Capitolo 12

Sono nella mia auto, ho messo una musica rilassante in sottofondo; la ascolto quando voglio concentrare la mia attenzione su qualcosa e liberare la mente dai tanti pensieri inutili che, come un tornado, turbinano veloci uno dietro l'altro.

"Non è come pensi: si tratta di un morso!"

Rivedo come in una pellicola, Stefania che controlla  la mia  gola e, in effetti scorge i segni dei denti.

Le racconto l'episodio del morso, che io avevo omesso poi mi azzardo a chiederle :

"Posso farti una domanda?"

"Certo." mi risponde lei.

"Stavi per baciarmi?"

Mi guarda con occhi divertiti, l'ho messa in imbarazzo, è arrossita; scoppia in una risata argentina:

"Ma ti pare? Io sono una donna d'altri tempi. A me piace essere corteggiata... È che avevo notato il livido... Uuuhhh, è proprio brutto!" esclama e va a prendere la cassetta dei medicinali; estrae una crema e la applica sulla gola, facendo attenzione a non massaggiare forte: ho molto male.

Penso di essere arrossito anch'io, mentre guardo l'improvvisata infermierina.

Non ho più tredici anni ma mi è tornato alla mente la nostra adolescenza, i giorni passati a scuola nella stessa classe;  mi ha fatto tenerezza vederci ancora insieme dopo così tanti anni.
Amici sì, amici.

Mi chiedo se quella frase riguardo al corteggiamento, fosse un invito o fosse una affermazione in senso generale.

Ma perché non gliel'ho chiesto?

Un'altra lunga giornata di lavoro; oggi non tornerò a casa, mi fermerò a pernottare in albergo.

***

Dopo tanto tempo ho dormito bene: niente incubi di bambine, niente ringhi e guaiti di cani.
Niente di niente: forse è stata la stanchezza dovuta al fatto di guidare per tutto il giorno; una notte tranquilla e senza sogni, da segnare sul calendario.

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