Il Significato Del Natale

Mi ricordo di un Natale, o meglio, mi ricordo un sogno sul Natale, che feci quando avevo poco più di quattro anni. Mi ricordo perfettamente che casa mia, la quale è una casa di modeste dimensioni principalmente di colore ocre, era addobbata da capo a coda per le festività Natalizie, e che a rivestirla ulteriormente c'era un manto di neve che la rendeva ancora più magica. C'erano tante luci gialle, verdi, bianche e rosse in giro per la casa, e ai miei occhi da bambino quei colori sembravano così vivaci e così luminosi da poterli quasi toccare. Oltre alle luci la casa era piena dei classici addobbi natalizi e piena di decorazioni che ti schiaffavano lo spirito delle feste in pieno viso.

Ovviamente non poteva mancare l'albero, che ogni anno decoravo insieme ai miei genitori, quando erano entrambi vivi; mia madre infatti ci lasciò dieci anni dopo a causa di un tumore scoperto troppo tardi e ormai irrecuperabile. Tuttavia, come ogni bambino, il giorno della vigilia di Natale andai a letto trepidante per il giorno dopo, chiedendomi perché mai Babbo Natale amasse tanto fare regali ai bambini buoni. Una volta entrato nel mio lettino caldo, faticai ad addormentarmi perché stavo sempre là a controllare con gli occhi se Babbo Natale sarebbe passato.
Alla fine comunque mi addormentai, ma mentre dormivo sentii un suono di campanelle venire da chissà dove, e poi il rumore degli zoccoli che battevano sul tetto di casa mia. Così mi affacciai sul balconcino di camera mia per vedere cosa stesse succedendo ma non notai nulla, e così rientrato in casa chiusi la porta che portava al balcone e mi strinsi fra le mie braccia per riscaldarmi.

Rientrato nella mia accogliente cameretta sentii qualcosa provenire dal salone e così andai a controllare di soppiatto. Vicino al mio caminetto c'era proprio lui; Babbo Natale. Ero contentissimo! ma non sapevo che fare perché se mi avesse visto alzato così tardi forse avrebbe pensato che fossi un bambino cattivo. Tuttavia non m'importava, volevo conoscere quell'uomo magico e così gli andai dietro e gli tirai la giacca di quel suo buffo vestito rosso. Così lui da chino che era, poiché posava i nostri regali, si alzò e si girò verso di me. Era proprio come lo descrivevano: alto e pacioccone, con degli occhi piccoli e neri, le guance paffute e rosee e con un grande sorriso sulle labbra. Le descrizioni sono davvero inutili per qualcuno come lui. I miei occhi erano meravigliati, e non potei non parlare.

"Babbo Natale... Che ci fai qui?"

"Oh-oh-oh! Salve piccolo bambino per nulla stereotipato che in una marea di storie mi aiuta, per puro caso, a salvare il Natale!"

"Come?"

"Come?"

Dopo un istante di silenzio mi ripetei.

"Babbo Natale che ci fai qui?"

"Vieni caro mio, siediti sulle mie ginocchia. Sto per raccontarti una storia."

Così mi avvicinai e feci come mi disse, ma come cominciò a parlare mi addormentai, e di ciò che successe dopo non ho memoria. So solo che i miei mi trovarono sul divano del salone il giorno di Natale. Passarono ventinove anni da allora, e ora avevo gli anni di Cristo. Vivevo ancora in quella casuccia, che ormai aveva perso parte del suo splendore. Mio padre invece non viveva più qui già da un bel po'.
Si era trasferito in un appartamentino più vicino al centro lasciandomi là da solo. Ma in fondo era meglio così, eccezion fatta per l'infanzia non ebbi mai un buon rapporto con mio padre, anzi, l'ho quasi sempre visto come quella tipica figura autoritaria Freudiana.

