Am'ron
"Mamà! Come ti sembro?" chiese il piccolo Lanciascura, rivolto alla mamma con occhi pieni di trepidazione. Era appena andato a farsi acconciare i capelli rossi in una bella cresta fiammante.
"Oh, sei adorabile!" rispose la madre, guardando commossa il suo frutto.
Negli occhi del cucciolo subito cadde il velo della frustrazione .
"Ma io nun devo essere adorabile! - mugugnó, abbassando le braccia - se voglio essere nu guerriero... aggia fà paura, Mamà!".
Digrignó di denti storti e ringhió forte a lei.
Si stava allenando a fare la sua faccia da guerriero, e quello era stato fino ad ora il suo miglior risultato.
Con la finestrella che aveva tra gli incisivi, era tutto fuorché minaccioso.
La madre scoppiò a ridere.
" Oh, Am'ron...".
Allora il figlio insistette e fece dei ringhi ancora più forti, fino a che la madre non le prese il visino tra le mani.
"Shhh... O'padre tuo sta lavorando..." le sussurrò dolcemente la mamma,mettendosi a baciarlo in ogni più piccolo spazio che c'era su quel suo bel faccino.
"Mà...!" mugugnó Am'ron.
Sono troppo grande per i baci, avrebbe voluto tanto dire, ma come succede sempre, si arrese e si lasciò spupazzare in silenzio, teneramente.
"Cos'è tutto 'sto chiasso accà ?" intervenne improvvisamente il padre.
Nonostante le raccomandazioni della moglie, i strilli del figlio l'avevano comunque disturbato dal suo lavoro.
" Am'ron! Che ti prende che tutto un tratto ti metti a... Uh santo Akali...- rantolò il padre, accorgendosi solo ora della ridicola acconciatura che si era fatto il figlio- hai speso di nuovo i soldi ppe'te fà i capelli?".
"Non...non ti piace, pà?- chiese il figlio- volevo imitare i capelli del grande Thekal accussì ho... ma nun avevo fatto crescere abbastanza i capelli... e allora o' barbiere...".
Lo sguardo arcigno del severo padre fece perdere immediatamente l'entusiasmo al piccolo.
il padre, consigliere del re, riusciva a far perdere la voglia di sorridere al figlio con mezzo discorso tuonato dal suo vocione.
"Sarebbe meglio se usassi il tuo tempo per allenarti a diventare guerriero!".
"Ma io mi sto allenando, papà! - lo contraddì Am'ron - oggi mi sono allenato!".
"Sei riuscito ad abbattere qualche cumpagno tuo?" lo interrogò il padre, col cipiglio.
" Intendi nella.. lotta libera? Beh... ho lottato contro La'Ma...".
" E ti ha battuto, o'ver?".
"L'ho lasciata vincere, sennò si metteva a chiagnere! - corresse Am'ron, alterandosi- è 'na femminuccia! Ed è più piccola di me! Nun colpirei mai 'na femminuccia!".
"Sì, cumme no!- esclamò il padre, non credendo ad una sola parola di quello che quello diceva- accumencio a pensà che tu sij 'na femminuccia..."
Suo figlio era debole, e si faceva battere anche dai bambini troll più piccoli di lui.
"Nun la colpirei manco se fosse forte cumme a me!" insistette Am'ron facendo un passo avanti per sfidare il padre.
Per fortuna ci fu la madre a trattenerlo e a stringerselo a sè con una scusa.
" Oh, ma allora mi sto crescendo nu piccolo gentiltroll! Farai un sacco di conquiste da grande... oh, al solo pensiero addevento gelosa! " commentò lei, coccolandosi il suo ometto.
Il figlioletto ridacchiò all'attacco di baci della madre.
" Ti stai crescendo nu disgraziato viziato, ecco cosa ti stai crescendo, Pahmu!" replicò il padre, guardando il duetto con disprezzo.
O forse era invidia la sua?
