" La statua. "

Era una giornata di primavera e per la prima volta mi innamorai.
Sì, mi innamorai della statua di un ragazzo posta nel lussuoso giardino del barone F.
Buffo, vero?
Ma fu così.
Ogni mattina mi recavo in paese per vendere del formaggio e un giorno fui chiamata in quella villa per mostrare i miei prodotti.
Da allora i miei guadagni aumentarono poiché ogni giorno dovevo portare già solo per la famiglia del barone, un cesto pieno di roba.
Notai subito quella statua che rappresentava un giovinetto; pareva un paggio.
Stava ritto, con la mano destra poggiata su una bassa colonna liscia che lo raggiungeva all'altezza della vita.
Portava i capelli lunghi sino alla nuca, portava sulla testa un cappello con una piuma.
Aveva grandi occhi a mandorla, il naso diritto, le sue labbra erano disegnate da linee sinuose, la sua corporatura avvolta in morbidi abiti, era perfetta.
Era una semplice statua di marmo bianco ma aveva un fascino magnetico e non seppi più liberarmi del suo ricordo, quando non mi trovavo a contemplarla.
Lo sognavo di notte e mi beavo in quella mia fantasia.
Passarono due mesi, ricordo, era il giorno del mio compleanno.
Mi trovavo nel giardino ad ammirare la statua mentre attendevo  di essere pagata e in occasione del mio anniversario espressi un desiderio:
"Vorrei incontrare un ragazzo identico a questa statua."
In quel momento mi parve di vivere in una fiaba, i passeri cinguettavano in un'atmosfera piena d'incanto, come stessi vivendo uno dei miei sogni... Ma era solo un'illusione.
Non accadde nulla.
Fui pagata ed andai via.
Per strada, di ritorno a casa con il mio cesto vuoto, mi fermai a bere dell'acqua fresca ad una fontana, era estate ed ero accaldata.
Mi sciacquai le mani ed il viso non accorgendomi che stavo facendo schizzare l'acqua attorno a me.
"Fai piano per favore, mi stai bagnando!" mi esortò la voce di un ragazzo.
Avevo le gocce che scendevano sugli occhi ed il sole accecante di fronte, la figura scura ( così mi apparve tra le ciglia bagnate ) mi prese tra le braccia e mi baciò.
Mi divincolai, arrabbiata per il poco rispetto con cui ero stata trattata, ma tutto passò quando riconobbi in quel ragazzo le fattezze della statua.
Mi sorrideva, aveva i capelli del colore dell'oro e gli occhi grandi, verdi come il mare.
Quasi venni meno, ammutolii.
Non mi aspettavo che un sogno potesse avverarsi.
Scappai inoltrandomi per i viottoli, lui era sempre lì, dietro di me e mi seguiva; nessun nascondiglio poteva celarmi, lui era sempre più vicino a me.
Raggiunsi il  piccolo ponte di legno che congiungeva il paese diviso dal torrente scrosciante ed impetuoso e, rimasta senza fiato per la corsa dovetti arrestarmi.
Avevo male ad un fianco e posato il cesto a terra, mi appoggiai al parapetto di legno sentendo il cuore scoppiarmi e battere ancora più forte al rumore dei passi di lui, sulle assi scricchiolanti del ponte.
Alboino ed io divenimmo amanti.

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