📻 ~ 3 ~ 🍎

~ Capitolo 3 - Un re impacciato e un cervo ferito ~

Lucifero 🍎:

Dopo almeno un'ora, Alastor tornò in camera.
Era peggiorato. Peggio di prima.

L: "Te la sei presa comoda."

A: "Sta zitto..."

Si diresse dritto verso il bagno, senza degnarmi di uno sguardo. Ovviamente lo seguii.

Continuava a ignorare ogni mia domanda, come se il solo parlare fosse uno sforzo insopportabile. Una mano gli premeva il petto mentre si lasciava cadere lentamente a terra, appoggiandosi con fatica alla parete. Tirò la testa all'indietro e chiuse gli occhi, respirando a fatica.

L: "Al... fermo."

A: "Cosa? Perché?"

Sollevo appena la testa, guardandomi con irritazione velata dalla stanchezza.

Mi avvicinai, con calma. Mi chinai di fronte a lui, osservando con attenzione. Dovevo assicurarmi di non sbagliarmi.

No... non mi sbaglio.

L: "Stai sanguinando."

Seguì il mio sguardo fino alla mano che premeva sul petto. Quando la sollevò, vide il sangue che ne imbrattava il palmo. Senza esitare, la poggiò sul pavimento, lasciando una macchia scarlatta.

A: "Ah... bene."

Sospirò come se quella fosse la cosa più normale del mondo.

Non persi tempo. Presi del cotone, del disinfettante e il filo per cucire la ferita.

L: "Alza la camicia."

Non si mosse.

L: "Dai, muoviti."

Lentamente, Alastor sbottonò la camicia, rivelando la ferita aperta che aveva tentato di ricucire da solo. Il taglio era profondo, e il sangue colava lungo il fianco.

Mi inginocchiai accanto a lui, immergendo il cotone nel disinfettante.

L: "Ti avviso, brucerà."

A: "Non è la prima volta."

Sfiorai la ferita, disinfettandola con delicatezza mentre lui tratteneva un gemito di dolore. Con un movimento fluido, iniziai a cucire usando la magia per sigillare i bordi lacerati della pelle.

Dopo qualche minuto, finalmente chiusi l'ultima parte della ferita.

L: "Ecco fatto."

Nel tentativo di alzarmi, scivolai - forse per distrazione o stanchezza - e finii per cadere addosso ad Alastor, schiacciandolo contro la parete.

L: "Scusa."

A: "Per essere un re, sei sorprendentemente maldestro."

L: "Oh, vuoi farti cucire da solo la prossima volta?"

A: "No, no. Continua pure a cadermi addosso, è divertente."

Ridacchiò debolmente, chiudendo finalmente gli occhi. Il cuore mi batteva forte.

Era quella sensazione... quella maledetta sensazione.

Non mi ero accorto di essere rimasto a fissarlo per tutto quel tempo, gli occhi bloccati su di lui.

A: "...Tutto ok?"

La voce di Alastor mi riportò alla realtà.

L: "Sì sì, scusa."

A: "È ok, tranquillo."

La tensione era ancora lì, ma cercai di ignorarla.

An: "Ehi, sua bassezza... ho interrotto qualcosa?"

La testa di Angel Dust sbucò dalla porta del bagno, il suo sorriso sfacciato già pronto a creare problemi.

Troppo tardi mi resi conto che ero ancora praticamente sdraiato su Alastor. Mi alzai di scatto, quasi inciampando, e cominciai a gesticolare freneticamente.

L: "NO, NO, NO! HAI FRAINTESO!"

An: "Certo, certo~ Vi lascio soli, piccioncini~"

Angel chiuse la porta con un sorrisetto malizioso, ignorando completamente le mie proteste. Gli urlai dietro come un dannato, ma lui se ne andò, divertito come sempre.

Alastor comparve all'improvviso dietro di me, senza far rumore.

L: "AAAGH!"

A: "Calmati."

Mi prese per mano con naturalezza, e senza nemmeno accorgermene sentii il viso scaldarsi. Diventai rosso come un pomodoro, per poi scuotere la testa nel disperato tentativo di tornare in me.

Con un sospiro, mi lasciai cadere sul letto, coprendomi gli occhi con le mani.