Oggi è di nuovo la vigilia, e domani sarà un altro Natale del cazzo come tutti quelli dopo la morte di mia madre pensai. Avevo passato gli ultimi cinque Natali in casa da solo ad ubriacarmi, e, ogni tanto avevo lasciato pure qualche goccio di Bourbon per quell' obeso di un arrampicatore di camini; ma a quanto pare lui beveva solo latte. Che vita noiosa la mia. E che tristezza passare il Natale da solo in casa ad ubriacarsi... Non mi andava nemmeno di vedere i miei amici durante le feste, perché loro avevano qualcuno con cui passarle a differenza mia. Così decisi che la vigilia l'avrei passata come avrei passato il giorno seguente, e probabilmente, quello seguente ancora: bevendo.

Aprii la mia bottiglia di Bourbon natalizia (con tanto di fiocco rosso sul collo) e mi riempii il bicchiere. Così, qualche oretta dopo, mentre mi dilettavo nella nobile arte del cadere in paranoia in uno stato semi-dormiente sul divano, udii qualcosa di strano. Qualcosa che avevo già sentito prima d'ora; udii le stesse campane che avevo sentito quel Natale di ventinove anni fa.

"Non può essere vero", pensai, avevo sicuramente bevuto più del dovuto.
E mentre stavo per alzarmi dal divano sentii gli zoccoli battere sul tetto e un secondo dopo vidi una figura goffa uscire lentamente dal camino. Non potevo davvero crederci. Doveva essere uno scherzo; Babbo Natale non poteva essere reale, e non poteva quindi nemmeno trovarsi davanti a me. Eppure era lì.

Mi alzai di botto dal divano, incredulo dell'avvenimento e mi avvicinai verso di lui per toccarlo e percepirne la realtà, e, ad un palmo di distanza toccai il suo nasone a patata, e guardandomi lui sembrava più incredulo di me visto il mio comportamento. Allora mi afferrò per il polso e disse:

"Oh-oh-oh! Che intenzioni ha giovincello?"

Incredibile, stava parlando con me. Mi ricomposi (per quanto potessi considerando il mio stato), presi un bicchiere di latte per lui, mi sedetti sul divano e lo invitai a sedersi sulla poltroncina di fronte a me.
Lui si sedette.

"Pensi davvero che io abbia il tempo di stare qui con te a parlare?"

"Hai ragione... Ma magari qualche istante puoi concedermelo no? O sei troppo indaffarato?"

"Indaffarato io?", rise, poi continuò "io consegno tutti quei regali in un istante. Non ho assolutamente nulla da fare!"

"Ma come? Come fai?"

"Tu stai chiedendo ad un uomo anziano con evidenti problemi di peso come fa a fare il giro del mondo casa per casa in una notte. Ma sei scemo?"

"Non so che dire."

"Piuttosto: perché a me hai dato del fottutissimo latte quando tu hai il Bourbon? Prendine pure un po' per me e non fare lo spilorcio. E prendi anche qualche biscotto."

"Ma da quando tu bevi?"

"E tu da quando fai domande così inutili? Su, vai!", disse quasi sgridandomi, "Il Bourbon liscio! Mi raccomando."

Ero sconcertato, ma acconsentii alle sue richieste e presi del Bourbon per lui e dei biscotti (che strana combinazione). Gli diedi il bicchiere (bello pieno) e mi sedetti di nuovo. Non mi sarei mai aspettato un Babbo Natale così.
Lo guardai bere come un ricco uomo d'affari per qualche secondo, e poi cominciai a parlare.

"Babbo Natale... Che ci fai qui?"

"Non ho idea della provenienza di questo alcolico... Ma fa davvero schifo!"

"Cazzo!", urlai, "perché non rispondi alle mie domande? È la terza, anzi la quarta volta che eviti di rispondermi!"

Mi guardò indispettito per qualche secondo respirando affannosamente... poi parlò.

"Io sono qui per te."

"Per me?"

"Cos'è, l'alcol ti ha chiuso le orecchie?"

Era fastidiosamente saccente nel modo di parlare.

"E che vuoi da me?"

"Parlare."

"E parliamo allora.", risposi irritato.

"Bene. Perché sei così triste?"

"Be' non saprei. Forse perché ho un vuoto affettivo dovuto alla mancanza di mia madre? Forse per il pessimo rapporto con mio padre? Magari perché nessuno dei miei amici ci tiene davvero a me ed inoltre non ho una ragazza con cui stare! Cazzo! Tu non dovresti sapere tutto?"

