La vita in uno sguardo

Sono sempre stata una persona molto curiosa. Fin da piccola mi sono posta mille quesiti: chiaramente sono migliaia le cose che potrebbero apparire inspiegabili agli occhi innocenti di una bambina. Nel corso del tempo non sono cambiata molto e la mia curiosità non è per niente scomparsa. Oggi mi piace trascorrere le ore che ho a disposizione ad osservare le nuvole, spesso tormentate, mentre danno sfogo a tutta la tensione che si accumula nel cielo. Lì, dove possono arrivare solo i nostri occhi e dove basta semplicemente alzare il palmo della mano per essere più vicini, anche se di poco, a ciò che viene comunemente considerato irraggiungibile. Ne resto meravigliata. La pioggia mi affascina e ogni volta che cade mi chiedo come sia possibile che il cielo riesca ad assumere la parvenza di ciò che soffre e non si dà pace. Da piccola credevo che le gocce di pioggia fossero le lacrime di mio nonno. Così, ogni volta che pioveva, uscivo in cortile e invece di preoccuparmi dell'acqua, gridavo e ridevo. Per me era come se lui volesse vedermi, e per questo facevo di tutto affinché mi sentisse. Se non fossi uscita a parlargli, come avrebbe fatto a sentirmi se le lacrime gli annebbiavano la vista? La natura per me è sempre stata curiosa. Anche guardare fiori, piante e animali mi ha sempre fatto bene. Ancora oggi, quando vedo un insetto, mi fermo ad osservarlo e, nel caso sia in difficoltà, mi piace aiutarlo. Da piccola, guai a chi osasse calpestare le formichine accanto alle suole delle mie scarpe. Quelle volte in cui mi capitava di farlo, mi sentivo molto triste pensando di aver fatto del male a una creatura indifesa, che si stava soltanto premurando di procacciarsi del cibo, trasportandolo a lungo senza mangiarlo con l'unico scopo di condividerlo insieme agli altri. Non è straordinario? Se si osserva tutto ciò che si ha intorno con curiosità ci si accorge di quanto sia bello il mondo.
Quando sono in macchina, appoggio la guancia al gelido finestrino e osservo le persone al di là del vetro; spesso sono indaffarate e a passo svelto vanno incontro a quello che sarà l'esito della giornata che stanno vivendo. Sono tanto immersi nella loro esistenza tramite la quotidianità, proprio come gli adolescenti che s'immergono nella musica indossando un paio di cuffiette. Mi chiedo sempre che tipo di vita facciano, se a casa ci sia qualcuno ad aspettare il loro ritorno, quali siano stati gli ostacoli disseminati sul loro cammino e quanto questi abbiano influenzato ciò che sono adesso.
Da piccola mi piaceva osservare attentamente gli sconosciuti, i loro comportamenti, le loro reazioni.
Mi sembrava di poterli conoscere realmente anche se estranei. Per un attimo, mi sentivo parte di qualcosa di immensamente grande: un'esistenza che non mi apparteneva. Ho incontrato persone da ammirare, i cui atteggiamenti mi hanno trasmesso valori e ideali che, con il tempo, ho avuto piacere nel rendere, in qualche modo, anche miei. Altre persone, invece, mi hanno insegnato esattamente come, nella vita, non vorrei mai essere. Si dice che se si possiede la pazienza per osservare attentamente e per ascoltare, sarà l'anima di una persona a rivelarsi a te, prima ancora che quest'ultima abbia la coscienza di volerlo fare.
Socrate parlerebbe di maieutica. Io, invece, preferisco definirla accuratezza, attenzione per i dettagli, per i segnali, per quelle piccole azioni che nessuno coglie o che nessuno ha abbastanza coraggio da approfondire.
Ancora oggi credo che le persone abbiano perso la loro curiosità, e non parlo di una curiosità invadente e che abbia cattive intenzioni o secondi fini, ma di quella curiosità che, a volte, se glielo permetti, può colorare il mondo nello stesso modo in cui una tavolozza diviene lo strumento del pittore per fare risplendere la sua tela. La curiosità di sapere se una persona a cui si tiene stia bene, quella che permette di apprendere tante cose nuove e di acculturarsi, quella che sprona a fermarsi davanti a un cagnolino ferito per strada, o di tendere un sacchetto di un fast-food a un senzatetto, dedicandogli anche il calore di un sorriso che non dimenticherà per il resto della vita. La curiosità di tenersi informarti su ciò che accade e nel mondo, non per rivoluzionarlo né per disperarsi al pensiero del male che ancora popola la Terra, ma soltanto per essere consapevoli di ciò di cui si è parte. La curiosità di viaggiare, scoprire nuovi posti, nuove tradizioni, nuove lingue e culture, quella di conoscere le opinioni e le idee altrui attraverso un confronto importante e un dialogo necessario e restarne, inevitabilmente, affascinati o contrariati. Perché non importa l'esito, ciò che importa davvero è non perdere la curiosità, la fiamma che può alimentare la vita, che può renderla interessante, concreta e vera, che può dimostrare che anche la realtà, se si vuole, può essere un posto bellissimo tanto quanto i sogni.
Forse, si dovrebbe tornare bambini, magari al giorno di Natale, quando gli occhi brillavano come le stelle più luminose dell'universo e la curiosità di scoprire cosa si celasse sotto la carta decorata era troppo forte per resistervi. Allora bastava creare un piccolo solco con le dita, giusto per dare una rapida occhiata. Tanto Babbo Natale non se la sarebbe presa per così poco, no? Oppure si dovrebbe provare quella sensazione che si percepisce quando si ha tanta paura di tuffarsi dagli scogli, ma che con la curiosità di provare delle vivide emozioni e di sentire l'acqua accarezzare la pelle, si supera ogni timore. Allora ci si getta stringendo gli occhi e con ogni singolo muscolo teso fino alla sfinimento, per poi restare piacevolmente sorpresi. Credo che sia proprio la paura il nemico naturale della curiosità. Al contrario, però, non è il coraggio a essere la soluzione ma, più di ogni altra cosa, la forza di volontà. I veri obiettivi si possono realizzare soltanto se si vuole farlo al cento per cento, se il desiderio di raggiungere la meta è più forte di qualsiasi ostacolo presente nel percorso. Se si desidera provare delle emozioni, fare qualcosa di diverso o folle o scoprire nuove cose, non bisogna porsi nessun limite e lasciare che ogni voglia conduca esattamente lì dove si vuole arrivare. "Se non si prova una cosa, non si può giudicarla.", e dovesse trattarsi di cibo, esperienze, gusti o qualsiasi altra cosa, bisogna sempre provarci. È giusto lasciare che la curiosità sia più forte di qualsiasi altra cosa e che, in ogni circostanza, sveli il tranello della paura perché essere curiosi, prima ancora di rendere tutti liberi, rende tutti vivi.

1080 parole
thatsmarti

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top