👤 Damon Albarn, artista insaziabile

"I personaggi animati dei Gorillaz mi sembrano più reali delle persone che ci sono in TV"


22 giugno 2020

Ben approdati gente, preparatevi come meglio potete per questo delirante capitolo...perché, all'incirca oggi, cade metà anno dall'inizio della mia fissa musicale (e non solo) per questo signore qua.

"Ma chi diavolo è?" si saranno chiesti alcuni di voi.

"Lux è la seconda volta che scegli un nome ignoto, aspe ma ha per caso a che vedere con la linea di cereali Kellogg's All-Bran?"

"Ma chi chiama suo figlio così? Che nome ridicolo, di certo ce lo si può aspettare da una serie TV sui vampiri, insomma creature demoniache e simili...va beh dai che pure l'industria musicale è piena di satanici, lo sappiamo tutti."

A parte gli scherzi lol (non sono di testa mia eh, simili commenti simpy li ha davvero ricevuti)...potrebbe sembrarvi sconosciuto il suo nome - solo se siete piuttosto giovani, e in quel caso vi perdono, altrimenti dovreste riflettere un attimo, anzi ritirarvi e meditare per l'intera settimana, su dove siate stati in tutti questi anni, e a fare che soprattutto -, di certo non la sua voce però! Perciò tenetevi forti per una rivelazione molto shock...


Vi ricordate di questa grande hit degli anni 90, da sempre popolare negli eventi sportivi (per i nostalgici è anche la canzone di apertura di Fifa 98)? La prima canzone che vi compare appena digitate "WOOHOO" su YouTube, per dirla in altre parole.

Ecco, è lui il cantante.

Ma un attimo...

...canta anche in questa.

Già, è cantante (anzi, cantautore) sia dei Blur che dei Gorillaz* (duh). Beh cioè, non è più un mistero a questo punto, ma credeteci o no molte persone sono ancora all'oscuro di questo piccolo dettaglio. E ascoltano entrambe le band! Lol

Ma torniamo a noi...cosa rende questo ragazzo così speciale da meritare un intero capitolo (e mesi di ossessione) su di lui? Muy bien amigos, ripercorriamo un attimo insieme la sua bizzarra carriera.

Damon Albarn, classe '68, è nato in una famiglia artistica e alquanto aperta, che con i suoi interessi musicali l'ha introdotto a diversi generi e artisti da tutto il mondo...diciamo perciò che la sua strada era già segnata sin dall'infanzia.

Questo eclettismo si manifesta lungo tutta la sua discografia che, per quanto racchiusa in "soli" tre decenni, si può considerare prolifica e diversificata al pari di grandi artisti appartenenti a generazioni precedenti alla sua, e tuttora acclamati...i cui nomi sapete già.

"Wow, Lux, che affermazione iperbolica e oltraggiosa!"

Tutt'altro, questo ragazzo (perché diciamolo, 'sti musicisti non invecchiano mai, son più energici di me che ho a malapena vent'anni e fatico a staccarmi dalla sedia e uscire per una passeggiata) ha provato di tutto, passando dall'essere frontman di un gruppo alternative rock, al celarsi dietro a una band di cartoni con un folle ibrido di generi, al collaborare con artisti africani e non solo, sia in studio che sul palco, al comporre per colonne sonore di film e musical e, udite udite, formare per breve tempo due gruppi insieme a musicisti del calibro di Flea (Red Hot Chili Peppers), Paul Simonon (The Clash), Simon Tong (The Verve) e il recentemente compianto Tony Allen (ex batterista di Fela Kuti e tra i padri dell'afrobeat). Tutto questo con risultati quasi sempre sorprendenti...e fidatevi che questa non è solo la mia opinione, o l'opinione dei fan che lo seguono da tempo. Per convincervi ancora di più, perché soffermarsi a elencare i progetti a cui ha preso parte è alquanto superficiale e poco coinvolgente per eventuali discussioni, tratterò brevemente (come no, scommettiamo) della sua visione artistica.