"E comunque...- continuò il piccolo troll, toccandosi la punta del ciuffo che gli cadeva davanti agli occhi- abbiamo finito prima e mi sono andato a...".
"nun fai altro che sprecare o' patrimonio mio! " tuonò il padre.
"O' patrimonio mo! Jyzeno!- esclamò la moglie- quattro spicci so' nu patrimonio? e jà! O' guaglione ti ha chiesto solo se ti piaceva!".
"Lo vizi troppo, Pahmu! Comme pensi che possa crescere forte se nun gli insegni a faticà?".
"MA QUALE FATICA, CHE HA SOLO DIECI ANNI?"urlò la madre.
Insomma, era ripartita la solita discussione tra marito e moglie per il loro unico amato figliolo.
Non era nulla di così grave, solo la classiche opinioni divergenti che i genitori fanno su come crescere la propria prole.
Ma per un troll bambino come Am'ron, quelle discussioni infastidivano.
E parecchio.
Ormai il ragazzo si era incupito, scocciato di respirare la stessa aria di quel tiranno.
"Nun posso chiederti proprio nulla. Stupido vecchio." mormorò a voce bassissima Am'ron, sperando che non lo sentisse.
Ma lui lo sentì, eccome!
Bloccò la discussione con la moglie guardando con sguardo rabbioso il figlio.
"Che hai detto?" sibilò Jyzeno.
"Niente." si affrettò a dire Am'ron, pentitosi subito di aver aperto bocca.
Il padre avanzò, minaccioso.
"No, tu hai parlato e hai detto qualcosa che mi riguarda!" ringhiò il padre.
"Non ho detto niente!" il piccolo troll tremò, arretrando fino alla parete.
"A chi hai detto stupido vecchio?" tuonò il padre, alzando la manona, pronta a menare un ceffone al disgraziato.
"Jyzeno!" la fermò Pahmu.
"NO!" urlò il poveretto con voce stridula.
Am'ron si rannicchiò a terra, tremante come un cane che stava per essere bastonato.
"VÀ! VÀ! RIDILLO! PROVA A RIDIRLO, SE SEI UN TROLL!" lo spronò Jyzeno, avvicinando minacciosamente il dorso della mano inanellata al viso del figlio, che spostò il volto di lato chiudendo gli occhi.
La nuova chioma fremeva per quanto tremasse.
Stava facendo uno sforzo micidiale per non piangere di fronte al padre, ma a tenere lo sguardo fisso su di lui... questo proprio non riusciva a farlo.
Quando lo sentì guaire sommessamente, allora Jyzemo lentamente ritirò la mano.
Non l'avrebbe mai veramente colpito.
Voleva solo mantenere l'autorità su di lui. Un pò di paura per far ricordare a quell'ingrato chi è quello a cui doveva la vita era quello che ci voleva.
"Tsk. Nun hai manco il coraggio di guardarmi in faccia. - gracchió Jyzeno, guardandolo in maniera gelida- quand'è che mi dimostrerai di essere grande?".
" Ha dieci anni, Jyzeno. Nun vuole essere grande. È solo un bambino." disse Pahmu con tono esasperato.
Jyzeno si giró e tornò nel suo studio, ignorando del tutto le sue parole.
" Tagliati quei capelli e vedi di darti da fare. Se continui a pensare alle sciocchezze e a farti proteggere da mammà nun cumbinerai nulla di buono nella vita." disse gelido.
La porta si chiuse dietro di loro.
Ci fu un momento di silenzio, dove Pahmu sospirò mesta.
Con lui avrebbe continuato la discussione dopo.
Volse lo sguardo verso Am'ron.
Aveva la testa nascosta tra le braccia incrociate al petto.
Non lo sentiva ancora singhiozzare.
Allargó le braccia e fece per abbracciarlo.
Ma lui si alzò di scatto e corse via.
Lo vide entrare nella camera dei suoi genitori.
Perché andare proprio lì?
"Am'ron? " lo chiamò la madre, seguendolo.