"Io so tutto infatti. E so che ti sbagli. La vedi così solo perché sei triste e tutto ti sembra ostile, soprattutto gli sconosciuti. È per questo motivo che non hai una ragazza. Non permetti loro di avvicinarsi. Il mondo esterno è solo un riflesso di ciò che hai dentro. E se il rapporto con tuo padre è quello che è di chi è la colpa?"

"Quante stronzate tutte in una sola volta! Il rapporto con mio padre è così per colpa sua! E di nessun altro...", presi fiato e poi borbottai sottovoce:

"È lui che mi odia."

"Ma davvero? Sei proprio uno stronzo che non riesce ad essere sincero con sé stesso. Lui non ti odia affatto, sei tu che ti sei convinto così. Lui forse è stato un uomo severo, ma ti ha cresciuto come meglio ha potuto senza nessuna esperienza da padre. Ti ha avuto mentre lui era solo un ragazzo e tu lo hai odiato perché ha voluto avere un altra donna dopo la morte di tua madre. Come se non meritasse di essere felice."

Gridai furiosamente.

"CAZZATE! MIO PADRE NON MI HA MAI DIMOSTRATO AFFETTO! E POI SENTI DA CHI VIENE LA PREDICA! DA UN OBESO RAPPRESENTANTE DEL CONSUMISMO E DEL CAPITALISMO! CON CHE DIRITTO PENSI DI POTER PARLARE DI ME?"

Fece una grossa risata, e poi, dopo una pausa breve ma intensa rispose serissimo.

"Quindi è così che tu vedi il Natale? Lo vedi come una semplice affermazione del consumismo e del capitalismo ormai imperante sulle vite degli individui? Il Natale non è questo."

"E allora cos'è? Vuoi spararmi qualche stronzata sullo spirito Natalizio e il vero significato del Natale?"

Diede un ultimo sorso al suo bicchiere che era ormai quasi vuoto e poi rispose cautamente.

"Be' il Natale esisteva anche prima del capitalismo e prima dell'eccessivo consumismo. Ora pensaci un attimo. Cos'è il Natale?"

"Una cazzata che ci siamo inventati per avere una scusa per essere più buoni, o meglio, per poter far finta di essere più buoni. Perché poi il resto dell'anno c'è solo merda! OVUNQUE!"

"Vedi? L'esterno è solo un riflesso di ciò che hai dentro. Il Natale non è qualcosa per ricordarti di essere buono per qualche giorno, anzi, è l'esatto opposto. Io non dò regali a chi è stato buono nel periodo delle feste. Io dò regali a chi è stato buono tutto l'anno."

"Ma allora sei un incoerente bastardo? Vecchio! Così stai solo incentivando il materialismo!"

"Ho forse detto che i miei doni siano solo doni materiali? Sei stato tu a presumerlo. Il Natale è tutt'alpiù un promemoria per l'uomo, per l'essere umano, di dover essere buoni. Un promemoria per l'intera umanità a comportarsi bene con il prossimo affinché il prossimo possa fare altrettant-"

Lo interruppi.

"Il Natale è solo un simbolo.
Un simbolo come tanti a cui noi stessi abbiamo dato potere. Un potere che è ormai posseduto dal denaro."

"Il Natale è un simbolo. È vero. E se esso è ormai posseduto dal denaro la colpa è solo vostra che avete dato al denaro più potere di quanto ne abbiate dato all'amore. Amore inteso in ogni suo senso."

"E che cosa diamine è l'amore?", chiesi alterato.

"Oh-oh-oh! Che cos'è l'amore? Vuoi davvero sapere cos'è l'amore? Stai chiedendo l'arcano caro mio."

"Allora parli a casaccio. Dovrai pur avere un idea dell'amore di cui tanto parli e che poni implicitamente come base del bene."

"Ma certo."

"E cos'è allora l'amore?"

"Conosci Freud e la teoria dell' Es, dell'Ego e del SuperEgo?"

"Si. Ego inteso come io, giusto? Non rispondere. Lo so che è giusto."

"L'amore è un egoista senza ego."

