Riduzione
[Racconto scritto per una rivista. È stato scartato, quindi eccolo qui. Tema stabilito: shrinkflation.]
Oscar finì di vestirsi. Dopo aver risvoltato l’orlo dei pantaloni fece altrettanto con le maniche della camicia e della giacca. La sua Riduzione, casuale come per tutte le persone del mondo in target, era rientrata nella fortunata casistica in cui si mantenevano le proporzioni del corpo senza perdita di nessuna sua parte. Dopo aver saputo dalla chat aziendale ciò che era successo ad Aldo, morto nel sonno in seguito alla sparizione degli organi interni, non si sarebbe di certo lamentato per qualche centimetro perso qua e là. Mesi prima, all’annuncio del decreto e alle possibili complicazioni dovute a errori di calcolo, aveva finto noncuranza e aveva scherzato su. Ma la sera prima alla messa in atto della Riduzione, sul punto di addormentarsi, aveva pregato che non toccasse a lui.
***
Monica fu svegliata dalla suoneria del telefono. La sera prima aveva bevuto fino a perdere i sensi. Stando a quanto avevano detto, la Riduzione poteva essere dolorosa; così, si era fatta trovare pronta, stordita e anestetizzata dall’alcol. Ma ora, a parte un gran mal di testa, uguale a tante altre emicranie post bevuta, non sentiva nulla di strano o di diverso.
Dov’era la sua deformità, la sua mutilazione? Era meglio togliersi il pensiero e saperlo subito. Aprì gli occhi, prese un bel respiro e si mise a sedere. Come prima cosa si osservò le mani, che le davano da vivere, di che pagare le bollette, anche se sempre con qualche giorno di ritardo. Ma le cose sarebbero cambiate a partire da quel giorno. I sarti di tutto il mondo avrebbero fatto affari d’oro, tra riparazioni e abiti su misura.
Fino alle spalle era tutto a posto. Mosse le dita dei piedi e le vide sbucare tutte e dieci fuori dal lenzuolo, sotto gambe della solita lunghezza. Forse era la testa? Si alzò a fatica e barcollando si posizionò davanti allo specchio della camera da letto. Tutto in lei era in regola, come fino al giorno prima. Stava sognando?
Il telefono iniziò a vibrare, ma i suoi riflessi erano troppo lenti per rispondere in tempo. Lo prese qualche istante dopo e guardò lo schermo. Sei chiamate senza risposta. Oscar. Voleva sapere com’era cambiato il corpo con cui raggiungeva tanto piacere o sarebbe stato meglio mantenerne il ricordo? In fin dei conti la personalità di Oscar sarebbe rimasta la stessa, ma lei sarebbe riuscita a trovarlo ancora attraente senza un braccio o una gamba o un piede? Gli incontri con lui sarebbero stati altrettanto soddisfacenti? Solo un paio di giorni prima, lei e le sue amiche avevano cercato di sdrammatizzare su quanto sarebbe stato bello se a sparire fossero stato qualche chilo di troppo. Flora aveva sorriso con loro, ma di sicuro aveva pensato al suo compagno, senza un piede già da tempi non sospetti. L’amica non aveva mai messo in discussione non solo il suo amore, ma anche l’attrazione fisica per lui. Monica ricordò di avere provato qualcosa di intenso e nostalgico per la coppia, all'epoca, un sentimento che adesso le sfuggiva. Chissà cosa avrebbe provato lei se avessero amputato un piede al suo compagno. Se avesse avuto un compagno. Al momento aveva solo sei chiamate perse dal suo amante, un’emicrania e un sacco di lavoro in arrivo. Se da quello schifo di situazione poteva venirne fuori qualcosa di buono era non dovere più preoccuparsi di come arrivare a fine mese. Forse avrebbe potuto persino permettersi di assumere un assistente. E a proposito di quello, oltre al mal di testa e i crampi mestruali, stavano arrivando altre chiamate e i primi clienti. Decisamente, non era il momento di pensare a Oscar.
***
Per quel che valeva la sua opinione in merito, Cinzia approvava il progetto, lo aveva sostenuto dalla sua proposta alla sua attuazione. Ed era stato un bene che fosse favorevole, visto che in qualche modo si era ritrovata ad esserne la portavoce su tutti i media. Non era per quello che aveva studiato Scienze politiche, preso un master in comunicazione, fatto stage, gavetta e anni di praticantato come addetto stampa di politici locali, fino a entrare nell’entourage del Presidente. Guardò l’immagine che le restituiva lo specchio. E allora perché?
