Luglio 2019: Mare - Il Prezzo del Mare
Sentiva il pianto delle onde riverberarle dentro. Lo percepiva fluire in lei come il suo stesso respiro, aromatizzato di quel pungente odore di sale che le era rimasto impigliato nei vestiti e tra le ciocche di capelli ramati. Il vento turbinava implacabile, sbattendole addosso la pioggia e sfidandola a muovere un passo avanti oltre lo strapiombo, e a lasciarsi accogliere da quella distesa di lacrime grigie.
In piedi sul promontorio, gli occhi persi oltre l'orizzonte, Mallena lottava per resistere a quel richiamo; si aggrappava alla litania che lasciava piano le sue labbra, scandita al ritmo del fluire della marea. Oltre il rifugio offerto dal golfo, là dove il vento aveva il pieno controllo sul mare, la tempesta imperversava su una modesta imbarcazione, della quale la ragazza riusciva a malapena a intuire la sagoma. Le vele ammainate per non offrire appigli, fendeva le onde con la perseveranza di chi intravede la salvezza appena fuori portata, e stende le braccia il più possibile per provare a raggiungerla.
Mallena aveva gli occhi pesanti di lacrime trattenute, le membra sconquassate da un tremore che non era in grado di contrastare. La preghiera agli spiriti del mare era la sua unica àncora di salvezza, il solo modo per non impazzire davanti a quella visione.
La nave di Elias, il suo Elias, sparì nuovamente alla vista, inghiottita dalle onde, e il suo respiro si mozzò ancora una volta. Nel petto, il cuore batté così forte che parve sovrastare lo stesso gemito del mare. Quando la cima dell'albero maestro riemerse, il fiato trattenuto fuggì dai polmoni tutto insieme.
Mallena era nata figlia di un marinaio, cresciuta moglie di un altro marinaio. Conviveva da sempre con l'idea che poteva non vederli tornare, ma non si era mai abituata, non aveva mai accettato quella realtà. E ora era lì a pregare per Elias come tante volte aveva fatto per suo padre, bagnata di sale e pioggia, con le vesti pesanti e il cuore così compresso nel petto da farla soffocare.
La mente vagò spontaneamente verso una manciata di ore prima, quando lo aveva salutato alla partenza. Lui sorrideva, come sempre. Era certo che nulla sarebbe andato storto. È solo una traversata fino all'isola le aveva detto, tenendola stretta tra le braccia. Lo abbiamo fatto centinaia di volte, non c'è nulla da temere. Eppure lei l'aveva sentita già allora, farsi strada fin dentro alle ossa: l'ombra del pericolo, che stendeva i suoi artigli per strapparlo via da lei.
Quando lui si era chiuso la porta alle spalle, lei era scoppiata in lacrime, con il petto gonfio di cattivi presagi. Questa volta è diverso aveva mormorato, folle di dolore. Me lo sento, questa volta è diverso. Eppure non era riuscita a convincerlo a restare, non era stata capace di tenerlo stretto a sé. Lui era andato e a lei era rimasta la paura come sola compagna.
Aveva cercato di distrarsi badando alla casa e cantando, ma la voce era uscita esile, priva di coraggio e di speranza. Aveva errato per le camere, pulito distrattamente l'ingresso, aperto le finestre al tenue sole di quella giornata d'autunno. Ma la paura non l'aveva mai abbandonata.
Poche ore dopo, quando il vento aveva cominciato a levarsi e le imposte avevano preso a sbattere senza controllo, aveva capito quanto le sue paure fossero fondate. Si era precipitata al promontorio mentre il cielo si faceva d'un tratto scuro e i sospiri del mare aumentavano di intensità. Aveva corso rigirando tra le dita il ciondolo di corallo che portava al collo e invocando il nome di Elias tante di quelle volte da sentirlo rotolare da solo tra i denti.
Arrivata in cima, la vista del mare l'aveva lasciata senza fiato: onde feroci si levavano oltre i lembi di terra che proteggevano il villaggio, nuvole scure offuscavano il sole e una sottile e penetrante pioggerella riempiva l'aria, saturandola di umidità. Con il cuore in subbuglio, aveva cercato il profilo della nave tra le insenature dell'isolotto verso cui si era diretta, ma queste erano troppo lontane e le onde troppo alte perché potesse individuarla.
E poi l'aveva vista, lì dove aveva pregato che non fosse: proprio in mezzo al mare, già troppo lontana per tornare indietro e non ancora abbastanza vicina per trovare rifugio nel golfo.
Perché, perché erano salpati? Perché non erano rimasti sull'isola, al sicuro?