"Che vuol dire? Come può essere un egoista se non ha un ego?"

"L'amore è un egoista perché il suo unico scopo è realizzare sé stesso in tutto e per tutto. E per potersi egoisticamente realizzare ha bisogno che un ego si fonda con un altro attentando alla propria individualità e perciò perdendola in un certo senso."

"Cosa intendi? Spiegati meglio cazzo! Sono ubriaco!"

"Ogni essere umano ha dentro di sé un io, una proprio individualità che ci delimita in maniera assoluta dall'esterno. Praticamente capiamo ciò che siamo in base a ciò che NON siamo. Comprendi fin qui?"

"Comprendo. Vai avanti. Voglio capire dove vuoi arrivare."

"Per potersi amare bisogna comprendersi, e per potersi comprendere bisogna abbassare, per così dire, le barriere dell'io. Per potersi comprendere bisogna sospendere la nostra totale individualità per farsi assorbire nell'io dagli altri, e per poter assorbire l'io degli altri in noi. Solo così possiamo comprenderci e colmarci. In parole semplici dobbiamo aprire le nostre barriere per permettere ad altro fuori di noi di entrare, attentando alla nostra individualità, ribadisco, ma se tale movimento fosse reciproco fra 2 o più persone allora loro potrebbero capirsi ed amarsi. Perché ogni persona al mondo merita l'amore. Non fidarti di chi dice l'opposto."

Rimasi qualche secondo muto fissando il suolo.

"Io non riesco ad aprirmi."

"Lo so. Per questo l'esterno ti sembra marcio, perché senza amore anche ciò che sta all'interno marcisce. Scade e perde valore."

Ero confuso, troppe informazioni per poterle concepire tutte insieme all'alcol che avevo in corpo. Non sapevo che dire, e fu di nuovo lui a parlare.

"Hai presente quelle enormi cazzate a tema Natale che ci propongono ogni anno in TV?"

"Certo. Avrò visto tutti quei film almeno una decina di volte."

"Bene. Alla fine di quei film fanno sempre credere che la generosità stia nel condividere quello che si ha; Magari con i più bisognosi. E per quanto sia una bella cosa condividere ciò che si ha con chi ne ha più bisogno, questo atto; il condividere ciò che si ha, è un incitazione al materialismo. La generosità è anch'essa un atto di amore, e si compie nel condividere ciò che si è; ovvero sé stessi."

"Lo spirito del Natale allora è una cazzata. Dovrebbe chiamarsi spirto della vita allora."

"Si. Dovrebbe chiamarsi così. Ma la vita si ripete una sola volta, il Natale invece si ripete ogni anno, e altro non è che un promemoria."

"Babbo Natale... Che ci fai qui?"

"Io sono qui per te. Perché TU avevi bisogno di me, perché non sei riuscito ad amare e non sei riuscito a farti amare davvero. Adesso che sai come stanno le cose devi imparare ad aprirti, pur se nel farlo si corrono dei rischi."

"Cazzo... Non avrei mai pensato di ricevere lezioni di vita da un vecchio bastardo violatore di domicili come te."

"La vita è imprevedibile. Piuttosto prendimi un altro bicchiere di Bourbon che a forza di parlare mi si è seccata la gola."

Sospirai.
"Scroccone d'un vecchio.", dissi scherzosamente.
Poi mi alzai e andai a riempirgli il bicchiere, ed infine parlammo, e continuammo a parlare per un bel po', di tante cose, di me e dei miei problemi, e di come risolverli. Ma ad un certo punto lui si guardò il polso (sul quale non aveva un orologio) e disse:

"Guarda tu che ora si è fatta. Devo proprio andare."

Così si alzò, andò verso la porta e mentre usciva lentamente gli chiesi:

"Come puoi esistere?"

Lui mi guardò ridendo e rispose:
"come può il Bene esistere?"

Poi chiuse la porta ed un secondo dopo sentii le sue renne andare via. Mi affacciai sul balconcino su cui mi affacciai 29 anni prima e lo guardai. E mentre se ne andava gridò

"Oh-oh-oh! BUON NATALE! E SMETTILA CON IL CRACK!"
Poi scomparve.

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