Si dia anzitutto il caso che il nostro buon Damon è una persona che si contraddice parecchio, dacché, dal criticare pesantemente la cultura americana - ma anche la propria, quella britannica, con i testi gustosamente sarcastici del cosiddetto periodo britpop -, spingendo i Blur verso una direzione stilistica opposta alla grunge-mania dei primi anni 90, arriva pochi anni dopo a eseguire con gli stessi una canzone che più americana di così non si può, ovvero Song 2 (che però non è da prendere minimamente sul serio ed è doveroso aggiungere che è una delle canzoni meno rappresentative dei Blur, sui quali farò un capitolo a parte), per poi approdare in un progetto alquanto USA-friendly, generoso di sonorità hip-hop e riferimenti culturali di ogni tipo (cioè dai, uno dei primi singoli si chiama Clint Eastwood...): ovvero i Gorillaz.

Ma attenzione, questa apparente incoerenza ha un suo senso: qualunque cosa faccia, ciò su cui Damon insiste è il bisogno di distinguersi, di seguire liberamente la propria indole artistica senza dover obbedire alle leggi del mercato, senza trovarsi a ripetere la stessa formula una volta che questa ha trovato successo. L'idea dei Gorillaz nasce proprio da tale frustrazione: sulla fine degli anni 90, per una serie di eventi, il cantante si è trovato a convivere con il fumettista Jamie Hewlett (allora già acclamato per la creazione di una singolare e sovversiva serie comic di nome Tank Girl), con cui arriva a condividere l'idea che l'industria dell'intrattenimento fosse allora terribilmente satura, omogeneizzata, ma soprattutto artefatta. Perciò per i due artisti, creatori della band animata, la stessa, con i suoi membri peculiari sia per carattere che per aspetto, rappresenterebbe un antidoto, ma anche una riflessione sul fenomeno che si trovavano allora ad affrontare, e che ora è più intenso che mai con l'avvento dei social e il culto di celebrità che ne deriva. Ma anche sui Gorillaz ci vorrebbe un discorso a parte, e perciò mi fermo. Fatto sta che Damon Albarn si è sempre dichiarato avverso a questa venerazione cieca delle icone, essendone stato lui stesso vittima, e non posso che trovarmi d'accordo: sono persone come noi, imperfette, con dei sentimenti e ovviamente non immuni agli errori...anche se è difficile tenerlo sempre a mente, soprattutto quando si costruiscono una certa immagine tutt'intorno. E Damon non ne è di certo esente, giocava pure tanto negli anni 90 con la sua figura di ragazzo apparentemente angelico...bastano questi commenti sotto un video dei Blur per capirlo.

Commovente.

Da una parte però, come biasimarli?

*-*

E seriamente, ci sarebbero altre cose da dire sul suo conto, come il suo rapporto di amore-timore con la tecnologia, che traspare da molti suoi testi, e la sua voglia assidua di collaborare con tanti artisti diversi, imparando qualcosa da ciascuno di loro...ma capisco di aver un tantino ecceduto, e vi sarete già stufati.

Perciò vi lascio con giusto alcune perle trascinate dalla sua singolare voce, che modula continuamente come uno strumento, a seconda di cosa voglia trasmettere: una volta seccata e cinica, una volta dolce e malinconica, altre volte cartoonesca e squillante, altre ancora torpida e sensuale.

Il primo brano, dall'album Parklife (1994) dei Blur, al culmine del suo periodo di sperimentazione con le varie caricature della società inglese. Questa però è una canzone molto poetica e sincera...

https://youtu.be/iZIYAUPo80U

Il secondo, dal celeberrimo Demon Days (2005) dei Gorillaz, quando ha dissolto il suo ego a favore di un progetto tutto incentrato sui personaggi e sul loro universo surreale, per quanto spaventosamente attuale.

https://youtu.be/yqWad73BGPI

E per ultima, una canzone (dedicata a un piccolo elefante conosciuto in Tanzania...ahhh mi sciolgo) dal suo album solista Everyday Robots (2014), il più intimistico che avesse mai fatto.

https://youtu.be/zyWiPdOlzrs

Centomila. Nessuno. Uno. Esiste condizione più umana di questa?

(*) ah e per i fanatici di Stuart Pot, meglio noto come 2-D, lui non è reale, ok? Lo dice lo stesso nickname ahah, e adesso andate pure a piangere in un angolino perché vi ho appena rovinato l'infanzia

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