La disperazione era montata dentro di lei come la marea, minacciando di schiacciarla. Si era appellata agli spiriti affinché le dessero la forza di non cedere, di rimanere in piedi finché il marito non fosse rientrato sano e salvo a casa. Aveva bisogno di credere che sarebbe bastato il suo coraggio, che il suo amore avrebbe vinto anche la furia della tempesta.
Ma poi, mentre guardava l'orizzonte con occhi spiritati, un'altra onda inghiottì la nave e questa volta, quando si ritrasse liberando la vista, l'albero maestro non riemerse e lei si sentì morire.
***
Quanto era rimasta ferma sul promontorio, dritta come una quercia, a combattere la furia del vento e delle onde? Quanto era passato da quando la nave di Elias era stata inghiottita dai flutti?
Non lo sapeva, il tempo aveva perso di significato, si era dilatato e poi ristretto fino a racchiudere un unico istante: quello in cui la nave era svanita per sempre tra le acque, portandosi via suo marito.
Stordita, Mallena si scoprì incapace di distogliere lo sguardo dalle onde. Sperava che da un momento all'altro la nave che portava il suo nome riemergesse, permettendole di riprendere a respirare. Ma non accadeva e lei rimaneva lì, con il suo ciondolo tra le dita e una sensazione di apatia che cominciava a dilagarle nel petto, avvolgendola nelle sue spire.
Rimase in piedi per tutto il tempo in cui le onde continuarono a infrangersi sugli scogli, continuò a guardare finché il cielo non perse infine il suo grigiore e il sole non riemerse, adagio, per riprendere il suo posto nel cielo. Non lasciò mai il suo ciondolo, non smise mai di invocare gli spiriti. Finché un'unica vela candida e strappata non galleggiò fin dentro il golfo, portando con sé la triste verità: la Mallena era affondata.
A quel punto si accasciò a terra e pianse, ogni lacrima che possedeva.
Le donne del villaggio la trovarono così, rannicchiata in cima al promontorio con ancora la collana di Elias tra le dita. La raccolsero con dolcezza e la riportarono a casa. La lavarono e le parlarono piano, cercando di rendere meno dura la realtà della sua perdita.
Non c'erano superstiti, questo le dissero tra lievi mormorii, il temporale improvviso si era portato via ogni marinaio della Mallena e le squadre di recupero non avevano potuto fare nulla. Lei le sentì ma non le ascoltò. Sprofondò in un limbo ovattato, nel quale poteva ancora udire la voce di Elias, percepire il tocco caldo delle sue mani.
Comprensive, le vicine la accudirono finché infine non si addormentò, sola, nel grande giaciglio che fino alla notte prima aveva diviso con lui. Quella notte sognò Elias che la chiamava. Galleggiava sotto il pelo dell'acqua, gli occhi già resi opachi dal sale, gli scuri capelli che turbinavano intorno a quel viso che al mattino aveva baciato con tanta passione. La chiamava ma lei non riusciva a sentirlo. Poteva vedere le sue labbra muoversi, i suoi occhi che la imploravano di raggiungerlo, ma se provava a muoversi il mare faceva resistenza e glielo impediva.
Si risvegliò urlando, il volto madido di sudore e il ciondolo ancora stretto tra le dita. Il cuore le batteva furioso nel petto, ma la mente si rifiutava di realizzare quello che era successo. Non era in grado di accettare che Elias se ne fosse andato per sempre. Se lo avesse fatto sarebbe crollata, sarebbe corsa verso il promontorio e si sarebbe lasciata giù nello strapiombo senza pensarci neanche un istante. Ma non aveva il diritto di farlo, non poteva. Doveva proteggere ciò che lui le aveva lasciato, il piccolo seme di speranza che iniziava a crescere nel suo grembo. Doveva continuare a credere che il marito sarebbe tornato, per sé stessa e per il loro bambino. Almeno finché non fosse stata abbastanza forte da affrontare la realtà.
Quindi si alzò, indossò una delle vesti prese dall'armadio e iniziò a ricamare, anche se avrebbe dovuto recarsi al porto per assistere ai preparativi del rito funebre, anche se avrebbe dovuto indossare le sue vesti appena tinte di nero dalle vicine e sfilare per il villaggio portando il lutto. Si concentrò solo sul ricamo, sui fili dorati del bisso che il sole faceva già splendere come oro. Annegò nelle fibre marine tutto il suo dolore, tutto il suo sconcerto. Lasciò che la familiarità di quei gesti l'avvolgesse e la facesse sentire al sicuro e andò avanti finché i pensieri non tornarono al loro posto e il dolore si attenuò fino a diventare un'eco sorda e sbiadita.
