Capitolo 33
"Giuliano, tu sei morto." penso.
Lui si china verso me e mi bacia due volte.
Le sue labbra mi sfiorano delicatamente; le sento gelide.
"Forse sto sognando eppure sembra reale."
Si avvicina al mio orecchio e mi dice:
"Quando guarirai verrò a prenderti e staremo insieme per sempre."
"Sono ancora nella fase onirica." rifletto delusa.
Giuliano mi volta le spalle e sparisce oltre la porta che dà sul corridoio del reparto.
"Chi è quell'uomo?" chiede mia madre.
***
Obitorio, qualche giorno addietro.
"Ho freddo, il mio corpo è rigido, non ho la sensibilità. Tento di muovere le dita delle mani, mi concentro e poco a poco, inizio a fare qualche progresso.
Mi focalizzo sui miei cinque sensi.
Tatto: i polpastrelli toccano una superficie liscia e fredda.
Olfatto: un odore di chiuso si mischia ad altre essenze mefitiche di medicinali e putrefazione.
Vista: buio totale.
Gusto: ho tanta sete, ho voglia di un nettare dolce per calmare la mia gola riarsa.
Udito: sento delle voci, il suono mi giunge ovattato; mi pare di essere chiuso in una grande scatola.
Grida! Sento delle urla strazianti.
Luce.
Mi trovo disteso su una barella e mi stanno spostando da qualche parte; non riesco a vedere, con un po' di fatica alzo il braccio e sollevo il lenzuolo bianco che mi copre il viso.
"Bentornato Giuliano."
È una delle gemelle, mi sorride soddisfatta.
Lo sguardo sicuro non ha nulla di infantile e nemmeno la sua voce appartiene ad una bambina, è quella di una donna.
Indossa la divisa da infermiera.
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