L: "Non ti fa innervosire quello che è successo?!"

Sbattei i pugni sul materasso, nervoso, prima di tornare a coprirmi il viso.

A: "Sì, mi fa imbestialire. Ma riservo la rabbia per un altro momento."

La calma glaciale nella sua voce era irritante.

L: "E se lo va a sputtanare in giro?"

Mi massaggiai le guance, cercando di non immaginare lo scenario peggiore. Angel era uno spettegolatore seriale. Non ci avrebbe pensato due volte a raccontarlo a tutto l'hotel... o peggio, a tutto l'inferno.

A: "In qualsiasi modo vada, sono sicuro che Charlie capirà che era solo un malinteso. Quella ragazza è sveglia."

L: "...Hai ragione."

Ci guardammo a lungo, senza distogliere lo sguardo.

A: "Giusto perché tu lo sappia... ti odio ancora."

L: "Tranquillo, non sei l'unico."

A: " ...Stavo scherzando."

Farfugliò qualcosa sottovoce. Non riuscii a capire.

L: "Eh?"

A: " Niente."

Angel 🩷🕷️

Mi avvicinai al bancone per bere qualcosa. Ovviamente avrei spettegolato con Huskyy.

An: " Huskynuccio~~"

H: "Che vuoi..."

Rispose infastidito mentre lucidava un bicchiere. Mi sedetti su uno degli sgabelli.

An: " Versami un drink."

Husk prese una bottiglia di whisky. Mi chiese se andava bene, annuii. Versò il liquido dorato in un bicchiere e me lo porse prima di tornare a lavare piatti e bicchieri.

Mentre bevevo, pensai bene di raccontargli tutto. Tanto quel gatto ha troppi peli sulla lingua per spifferare qualcosa.

An: " Sai... prima sono passato da quei due."

H: " Intendi Lucifero e..."

An: " Esatto."

H: "Mh."

An: " In pratica il nostro nano era letteralmente sdraiato sul petto NUDO della giraffa sorridente."

H: "Mh."

An: " E se stessero per scopare? Eh? Eh??"

H: " Dubito. Alastor è asessuale. È improbabile che si metta a letto con qualcuno che odia, a meno che non abbia bisogno di favori... o di altro a suo vantaggio."

An: "Qualcuno? Perché non qualcuna? È per caso gay?"

H: " ...Ho parlato troppo. Io non ti ho detto niente."

An: " Si notava. Dai suoi atteggiamenti si capisce che non è proprio un "eteruccio". Se lo fosse stato, mi sarei sorpreso."

Mi guardai attorno. Il locale era deserto. Nessun peccatore, nessuna anima in pena, nemmeno Charlie. Mi voltai verso Husk.

An: " E la principessa?"

H: "Ascolta bene."

Mise una mano sul bancone, sfoggiando un ghigno divertito. Rimase in silenzio per un attimo. Poi...

V: "C-Charlie.."

An: " Uuuh~ le ragazze si divertono."

H: " Io no. 💭 È un'ora che sento rumori. Inizio a stancarmi."

An: " Senti..."

Husk mi lanciò un'occhiata, posò il bicchiere che stava pulendo e si sedette accanto a me.

H: "Dimmi."

An: "Sei libero? Magari stasera... o domani?"

H: " Certo. Perché? È successo qualcosa? Chi devo distruggere?"

An: " Nessuno, nessuno... tranquillo."

H: " Valentino?"

An: " Valentino è sempre il solito. Non cambia mai. Prima fa il carino con me, poi passa a Vox."

Husk fissava il tavolo. Quando si voltò e notò la mia espressione, leggermente amareggiata, mi mise un braccio attorno alle spalle.

H: "Ehi... non ti abbattere. Sei forte, lo sai anche tu. Devi solo credere un po' di più in te stesso."

An: " Pft... i fatti dicono il contrario."

H: "Vedi? Non hai autostima."

An: " Come se ne avessi mai avuta."

Una lacrima mi scivolò lungo il viso, finché non cadde sulla camicia. Husk non disse nulla. Mi abbracciò forte.

H: "Va tutto bene... ci sono io. Ti aiuto io."

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