Udì una serie di rumori, come se il figlio rovistasse dentro qualcosa.
Fu allora che capì:il suo cassetto!
Dove teneva le sue forbici!
"Am'ron!" la chiamò la madre allarmata, quando lo vide con in mano le forbici.
Am'ron teneva tirato davanti a sé una ciocca dei suoi capelli, con le forbici aperte.
Pronto a far fare una brutta fine alla sua nuova capigliatura.
"NO!".
Dalla mano della troll partì una fiammata, che scaldó il ferro a tal punto da far fare uno strilletto al ragazzo.
Am'ron gettò a terra l'arma e si prese la mano ustionata.
"Am'ron!" urlò la madre abbassandosi a curare la ferita al figlio.
"Lasciami!" urlò Am'ron, ritraendosi.
La troll lo guardò con occhi pieni di sensi di colpa.
"Amore mio... nun l'ho fatto apposta! Ti stavi per tagliare i capelli! Dai vieni qui! La mamma adesso ti...".
"LASCIAMI! - urlò il figlio, rivolgendosi a lei con una rabbia indicibile- HA RAGIONE PAPÀ! MI STAI TROPPO ATTACCATA!".
Gli occhi della madre cominciarono a bagnarsi di lacrime amare.
"JA CAPÌ CHE ADESSO NUN SONG' CHIU 'O CRIATURO TUO! IO SONG' NU TROLL! - si impuntó il ragazzo, battendo un piede a terra- IO SO' GRANDE!".
Sì fasció la mano bruciata con un fazzoletto che si trovava là sopra.
"VEDI? POSSO CURARMI ANCHE DA SOLO!" continuó lui, mostrando la mano fasciata alla bell'e meglio.
"Ma hai bisogno di rimarginare le ferite!" provò la madre, allungando la mano.
Am'ron si ritrasse ancora.
"NO! C'HO UNA SOGLIA DEL DOLORE BASSISSIMA, L'HA DETTO PURE O' MAESTRO MIO!".
Era davvero fuori di sé.
Si sentiva male, per quanto sentisse crescere la rabbia e la presa di coscienza in sé.
Non poteva comportarsi da moccioso piagnone per tutta la vita.
Sentiva un calore che dal petto si muoveva sugli arti, soprattutto alle mani. Soprattutto a quella mano che teneva fasciata.
" Devo imparare a sopportare il dolore. Aggia imparà a resistere, se devo vivere ancora con... quello là! " disse Am'ron, riferendosi al padre.
Ora la mano fasciata era bollente.
"Perciò, per favore, una volta per tutte... SMETTILA!" disse, puntando la mano fasciata verso la madre.
Fu allora che accadde l'imprevisto.
La mano gli si incendiò, avvampando ancor di più grazie alla stoffa che la avvolgeva.
"AAAAAH! MAMMA! MAMMA! AIUTO!" strilló il figlio, in preda al panico.
La madre intervenne chiamando l'elemento dell'acqua: immediatamente il piccolo venne coperto da una grande massa d'acqua, che spense la fiamma ma lo bagnó anche da capo a piedi.
"Ecco qua. " disse Pahmu, finendo di asciugare il suo cucciolo con l'asciugamano.
Am'ron se lo lasciava fare, guardando il vuoto con sguardo vitreo.
Si guardava la mano che un attimo prima si era incendiata da sola.
Riusciva a muoverla come sempre, e la madre gli aveva curato le scottature con i suoi poteri curativi.
"haaa... beh, mio caro, dovrai darmi 'na mano tu con 'sti capelli, perché proprio nun sacc' comme si tengono da soli.".
Essendosi bagnati, la cresta si era tutta abbassata, e la madre più di asciugarli e scuoterli con l'asciugamano non poté fare altro.
"Ho fatto fuoco.- mormorò Am'ron, incantato- Cioè... La mia mano ha fatto fuoco! P-potevo perdere o' braccio! Co-cosa mi è successo?".