Schioccò le dita senza unghie a una spanna dalla sua tempia destra, dove fino al giorno prima c’era l’orecchio. Il suono prodotto dai polpastrelli le arrivò forte e chiaro, anche quando fece lo stesso a sinistra. Bene, almeno non aveva perso l’udito, sarebbe stata solo una questione estetica, che avrebbe potuto mascherare con i capelli. Sintetici o di qualcun altro, perché i suoi erano spariti. Il problema più grande consisteva nel muovere le gambe, diventate un blocco unico dalle cosce fino ai piedi. Niente più ginocchia o caviglie. Ma poteva andarle peggio. Chiunque la conoscesse la reputava un’inguaribile ottimista e lei non avrebbe voluto deludere nessuno. Cercò di sorridere nonostante il vuoto di cartilagine nella fascia di viso compresa tra gli zigomi e le labbra e prese il telefono. Sempre per colpa del suo ottimismo, aveva trascurato di fissare un appuntamento in tempi ragionevoli, ormai non avrebbe trovato nessuno disponibile per le riparazioni sartoriali necessarie, a meno che… Monica avrebbe risposto, dopo tutti quegli anni di silenzio?
***
Matt aveva aspettato l’alba senza riuscire a prendere sonno. Oltre a sua sorella, esclusa perché incinta, era l’unico della famiglia a non dover subire la Riduzione, visto che non aveva ancora compiuto vent’anni. Il suo terrore non riguardava sé stesso, ma ciò che sarebbe successo ai suoi familiari e a come potessero essere cambiati nella notte. Aveva provato le espressioni facciali più neutre per evitare di farli sentire strani quando li avrebbe incontrati, ma ora che la mattina era giunta, i muscoli del suo viso erano troppo stanchi e indolenziti per funzionare a dovere.
Una volta in piedi cercò subito i genitori, ma trovò solo il silenzio e una casa vuota. Non volevano farsi vedere? Stavano bene, almeno? Alcuni suoi compagni avevano raccontato cose orribili sui social, uno di loro era rimasto orfano di padre, quella notte. E se fosse successo qualcosa del genere anche ai suoi? In cucina trovò un biglietto, segno che almeno uno di loro stava bene. Erano semplicemente usciti e avevano lasciato per lui, sullo schienale della sedia lì accanto, alcuni abiti e precise istruzioni da consegnare alla ragazza che viveva e lavorava al terzo piano.
Alle nove in punto era lì. L’unica persona di buon umore nel salottino che fungeva da sala d’attesa era una donna a cui mancava il braccio sinistro a partire dal gomito. Continuava a guardare il moncone e a sorridere ogni volta. Cosa ci trovava di così divertente? La donna seduta di fronte a lui, invece, era avvolta dal mistero.
***
La faccia di Cinzia era stata su ogni notiziario e salotto politico in TV nei mesi precedenti. “Il volto felice della Riduzione” aveva detto Luca prima di sorriderle con tutti i suoi perfetti denti di ceramica, “ma vedrai che si dimenticheranno di te, tranquilla. La gente dimentica tutto, dimentica cosa hanno fatto i grandi dittatori della storia, figurati la faccia di una che è stata in TV a dir tanto per quattro mesi.” Chissà se nella notte aveva perso i suoi stupidi denti. Non essendo davvero suoi, forse gli erano stati risparmiati.
Se ne stava seduta nell’anticamera del laboratorio di Monica con le gambe dritte e prive di ginocchia. Anche senza gli occhiali da sole, sostenuti da degli elastici fatti passare dietro la testa, e il foulard a coprirle il resto del viso, nessuno l’avrebbe riconosciuta in quelle condizioni. E nessuno l’avrebbe mai più guardata come prima o messo in dubbio la sua preparazione e professionalità nel nome di una bellezza ormai persa. Si stava ancora guardando le falangi senza unghie quando nel suo campo visivo ristretto sul pavimento davanti a sé vide il piede sinistro di una persona. Alzando lo sguardo trovò una donna intera dai polpacci in su.
