Viandante sul mare di nebbia - oneshort della foto "Quadri" b.
Non ho mai dato per scontata la vita attorno a me, però la solitudine è stata sempre più apprezzata. Sarà per la sua aurea di mistero e semplicità o per la sua utopica tranquillità.
La verità è che la solitudine amplifica i pensieri, rendendoli insistenti e perenni.
Qui, in questo piccolo e immenso squarcio di mondo, assisto alla sgradevole realtà in cui ho vissuto per anni. Da questa altezza ci si sente potenti. Potenti non fisicamente, bensì mentalmente, ideologicamente.
Questa roccia ha odore di mare, di rose, di antico, un po' come la mia vecchia anima, reduce di attacchi umani e di illusioni andate a finire male.
Lì sotto la gente sa solo attaccare i lavori altrui, dando un parere falso solo per sminuire il valore delle emozioni, dei pensieri, parlando di ciò che in realtà non va commentato.
Nessuno può giudicare i gesti dei propri simili perché non siamo uguali, non proviamo le stesse emozioni, non abbiamo la stessa testa e nemmeno le stesse reazioni rispetto a certe situazioni.
La gente non è stata creata per essere squadrata, osservata, analizzata per scovare i punti deboli e per poi essere attaccata.
È per questo motivo che un giorno, all'insaputa della mia anima, ho scelto di allontanarmi da ciò che mi era stato offerto su un piatto d'argento per rievocare, ritornando nei luoghi più lontani e isolati, la sensazione di benessere e tranquillità offerta dalla natura.
Questo mondo, oramai, sta diventando un miscuglio di corruzione e malvagità, mista a falsa correttezza e gentilezza, travestita di sorrisi falsi e orgoglio malato.
Tutte le maschere con cui la gente si traveste stanno diventando fisse, stanno diventando parte integrante dell'uomo, come una seconda pelle.
È come una malattia infettiva quest'apatia, questa assoluta necessità di essere impermeabile alle emozioni.
L'ho sperimentato a mie spese che essere indifferenti al dolore, alla felicità, alle piccole cose porta solo ad essere meno uomo e più robot.
Troverai sempre quella persona che, guardandoti, dirà:
《E sorridi! Mi sembri una mummia!》
Ti farà male, ci si sentirà un po' persi dentro e pensarai che non ci sia niente di sbagliato nella sofferenza, nel tormento eterno.
Perché è facile perdersi e ritrovarsi nelle zone trafficate, ma nessuno va ad infiltrarsi nei vicoli stretti, nascosti, bui per paura di perdersi.
Una volta schiavo del labirinto sei marionetta nelle mani del destino.
Sai, un qualcosa se vista o sentita quotidianamente, diventa abituale e pure noiosa.
Così anche gli uomini, reduci di battaglie perse e di convivenze con dolori mai sconfitti, diventano tutto ciò che avrebbero sempre evitato da piccoli: mostri i cui cuori sono nascosti sotto coltri di indifferenza e menefreghismo, adornato con tanto di sofferenza ed egoismo.
La gente, nelle grandi città, aspira all'infinito delle cose, vuole essere all'ultimo piano del palazzo più alto e maestoso per ostentare la propria supremazia e ricchezza, quando ciò che veramente conta è essere sulla punta di uno scoglio e capire che è meglio assistere al degrado umano che esserne condottiero. Penserete che questo sia il paesaggio peggiore e io, con questo mio bastone che ho fra le mani, vi darò ragione.
Ma ci pensate come sarebbe stato il mondo intero se al posto di tutta quest'architettura ci fosse stata la natura, il verde, l'eco sommessa dello scorrere dei fiumi, i piccoli sentieri creati dal continuo girovagare degli animali e noi, genere umano irrispettoso di tutto ciò, soltanto una stupida e pericolosa fantasia?
Immaginate cosa succederebbe se questi palazzi crollassero, aprendo la vista a nuovi paesaggi e se questa natura, oscurata dalla nebbia creata dagli uomini, rinascesse risplendendo di bellezza propria?
Ma immaginate cosa succederebbe se tutta questa malinconia soffocante e liberatoria facesse parte di ogni essere vivente?
Cosa ne sarebbe del mondo? Ci sarebbe più spazio per chi ci ha creato o maggiore indifferenza?
Non riusciamo a sopportare ciò che ci contraddice. Scansiamo tutto, ignoriamo l'evoluzione delle nostre idee e dei nostri principi, saturi di testardaggine e ignoranza. Tali convinzioni vengono trasmesse di generazione in generazione e sono figlie non della mancata conoscenza, ma del mancato desiderio di guardare oltre, al di là di questi palazzi di vetro e ferro.
Palazzi che rinchiudono solo anime vuote e idee senza passione.
N. parole: 697
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