La madre lo lasciò parlare come se niente fosse restando in silenzio.
Si alzò, ripiegò ordinatamente l'asciugamano, e si avviò alla cassapanca per riporlo lì.
"Mà! - la chiamò il figlio, sconvolto dal fatto che la sua stessa madre fosse così tranquilla, quasi indifferente al fatto che suo figlio avesse subito una combustione istantanea- ma hai visto? Chesto nun ti spaventa? Si può sapere che mi è successo?".
Pahmu chiuse il baule con un bel colpo deciso.
"Come hai detto tu, Am'ron. Stai addeventando grande." rispose finalmente lei, rimanendo di spalle al suo bambino.
Ah, dopo quello che aveva subito e visto in soli pochi minuti , aveva capito di non trovarsi più davanti a un bambino.
Il figlio la guardò con aria intontita.
" OK, sei arrabbiata. Ho alzato la voce con te e nun te lo ammeritavi. Mi dispiace, scusa! Puoi dirmi adesso che mi è successo?" dichiarò il ragazzo impaziente, alzandosi in piedi.
La donna rise sotto i baffi.
"Ti dispiace. Mh. Ti dispiace... - mormorò la troll, come per meditare su quelle due misteriose parole- ...chissà se ti saresti scusato se nun fosse successo."
Concluse lei, indispettita.
Il figlio aveva alzato la voce con lei? E adesso si voleva divertire a vederlo muoversi senza la sua mammina.
" Avanti mamma! " piagnucoló Am'ron, avvicinandosi a lei.
" Eh no! Avanti mamma 'sta zanna! - si giró la madre, guardandolo con una faccia arrabbiata- hai voluto fare il grande? Ora te la cavi da solo. Applica quel cervello di gallina che c' hai e arrivaci da solo. ".
Incroció le braccia al petto, abbandonando con quel gesto il ragazzo al suo destino.
Am' Ron si guardò la mano con aria confusa.
La girava e la rigirava, cercando di capire.
Sua madre era un' abilissima sciamana, che aveva incontrato da giovane il grande Thrall in persona.
Come tutti gli sciamani, sapeva richiamare gli elementi della natura.
Acqua, Aria, Terra... E Fuoco.
C'entrava forse qualcosa con lui?
Istintivamente, gli venne da schioccare le dita.
Sussultó: la mano si infiammó di nuovo.
Una piccola fiammella gli compariva tra le punta delle dita.
La guardò che restava accesa, ma senza bruciarlo.
Scosse la mano e la fiamma si spense.
Schioccó di nuovo le dita e la fiamma si riaccese.
Scosse e si spense di nuovo.
Provò con l'altra mano e funzionò.
Era sempre più preso dalla gioia del momento.
Dopo l'ennesima volta, spense la fiamma tra le dita e alzò lo sguardo sulla madre, cogli occhi che brillavano dallo stupore: "Io so dominare il Fuoco!".
Pahmu gli sorrise.
"Ecco perché nun so combattere... Io sono come te! Io sono uno sciamano!" esclamò il figlio, alzando le braccia al cielo vittorioso.
Sì mise a saltellare e a correre per la stanza scoppiando di allegria.
La madre, benché stesse ancora con le braccia incrociate al petto, non poté fare a meno di ridere sotto i baffi, contenendo l'immensa gioia per lui.
Suo figlio aveva ereditato i suoi poteri, aveva lo stesso legame che aveva lei con gli spiriti della natura.
È questo non poteva che riempirle il cuore di gioia.
"CHE BELLO! CHE BELLO! EVVIVA! EVVIVA!" urlava il ragazzo, saltellando sul letto dei suoi genitori.
"Va bene va bene, adesso basta! Scendi!" esclamò la madre trattenendo il riso e facendo scendere suo figlio dal letto.
"Chissà se riesco a fare anche i fulmini!".
È detto questo, subito ci riprovó.
Mosse le mani come aveva sempre visto fare da sua madre.