Monica scelse quel momento per aprire la porta della sua stanza e salutare i presenti, perfettamente integra. Com’era possibile? Aveva l’aria un po’ stanca ed era un po’ più magra rispetto all’ultima volta in cui si erano viste, mesi prima, ma era tutto lì. Era plausibile che con la Riduzione avesse solo perso peso, o a quella donna non era stato portato via niente? Che avessero fatto male i calcoli? Le mancavano del tutto i dati dei report e il feedback di ciò che era successo. Doveva controllare le mail.
La donna senza un braccio si alzò in piedi e diede voce ai suoi pensieri. «Tu… come…?»
Monica girò su sé stessa, in una specie di giravolta civettuola. «Ciao Flora, io… non lo so, mi aspettavo anche io qualcosa tipo…»
«Tipo questo?» La sua interlocutrice agitò il braccio mutilato, con una fierezza inaspettata, come se fosse un vanto o un merito. «Sei identica a due giorni fa. Non senti niente di diverso?»
Con un po’ di fatica, Cinzia infilò una mano nella borsa e cercò il cellullare, Se c’erano state anomalie nel processo forse glielo avrebbero comunicato. Guardò lo schermo, nessuna notifica. In fondo, perché avrebbero dovuto dirle qualcosa? Era nel team dei social media manager, non nello staff esecutivo, e inoltre non avrebbero più avuto bisogno di lei, visto che non poteva più essere il volto felice di qualcosa senza avere… be’, un volto.
«Sì, ho qualche fastidio.» Monica si toccò la pancia. «Ma credo siano dolori mestruali, tutto qui.»
«Tutto qui?» La donna appena arrivata si avvicinò zoppicando alle altre due.
«Sì, Anna, tutto qui. Anche io non riesco a capire come sia potuto succedere, ma non ho perso pezzi di me, forse perché…» lanciò un’occhiata alla stanza e al ragazzo seduto in fondo e abbassò la voce, come se stesse per trattare un argomento tabù davanti a lui. «Forse perché ieri mi sono arrivate e il sistema ha riconosciuto che stavo già perdendo qualcosa, se così si può dire... cioè sangue.»
Se le cose stavano in quel modo, quante donne nel mondo si erano salvate? E lei? Le sarebbe bastato essere in un'altra fase del suo ciclo per avere ancora le ginocchia il naso le orecchie e tutto il resto?
«Ma non è giusto!» La donna zoppa, Anna, si avvicinò a Monica e assunse una postura che prometteva cattive intenzioni, anche se sbilanciata su un lato.
«Cosa vuoi che ti dica? Non ho deciso io come funziona questa cosa, perché non chiedi a lei?»
Guardando nella direzione verso cui puntava il dito di Monica, tutti gli occhi si posarono su di lei.
«Perché lei? Chi sarebbe?» chiese l’altra donna.
«Non è importante.» provò a difendersi Cinzia. «Non sono nessuno.»
«Nessuno, certo. È solo la persona che ne parla in TV da mesi.» Perché Monica si stava comportando in modo così scorretto? Al telefono le aveva assicurato che sarebbe stata discreta sulla sua identità, mentre ora la stava tradendo senza battere ciglio.
«Sì, è vero, ma…» senza labbra e attraverso il foulard non era sicura che le sue parole venissero fuori come dovevano. «Ho solo riferito quanto mi hanno detto, ne so quanto tutti gli altri. Non credete che se avessi potuto evitare di finire così, lo avrei fatto? Non sapevo nemmeno questa cosa del sangue, nessuno mi ha mai parlato di un’eventualità simile!»
***
Matt cercava di diventare un tutt’uno con la sedia e il muro dietro lo schienale mentre le altre persone presenti nel salotto parlavano di ciclo e sangue mestruale, tutte cose che non aveva voglia di sentire. Voleva essere invisibile o ovunque tranne che lì, ma per andarsene avrebbe dovuto alzarsi e passare tra la donna con un braccio solo e la tizia della TV.
«Non ho detto che sia così, okay? La mia è solo un’ipotesi. Ma a voi cosa importa? È solo invidia.»
«Perché non è giusto!» La donna senza piede si appoggiò a una sedia per avvicinarsi di più a Monica.
«E in che modo questo può essere colpa mia?»
«Okay, non è una colpa, ma non dovresti farne nemmeno un vanto.»
«Guarda che non tutti smaniavamo per avere un pezzo in meno così da essere come il proprio partner, come Flora!» Monica indicò la donna senza un braccio, che si difese sibilando:
«Questa è una cattiveria!»