Al suo posto arrivò la determinazione, che la spinse ad alzarsi e a sfilare davanti alle vesti nere con una nuova consapevolezza: non si sarebbe arresa, non avrebbe accettato la morte di Elias senza fare nulla. Avrebbe lottato, con ogni forza che le era rimasta in corpo.
Lo doveva a Elias e lo doveva a loro bambino.
Nel momento in cui aprì la porta e venne investita dai suoni del villaggio, capì che c'era un unico posto in cui poteva andare per gridare la sua volontà di combattere.
Il luogo dove l'impossibile poteva diventare possibile e dove forse avrebbe potuto strappare Elias dalle grinfie degli inferi.
***
Trovare la Stria fu più facile di quanto immaginasse. La donna era china accanto alla battigia, al centro della piccola baia sulla quale si affacciava la sua casa. Era intenta a setacciare la sabbia, con i folti capelli legati in una treccia così lunga che si perdeva tra le vesti dal colore del mare.
Molti, nel villaggio, si recavano da lei quando avevano bisogno di un impacco per la febbre, di una tisana per i bruciori di stomaco o di qualcuno a cui affidare i propri tormenti più segreti. Ma era stata la madre di Mallena a raccontarle quanto grandi fossero, in realtà, le capacità della Stria.
Legge il mare, le aveva detto in una notte di tempesta, mentre ricamavano vicine nella penombra. Sa sempre dove si trovano gli uomini che lo solcano. Se mai avrai bisogno di aiuto, lei potrà dartelo. Ma ricordati: chiede sempre qualcosa in cambio, qualcosa di prezioso. Sii pronta a perdere, o non riceverai nulla da lei.
Mallena non sapeva come la madre conoscesse quelle cose. Che anche lei si fosse rivolta alla Stria in cerca di aiuto, in passato? Se fosse stata ancora in vita, adesso, le avrebbe chiesto di spiegarle, di aiutarla in quella disperata ricerca di aiuto. Ma la madre non era più lì e a lei rimaneva solo il coraggio a spingerla ad avanzare verso la donna.
Il fruscio del mare copriva l'eco dei suoi passi sulla sabbia, eppure quando fu ad appena un soffio dalla sua schiena, la Stria parlò. «Cosa posso fare per te?» le chiese senza voltarsi, con voce dolce e cristallina.
Mallena si bloccò, incredula. «Io...»
Con eleganza, la donna si voltò appena verso di lei e Mallena rimase incantata a osservarla. Ancora china sulla sabbia, la fissava con occhi che parevano specchi argentati. Possedevano qualcosa di magnetico e la giovane si sentì di paragonarli al mare in tempesta, imprevedibile e mai quieto. Lei, d'altrocanto, era bellissima e senza età; ricordava uno spirito del mare, uno di quelli che solo il giorno prima aveva invocato affinché salvassero Elias.
Le parole le si incastrarono nella gola, troppo difficili da pronunciare. Come spiegarle, come farle capire l'urgenza del suo bisogno?
Fu di nuovo la donna a rompere il silenzio. «Tu sei Mallena, la figlia di Jana, vero?» esclamò, alzandosi e scrollandosi la sabbia dalla veste.
«Sì... sono io» rispose Mallena, sorpresa che la donna l'avesse riconosciuta. Istintivamente si aggrappò al corallo in cerca di conforto, rievocando il volto del marito come faceva ogni volta che si sentiva spaesata o spaventata. Il ciondolo aveva la forma di una rosa, perché era così che Elias l'aveva sempre chiamata: la mia splendida Rosa. «Mio marito...» iniziò.
«Elias, giusto?» la incalzò la Stria.
Mallena alzò lo sguardo. «Lo conosci?»
«No, ma conoscevo tua madre. Lei mi ha parlato di voi. Ti ho riconosciuta dalla collana» ammise la Stria.
La giovane fu tentata di chiederle come si fossero conosciute lei e la madre, ma si trattenne. Elias aveva la precedenza. «Ho bisogno del tuo aiuto» confessò, cercando ancora lo sguardo della donna. «Mio marito era sulla nave che è naufragata ieri. Lui...»
«Non è tornato, vero?»
Mallena abbassò lo sguardo. «No. E non posso accettarlo...» Una pausa, poi sospirò, allontanando l'indecisione. «Lui è ancora vivo. Io lo so, lo sento. E non posso stare ferma a non fare niente, lui ha bisogno di me.»
