🎶🗣️ Fairuz - Li Beirut
"Li Bairut...min qalbi salamun li Bairut"
4 agosto 2020
Questo capitolo non era proprio in programma, ma dopo che ho saputo dell'orribile notizia, mi è ritornata in mente questa canzone. Una canzone che, al tempo in cui fu scritto il testo e adattata la musica (il componimento originale si attribuisce a un compositore spagnolo, Joaquín Rodrigo Vidre), nei primi anni 80, era dedicata a una città in fiamme per una disastrosa guerra civile.
Nulla sembra essere cambiato da allora, perché la canzone mi appare spaventosamente attuale. Gli strascichi di quella sanguinosa guerra si percepiscono ancora oggi, con un fallimentare, corrotto sistema politico, l'economia al collasso, la gente che non ha più da mangiare, l'elettricità che va e viene, l'acqua che scarseggia, gli edifici fantasma...e oggi, un'esplosione nel cuore della capitale Beirut, dalla parte della costa, attribuibile alle ennesime trascuratezze di chi, in condizioni normali, dovrebbe provvedere a far funzionare queste cose verificando che rispettino le norme di sicurezza.
Ma la normalità è cosa estranea in Libano, non si è mai vissuto normalmente, in questo paese. La sua stessa composizione etnico-religiosa e politica è cosa anomala, lo dimostrano decenni di animati bisticci su quale fazione sia la più idonea a governare. E intanto rimaniamo sempre allo stesso punto. Mentre ognuno cerca di difendere i propri leader, le proprie convinzioni politiche imponendosi con superbia sui propri fratelli di patria, questa va giù, giù, sempre più giù, e non c'è nessuno che si preoccupi di soccorrerla. Sempre e solo i propri interessi, ma non è nel vostro interesse soccorrere il paese che vi ha cresciuto e nutrito? Che ne è stato di quella perla che tutti ci invidiavano, dall'Occidente fino all'Arabia? A chi l'abbiamo consegnata e perché? Perché la possa sporcare e deformare a proprio piacimento, privandola della sua lucentezza? La perla che tanto credevamo indissolubile è ora a pezzi, e con essa lo è il mio cuore. E non c'è canzone migliore di questa per descrivere quello che oggi, milioni di libanesi affranti, esuli e non, provano alla vista dell'orrore che incombe sulla nostra stremata città.
Non ho trovato il testo in italiano, se no ve l'avrei messo; ma spero che basti la malinconica solennità della voce di Fairuz, perché possiate percepire quello che, giustamente, non potete capire. La musica, dopotutto, è una lingua universale. E il dolore è condizione comune a ogni umano su questa Terra.
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