«Negalo, allora!» incalzò Monica.
«Potresti almeno evitare di sbattercelo in faccia.»
«Quale faccia, Cinzia? La tua?»
Il modo in cui la donna con il viso coperto si alzò fu buffo e spaventoso allo stesso tempo. Sembrava che al suo interno ci fosse uno spaventapasseri arrugginito. «Cosa hai detto?»
«Tu stanne fuori, okay? Miss “al mondo è richiesto un sacrificio per continuare a esistere”!» Matt ricordava quello slogan, era su tutte le inserzioni di Pubblicità progresso che aveva visto e skippato. Ma non l’aveva mai letto con il tono pieno di disgusto che stava usando la donna appena arrivata.
Bastò un secondo e le quattro donne furono una sull’altra. Matt non riuscì a capire chi si fosse scagliata contro chi per prima e chi stesse spintonando chi, ma pensò che quello fosse il momento buono per defilarsi. O forse avrebbe potuto tentare di separarle? No, non era qualcosa che lo riguardava. Si alzò e raccolse il pacchetto con gli abiti dei suoi genitori, ma un urlo più intenso degli altri si levò dalla massa di braccia, gambe, capelli e foulard e un attimo dopo del liquido rosso inizio a gocciolare ai piedi delle donne. Fantastico, dopo averne sentito parlare, ora gli toccava anche guardarlo.
«Che cosa hai… cosa hai fatto?» La donna della TV crollò a terra come se lo spaventapasseri al suo interno si fosse sciolto. Al centro del petto, conficcate in una pozza di sangue, un grosso paio di forbici da sarta. Da dove erano sbucate fuori? Monica le aveva con sé in qualche tasca?
«È stato un… incidente.» mormorò Monica, come se parlasse a sé stessa, in trance. «Mi è successo qualcosa, non ero in me.»
Flora si accovacciò di fronte al corpo, alzò lo sguardo sui presenti e si passò la sua unica mano sulla fronte. «È morta.»
«Io…» Anche il corpo di Monica si afflosciò e si sedette su una sedia. «Io… non ero in me.»
«Lo hai già detto questo!» le urlò l’amica senza un piede.
«No, non capisci. Io… credo che la Riduzione mi abbia tolto qualcosa di non tangibile. Una parte di me… qui.» Si portò una mano al petto e strinse la maglietta.
«Un pezzo di anima, vuoi dire?» Flora si tirò su e guardò le altre. «Ma non ha senso! Doveva essere una cosa materiale! Era stato garantito che l’essenza delle persone sarebbe stata la stessa!»
«E allora tu come lo spieghi? Un attimo prima non mi importava di aver pugnalato a morte una persona, e un attimo dopo mi è sembrato di essere tornata me stessa e… oddio. Ho ucciso una persona.»
Matt fece un passo all’indietro verso la porta, ma qualcosa dei suoi movimenti attirò l’attenzione delle tre.
«Dove vai?» gli chiese quella zoppa.
«Io… io non c’entro con tutto questo. Farò finta di non aver visto nulla… non lo dirò mai a nessuno.»
«Dire cosa, che uccidendo le persone si ritorna a come eravamo prima, interi?»
«Co… cosa? Anna, ma che stai dicendo?» Monica sembrò uscire dalla trance in cui si trovava e il suo viso riemerse da dietro le mani con cui l’aveva nascosto.
«Il tuo caso era anomalo, ma hai riacquistato ciò che hai perso una volta che hai… fatto quello che hai fatto. Se dovesse funzionare davvero così, allora la gente inizierà ad ammazzarsi pur di tornare intera.»
«Ma il mio è stato un incidente! Questo non conta niente?» piagnucolò Monica.
«Non dirò nulla comunque!» Promise Matt. Uscire da quella situazione era la priorità, a costo di mentire a una donna disperata e logorata dai sensi di colpa per ciò che aveva fatto.
«Certo che non lo farai!» La donna monca afferrò le forbici dall'addome della tizia della TV, le tirò fuori con forza producendo un rumore viscoso e scivoloso che Matt ebbe la certezza che non avrebbe mai dimenticato in tutta la sua vita, e le puntò su di lui, senza tuttavia avvicinarsi. Sembrava ancora intenta a decidere il da farsi, ma nell’attesa Matt decise di non muoversi per non provocarla ulteriormente.
