Tutto ebbe inizio con la luna.
La fredda luce d'argento del satellite della Terra illuminava il terreno polveroso del deserto.
Le uniche ombre proiettate dalla luce erano quelle della sabbia che scorreva trasportata dal vento sempre presente, trasformando tutto in uno spettacolo magico.
In quella landa vuota e desolata, attraversata solo dal sibilo del vento, camminava una persona, forse un uomo.
Indossava una sorta di tuta attillata con dal colore tendente al viola, che si fondeva con il suo colorito naturale della pelle: un meraviglioso indaco!
Sul suo viso, più precisamente sulle guance e sul naso si potevano notare delle piccole lentiggini che macchiavano di bianco la sua pelle, rendendola simile ad una galassia dove le scottature provocate del sole rendevano la pelle rosata e simile ad una nebulosa.

Una persona del genere non poteva certo essere un umano!
Era arrivato per sbaglio, a causa di un guasto alla navicella e tutto si sarebbe aspettato tranne finire in un ambiente così opposto rispetto al suo elemento naturale.
Il caldo torrido e la mancanza d'acqua lo avevano veramente prosciugato fino al midollo. 

Doveva però ammettere che, nonostante tutto, le cose non erano finite così male!
Voleva scoprire com'era il cielo senza le luci della metropoli che occupava il suo intero pianeta, sia dentro che fuori dall'acqua ed era stato accontentato.

Perché, doveva proprio ammettere, che da qui si vedevano veramente bene le stelle!