Ma tutto quello che riuscì a sentire fu soltanto un solletichino ai palmi delle mani.
"Si fa così." disse la madre.
Agitó le mani fino a creare una grossa sfera elettrica.
Punto a fuori alla finestra e un fulmine si proiettó dalle sue mani, provocando un bel tuono nel cielo.
"Adesso io! Adesso io!" insistette Am'ron, e ci riprovó.
Sì fermó solo quando vide una piccola scintilla uscire tra i due palmi, ma poi si sentì le braccia stanche e decise di fermarsi.
Mentre faceva la pausa, Pahmu si chinò su di lui.
"Adesso chiudi gli occhi.".
Il giovane troll obbedì.
Sentì le sue ditone tracciare due linee verticali dalla fronte fin sotto agli occhi.
"Ecco qua..." mormorò Pahmu, soddisfatta.
Il ragazzo aprì gli occhi e si rifletté allo specchio:le aveva segnato col suo trucco due linee blu sugli occhi.
"Sono proprio come i tuoi!" esclamò lui,rimirandosi allo specchio.
" Penso che starebbe bene col colore della tua carnagione. Sembri 'na piccola lucertolina.".
"una lucertolina che c'ha il fuoco nelle mani, bella!" rispose Am'ron, con aria spavalda.
"Allora sij na salamandra!" si corresse la madre, facendogli l'occhiolino.
"E così, mio figlio sarà 'nu sciamano...- mormorò Phmu, pulendosi le mani- beh, mio caro, solo perchè puoi combattere a distanza, nun significa che da adesso in poi nun devi più imparà a combattere da vicino. Quello che ti ho messo è il trucco da guerra che uso sempre.".
Lo guardò in volto, con aria raddolcita.
"Hai i miei stessi occhi... un giorno, quando combatterai anche tu e ti vedranno in battaglia con questi due segni sugli occhi, diranno ehy, nun è 'o figlio di Pahmu? Alla faccia che fulmini che mena! La Sciamana Pahmu sarebbe fiera di lui!... " - disse lei, imitando una vociona grossa da orco e facendogli il solletico ai fianchi.
Risero insieme.
"Eh sì...- aggiunse lei, sospirando nostalgica -...la Sciamana Pahmu, grande combattente ormai in pensione, moglie paziente... e madre appiccicosa al punto da venire sgridata dal suo stesso figlio.".
La rabbia gli aveva fatto dire cose brutte proprio alla persona che più voleva bene.
Aprì bocca per chiederle di nuovo scusa, ma Pahmu gli mise un dito davanti e disse: "Nun devi dirmi niente. Hai ragione, certe volte mi attacco troppo a te, e chesto nun va bene. Troppo affetto fa male.".
La madre aveva già perdonato, nonostante non se la meritasse una sfuriata del genere da suo figlio.
Le mamme perdonano molte cose.
"E ora che ci penso, è 'na sciocchezza anche il fatto 'ro trucco. Guarda te lo levo che...".
"No!".
Am'ron si buttò ad abbracciarla.
"Voglio tenerlo. Mi piace.- disse, tenendosi stretto stretto a lei- Anch'io voglio che tutti sappiano che so' figlio alla grande Pahmu. La sciamana e mamma migliore del mondo.".
Adesso era Pahmu a fare di tutto per trattenere le lacrime dall'emozione.
"Prometto che ti renderò fiero di me!" aggiunse Am'ron, poggiando la testa sul petto della madre, la quale strinse forte a sè il suo cucciolo di troll.
"Amore mio... tu mi rendi già fiera...- mormorò lei, con la voce rotta dal pianto- e io ti prometto da adesso in poi di trattarti come un adulto. Ti allenerò. Diventerai il migliore degli sciamani...".
In silenzio, fece una preghiera agli spiriti, affinché potessero sempre proteggerlo, quando i suoi occhi non potevano farlo, quando lei non ci sarebbe stata più.
"Che tu possa trovare presto la Via, Am'ron. Figlio mio...".
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top