" Nel buio. "
La mia storia comincia e finisce nel buio.
Nel buio più totale.
Nessuno saprà mai cosa è veramente successo; nemmeno io l'ho capito, finché sono rimasto vivo.
Ricordo di aver aperto gli occhi dopo un lungo sonno, non riuscivo a muovere un muscolo; solo le palpebre si spalancavano per mostrarmi il nulla.
Dove mi trovavo?
Quella non era la mia camera.
Il mio respiro superficiale faceva eco, in uno spazio ristretto.
Non riuscivo a vedere, non avevo alcuna sensibilità.
Gridai:
"Aiuto! Aiuto!"
Ma come nei migliori incubi, la voce non usciva: parlavo con la mente e nessuno poteva udirmi.
Da qualche parte lì vicino, giungevano alle mie orecchie, urla di disperazione; ma era come se tra me ed esse, ci fosse un muro spesso.
Poi mi parve di udire un nome:
"Rosetta! Rosetta!"
Era il nome della mia sorellina!
Era la voce di mia madre!
"Mamma! Mamma! Aiuto!"
Ero paralizzato.
Perché non riuscivo a muovermi?
"Voglio svegliarmi! Voglio svegliarmi!"
Gocce di sudore cominciarono a scivolare dalle tempie.
Credo che svenni.
***
Silenzio.
Quanto tempo era passato? Un'eternità?
Silenzio.
Nel mezzo del buio, apparve mia sorella Rosetta, sorridente, con le lunghe trecce castane, mi salutava.
"Rosetta! Rosetta! Dove mi trovo? Non abbandonarmi, ti prego!"la supplicai.
"Presto saremo di nuovo insieme Antonio; ancora non è venuto il tuo tempo!" mi rispose, e scomparve.
"Cosa mi succede? Perché sono qui? Perché sono solo? Mi hanno abbandonato...
La mia casa, i miei genitori, la mia piccola Rosetta. Cosa intendevi dire con quelle parole?
Io non sono morto.
Non sono morto, vero?
Dove mi trovo, allora?
Mi pare di essere in una sorta di limbo, tra la vita e la morte.
Voglio tornare indietro.
Voglio rivedere il sole!
Da quanto tempo non mangio? Mi mancano le forze, non riesco a muovere un muscolo.
"Aiutatemi ad uscire di qui!" pensai, disperato.
***
Un rumore.
"Ho sentito un rumore, attutito, ma l'ho sentito!"
Devo farmi coraggio, devo sforzarmi di urlare: se
mi odono, sarò salvo.
Riuscii ad emettere alcuni gemiti.
Ce l'avevo fatta.
Nessuno venne in mio soccorso ed io, spossato dallo sforzo, ricaddi nel mio letargo.
***
Toc,toc, toc.
Cos'era?
Aprii gli occhi: uno spiraglio di luce poi, Cosimo il becchino tolse le assi ed apparve il suo viso.
Doveva essere poco prima dell'alba o del tramonto: il cielo era appena rischiarato ed i miei occhi avvezzi al buio forzato in una...cassa? Si chiusero ed aprirono varie volte, nell'intento di mettere a fuoco le immagini che si stagliavano nella penombra.
C'era anche don Giuseppe: pregava, nella mano destra stringeva un crocifisso.
Si sono accorti che sono ancora vivo. Sono salvo! Dio, ti ringrazio!
"Fatemi uscire di qui, per favore!
Ma cosa fate? No! No! No!"
Cosimo era accanto a me; sul mio petto aveva appoggiato un punteruolo acuminato e, battendolo col martello, aveva cominciato a conficcarlo nel mio cuore.
Non sono un vampiro!
***
Mi spaccarono le gambe per impedirmi di uscire dalla tomba, posarono una croce sul petto.
Richiusero la cassa inchiodando le assi.
Tornò il buio.
Adesso mi sentivo fluttuare nell'aria; malgrado l'oscurità, riuscivo a vedere il mio corpo e lo scempio che ne avevano fatto quei due.
Qualcuno si avvicinò a me e mi prese per mano.
Mi voltai:
"Rosetta, cosa succede?"
"Siamo morti, Antonio: nel villaggio è in corso un'epidemia. Tu sei stato il primo a morire...Beh, così sembrava...
Catalessi: a quanto pare ti abbiamo seppellito che eri ancora vivo.
Io sono morta, improvvisamente, il giorno seguente ( a causa di questa malattia sconosciuta ).
Anche Gabriele è deceduto lo stesso giorno, e Federico sta per morire.
Quando il becchino ha sentito i tuoi gemiti, ha subito creduto che tu fossi ancora vivo perché eri un vampiro.
Si è convinto che queste strane morti fossero opera tua: in fondo, sei stato tu la prima vittima deceduta misteriosamente.
L'uomo si è recato presso il parroco, hanno parlato tra di loro decidendo di sopprimerti.
Sono convinti che la tua dipartita fermerà questa morìa di gente.
Hahaha! Poveri sciocchi!"
rise, divertita, Rosetta:
"Non sanno che fra due giorni, anche loro giaceranno accanto a noi, sottoterra!"
***
Questa storia è sepolta nel buio della mia cassa e tu, se dovessi passare davanti le nostre tombe, dì una preghiera per noi, povere vittime dell'ignoranza.
Grazie.
NdA: Quello che ho narrato in questo racconto è successo veramente negli anni passati, la malattia che decimò la popolazione fu la "tisi" o "tubercolosi", come desideri chiamarla. ;)
Amo dire: la realtà supera sempre di gran lunga la fantasia!!!
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