«Che succede?» Una voce maschile si materializzò nella stanza, ma Matt era troppo spaventato persino per voltarsi a guardare a chi appartenesse.
«Oscar!» Monica si lanciò attraverso la stanza tra le braccia del nuovo arrivato e scoppiò a piangere sul suo petto. «È stato orribile, io… io ero orribile, pensavo cose orribili e poi ho fatto una cosa… ho fatto…»
«È stato un incidente.» Intervenne Matt, guardandoli solo con la coda dell’occhio. Il suo sguardo e tutta la sua attenzione erano ancora sullo strumento che avevano appena ferito a morte una persona puntato su di lui. Ribadire quei pochi concetti era l’unico modo per uscirne incolume. Si sentì abbastanza sicuro da voltarsi appena verso Monica, stretta al suo amante. «Ma non ho visto nulla, non racconterò nulla.»
«Tu non farai niente del genere!» Credeva che ce l’avessero ancora con lui, ma voltandosi verso la coppia aveva perso di vista le altre due donne, che ora litigavano tra loro.
«La gente deve saperlo!»
«E perché?» Urlò quella senza braccio. «Per iniziare ad uccidersi a vicenda?»
«Ma prima o poi se ne renderebbero comunque conto, al primo omicidio, al primo incidente d’auto!»
«Non è scontato che debba finire così!»
«Ho sentito cos’ha detto Monica, tu “vuoi” che tutto resti così! E abbassa quelle forbici prima che qualcun altro si faccia male!»
Come se fossero state dotate di vita propria, non appena furono nominate, le forbici in mano alla donna senza un braccio iniziarono ad agitarsi nella direzione dell’altra.
«Ti prego, fermale!» Monica non parlava con lui, ma se prima non era riuscito a muovere un muscolo, forse ora avrebbe potuto evitare che un’altra persona venisse ferita, o peggio. Si scagliò verso le due in contemporanea con Oscar, ed era così vicino alle due che quando la gola della donna senza un piede fu infilzata gli arrivarono degli schizzi di sangue sul viso.
Il tempo sembrò rallentare, e un «No!» disumano lo svegliò dal suo stato di shock. «No, no no! Fatelo sparire, toglietemelo!»
«Flora, fermati! Smettila!» Monica lanciò un urlo disperato, mentre l’amica continuava a pugnalarsi e infierire con le forbici sull'arto ricomparso.
Matt diede un’ultima occhiata alla macchia di sangue nella sala «Mi dispiace…» mormorò con un filo di voce, «ma tutto questo non mi riguarda, io non dovrei essere qui.» Riprese l’involto con gli abiti e indugiò un momento prima di guadagnarsi l’uscita. «Io… non dirò nulla. Non sono mai stato qui.»
Quando i suoi rientrarono lo trovarono a letto.
Sua madre aprì la porta della camera, ma lui non si voltò subito a guardarla. «Ti avevamo chiesto una cosa sola, possibile che non si possa fare affidamento su di te?»
«Non ho sentito la sveglia, ci vado più tardi.» Ma sperava di non dover mai più mettere piede in quell’appartamento.
Dal corridoio, la voce del padre si unì alla conversazione. «Lascia stare, è stato meglio così. Ho appena incontrato il portiere, mi ha detto che c’è stato un incidente a casa della sarta… be’ più di un incidente. Ci sono tre corpi.»
Tre corpi. Quando era andato via ne aveva lasciati due. Di chi era il terzo? Si tirò su, giusto in tempo per sentire il padre raggiungere sua madre sulla porta. «Delle clienti sono impazzite, non so bene cosa sia successo, ho visto la ragazza del terzo che veniva portata via insieme a un uomo alto. Da quel che so se l’è vista brutta, poteva essere la quarta vittima.»
Alto? Aveva ricordi confusi di ciò che era accaduto lì dentro, ma l’uomo che aveva visto era tutto tranne che alto.
«È questa storia della Riduzione che sta facendo impazzire la gente. Sei fortunato per essere ancora giovane, tutta la tua generazione è fortunata a non sapere cosa si prova a venire mutilati, privati della propria interezza.»
Solo allora Matt si concesse di guardarli, per rispondere a tono, e con orrore sperò che entrambi ammazzassero qualcuno, prima o poi.
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