Canta una canzone mia signora

Una voce dolce cantava nella notte.
Parole in una lingua sconosciuta dal suono dolce come il miele scivolavano nell'oscurità confondendosi con il rumore ritmico delle onde.

Una nave viaggiava silenziosa tagliando l'acqua, bagnata dai raggi argentati di una luna quasi piena che illuminava le grandi vele bianche con sopra disegnata una versione stilizzata di un sole che sorgeva. Sullo scafo di legno dipinto era intagliato il nome della nave dipinto di una forte sfumatura di rosso: "Dawn"

Nessun membro dell'equipaggio camminava per il ponte e nessuna luce illuminava la nave che sembrava completamente disabitata.
Tranne per una candela.
Una singola candela posizionata proprio di fianco ad una degli oblò che serviva ad illuminare la cabina del capitano. 
Una lettera era aperta sulla scrivania di legno scritta con calligrafia elegante  con a fianco una bottiglia di vino costoso ancora mezza piena. Il bicchiere era nella mano del capitano che mentre cantava beveva piccoli sorsi assaporandosi il gusto della bevanda.

La canzone finì ed una nuova prese il suo posto. Come fosse un orchestra il cielo iniziò a gocciolare, accompagnando la cantante nella sua melodia malinconica mentre teneva il ritmo battendo ripetutamente il lungo tacco delle sue scarpe eleganti sul pavimento di legno.

Un sorriso compiaciuto disegnò le labbra della cantante mentre riempiva il bicchiere ormai quasi vuoto di quel liquido rosso che tanto le ricordava il suo nome. Battè un paio di volte le unghie smaltate sul legno della scrivania prima lasciar scivolare la mano dalle dita affusolate lungo il corpo avvolto da un elegante vestito scuro che valorizzava le sue forme abbondanti.

Lasciando terminare la canzone in un sussurro si lasciò scivolare sulla comoda poltrona imbottita lasciandosi sfuggire un sospiro soddisfatto. Il suo sguardo si spostò verso un angolo della stanza dove tante piccole tessere erano state messe in piedi ad una distanza ben precisa.
Ne restava solo una ancora in disparte dalle altre. 

Era appoggiata sul suo comodino da diverso tempo ma non aveva mai avuto il suo scopo. Almeno fino a quel preciso momento.

Si alzò con un movimento fluido dalla poltrona afferrando con decisione l'ultima tessera e lo inserì al proprio posto. Esattamente al centro di quell'intricato disegno.

Finalmente l'ultima pedina era stata aggiunta

Ogni cosa era pronta ormai

Dopo anni di lavoro tutte le tessere erano entrate perfettamente al loro posto

Quindi si chinò avvicinandosi al suo più grande capolavoro e avvicinando leggermente le dita sottili alle tessere di quel puzzle per cui aveva lavorato quasi tutta la vita.

Sarebbe bastata solo una piccola spinta...

E la prima tessera cadde

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