia camera da letto per prima.
Quando anche l'ultima cameriera lasciò la stanza, un ragazzo chiuse la porta e venne verso di me.
Lo osservai attentamente cercando di riconoscere un tratto del suo viso che potesse riportarmi alla mente un suo ricordo. Fu strano ma l'unica cosa a cui potei pensare era che in questa casa non lo avevo mai visto prima. "Selena alzati dal letto" disse un secondo ragazzo entrando nella mia stanza. Senza emettere alcun rumore, Jason affiancava lo sconosciuto incrociando le braccia al petto. Sospirando, annuii e lentamente mi alzai ignorando il bruciore alle cosce a alla schiena. Non gli avrei permesso di vedermi soffrire. Poggiai i miei piedi sul parquet freddo e sistemandomi i vestiti, alzai lo sguardo verso il mio aguzzino pronta a ricevere il prossimo ordine.
"Girati" disse McCann, io non lo feci attendere e, intuendo le sue intenzioni, mi sfilai la maglietta mostrando loro la mia schiena malconcia. Le ferite provocatemi bruciavano insistentemente e non appena uno dei due ragazzi poggiò una mano sul mio fianco, io serrai la mascella trattenendo il dolore.
"Il processo di cicatrizzazione sarà abbastanza lungo, per il momento ti fascerò la schiena, Jason, osserva i passaggi, devono essere cambiate ogni quattro ore" sussurrò tamponando con qualcosa di bagnato le mie ferite.
Jason McCann si stava preoccupando per me dopo che lui stesso mi aveva procurato questo dolore? Per questo aveva chiamato un dottore?
No, questo era del tutto impossibile. Per provare sensi di colpa dovrebbe prima avere una coscienza e, dopo tutto quello che ha fatto, non penso che ne abbia una.
Quando il medico ebbe finito, Jason lo informò che avevo delle ferite anche sulle gambe, così fui costretta a sfilarmi i pantaloni. Mentre rimanevo immobile, sotto lo sguardo di due delinquenti, mi ritrovai a domandarmi se tali ferite avrebbero lasciato molte cicatrici. Il pensiero fu immediatamente respinto quando realizzai quanto potesse essere superficiale ciò che avevo appena pensato. Ero stata mandata in quella casa per uno scopo molto più importante.
"Uno,due" Iniziò a contare le lacerazioni inflitte da McCann che, il suo coltello, mi aveva procurato. Fu al raggiungimento del numero sei che il dottore iniziò ad applicare la stessa sostanza bagnata che aveva steso in precedenza lungo la mia schiena.
Quando mi voltai, Jason mi porse il mio pigiama lasciando i vestiti che mi ero tolta in precedenza sul pavimento.
Mentre io pensavo a riverstirmi i due ragazzi parlarono tra di loro, l'espressione di Jason era sempre la solita, illeggibile, non dava segni di sbalzi di umore. Sembrava quasi fatto di pietra. Freddo e impassibile.
"Oggi dovrai rimanere a letto. Passeranno delle cameriere a portarti il cibo. Io verrò a controllarti le bende tra quattro ore e farai bene a stare su questo letto" mi avvertì avviandosi verso la porta "ah e domani sera dovrai accompagnarmi ad un incontro di lavoro quindi vedi di riposarti perché con o senza i dolori mi segurai. Il vestito ti verrà portato insieme al pranzo tra qualche minuto" detto questo uscì lasciandomi sola in piedi a fissare la porta ormai chiusa.
Avevo bisogno di chiamare Tyler ma non avrei potuto dato che, come mi aveva riferito Jason, fra poco mi avrebbero raggiunto delle cameriere con il pranzo e il vestito per domani sera.
Cercai di rilassarmi e di rientrare nel mio letto senza procurarmi tanto dolore. Almeno sarei stata a riposo per tutto il giorno e avrei riacquistato le energie perse, purtroppo riposarsi per tutto il giorno avrebbe voluto dire non continuare la missione, cosa che non era nei miei piani.
C'era anche un'altra questione che mi tormentava. Solitamente quando i miei bersagli mi sfilavano gli indumenti potevo leggere il desiderio ardere nei loro occhi, ciò non è accaduto con Jason, quando la visita era giunta al termine, io era rimasta in intimo e lui non mi aveva degnata neanche di uno sguardo, mi aveva semplicemente passato il pigiama.
Questo mi metteva in difficoltà perché in genere seducevo coloro che dovevano essere incastrati, per farmi dire tutto sulla loro organizzazione, dopo averli ingannati bastava una pistola puntata sui loro genitali per farli tremare di paura.