Quando la Stria si avvicinò e le prese una mano tra le sue, Mallena temette che le avrebbe detto di rassegnarsi e accettare il destino che il mare aveva scelto per il suo Elias. Chiunque altro, al villaggio, avrebbe fatto lo stesso. Ma poi lei le sorrise, con quegli occhi che ricordavano le onde in tempesta, tormentati e travolgenti. «Posso aiutarti. Ma non sarà semplice, questo devi saperlo.»
«Sono disposta a tutto per riaverlo» rispose lei, guidata dall'istinto e da un amore che le avrebbe fatto attraversare a nuoto l'intero stretto, se questo fosse bastato a riabbracciare suo marito.
La Stria annuì. «Molto bene, allora. Torna qui stanotte, quando la luna dominerà il cielo.»
«Stanotte? Ma Elias...»
«Non possiamo fare nulla per lui, ora.» La presa sulla mani di Mallena si strinse, comprensiva. Lei sentì il cuore accelerare, frenetico, nel petto. Attendere un'intera giornata poteva significare abbandonare Elias al suo destino. «Devi avere speranza, filla mea. E fiducia nel mare. Lo ritroveremo» le mormorò la Stria e in qualche modo, quelle parole misero a tacere i suoi dubbi e acquietarono la sua paura.
***
Trascorse il resto della giornata in un'attesa quasi febbrile, divisa tra la fiducia verso la Stria e i suoi poteri e la paura che la raggiungeva a ondate e la paralizzava. Fu solo grazie al leggero battito che riecheggiava il suo che riuscì a non impazzire prima del tramonto. Il piccolo che cresceva dentro di lei le dava la forza per lottare, e guidò i suoi passi verso la baia quando ormai il sole era sbiadito dietro al velo del mare, e la luna aveva conquistato il suo posto nella grande tela nera sopra di lei.
Venne accolta dal dolce mormorio del mare e trovò la Stria seduta a gambe incrociate sulla sabbia, con il volto abbandonato verso l'acqua, gli occhi aperti che scintillavano dei riflessi lunari. «Sei pronta?» le chiese la donna quando Mallena si sedette al suo fianco.
«Sì» mormorò lei, senza esitazione.
«Allora vieni con me.»
La Stria si alzò e la condusse verso la battigia tenendola per mano, poi gliela lasciò e stese il palmo verso il cielo. «Quello che stiamo per fare è antico e potente. Il mare concede la vista, ma non lo fa mai per niente. Ti chiederà un prezzo e tu dovrai essere disposta a pagarlo, se vorrai andare avanti.»
Rammentando le parole di sua madre, Mallena annuì. Era pronta, avrebbe pagato con la sua stessa vita se fosse stato necessario. Ma poi un altro battito la sorprese, dissonante e spaventato. Non c'era in gioco solo la sua vita, ora lei respirava per due. Con il cuore colmo di terrore, Mallena pregò che il mare non le chiedesse un sacrificio che non era in grado di compiere. Non avrebbe mai potuto scegliere tra due vite e soprattutto non tra quelle due.
Ma la Stria sorrise, illuminata dal dolce chiarore argentato. «Abbi fiducia, il mare è nostro padre. Non ti farà del male.»
E con un moto di coraggio, Mallena afferrò ancora la mano della donna e si lasciò condurre dentro l'acqua. Il freddo le strappò un sussulto, mentre le sue vesti e quelle della Stria si impregnavano d'acqua e diventavano d'un tratto pesanti. «Chiudi gli occhi, filla mea» mormorò lei e Mallena la seguì ancora, la paura che sfumava in fiducia, cieca e colma di speranza.
L'acqua salì a poco a poco su per le gambe, poi raggiunse la vita e il piccolo seme che portava in grembo. Infine raggiunse il petto e il collo e, poco prima che anche il viso fosse sommerso, Mallena spalancò gli occhi e lanciò un ultimo sguardo alla luna: Spiriti del cielo e del mare, proteggete il mio bambino. Poi si lasciò andare, venendo avvolta dal glaciale abbraccio delle onde.
Da qualche parte intorno a lei, nel buio, la voce della Stria la raggiunse. Apri gli occhi, filla mea. Apri gli occhi e vedi.
Mallena obbedì e improvvisamente il buio si dissolse, cedendo il posto al tenue chiarore lunare. Era ancora sott'acqua, ma ora intorno a lei galleggiavano i segni di un naufragio recente. Lo scheletro della Mallena giaceva sul fondo del mare, rischiarato dalla poca luce che laggiù riusciva a vincere l'oscurità; resti casse e assi di legno rollavano sopra di lei, spinti verso la superficie dalla corrente. E tutto intorno, corpi riversi e gonfi d'acqua emergevano tra i resti della nave, ancora avvinghiati alle cime che avrebbero dovuto offrire loro la salvezza.