Riponevo la mia fiducia negli alcolici o nelle droghe,un uomo fin grado di fare qualsiasi cosa quando non è in possesso delle proprie facoltàmentali.
I miei pensieri furono interrotti da qualcuno che bussava alla mia porta.
Diedi il permesso di entrare e mi misi a sedere poggiando la mia schiena sulla spalliera del letto per poter mangiare. Una ragazza bionda poggiò il vassoio con il cibo sul mio comodino e un'altra con i capelli color castano schiaro poggiò il vestito sulla sedia ai piedi del letto.
Avevo già visto la bruna prima di quel momento e se la memoria non mi ingannava, il suo nome era Alison.
"Grazie" dissi alle ragazze che si misero in riga "si figuri" risposero all'unisono. Io aggrottai la fronte per il loro linguaggio "non datemi del lei, io sono una di voi, mettetevi pure comode" dissi prendendo il vassoio "signorina non possiamo farlo,lei sta con il capo. Non possiamo trattarla come una di noi, in più abbiamo molte faccende da sbrigare" disse Alison
"Io non sto con Jason,non so chi vi abbia detto questo, ad ogni modo sedetevi. Insisto" dissi iniziandomi ad innervosire. Come potevano pensare una cosa del genere?
"Chi vi ha detto che io e Jason stiamo insieme?" Chiesi quasi ridendo "Non lo abbiamo sentito dire a nessuno però sappiamo che l'ha portata con sé due sere fa e che con lei è molto premuroso" iniziò la bionda sedendosi al margine destro del mio letto. "Poi il signore ci ha detto che uscirete anche domani sera. Veramente non si chiede perché lei è l'unica ad avere una stanza grande senza doverla dividere con qualcuno? Noi la condividiamo ed è molto più piccola di questa. Inoltre la sua stanza è accanto a quella del signore. Tutte siamo arrivate alla stessa conclusione" mi spiegò la ragazza giocherellando con il bordo della sua divisa. Durante la sua spiegazione mi resi conto che il suo naso era adornato da alcune lentiggini che prima non avevo notato. Alison sembrava molto più sicura di se di quanto lo fosse la ragazza bionda che lentamente iniziava ad avere le gote rossastre.
"La vostra conclusione è a dir poco sbagliata. Io sono la sua cameriera personale, per questo ho la stanza accanto alla sua e per questo mi porta ovunque" spiegai iniziando a mangiare un pezzo di pancake.
"Se ciò che dice è vero, perché gli ha tatuato il marchio invece di inciderlo come ha fatto con noi?" Mi domando la mora alzando un sopracciglio, chiaramente poco convinta della mia versione dei fatti.
Questo non lo sapevo e quando non diedi una risposta le ragazze sorrisero vittoriose "Jason non ha un cuore,io non gli piaccio e lui non piace a me quindi smettetela" dissi iniziando ad innervorimi. Non sopportavo il sorrisino che si stava formando sul volto di Alison.
Mostrandomi innervosita, le due capirono che forse era giunto il momento di lasciarmi in pace e tagliarono la corda. Io finì il mio pranzo velocemente e poggiai il vassoio sul comodino sdraiandomi nuovamente sul letto.
Per tutto il pomeriggio la mia mente fu occupata da pensieri e domande senza alcuna risposta. Jason non venne da me e non mi importò più di tanto. Mi avrebbe solo aumentato le domande che mi inondavano la mente.
Mi addormentai e dopo qualche ora sentì la porta aprirsi non con molta delicatezza, così aprii lentamente gli occhi e rividi il ragazzo di cui ancora non conoscevo il nome venire verso di me. "Penso di non aver avuto l'occasione di presentarmi qualche ora fa, io sono Francis, il medico" disse mimando delle virgolette alla parola medici.
"Perché sei qui?" Chiesi guardandolo un po' spaesata, pensavo che sarebbe stato Jason quello che mi avrebbe cambiato le fasciature, avevo bisogno di entrare più in contatto con lui. "Sono venuto per vedere la medicazione. Devo assicurarmi che non stia fuoriuscendo del sangue" mi disse freddamente.
Passarono venti minuti e quando ebbe finito di visitarmi si incamminò verso la porta dove vidi la figura di Jason appoggiata al muro. "Cambio di programma" disse avanzando verso di me.
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Come annunciato sulla mia bacheca ecco il nuovo capitolo di "Ragazza Sotto Copertura" c:
Vi aspetto mercoledì 15 con "Angelo Custode"
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