Un urlo lasciò le sue labbra, ma era privo di voce si perse nell'immensità del mare. La giovane tremò, e urlò ancora, sentendo che la paura la ghermiva, l'orrore la spezzava. Tutta quella morte, tutto quel cieco dolore. Era troppo, troppo da sopportare, troppo da accettare. Chiuse gli occhi e pianse lacrime che si mischiarono alla corrente.
Finché una voce dolce non sovrastò l'eco del mare: Vai avanti, filla mea, vai avanti. Anche se fa male, ricorda perché sei qui. Ricorda per cosa combatti.
Mallena si riscosse e si obbligò a guardare ancora, in cerca del suo Elias. Quando non lo trovò tra quei volti segnati, l'orrore si tinse di speranza, istintiva a subito deprecabile. Si fece forza e avanzò piano, fluttuando tra le onde come se anche lei fosse diventata d'un tratto uno spirito del mare. Vide altri resti, terrecotte infrante sulla sabbia e scampoli di vele mossi della corrente come vessilli di resa. E altri corpi, ognuno di loro un battito di cuore mancato e poi un sospiro sfuggito al controllo.
Girò tutto intorno alla Mallena, senza trovare segni di Elias, senza vederlo fluttuare come aveva temuto. Con rinnovata speranza, seguì la corrente verso riva, tra quegli scogli che avevano infranto lo scafo della nave e messo fine alla vita di quegli uomini.
E quando emerse sul pelo dell'acqua finalmente lo vide, aggrappato a una roccia, stanco e ferito. Respirava a fatica e spesso la presa sulla roccia si allentava e lui scivolava un po' più in basso verso l'acqua. Lottava per la sua vita, come Mallena aveva sentito, come aveva temuto. Ma per il momento era vivo, e questo era già sufficiente.
Nuotò rapida fino a lui, fino a poterlo sfiorare con le mani, fino a poterlo circondare tra le braccia e cullare sul suo petto. Non poteva toccarlo davvero, le sue carezze erano come l'abbraccio di un'onda che si accosta dolcemente sulla pelle. Ma lui in qualche modo la sentì. Alzò lo sguardo, quegli occhi che Mallena tanto amava, e lo puntò su di lei, come se potesse davvero vederla. «La mia Rosa...» mormorò, con in volto un'espressione delirante. «Mallena...»
«Resisti, coru meu, resisti» gli sussurrò lei tra i capelli bagnati. «Sto arrivando, resisti per me.» E lui sembrò davvero udirla, perché le dita si strinsero più tenacemente sulla roccia e il volto si piegò in un'espressione di determinazione.
«Ti prego, aiutami a salvarlo» esclamò Mallena e improvvisamente il buio la riavvolse e fu fuori dall'acqua, con il volto gocciolante che rabbrividiva nel vento della notte.
«Vola, Mallena, vola al villaggio e cerca una barca» la spronò la Stria, guidandola verso la riva. «Io chiederò al mare di vegliare su di lui fino al vostro arrivo.»
Fuori dall'acqua, Mallena si voltò un'ultima volta verso la Stria, bagnata come lei ma ancora raggiante e bellissima. «Non so come ringraziarti, io...»
Lei scosse il capo, sorridendo appena. «Non ringraziare me, ringrazia il mare. Io sono solo la sua voce, la sua intermediaria. Ora vai.»
«Un'ultima cosa...» Mallena guardò il mare, quella distesa ora pacifica che però sapeva essere crudele, pericolosa. «Qual è stato il prezzo? Cosa mi ha chiesto in cambio il mare? Io non ho perso niente...» Il secondo battito era ancora lì, correva in unisono con il suo.
«Ti sbagli.» La Stria mosse un passo verso di lei e le accarezzò una guancia. «Hai perso la tua innocenza. Ora hai visto, ora sai. Sai cosa può fare il mare, sai cos'è davvero la morte e quanto può essere orribile. E non potrai più dimenticare. Nemmeno il tuo Elias potrà. Dovrete imparare a convivere con il ricordo e aggrapparvi l'uno all'altro per andare avanti. Vai, filla mea, vai e ama. Questa sarà la vostra salvezza.»
Un'unica lacrima rotolò giù dalla guancia di Mallena, tingendosi delle sfumature del cielo. E poi la giovane si volse e corse, verso il villaggio e verso Elias, con la consapevolezza che da quel momento in poi avrebbe lottato con tutta se stessa affinché tutti e tre potessero continuare a vivere insieme.
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